venerdì, ottobre 06, 2006

Adieu Hong Kong?

Hong Kong non sta per affondare nell'Oceano; ha pero' appena buttato a mare una delle condizioni fondamentali della propria prosperita': la politica di laissez-faire liberale nota come "non interventismo attivo", ossia l'attivo rifiuto del governo di intervenire negli affari economici, se non in qualita' di "guardiano notturno", di impegno alla rimozione di ogni regolamentazione e di ogni impedimento normativo alla libera attivita' economica dei singoli.

Come ricorda Milton Friedman, il fondatore di tale politica fu John Cowperthwaite, tesoriere della colonia di Hong Kong dal 1961 al 1971 ed in precedenza vera "mente" economica del governo della colonia dal 1945; era talmente laissez-faire da rifiutarsi di raccogliere statistiche economiche, per il timore di fornire a burocrati e politici dei pretesti per l'intervento in economia; persino il termine che definisce la sua politica fu in realta' inventato dal proprio successore, Philip Haddon-Cave.


I risultati sono stati eccezionali: la citta' Stato ex-colonia di Sua Maesta' ed ora colonia - pardon, regione amministratva speciale- cinese e' stata un delle prime "Tigri Asiatiche" e fra di esse sicuramente la piu' stupefacente: all'indomani della seconda Guerra Mondiale Hong Kong era una enclave ricolma di profughi dal comunismo, priva di ogni risorsa naturale, colonia di una nazione, la Gran Bretagna, che aveva vinto la guerra soltanto nominalmente, avviata ed avvitata in una parabola socialista che ne avrebbe spezzato la traiettoria di crescita. Una generazione e mezzo dopo, Hong Kong vanta una economia i cui partecipanti hanno reddito pro-capite paragonabile a quello dell'Europa Occidentale ed una societa' civile vibrante e liberale, in pieno sviluppo anche dal punto di vista delle libert'a individuali e politiche, salvo nei punti dove l'influenza della Repubblica Poplare Cinese ne sta interrompendo il percorso evolutivo .

Purtroppo, si tratta di un esempio che e' stato seguito soltanto in maniera parziale nel resto delle nazioni asiatiche, molto piu' concentrate in una politica di promozione industriale tramite canalizzazione del credito; il risultato e' stato che ben poche di esse godono od hanno mai goduto della liberta' economica - o civile - di Hong Kong; non a caso, nessuna di esse e' mai cresciuta tanto in fretta ne' con tali risultati, sia dal punto di vista economico che da quello civile.

Dal passaggio di consegne del 1997,la Repubblica Popolare Cinese ha dimostrato in piu' occasioni di non comprendere le ragioni del miracolo di Hong Kong: il potere e' stato affidato ad un "chief executive", scelto di fatto dai burocrati comunisti fra una rosa di candidati proposti dalle corporazioni locali. Sotto i britannici i cittadini di Hong Kong non avevano diritto di voto: le liberta' individuali, tuttavia, erano meglio difese sia dal punto di vista economico che da quello civile. Al momento, la liberta' economica e' minacciata dal favoritismo cinese verso le proprie aziende di Stato o verso i propri favoriti e protetti ad Hong Kong. La magistratura e la burocrazia sono state gradualmente poste sotto pressione perche' si adeguassero allo stile di governo arbitrario tipico della Repubblica Popolare. Dulcis in fundo, Donald Tsang, attuale ras di Hong Kong per conto di Pechino, ha abbandonato lo Stato Minimo, l'unico pilastro della liberta' che Hong Kong aveva preservato anche quando la maggior parte d'Occidente commetteva il tragico errore di abbandonarlo.
Al momento del passaggio di Hong Kong alla Repubblica Popolare Cinese v'era chi sperava che la citta' stato potesse influenzare i nuovi padroni. E' ancora possibile, ma la corsa contro il tempo si fa sempre piu' serrata.


Technorati Tags: , , , ,

Template Designed by Douglas Bowman - Updated to Beta by: Blogger Team
Modified for 3-Column Layout by Hoctro. Credits: Daryl Lau, Phydeaux3