martedì, settembre 12, 2006

Ratzinger, Timori dissuasivi

Le dichiarazioni di Benedetto XVI ,
“La vera minaccia per la loro
identità, i popoli dell’Asia e dell’Africa non la vedono nella fede
cristiana, ma invece nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera
il dileggio del sacro un diritto di libertà e l’utilità a supremo
criterio morale”

hanno scatenato l'ira di JimMomo (con annessi commenti) ed il sarcasmo di 29 Settembre. Sempre assolutamente valide, invece, le riflessioni generali dell'Oggettivista.
La mia opinione a caldo: una tempesta in un bicchier d'acqua, rivelatrice tuttavia di un atteggiamento preoccupante da parte ecclesiastica.

Si potrebbe essere anche disposti a ritenere l'uscita di Ratzinger come una molto infelice riformulazione del principio che sia necessario avere timore di Dio, senza secondi fini (da licenziare chiunque collabori con il Papa in tema di comunicazione); personalmente, non riesco a leggere nelle parole di Ratzinger un esplicito invito alla resa od alla conversione in cambio della
cessazione delle ostilita', od anche un suo convincimento in tal senso, ma comprendo che il sospetto possa sorgere, soprattutto vista la ricorrenza dell'11 Settembre; quello che vi scorgo e' invece l'ennesima conferma della parziale chiusura della Chiesa nei confronti dell'idea d'Occidente che proclama d'incarnare.


Sono mesi che una parte della Chiesa opera distinguo che mi lasciano francamente perplesso. Esiste una certa ambiguita' della Chiesa Cattolica nei confronti della civilta' occidentale: da un lato, si pretende di porre al centro di tale civilta' le "radici" giudaico-cristiane, che ogni liberale, democratico e non-totalitario presente in Occidente dovrebbe difendere e tutelare in quanto parte di un bagaglio comune, indipendentemente dalle proprie convinzioni religiose; si vorrebbe che i non credenti contenessero le proprie cirtiche all'idea religiosa, in nome della solidarieta' verso il nemico comune.
Personalmente, sono assolutamente d'accordo su di una posizione del genere, nei limiti del ragionevole; tuttavia esigo che la Chiesa cominci a dimostrare per "gli altri" lo stesso rispetto che pretende per se'. Questo, purtroppo, sembra talvolta mancare in alcuni, che immaginano forse di poter impiegare la ritrovata attenzione per la tradizione cristiana a scopi di proselitismo e reconquista, invece che per ricomporre finalmente una frattura all'interno del nucleo centrale del nostro modo di essere.


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