martedì, gennaio 09, 2007

Venezuela: Chavez nazionalizza ancora, verso il socialismo

Il titolo non è una iperbole: si tratta, in un certo senso, del riassunto del discorso di investitura di Hugo Chavez.
Il presidente venezuelano, emulo ed ammiratore di Fidel Castro, vorrebbe nazionalizzare ogni impresa che operi nei settori dell'elettricità e della produzione e trasmissione di energia elettrica. Inoltre, vorrebbe vedere approvata dal Parlamento una "legge di attuazione della rivoluzione" che gli conferirebbe il potere di legiferare per decreto ed eliminare l'autonomia della Banca Centrale. Dulcis in fundo, ha chiarito che la coalizione che lo supporta dovrà riunirsi e fondersi in un partito unico.
Si tratta di misure che avrebbero effetti devastanti sulle libertà dei venezuelani, trasformando la nazione in una vera e propria dittatura anche sul piano del diritto.

Le politiche economiche di Chavez hanno già trasformato il Venezuela in una monocoltura petrolifera, un petro-califfato nel quale ogni attività economica che non sia legata all'oro nero è stata spazzata via, distrutta dalle politiche folli del socialismo "chavista", deleterie come ogni politica di questo tipo. La popolazione del Venezuela sembra ormai dividersi fra una massa di straccioni, una plebe mantenuta dal panem et circenses bolivariano; i rimasugli di una borghesia mai troppo in salute, spazzata via dal socialismo; una élite bolivariana, ossia la corte di Chavez, ex-militari ed intellettuali d'estrema sinistra, impegnati a sfasciare una nazione mentre si godono i petrodollari.
L'unica ancora di salvezza è proprio il petrolio, ma persino PDVSA, il monopolio ufficiale venezuelano nel settore, regge a fatica e peggiora le proprie performance.

Le "riforme" politiche proposte, poi, sono semplicemente incredibili in una nazione "sviluppata" all'inizio del ventunesimo secolo: equivalgono di fatto e di diritto alla sospensione delle libertà politiche dei cittadini ed alla trasformazione del Venezuela in una dittatura. Stiamo parlando di una legge che affida al Presidente (sempre lui, Hugo Chavez) il potere di governare per decreto, ossia senza il consenso del Parlamento; un Parlamento comunque sterilizzato da una strategia di "unificazione" dei partiti politici che non promette nulla di buono per l'espressione non solo del dissenso, ma anche della semplice rappresentazione degli interessi all'interno dello stesso schieramento governativo. Non per nulla, somigliano molto ai provvedimenti presi dopo la Marcia su Roma: qui siamo ormai alla pessima imitazione di Mussolini.

Pensateci, quando sentite Fausto Bertinotti, fra gli altri, cantare le lodi dell'aspirante Fidel Castro in divisa dell'esercito venezuelano. Questo è quello che ci attende tutti.

Mr. Chávez, who will be sworn in Wednesday to another six-year term, announced his plans at the swearing-in of his new cabinet to a cheering crowd of supporters [...].

American corporations, including Verizon Communications, have large stakes in Venezuela’s largest telecommunications company, CANTV, and its biggest publicly traded electricity company, Electricidad de Caracas.

“Let it be nationalized,” MSalva come bozzar. Chávez said of CANTV. “All that was privatized, let it be nationalized.”[...] Venezuela’s currency, the bolívar, fell as much as 20 percent in black market trading here on Monday, traders said.

The announcement was the latest in a series of bold steps Mr. Chávez has taken since his re-election in December to consolidate his power and move Venezuela toward what he calls a socialist revolution. Mr. Chávez said he would also seek a “revolutionary enabling law” from Congress that would allow him to approve bills by decree, as well as a measure stripping the central bank of its autonomy.

[...] Last month, Mr. Chávez announced plans to meld the broad coalition of parties that support him into a single socialist party, raising concerns that he was following in the footsteps of Fidel Castro.

On Monday, in addition to the telecommunications and electricity nationalizations, Mr. Chávez also appeared to signal that he wanted control over four multibillion-dollar oil projects in the Orinoco River basin, which he said should become “state property.”(Fonte: NYT)

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