sabato, novembre 25, 2006

Blackstone, questi sconosciuti, ma solo per l'Italia

LA società di "private equity" Blackstone Group e' recentemente balzata agli onori delle cronache anche in Italia. I gestori di Blackstone sono di fatto fra i maggiori capitalisti mondiali, ma visto che non indulgono alle prime pagine dei giornali scandalistici come gli epigoni degli Agnelli, una nazione provinciale come lo Stivale si accorge dei cambi nella catena alimentare dell'economia mondiale soltanto quando vi sono riflessi visibili e simbolici anche in Italia: in questo caso, il presidente di Blackstone, Tony James, che dichiara un interesse sia per TIM che per alcune attività di ENEL. Qualcuno ha fatto ironia, nessuno si è chiesto come mai certi semisconosciuti signori abbiano il denaro ed i contatti per pensare ad un investimento in due delle maggiori imprese italiane in contemporanea, considerandolo poco piu' che un investimento ordinario, business as usual.

Nel frattempo, Blackstone sta anche cercando di acquisire ASE, una delle maggiori aziende di semiconduttori di Taiwan , mentre ci si chiede se non sia stato troppo rischioso, da parte dei finanziatori di Blackstone nel deal per l'acquisto del fondo immobiliare aperto Equity Office Properties, comprare per 30 miliardi di dollari con solo 3 miliardi di capitale e 27 fra debito a compartecipazioni dei propri banchieri.

In tutto questo, Italia ed Europa continentale spesso arrancano, nella mentalita' piu' che nei fatti; mentre nelle nazioni anglosassoni ed in Scandinavia, i fondi di private equity e venture capital hanno finanziato la nascita e soprattutto la ristrutturazione di imprese ed infrastrutture .



Meno Lapo, più Blackstone.

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