giovedì, dicembre 06, 2007

Alitalia, favori e favorini

A voler essere onesti, vorrei capire quale enorme favore abbiamo fatto ai francesi. Perché, cerchiamo di essere chiari, alle condizioni poste ufficialmente dal Governo per la "privatizzazione", Alitalia non è un affare: è una pietra al collo. A meno che i francesi, al contrario dei pretendenti passati, non siano state date certezze sugli slot e il via libera ad una ristrutturazione reale. La domanda a questo punto sarebbe: perché a loro sì?

AL momento, Alitalia vale meno di zero: anche se venisse acquistata ad un euro, l'azienda perde un milione al giorno, ha una flotta da rinnovare, un'immagine a pezzi, una quota di mercato in caduta libera e stipendi e privilegi scandalosi per i dipendenti. Il proprio patrimonio più prezioso, gli slot della preziosa linea Milano-Roma, non sono di proprietà, come avviene in luoghi più civilizzati, ma in teoria affidati all'arbitrio delle autorità di regolamentazione del traffico aereo. E, forse, qui sta la chiave della disponibilità di Air France ad acquisirla.

Il Governo Prodi potrebbe aver finalmente gettato la spugna ed abbia fatto capire che non farà opposizione a drastici tagli dei costi ed accetterà di voltare la testa mentre si spezza lo strapotere dei sindacati. Potrebbe, perché se si fosse limitato a garantire gli slot, assisteremo semplicemente alla liquidazione della compagnia ed all'appropriazione dello spazio da pare di Air France - una operazione che avremmo potuto fare tranquillamente "da soli", liquidando l'azienda e definendo finalmente una struttura proprietaria chiara per gli slot aeroportuali.

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