venerdì, dicembre 08, 2006

Prodi: a scuola d'ingegneria finanziaria, per i motivi sbagliati

Ricordate il progetto Rovati, che prevedeva lo scorporo della rete fissa Telecom, da trasferirsi almeno all'inizio ad entità parastatali come Cassa depositi e Prestiti? La stessa strategia di Telecom Italia delineata da Tronchetti Provera poco prima del suo abbandono, era molto simile: suddividere Telecom Italia in più tronconi, delimitando l'area sottoposta alle pressioni dell'Autorità di regolamentazione delel Telecomunicazioni, accusata spesso di favorire i concorrenti di TI per fare sviluppare il mercato.


Si potrebbe quasi pensare che il consigliori di Prodi abbia fatto scuola: la banca d'investimento australiana Babcock and Brown , nuova proprietaria di Eircom , l'ex monopolio telefonico irlandese, ha pianificato la separazione di rete e società di servizi; una mossa estremamente simile a quella immaginata da Tronchetti Provera o da Rovati.

La realtà è ben differente: il progetto Rovati è una misera scopiazzatura, inquinata oltretutto da una visione statalista e dirigista dell'economia che con tutta probabilità ne avrebbe vanificato i lati positivi.

Il progetto non era nuovo nemmeno allora - Portugal Telecom vendette la rete fissa al governo portoghese, salvo ricomprarla per aiutare il governo a rispettare i parametri di Maastricht. British Telecom, nel Regno Unito, ha intrapreso un primo passo in quella direzione, separando la la rete fissa, che ora costituisce la propria divisione OpenReach. OpenReach fornisce accesso a tutti gli operatori, in teoria senza preferenze fra la propria casa madre e gli altri soggetti operanti nel settore. L'idea in se' , definita "unbundling" è vecchia di almeno una decina d'anni (il Cato Institute fu uno dei pochi think-tank che si opposero fermamente all'ipotesi a metà degli anni novanta).
Insomma, l'idea che per della separazione della proprietà e gestione rete fissa dalla fornitura di servizi di telefonia sembra essere sempre piu' di moda. Cosa è cambiato, rispetto agli anni scorsi, quando la separazione fra la parte fisica e quella commerciale dell'infrastruttura sembrava impossibile?

Sino ad ora mancavano le condizioni finanziarie e produttive per poter effettuare tale separazione senza distruggere valore: il business della semplice fornitura dell'accesso infatti ha un potenziale di crescita ridotto, dovuto alla natura pesantemente regolamentata del modello di "business", mentre la trasformazione di un monopolista in una delle tante compagnie di servizi telecom avrebbe pregiudicato la stabilità dell'azienda.

L'abbondanza di liquidità e la ricerca di rendimenti in un panorama finanziario con ridotte opportunità per chi cerca rendimenti con rischi ridotti hanno portato al boom sia dei fondi di "private equity", che investono per ristrutturare un'azienda, sia dei fondi d'investimento in infrastrutture, che negli ultimi anni hanno acquisito reti e finanziato progetti di nuove o rinnovate opere pubbliche. Una rete di telecomunicazioni pesantemente regolamentata, con margini magari ridotti ma stabili , costituisce quasi esattamente il tipo d'investimento che viene ricercato.

Si tratta di una soluzione efficiente dal punto di vista economico e finanziario: il concedente o venditore ottiene denaro e la fornitura, chiaramente e rigidamente regolamentata, di servizi alla collettività; i fondi infrastrutturali, privati, si indebitano pesantemente sui mercati per acquisire attività con flussi di cassa resi certi dalla regolamentazione statali, accollandosi - privatamente - i rischi imprenditoriali legati alla manutenzione e sviluppo della rete stessa. Gli azionisti degli ex monopoli delle telecomunicazioni ottengono un bel po' di denaro, mantengono la proprietà del resto dell'azienda e soprattutto l'eliminazione dei rischi di un inasprimento dell'asimmetria nella regolamentazione.

La quadratura del cerchio, o quasi, ottenuta grazie alla capacità propria di una economia di mercato di suddividere, ripartire e collocare rischi e competenze laddove sono maggiormente preferiti.



Rimane, per l'Italia, il solito, vecchio problema: nel mondo sviluppato si è evoluta una soluzione di mercato, con un intervento statale ridotto ai minimi termini se no quasi assente; nella nostra sottosviluppata italietta, un governo di foraggiatori di terroristi ed ex-boiardi di Stato non trova di meglio che pervertire la stessa soluzione, trasformandola nella peggiore delle ipotesi, ossia la ri-nazionalizzazione nelle mani della classe politica.

Evidentemente, avere amici nelle grandi banche d'affari che ti passano il compitino non serve a molto, quando il tuo obbiettivo non è diplomarti, ma dar fuoco alla scuola.



(Hat tip: WSJ,Breakingviews)


PS: Per qualche lettura amena,consiglio vivamente The Right Nation.


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