mercoledì, gennaio 17, 2007

Mani rosse su Tocqueville: lo sciacallaggio culturale continua.

La Rossa Bologna ha deciso d'intitolare un rosso laureificio, pardon università, ad Alexis de Tocqueville. Mi aspetto che, proseguendo in questa logica, il prossimo atto del ministro Gentiloni sia la nomina di Annamaria Franzoni al vertice di Telefono Azzurro.
Questo perché persino i nomi di Partito Democratico e di Unione avrebbero fatto incupire de Tocqueville; il programma di tale forze, poi, sembra una esposizione puntuale di ciò che l'autore de "La democrazia in America" riteneva essere nocivo ad una società libera che si volga alla democrazia. Si tratta dell'ennesima operazione di sciacallaggio culturale: per sopravvivere alla bancarotta delle proprie idee, scippano la forma, ma non la sostanza, dei pensatori che osteggiavano fino alla sconfitta.

Tocqueville non fu soltanto un accanito avversario dell'allora nascente socialismo, di cui identifico' i difetti, ben evidenti da allora; fu soprattutto un sostenitore del cosiddetto governo misto e della separazione dei poteri, non solo in termini formali, ma anche in fatto di meccanismi di selezione delle classi dirigenti, di modo da evitare tirannie di qualsiasi tipo. Fu quindi un preoccupato osservatore dell'espansione illimitata del metodo democratico ad ogni aspetto della vita civile, a discapito di altri criteri di selezione, quali il merito, la rappresentanza geografica e settoriale, l'impegno. A parer suo questa evoluzione avrebbe portato ad un dispotismo "dolce", ad una dittatura della maggioranza, o di coloro che pretendono di rappresentare la maggioranza; dittatura che, priva di freni avrebbe sepolto la società sotto una cappa di conformismo, nel migliore dei casi; sarebbe caduta preda di mode e demagoghi, nel peggiore.
Per Tocqueville, il metodo democratico era uno strumento di rappresentanza e di mediazione fra istanze interne alla società civile, non certo una panacea. Da questo punto di vista, come fu detrattore dell'ancien regime,con il suo arbitrio e l'assenza di libertà , fu anche un aspro critico della Rivoluzione Francese, che quasi si limitò a sostituire l'idolo della volontà popolare a quello della legittimità, senza per questo migliorare le prospettive della libertà.

Aquesto punto, mi sembra chiaro l'assurdo: Bologna è la città simbolo di una coalizione innamorata proprio della dittatura della maggioranza, convinta che la soluzione ad ogni problema stia in una assemblea, in infinite, estenuanti consultazioni della "ggente, adeguatamente indottrinata in anticipo; convinta che fare numero, numero spesso ottenuto tramite la sopraffazione e l'inganno, significhi possedere la verità; che la libertà personale sia un orpello superfluo.
Inutile persino discutere di comunisti e comunismo: lascio i DS alle loro menzogne riguardo al fatto che nessuno di loro fosse comunista e fossero tutti socialisti.;ammettiamo per assurdo che sia vero. Anzi, fingiamo addirittura che il socialismo (di cui il comunismo e' poco più di una fase acuta, ma non particolarmente differente nelle conclusioni e negli effetti di lungo periodo) non abbia infettato l'intera Unione e che esistano dei sinceri "democratici progressisti". Il quadro, come possiamo osservare, non cambierebbe.
Non esiste un singolo partito all'interno dell'Unione che possa permettersi di citare la lezione di Alexis de Tocqueville in onestà: perché sono gli eredi di coloro che Tocqueville temeva che potessero soffocare la allora giovane pianta della libertà. La Storia ha dimostrato che aveva pienamente ragione.
Proprio per questo la sinistra italiana cerca di ripetere l'abominio compiuto con il pensiero liberale: dopo essere andata incontro al disastro per averne ignorato la lezione, ora se ne proclama l'erede - guardandosi bene, ovviamente, dal metterne in pratica la lezione.


Hat Tip: L'Indolente, Star-sailor


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