sabato, febbraio 24, 2007

Italian Bloggers for Giuliani 2008

Italian Bloggers for Giuliani 2008

"La grandezza degli Stati Uniti è che le sfide più importanti portano inevitabilmente alla ribalta leader con la forza necessaria per affrontare il momento e la capacità di farci alzare in piedi insieme a loro. Leader la cui attitudine al comando si fa strada tra il rumore dei naysayers. Leader che ci spingono, non soltanto all'urgenza dell'azione ma alla consapevolezza che la vittoria è possibile grazie alle caratteristiche eccezionali dell'America.

Rudy Giuliani è un leader di questo tipo. In questi nostri tempi difficili, la sua è la combinazione unica di visione, coraggio e perseveranza di cui abbiamo bisogno alla Casa Bianca. Ecco perché io spero che avremo il buon senso di eleggerlo presidente degli Stati Uniti d'America."

Qualche giorno fa Andrew C. McCarthy, sulla National Review, ha spiegato perché Rudolph Giuliani dovrebbe essere il prossimo Presidente degli Stati Uniti d'America. Una lettura obbligatoria, per comprendere quale sia la posta in gioco alle presidenziali americane del 2008. Elezioni che avranno un impatto decisivo non soltanto al di là dell'Atlantico.

E' per questo motivo che un gruppo di blogger di TocqueVille ha deciso di rendere pubblico il proprio endorsement a favore di Rudolph Giuliani. In questo blog racconteremo la lunga campagna elettorale negli Stati Uniti, sostenendo il candidato repubblicano che ci sembra più adatto per riportare il GOP nel solco della rivoluzione reaganiana. Giuliani ha già dato prova delle proprie straordinarie capacità di leadership durante il doppio mandato come sindaco di New York e dopo la tragedia dell'11 settembre. E, last but not least, si è sempre mostrato fiero delle proprie origini italiane. Partecipa anche tu al blogroll di "Italian Bloggers for Giuliani 2008" e contribuisci a diffondere questa iniziativa.


Italian Bloggers for Giuliani 2008





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Questi fantasmi. Prodi, Follini, Moro

Era quasi scontato che questa non-maggioranza avrebbe cercato di riformare un non-Governo da rispedire alle Camere, impiegando il pretesto di una (pessima) legge elettorale e di bivaccare fino al 2009: le elezioni anticipate a breve sarebbero state, anche con Veltroni candidato, un massacro elettorale per l'Unione; nonostante a sinistra si blateri in continuazione di abnegazione, si conosce come fare il proprio "particulare" in spregio ad ogni altra considerazione, molto meglio che a destra.
Molto più semplice, quindi, imbarcare l'ennesimo naufrago nostalgico della Balena Bianca, previo atto di abiura , nel quale ci si genuflette all'egemonia trentennale della sinistra, DC o comunista che sia, e si chiede di essere riammessi a godere briciole che cadono dalla tavola alla quale detta sinistra si spartisce la refurtiva.

Marco Follini, alla ricerca di pezze d'appoggio per il proprio tradimento, ha scomodato Moro e l'esperienza del primo centrosinistra. Fini ha giustamente fatto notare quanto il centrosinistra fosse imperniato sul partito più moderato, mentre L'Unione è imperniata sull'ex-PCI e sulla sinistra dossettiana.
Purtroppo, se nel dettaglio ha ragione Fini, Follini è nel giusto dal punto di vista più generale; prima il centrodestra lo comprende, prima la finiremo questa piccola morte culturale nel campo alternativo alla sinistra e cominceremo a vivere fuori dalle catacombe.
Moro era esponente fondamentale dell'ambiente che promosse il primo centrosinistra, una formula che fu la conseguenza di un errore fondamentale, ma allora universale: la presunzione che il futuro sarebbe stato inevitabilmente socialista. L'alternativa era soltanto di tempi e modi, non riguardo all'esito finale: Un errore madornale e gigantesco, nato dall'eclisse della cultura liberale da parte del tribalismo socialista, di destra o di sinistra; ma la stessa CIA promuoveva in quegli anni governi di "sinistra democratica", quale alternativa al socialcomunismo sovietico, diffondendo involontariamente la malattia che cercava di contenere.
Ci volle un'altra generazione o quasi perché parte "Mondo libero" riconoscesse che avevano ragione coloro che affermavano che liberalismo e capitalismo erano l'unica alternativa possibile alla via della schiavitù.

Dico " in parte", perché in Italia tale messaggio non è ancora arrivato: Moro o La Malfa sono forse scusabili per aver errato quasi in buona fede, anche se rimane, ma chiunque si ostini a farvi riferimento ai nostri giorni va messo fra in nostalgici di un errore che ebbe conseguenze tragiche, insieme ai Cossutta di turno. Follini si troverà bene, insieme a Prodi, da quelle parti: come Moro, anch'egli ha preso voti a destra per poi sbandare a sinistra.
Gli Italiani, a cominciare da quelli che di sinistra non sono, dovrebbero smetterla di guardare con nostalgia ad esperimenti che, oggettivamente, sono stati al massimo il male minore. Non accaniamoci su Moro o sul primo centrosinistra, cercando di appropriarcene; abbiamo padri nobili ben più degni di ammirazione.



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Quando ci vuole ci vuole

La miglior definizione la dà Il Reazionario: "Una merda in calze di seta".

Con tante scuse a Talleyrand, che si sta rivoltando nella tomba per essrre accomunato ad un personaggio del genere.

giovedì, febbraio 22, 2007

DS: imbarcare l'UDC?

oggi un quotidiano rilevava come, nella riunione di maggioranza relativa alla crisi, i DS abbiano adombrato l'ipotesi di un recupero dell'Udc alla compagine ministeriale. Ipotesi del tutto coerente con lo scenario tratteggiato da Zamax, in un suo commento: Massimo d'Alema, d'accordo con alcuni "poteri forti" (leggi LcdM) potrebbe aver forzato la mano sapendo di perdere, al preciso scopo di far cadere il governo Prodi; in temrini differenti, se ne discute anche altrove. Possibile, anche se continuo a propendere per il passo falso: il personaggio è sin troppo portato ad atteggiamenti gladiatorii, soprattutto nei casi in cui, come ieri, potrebbe persino trarne vantaggio.


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Prodi redux

Jinzo riassume e compara i governi Prodi e Berlusconi. Per nostra sfortuna, il Governo Berlusconi ha fatto poco bene, anche se esistono circostanze attenuanti; il governo Prodi ha fatto anche troppo male.

mercoledì, febbraio 21, 2007

19:49 Prodi si è dimesso

Come riporta l'ANSA, Prodi ha rassegnato le dimissioni questa sera. E' stato fedele alla propria storia di democristiano di sinstra, di "cattolico adulto" spiritualmente pronto a cedere il passo al comunismo ed al socialismo già dagli anni '70: la durata del suo Governo è degna di un governicchio monocolore da Basso Impero democristiano.

Non ci mancherà per nulla. Come non ci mancheranno neppure certi suoi alleati: strateghi talmente fini da gettare la manifestazione di Vicenza, che doveva essere una valvola di sfogo, in un catalizzatore di prese di posizione ideologiche e prepolitiche, tali da far saltare il Governo; salvo poi non trovare di meglio che crogiolarsi nelle lacrime di coccodrillo. Come spiegarsi altrimenti le dichiarazioni quasi bellicose della vigilia, convinti forse che l'opposizione di centrodestra avrebbe alla fine fornito i voti necessari e permesso così alla sinistra comunista di votare a piacimento senza danni pert il governo; come conciliare tutto questo con i disperati tentativi di esorcizzare il danno compiuto, una volta compreso che questa volta si trattava di qualcosa d'irreparabile, grazie al rifiuto dell'opposizione di stare al gioco?

Adesso se lo ricorderanno, i nipotini dei comunisti, cos'ha appena dichiarato il loro padrino? A casa. Non mi illudo che sia alle urne, ma è un inizio.






Hat tip: The Right Nation, Siro, Freedomland, Cani Sciolti (solo per stavolta, deh)

Euforia o bolla?

Su Macromonitor, qualche pensiero riguardo alle curiose reazioni dei mercati finanziari : esiste davvero solo e sempre il lato positivo a qualsiasi notizia? Per quanto verranno ignorati i campanelli d'allarme per una pausa, se non per la fine, nel rally ?

Brutta la vita per gli atei

Almeno se si è atei e si è scelta la carriera politica negli USA, conviene avere una improvvisa fulminazione sulla via di Damasco: The Volokh Conspiracy riporta i risultati di un sondaggio Gallup, dal quale emerge che il 53% degli elettori appartenenti ai partiti maggiori non voterebbe per il proprio candidato, se questi fosse ateo.
Per fare una comparazione, solo il 43% non voterebbe per un candidato omosessuale, il 24% non vuole un mormone, il 12% per un ispanico, l'11% per una donna. A sorpresa, sono ad una cifra le percentuali di "rigetto" ad ogni costo per neri, ebrei e cattolici.

In un sondaggio separato, di Pew, nel 2005,il 38% degli americani è categoricamente contrario a votare un candidato musulmano. Curiosamente, Il 15% ha gli stessi sentimenti per un Cristiano Evangelico

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lunedì, febbraio 19, 2007

Fiat e sindacati, marchette e sussidi: l'eterno ritorno

In Italia esistono cose che fanno dubitare della direzione del fluire del tempo; che essa sia circolare e non lineare e noi intrappolati in una pessima replica del "Giorno della marmotta".

Uno dei tratti peculiari della non compianta Prima Repubblica post-sessantottina e post-autunno caldo era la posizione peculiare della FIAT nel panorama economico italiano: anche dopo aver cessato di essere la più grande azienda privata italiana, il colosso di Torino aveva mantenuto una straordinaria preminenza, evidenziata in due comportamenti particolarmente odiosi a chi vorrebbe un'Italia più liberale.
Il primo era l'atteggiamento adulatorio dei media italiani e soprattutto della televisione, attenti a non mettere mai in cattiva luce gli Agnelli e la loro azienda principale. Gianni Agnelli divenne, anzi, il "re senza corona" d'Italia anche dal punto di vista mediatico: come un monarca, non venne quasi mai criticato apertamente dalla grande stampa e dalle televisioni.
Il secondo, la valanga di favoritismi di cui godeva FIAT, in cambio di una gestione delle risorse umane di fatto concordata con il neo-caporalato del sindacato metalmeccanici: il sindacato faceva ed otteneva cio' che voleva, almeno sul piano economico; il governo, in cambio, sovvenzionava FIAT: cassa integrazione e mobilità per gonfiare i livelli occupazionali, politiche fiscali, di trasporto e doganali che sembravano fatte apposta per favorire l'unico grande polo automobilistico italiano.

La crisi di Fiat ne ha ridotto drasticamente il peso specifico nel sistema economico e politico italiano, ma non lo ha mai del tutto eliminato, come paradossalmente esemplificato dalla vicenda di Lapo Elkann: mai sarebbe finita in pasto ai media, una generazione fa; mai sarebbe risorto tanto rapidamente, se non avesse avuto ancora le spalle abbondantemente coperte.

Con la ripresa industriale di cui Fiat è almeno temporaneamente protagonista, potremmo assistere ad una riedizione della "Monarchia" piemontese? Due di piccole cose, avvenute rispettivamente oggi e sabato, sembrano riportarci direttamente in quegli anni tutt'altro che formidabili e riproporre entrambi i fastidiosi comportamenti di cui si parlava.

Gianni Riotta, fresco direttore del TG1, ha imparato perfettamente come funzionano certi meccanismi e ce ne ha data una magistrale interpretazione. L'ex-ragazzo prodigio del Manifesto avrebbe dovuto essere un inflessibile fustigatore di ogni deviazione dal sacro dovere di cronaca, l'epuratore dell'epidemia di sicofanti berlusconiani; con un'agile capriola, il suo Tg1 ha propinato agli spettatori di TV7 una intervista a Sergio Marchionne nello stile da inginocchiatoio tipico delle interviste ai vertici Fiat degli anni di massima gloria. Una "marchetta" in piena regola: panegirico sulle immense doti del nuovo team di management, magnifiche sorti e progressiva di Fiat, elegante glissagigo sui motivi delle difficoltà precedenti. Sul finale, la rivendicazione di aver tagliato manager, ma quasi mai "colletti blu", come li ha definiti Marchionne, perché il problema non sarebbe stato di efficienza industriale, ma di cattiva leadership e mancanza di spinta commerciale e creativa.

Le parole di Marchionne suonano profondamente ironiche, di fronte alla seconda notizia, di oggi: 2mila operai in mobilità, a spese di Pantalone, a seguito di un accordo fra Fiat e Governo che ratifica quello fra Fiat e sindacati metalmeccanici. Ha un bello strillare Epifani, che prima usa i soldi del contribuente per colmare la differenza fra richieste sindacali e quelle dell'azienda, e poi si atteggia a Thatcher in trentaduesimo: è uno dei colpevoli, non un testimone impotente, di questo ennesimo assalto alla diligenza, guidata da un Romano Prodi, che alla FIAT e al sindacato ha fatto ben altri favori, in linea con la propria visione della società, tranquillamente definibile come "feudalesimo industriale".
Il documento recepisce le richieste del Gruppo e dei sindacati facendo riferimento "alla misura indicata" nell'accordo raggiunto tra Fiat e le confederazioni il 18 dicembre scorso. "Poi Fiat non chieda più nulla", ha commentato il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.
Chi scrive ha un enorme rispetto per le doti dell'attuale AD di Fiat, doti dimostrate anche in altre occasioni tutt'altro che semplici. Eppure, rimane un sottile retrogusto amarognolo: che bisogno c'era, con una bella, vera storia di risanamento e rinascita industriale da raccontare, di ricorrere a certi mezzucci? Le cattive abitudini sono tanto dure a morire?


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mercoledì, febbraio 14, 2007

DRM Windows Vista: un favore alle major o la loro condanna?

Il DRM di Windows Vista ha sinora sollevato soprattutto le proteste non sia (sol)tanto un pericolo per la privacy degli utenti, Bruce Schneier sostiene che l'aspetto principale, invece, sia quello di essere un cavallo di Troia ai danni sia dei produttori di contenuti che di quelli di hardware, televisioni comprese. Potremmo arrivare all'apparente paradosso per cui la libertà di copiare file multimediali verrà difesa dalle Major di Hollywood.

Vista è stato progettato in modo da impedire o degradare seriamente la riproduzione di un file multimediale, nel caso ritenga che l'utente non l'abbia ottenuto regolarmente. Per farlo, Microsoft impone due condizioni: da un lato e' necessario che il file in questione sia compresso in un formato in grado di trasportare anche informazioni riguardo ad una sua eventuale copia o manipolazione e che quindi i produttori di contenuti si adeguino a standard imposti da Microsoft stessa; dall'altro lato, è necessario che i produttori di hardware impostino i propri driver in maniera tale da permettere il blocco dell'apparato nel caso Vista rilevi una violazione del copyright nel file che si desidera riprodurre.

Grosso favore a chi produce contenuti multimediali, blindando le loro entrate? No, per due motivi.

Il primo è che il DRM di Microsoft è stato violato lo stesso giorno in cui è stato presentato al pubblico. Nessun vantaggio, quindi, in temrini di sicurezza delle entrate.

Il secondo: Vista impone ai produttori di contenuti di adeguarsi ad uno standard di fatto proprietario di Microsoft. Si tratta di una copia della strategia con il quale Apple ha spazzato via la forza contrattuale dell'industria musicale: la casa della mela offrì ampia collaborazione con le major per lo sviluppo di un modello di distribuzione digitale dei contenuti, durante la fase iniziale di iTunes; poco dopo, i leader dell'industria musicale scoprirono rapidamente di non essere più in grado di dettare le politiche di prezzo.
Microsoft potrebbe farlo con quella del cinema e della TV. Quello che sembra - e dulcis in fundo, con i produttori di hardware. Se questi ultimi vorranno che le apparecchiature vendute funzionino correttamente su PC dotati di Vista, dovranno adattare

Come è possibile che i colossi dell'intrattenimento siano ciechi a un rischio di questa portata? Non lo sono. EMI ha già annunciato un suo ripensamento al riguardo e Sony ha abbandonato il campo della "protezione" dopo la debacle del 2005; le altre major nel frattempo stanno offrendo ben poca collaborazione a Microsoft, visti i dubbi sulla efficacia del modello di business intorno al DRM e le reazioni inferocite degli utenti al minimo problema. Insomma, la libertà dei cosiddetti "pirati" rischia di essere tutelata grazie ad una schiera di avidi capitalisti?


Hat tip : boingBoing, Bruce Schneier


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Terrorismo di lotta e di Governo

Il terrorismo rialza la testa. Il Governo reprime. Un bisticcio in famiglia, perché i reduci, del '77 prima e quelli degli anni di piombo poi hanno ormai conquistato lo Stato che tanto odiavano e lo hanno trasformato in una greppia da cui estrarre una comoda rendita.

Per anni abbiamo assistito allo spettacolo di ex fiancheggiatori della violenza extraparlamentare assumere ruoli sempre più rilevanti, in troppi ambiti della vita civile italiana, incistandosi nella politica dell'egemonia culturale portata vanti del PCI, arrivando a spadroneggiare nell'industria culturale ed ai vertici RAI come in Mediaset; abbiamo goduto del piacere di centinaia di "reduci" che, a frotte, operavano come sindacalisti; dulcis in fundo, abbiamo avuto ex-BR al Viminale e un'aula del Parlamento intitolata ad un baldo giovane, degno erede di tali signori, morto mentre cercava di ammazzare un carabiniere. Un numero impressionante di brigatisti e terroristi di varia risma lavorano in enti statali o sovvenzionati dallo Stato.

Adesso, alcuni degli esclusi da tanto ben di Dio hanno deciso di riprendere l'attività di quei "formidabili" anni.
Qualcuno a sinistra ha avuto un soprassalto di decenza; la maggior parte ha scatenato un uragano di distinzioni e teorie del complotto. Abbiamo parlamentari e leader di partito che neppure fingono di non sapere, ma giustificano apertamente i neo-brigatisti. Abbiamo compagni che fanno a gara a consolare, accorrere e soccorrere. Abbiamo una federazione della stampa che minaccia scioperi antiberlusconiani (continuando a mangiare nel piatto dove sputano, ovviamente), ma che non riesce a produrre che una stitica noterella anodina quando si tratta di difendere giornalisti dalle intenzioni omicide dei "compagni che sbagliano".

Ascoltiamo sindacalisti come Giorgio Cremaschi, pronto a declamare il proprio "garantismo" nei confronti dei sindacalisti latitanti, ma incapace di accettare le responsabilità del sindacato, di riconoscere come le "infiltrazioni" siano in realtà una conseguenza della ideologia dominante nel sindacato , della sua tolleranza per qualsiasi estremismo non solo verbale, in nome della "unità a sinistra", non certo il prodotto di fantomatici "complotti".

Credo che abbia centrato il punto Oggettivista, che sostiene che siamo moralmente indifesi rispetto al terrorismo. Questa sinistra quasi priva di un anticorpi verso la seduzione della violenza è il prodotto finale della resa politica e culturale italiana al collettivismo, la cui natura contraddittoria e totalitaria porta anche troppo spesso alla scelta dell'illusione data da una soluzione di forza.
L'unico modo per uscirne è comprendere quanto il terrorismo sia davvero un sintomo e non la causa; non si tratta di un qualche malessere curabile con lo statalismo, ma di un male generato dallo stesso delirio di onnipotenza collettivista, vera malattia che pretende d'essere panacea. Finché non abbandoniamo tali illusioni, saremo un manicomio dove i pazzi pretendono di curare i sani.

Hat tip: Phastidio, Krillix, Joyce, Freedom-land, Oggettivista, JimMomo, The Right Nation, Chris

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Libertà per Karim Amer

Parte la mobilitazione internazionale in difesa del blogger arabo arrestato in Egitto per aver espresso idee democratiche ed esercitato il diritto alla libertà d'opinione. Leggere i "crimini" per cui è stato incarcerato mi fa venire la pelle d'oca.

LIBERTA' PER KARIM AMER
Il 15 febbraio manifestazioni di solidarietà in varie capitali occidentali . A Roma l'appuntamento è per le 19.00 davanti all'ambasciata egiziana. L'iniziativa ha ricevuto il sostegno, fra gli altri, di Daniele Capezzone, Antonio Martino e Gaetano Quagliariello.

Abdelkareem Nabil Soliman, più noto al popolo di Internet con il nome di Karim Amer, giovane blogger egiziano incarcerato nelle prigioni del paese arabo dal novembre scorso, è il nuovo simbolo della cruciale battaglia per la libertà di parola e di critica democratica nel mondo islamico. Per lui è stata lanciata una campagna di mobilitazione internazionale che il 15 febbraio prossimo registrerà manifestazioni di protesta contemporaneamente in varie capitali occidentali, fra cui Londra, New York, Parigi, Ottawa, Bucarest, Washington Dc e in altre città.

A Roma la manifestazione si terrà, davanti all'ambasciata egiziana, in Via Salaria, 267, a partire dalle ore 19. In Italia l'iniziativa è sostenuta, fra gli altri, da Gaetano Quagliarello, Daniele Capezzone e Antonio Martino che hanno inviato una lettera all'Ambasciata egiziana per chiedere rispetto per la vita e la libertà di Karim.

"Il nostro obiettivo è quello di liberare le donne dalle catene che ostacolano la loro partecipazione alla vita sociale" : è per aver espresso
questo tipo di opinioni, in cui si rivendicano maggiori diritti e più democrazia per le donne e gli uomini mussulmani, che lo studente ventiduenne
Karim si trova in un carcere dal novembre scorso. E’ stato arrestato dopo che, convocato dal Pubblico Ministero di Alessandria d'Egitto per essere
sottoposto a un interrogatorio in merito alle sue convinzioni politiche e religiose, si era rifiutato di ritrattare quanto aveva pubblicato sul suo
blog. A oggi le autorità egiziane gli impediscono di vedere il suo avvocato e i membri della sua famiglia. Le organizzazioni egiziane per la difesa dei
diritti umani temono per la sua sicurezza e affermano che, nella prigione di al-Hadra dove si trova detenuto, la sua vita è in pericolo.

Karim è accusato dei seguenti delitti: diffusione di informazioni e voci sediziose che mettono a repentaglio la pubblica sicurezza; diffamazione del Presidente egiziano; incitamento al rovesciamento del regime per mezzo della propagazione dell'odio e del disprezzo nei suoi confronti; incitamento allo "odio" nei confronti dell'Islam e violazione della serenità della vita pubblica; inopportuna evidenziazione e pubblica diffusione di aspetti che danneggiano la reputazione dell'Egitto.



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lunedì, febbraio 12, 2007

Bad news from down under: l'unico liberal che ci piace ha qualche problema

Un altro alleato d'acciaio di George W. Bush rischia d'avviarsi verso il viale del tramonto.
Gli ultimi sondaggi non portano buone notizie al premier australiano John Howard, in carica dal 1996: Kevin Rudd, laburista, è il più popolare capo dell'opposizione degli ultimi 35 anni; è anche il primo politico da cinque anni a questa parte a superare il leader del Partito Liberale come figura preferita come futuro premier. Come Margaret Thatcher in Gran Bretagna, Howard è stato raramente amato dai suoi concittadini, ma ha goduto spesso di un vasto consenso: necessario, insomma, anche se duro ed indigesto.
Howard ha già superato prove simili in passato, ma dopo quattro mandati consecutivi il compito è arduo. Peccato, perché il suo è quasi l'unico Liberal Party ad aver mantenuto fede alle proprie radici.
Una tenue speranza, insomma, mentre (grazie anche ad alcune fondazioni ) si cerca di evitare lo scippo del termine "liberale" già avvenuto negli Stati Uniti, dove i liberal americani non sono liberali, ma spesso socialdemocratici, da generazioni; da noi è già fin troppo abusato da sinistri e kennediani ammiratori che si dovrebbero tenere stretto il termine "socialismo", che si meritano a malapena, viste le mai rinnegate origini.

Opposition leader Kevin Rudd has overtaken conservative Prime Minister John Howard as the person Australians most want to lead the country, according to an opinion poll.
The ACNielsen poll published in the Sydney Morning Herald found that Rudd, who leads the left-of-centre Australian Labor Party, is the most popular opposition leader in 35 years, with an approval rating of 65 pct. He is also the first Labor leader in more than five years to supplant Howard as preferred prime minister, it said. Asked who they wanted as prime minister, 48 pct of the 1,412 voters polled answered Rudd and 43 pct said Howard. Nine pct were undecided. On a two-party preferred basis, which strips out the influence of minor parties, Labor was ahead of the coalition Liberal/National government 58 to 42 pct. -- Bernama-XFN-ASIA

Armi iraniane in Iraq: ci sono le prove, ma per farne cosa?

L'Economist cerca di instillare prudenza nelle elites dell'Anglosfera: secondo l'editoriale dell'ultimo numero, l'amministrazione Bush dovrebbe evitare una uscita di scena "wagneriana" con una guerra all'Iran e ricorrere invece a pressioni multilaterali sul governo iraniano.
Conviene che i redattori del settimanale inglese alzino ancora la voce: la presentazione delle prove dell'uso di armi iraniane nel paese negli attacchi contro i soldati della coalizione non promette nulla di buono. Rimane il dubbio: la velata accusa di essere complici della morte di 170 americani serve per rinforzare la mano della diplomazia o a spianare la strada per un'azione di forza?

domenica, febbraio 11, 2007

Dhimmitudine made in Google: censura per gli atei?

Purtroppo sembra di si': Nick Gisburne e' un commentatore ateo che ha postato su YouTube alcuni video dove presenta argomentazioni di logica contro il Cristianesimo; le reazioni sono state limitate, contando la nascita di un piccolo movimento di "ateismo attivo" di utenti di YouTube ed uno speculare contromovimento cristiano.
Quando però la sua attenzione si è spostata sull'Islam, qualcosa è cambiato: il suo account Youtube è stato disabilitato l'8 di Febbraio.
La buona notizia è che il gesto sembra essere stato di natura prettamente burocratica: Nick si è potuto reiscrivere dopo soli due giorni, mentre il video in se stesso è stato ripostato su YouTube.
La cattiva, anzi, la pessima, è la maniera ipocrita e pusillanime con cui Google (cui YouTube appartiene) ha gestito la questione.
Risulta evidente che, nella sostanza, il video non è stato ritenuto offensivo o contrario alle condizioni di servizio di YouTube, altrimenti non si vede perché lasciarlo postare ad altri utenti e lasciare che lo stesso Gisburne si reiscrivesse. Tuttavia, qualcuno a Mountain View* ha pensato che l'offesa all'Islam richiedesse una reazione almeno formale; parlo di offesa non alla religione in generale, data la tolleranza per i precedenti video sul Cristianesimo, ma dell'Islam e soltanto dell'Islam.

YouTube: reader skraps notes that the Google property has recently banned the popular atheist commentator Nick Gisburne. Gisburne had been posting videos with logical arguments against Christian beliefs; but when he turned his attention to Islam (mirror of Gisburne's video by another user), YouTube pulled the plug, saying: 'After being flagged by members of the YouTube community, and reviewed by YouTube staff, the video below has been removed due to its inappropriate nature. Due to your repeated attempts to upload inappropriate videos, your account now been permanently disabled, and your videos have been taken down.'


*sede di Google

Hat tip: Slashdot

Update: Sembra che a Google diano molto peso anche ai rischi di offendere Putin

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Digg Rock Star: come un dodicenne diventa un opinion maker

Cos'e' una Digg Rock Star? Un dodicenne che potrebbe decidere la prima pagina del vostro quotidiano, influenzando la vostra visione del mondo e le vostre decisioni di acquisto.

Si tratta della definizione coniata da Michael Arrington, leggendo sul WSJ dell'influenza sproporzionata di un numero ristretto di utenti dei siti di "social media" come Digg, Reddit o del.icio.us nella composizione delle "prime pagine" di tali servizi e quindi nelle opinioni di chi li impiega come fonte di notizie ed opinioni.
Lo studio del Wall Street Journal e di Dappit demolisce molta della retorica sulla natura democratica e paritaria dei social media: anche in "comunità" del genere nascono rapidamente reputazioni e gerarchie, con utenti rispettati e presenti in maniera massiccia, in grado di esercitare una influenza sproporzionata sulla percezione di notizie, link e prodotti. Ad esempio, nel caso di Digg (900mila utenti registrati), 30 utenti hanno postato un terzo delle notizie e dei link in home page.

La novità, per chi non frequenti troppo i bassifondi di Internet, sta nel profilo di questi utenti: mentre in altri campi i professionisti e gli esperti la fanno da padroni, alcuni fra i principali utenti sono minorenni: nel caso di Reddit, Adam Fuhrer, dodici anni, è stato in grado di rimanere a lungo nelle primissime posizioni, con storie votate da 500 utenti.
Henry Wang, 17 anni, è stato a più riprese "l'utente numero 2" di Digg. Una sua segnalazione (1700 voti) ha portato il sito Famster.com, allora appena lanciato, ad essere visitato da 50mila utenti unici al giorno.

Ogni filtro in termini di competenza ed autorità sembra essere saltato. Cosa succederebbe se qualcuno volesse approfittarne? User/Submitter.com e Netscape hanno portato il modello alle naturali conseguenze: la professionalizzazione dei maggiori "trovalink", da un lato; il tentativo di manipolazione della prima pagina a fini di sfruttamento commerciale e marketing, dall'altro.

Netscape, abbandonato il campo di portali e browser, si è rilanciata come sito di social news; fra i suoi dipendenti, ora troviamo "nostro" Mr Wang, al suo primo lavoro fisso. Il dubbio sorge spontaneo: il suo nuovo datore di lavoro potrebbe ordinare di orientare il flusso di link ed i commenti verso una direzione che potrebbe compiacere gli inserzionisti? Probabilmente i danni alla reputazione e quindi al traffico sul sito di Netscape, nel caso la società indulgesse ad pratica simile, costituiscono un potente incentivo alla trasparenza e sono sufficienti per scongiurare questi rischi.

Il problema maggiore si pone invece con individui e aziende che puntano chiaramente al "voto di scambio", promettendo denaro in cambio di voti su Digg. Esiste già un nome, "payola scheme", preso a prestito da una pratica illegale nell'ambiente della radio, ossia quella di pagare una stazione radio perché trasmetta una determinata canzone, spacciandola per normale programmazione. Tutti i siti di social media sono ben consci del problema e cercano di tenere sotto controllo la situazione; speriamo ci riescano, vista la potenziale enorme utilità dei social media, oltre alla loro popolarità.


Hat tip:TechCrunch. , Wall Street Journal, Searchenginejournal,Problogger

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Aiuti di Stato: quando il bue da' del cornuto all'asino

Curioso siparietto fra produttori di treni, nel quale la francese Alstom accusa la canadese Bombardier di praticare dumping e di ricevere aiuti in maniera clandestina. Ad esempio, Bombardier ha recentemente ottenuto l'assegnazione senza gara d'appalto della fornitura di treni per la metropolitana di Montreal, in Quebec (provincia d'origine di Bombardier); la stessa Bombardier ha poi vinto l'ultima analoga gara per le Ferrovie francesi nella la regione di Parigi, grazie ad un prezzo d'offerta che secondo Alstom garantirebbe una perdita, pur di risultare vincente.

L'ironia nasce dalla storia di Alstom: si tratta del campione nazionale francese del settore, storicamente produttore privilegiato e favorito entro i confini nazionali, tanto da essere ancora sul mercato soltanto grazie al salvataggio organizzato dal governo di Parigi nel 2005.
Come si dice "faccia tosta" in francese?



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sabato, febbraio 10, 2007

Franco Giordano, negazionista





350mila persone cacciate dalle loro case, dalle terre che li ospitavano da un millennio, a causa della lingua che parlavano. Uomini, donne, bambini, uccisi per la colpa d'essere italiani. Una vera e propria pulizia etnica. Questo dicono metri cubi di documenti, questo dicono migliaia di pagine di ricerca storica.
Questa è stata la tragedia istriana, dalmata, fiumana, giuliana.

Franco Giordano, adesso segretario di Rifondazione Comunista, preferisce sostenere la versione della propaganda vecchia di 50 anni di una ideologia totalitaria e negare l'evidenza: in cosa si distingue dai "negazionisti" di cui il suo stesso partito chiede a gran voce l'incarcerazione e che Mastella vorrebbe trasformare in capri espiatori?

Voi mettete sullo stesso piano i protagonisti della libertà di questo paese con coloro che la libertà l'hanno negata. State sbriciolando e offendendo il senso e lo spirito della resistenza democratica e repubblicana. State tradendo lo spirito della Costituzione.

Ringrazio Franco Giordano: grazie a persone come lui, non possiamo dimenticarci perché dirsi comunisti possa sembrare un'infamia.

Hat tip: Emile de la Penne
Round-up: The Right Nation, Liberaliperisraele

venerdì, febbraio 09, 2007

Anna Nicole Smith : American Dream?

Wonkette non poteva definire meglio il fascino della vicenda di Anna Nicole Smith: in un certo senso, ha incarnato L'American Dream. La definizione tuttavia non convince perché sia corretta, ma Un certo Sogno americano, andrebbe aggiunto: la sua versione degenerata, la sua parodia, che a Washington e nei salotti radical-chic europei sembra andare per la maggiore.

L'essenza del sogno americano riguarda la possibilità di vivere finalmente una vita libera, cercando la felicità seguendo proprie inclinazioni, per quanto permesso dalle proprie forze; la versione "sinistra" del Sogno Americano sembra invece essere un mix fra il volontarismo americano ed il disprezzo preindustriale per la ricchezza, che può essere ottenuta soltanto nei "modi tradizionali": rapina, eredità, matrimonio, mai in maniera veramente "onesta", tramite lavoro e fatica, quindi.

Non importa quanto la storia neghi tali pregiudizi, sembrano essere quasi innati nelle classi politiche e nei "chierici" che le contornano. L'ipotesi della mobilità economica come un gioco a somma zero, dove ad un vincitore deve necessariamente corrispondere un perdente, in senso assoluto - puo' essere ragionevole in alcune società pre-industriali; al contrario, il cambio di velocità legato all'onda delle rivoluzioni occidentali - quella scientifica, quella industriale e commerciale, quella liberale e capitalista- ha completamente stravolto il quadro: il fattore principale di accumulazione di ricchezza puo' divenire la produzione e non più la predazione. Gran parte delgi individui e delle componenti delle società occidentali si sono adeguate, traendone enorme beneficio, ma tale adattamento è ancora incompleto.

Politici ed intellettuali, infatti, rimangono troppo spesso legati agli stereotipi del passato regime: si tratta forse di una inconscia nostalgia per la totale supremazia che il chierico ed il guerriero avevano sul mercante ed il contadino, in tempi remoti? Questo vale anche e soprattutto quando si definiscono "rivoluzionari" e "progressisti": come faceva notare Hayek, il collettivismo è poco più dell'istinto di branco tipico delle tribu' primitive, riverniciato e riproposto.

Anne Nicole Smith , insomma, non è una icona del sogno americano ed Occidentale: è una vittima di coloro che detestano tale sogno. Ricordiamocene, mentre meditiamo sui possibili candidati presidenziali.

Trackbacked : The Right Nation, Phastidio

giovedì, febbraio 08, 2007

Conoscere per deliberare, o improvvisare per Bersanizzare?

Fra le varie liberalizzazioni "alle vongole", spicca un provvedimento che non si potrebbe neppure definire una liberalizzazione, ma, al contrario, l'imposizione di una regolamentazione aggiuntiva a carico delle banche, per puri scopi demagogici e con tutta probabilità senza alcun vantaggio per i consumatori, come ben spiegano sia la teoria che la pratica.
Stiamo parlando della norma sulla estinzione anticipata dei mutui. Come ben argomenta Phastidio, la norma è inutile: l'eliminazione per legge della penale comporterà semplicemente la necessità di rimodulare i tassi richiesti ai prenditori in modo da potersi rifare di tale rischio. Tale opzione di estinzione anticipata infatti, è già disponibile sul mercato, a pagamento. Azzerarne il costo per legge significa semplicemente costringere chiunque contragga un mutuo ad acquistare tale opzione, pagandone il prezzo tramite un incremento della rata. Ho anzi il sospetto che i margini effettivi per le banche addirittura aumenteranno, come sempre accade quando si mescolano e nascondono componenti di costo. L'unico a trarne vantaggio sarà un Governo a parole impegnatissimo a sostenere di aiutare il consumatore a spese dei produttori, ma che produce poco o nulla nei fatti

Tutta teoria per non voler osannare il Prode Pierluigi, difensore dei poveri, da Viale Stalingrado a Rocca Salimbeni? Per nulla: la migliore confutazione sperimentale alle teorie del ministro arriva direttamente da Oltreoceano.
Negli USA, infatti, è normale l'impiego di una struttura del mutuo che coniuga un tasso fisso molto lungo alla facoltà di rifinanziare (od estinguere) il mutuo in ogni momento: qualcosa di simile all'estinzione anticipata prevista da Bersani.
Il paradiso del mutuatario? Sicuramente sì, volendo osservare l'enorme flessibilità delle strutture proposte e il livello di reddito e di garanzie estremamente basso che viene richiesto da banche e finanziarie in quella nazione. Merito delle clausole di rifinanziamento non certo obbligatorie per legge, fra l'altro? Per nulla, persino volendo credere alla propaganda del Partito Democratico, impegnatissimo a proporre leggi per limitare i tassi applicabili alla clientela, a cominciare da quella meno abbiente, per combattere il fenomeno del "predatory lending", ossia l'usura, da parte dei "subprime lenders", ossia delle finanziarie che prestano o erogano muti anche a individui poveri e sprovvisti di adeguate garanzie.
La modesta opinione del sottoscritto (e non solo la sua) e' che tale fenomeno esista soprattutto nella mente dei politici "progressisti", che preferiscono vedere soltanto le rate incassate dalle banche, senza prendere in considerazione i rischi di prestito a persone dal reddito incerto o ridotto: i tassi di bancarotta nelle fasce più basse del mercato farebbero perdere il sonno ad un qualsiasi banchiere tradizionale. Abbassare per legge il tasso massimo a cui è possibile prestare non porterà ad un calo dei tassi, ma ad una riduzione dei prestiti ai più poveri o meno garantiti.

Abbiamo tuttavia un utile esempio su come non introdurre riforme e della destinazione d'arrivo per la demagogia liberalcomunista. Quello che lascia stupiti è l'ignoranza - simulata, a nostro parere - che il ministro sfoggia nei confronti della teoria quanto della pratica.

Nel frattempo, il boss del buon Bersani continua imperterrito a prenderci per il "Cuneo"



HT: Phastidio, OpinionJournal,Chris

Tulipani e palazzine: Immobiliare caldo

Equity office Properties è una società immobiliare americana che ha attirato l'interesse di due consorzi di società di Private Equity, diventando l'oggetto di una battaglia di Borsa che ha rischiato di farla diventare il Leverage buyout più grande della storia: superando il valore della transazione RJR-Nabisco del 1989, avrebbe fatto cadere uno dei simboli degli eccessi della precedente era delle società di private equity, immortalato persino in un best seller. L'altro ieri, la notizia dell'abbandono della battaglia da parte di uno dei due contendenti. I nuovi proprietari non hanno perso tempo: stanno già vendendosi il patrimonio immobiliare, prima ancora di aver formalmente acquisito il controllo della società .
Si tratta probabilmente del più veloce caso di speculazione immobiliare della storia americana ( c'e' chi compara con la mania dei tulipani): forse neppure ai nostri palazzinari era mai riuscito di vendere un immobile ancora prima di essere certi di averlo acquistato. Chi sostiene che la bolla immobiliare negli USA si sia oramai sgonfiata dovrebbe rifletterci.

Equity Office Properties ended the day lower, and the company’s new owners (to-be) are already dumping the portfolio, selling a massive block of buildings in New York, in what may be the fastest property flip in history, though our memory of the tulip bubble is a bit shaky at this point.

martedì, febbraio 06, 2007

Adesso bestemmio

No. Queste cose, molto semplicemente, non si possono dire. Perché sono peggio di un crimine: sono un errore. Un errore sul piano umano e su quello politico: una coalizione che perde per 27mila voti sostiene che una frazione della società italiana, della consistenza di un piccolo partito politico, vada esiliata in un'area politica aliena. Bella pirlata. Applausi.

Lascio la parola a qualcuno che la sa usare meglio di me: DAW e Daniele Priori:

[...]
Nel centrodestra i gay sono meno che nel centrosinistra o forse, semplicemente, meno visibili perché meno assidui ai gay pride, più attaccati a quegli ideali e a quei valori di destra come la famiglia e il rispetto di un certo pudore nel porsi di cui, invece, Lei magari ci immagina privi.
[...]
Non basta più, evidentemente, essere cittadini liberi che vogliono restare liberi, come Lei stesso affermava nel 1994. Che tristezza profonda, signor Presidente, vivere in un Paese in cui quasi si deve essere discriminati se si vuole essere accettati. Noi, questa esigua minoranza, molto meno della metà di niente, molto più che innamorati, inebriati addirittura di quell’ideale splendente che è la Libertà non smetteremo un istante di credere e lottare dalla parte giusta: il centrodestra
[...]
Così, caro Presidente, prima di assistere all’aborto legislativo che si preannuncia sarà la proposta del centrosinistra, prima di dover andare in esilio in quanto cittadini italiani gay discriminati per legge, solleviamo la testa con l’ultimo spunto di orgoglio e anche noi come Veronica chiediamo le sue scuse sentite e, mai come stavolta, motivate. Non permetteremo, infatti, mai a nessuno, signor Presidente, di mettere in dubbio la nostra legittimità, la nostra esistenza né tanto meno le nostre idee.

(qui il testo completo della lettera aperta)

lunedì, febbraio 05, 2007

Kefiah e Keffiyeh

Kefiah e Keffiyeh sono la stessa parola, pronunciata e traslitterata dall'arabo all'italiano ed all'inglese in modi differenti. Questa è la teoria: in pratica, la kefiah, il tovagliolo in testa ai miliziani palestinesi ed ai geni che li imitano in Occidente, riceve in Italia venerazioni da sacra Sindone, senza la minima riflessione su quanta "Pace" vogliano le bande armate che lanciano razzi su abitazioni civili ed uccidono passanti inermi.
Negli USA, le cose vanno diversamente per la Keffiyeh: persino nella terra del "business is business", appoggiarsi al terrorismo per vendere non è accettabile. Lo ha imparato a sue spese la catena Urban Outfitters, già nota per la scarsa correttezza politica, elemento che che normalmente costituisce un pregio; questa volta, però, ha messo in vendita le sciarpe simbolo del terrorismo palestinese come "sciarpe anti-guerra". Qualcuno forse ha pensato che gli americani fossero pronti al comune sentire dei dhimmi europei?
La reazione è stata molto diversa da quelle italiote: invece di un entusiastico rogo di bandiere israeliane, sono fioccate le lettere di protesta, non tanto per la vendita in se', quanto per la qualificazione della Keffiyeh quale simbolo pacifista. Nel giro di 24 ore il sito Web di Urban Outfitters non aveva più link al controverso accessorio.
Rimane un dubbio: quando mai avremo la gioia di vedere una kefiah fare la stessa fine di una keffiyeh, quando viene spacciata per ciò che non è mai stata?

Hat tip: Pajamas Media

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domenica, febbraio 04, 2007

Socialismo in azione: Zimbabwe e Venezuela

Nel 1980 Robert Mugabe veniva eletto Premier dell'ex-Rhodesia, ridenominata Zimbabwe dopo la fine della segregazione razziale. Marxista convinto, si è impegnato fondo in molte delle politiche di "costruzione del socialismo" allora imprescindibili per una Nazione africana "progressista" e che oggi sembrano tornare tanto di moda, ad esempio nel Venezuela di Chavez. Quello che i media nostrani sembrano dimenticare è il risultato di queste politiche: il totale collasso, esattamente come hanno sempre voluto dimenticare quasi ogni teoria o fatto che demolisse l'illusione collettivista nella quale vive la cupola che ci governa.

Esiste la probabilità che le condizioni di vita fossero comparativamente migliori nella Rhodesia del regime razzista bianco piuttosto che nello Zimbabwe di Mugabe. Il regime è di fatto una dittatura che si basa sull'intimidazione e la violenza da parte milizie di partito. Le politiche di nazionalizzazione hanno ridotto un settore dopo l'altro in rottami; la follia dell'esproprio e dell'espulsione degli agricoltori bianchi, negli ultimi anni, ha azzerato l'agricoltura commerciale, rimasto l'unica fonte di valuta pregiata dopo il decadimento del settore minerario; le campagne di persecuzione contro gli oppositori politici si susseguono a ritmo regolare. Lo Zimbabwe si sta letteralmente disintegrando: siamo al paradosso per cui, in uno Stato di polizia, un poliziotto su 10 ha richiesto di potersi dimettere dal servizio; ventitré guardie presidenziali avrebbero aperto il fuoco sul palazzo per protestare contro la riduzione delle razioni . Nonostante le tendenze sempre più autoritarie, l'appoggio di numerosi leader africani, fra cui il Presidente Sudafricano Thabo Mbeki, forse in ricordo dei comuni trascorsi marxisti.

In Venezuela, il Presidente venezuelano Chavez ha appena ricevuto pieni poteri per la realizzazione del socialismo; ossia , una ripetizione della lezione sovietica, europea orientale, africana. Il Venezuela potrebbe essere diretto verso lo stesso disastro? Molto probabilmente non nella stessa misura: il petrolio estratto dalle viscere della Nazione è fonte di reddito quasi indipendente dai disastri combinati in superficie e permette di rimanere in sella al Governo in carica: la spesa pubblica non viene finanziata tassando, anzi è possibile nel breve periodo mantenere una illusione di prosperità finanziando attività economiche fallimentari, ma tenute in piedi dalla pubblica carità - solitamente a costi enormi per l'Erario e costituendo una concorrenza sleale e mortale per le parti sane e non petro-dipendenti dell'ambiente. Ricordiamo però che anche lo Zimbabwe sarebbe in teoria dotato di notevoli risorse naturali, ma questo non ha impedito la discesa agli inferi.

Il risultato delle politiche di Mugabe era abbastanza prevedibile: la confutazione teorica del socialismo è vecchia di un secolo; le prime testimonianze dei risultati pratici dell'applicazione del socialismo, delle degenerazioni, delle tragedie, circolano da decenni; per chi non volesse farsi venire il mal di testa con la saggistica, abbiamo la narrativa: "La rivolta di Atlante" di Ayn Rand descrive, nella sua pars destruens, la meccanica della metastasi del cancro collettivista in una società sana, la sua inarrestabile proprio diffusione a causa delle ottime intenzioni e dell'altruismo degli individui. Come non è stato possibile non vedere? Perché nessuno ne parla, perché sui quotidiani "impegnati" ci sono soltanto i crimini israeliani ed i minimi problemi di ogni governo filo-occidentale, ma nulla delle gesta criminali degi "amici del popolo"?

Dal punto di vista storico, non si tratta purtroppo di una novità: da decenni ormai ogni buon socialista non solo rifiuta i risultati delle confutazioni teoriche del collettivismo, ma dimentica Storia e cronaca, aggrappandosi alle pochissime, fragili eccezioni (socialdemocratiche e molto sui generis) che confermano la regola.

E' quindi sempre utile ricordare come va a finire, quando si discute di "socialismo": l'utopia diventa un inferno, inevitabilmente. Rimane un dubbio: è bello e morale essere informati di ogni problema nelle Nazioni che si stanno aprendo al capitalismo, alla globalizzazione e spesso ad uno spiraglio di libertà. Sarebbe però ancora meglio che i nostri media non si dimenticassero di nazioni come lo Zimbabwe, o che ricordassero quanto peggiori siano in potenza i danni del socialismo e della chiusura collettivista.


Hat Tip: Brad DeLong, Obsidian Wings.
T'back: The Right Nation,Phastidio

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L'aviaria arriva in Inghilterra.

Il virus dell'aviaria è ufficialmente confermato sul suolo dellaGran Bretagna: la società inglese Bernard Matthews ha infatti abbattuto 159mila tacchini, dopo averne trovati 2500 morti per il virus.
Le scorte del vaccino contro l'aviaria, il Tamiflu, scadranno introno al 2009.
Incrociamo le dita e speriamo che i nostri adorati burocrati leggano i giornali, altrimenti fra pochi mesi riedrete le "notizie" sulla "emergenza improvvisa" , scusa perenne per l'incapacità congenita dello Stato assistenziale a gestire qualcosa di differente dalla mungitura del contribuente.


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sabato, febbraio 03, 2007

Ayn

Il 2 Febbraio 1905 nasceva Ayn Rand. I suoi lavori sono stati uno dei pochi esempi di letteratura e cultura popolari che coniugassero la difesa intransigente della libertà individuale ed un succesos strepitoso in termine di vendite e di influenza sulla mentalità americana.
Non è quindi un caso che i suoi lavori siano sempre stati pubblicati decisamente poco in Italia. Scarso interesse da parte di un popolo in fondo felice d'essere gregge o precisa strategia di una industria culturale egemonizzata da una casta intellettuale plasmata e foraggiata da un partito orgogliosamente collettivista, che rifiutò una edizione ai lavori di Popper e di Hayek?
Almeno quest'anno, tuttavia, una novità: è tornata in libreria la prima parte de "La Rivolta di Atlante", traduzione italiana di Atlas Shrugged.
Tralasciate le ultime righe della recensione, che contengono uno spoiler allucinante. Comprate eleggete il libro e basta.

venerdì, febbraio 02, 2007

Di chi è questo?

Una volta era più semplice... adesso c'è i test del Dna.

giovedì, febbraio 01, 2007

Corsi e ricorsi

Non so cosa ne pensiate riguardo all'utilità delle statistiche nello sport.In finanza, lasciano spesso il tempo che trovano. In economia, sono fondamentali. Però su alcune vale la pena di riflettere.

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