mercoledì, gennaio 31, 2007

Gizmo Call : telefonia gratis direttamente dal Web

LA società di VoIP SIPphone sta lanciando Gizmo Call , il primo servizio di telefonia IP (via Internet) che permette di chiamare numeri fissi e ha bisogno di alcun software installato sul PC: basta scaricare un plugin che gira su Flash Player, digitare il numero di telefono. Per ora, solo USA, ma Skype potrebbe cominciare a preoccuparsi: la facilità d'uso è sempre un vantaggio notevole, anche se la qualità .

martedì, gennaio 30, 2007

Repubblica censoria?

Pare che Repubblica faccia scomparire i commenti dal Forum sulle buste paga. Nulla di illegale, ma resta l'amaro in bocca per certe tirate da vestali della libertà d'informazione che is leggono su quelle stesse pagine.

Update: l'ottimo Phastidio mi fa notare come il commento esiste ancora. Evidentemente ho un blind spot su Repubblica....

Hat tip: Camelot, Phastidio

lunedì, gennaio 29, 2007

Liberalizzazioni bipartisan? Qualcuno conosce davvero il significato del termine?

E' sicuramente vero che i provvedimenti più importanti di liberalizzazione sarebbe meglio farli seguendo un metodo "bipartisan" e che, forse, in Italia questo sarebbe l'unico metodo per riuscire a realizzare una riforma liberale. Mario Monti, nel suo editoriale di ieri, espone un ragionamento sensato, ma con un notevole problema di applicazione. Il problema è che nel governo come in larghi settori dell'opposizione, si finge di non conoscere il significato del termine bipartisan, che non significa né "larghe intese" di trasformistica memoria, né la caduta del governo Prodi, né tantomeno una "resa senza condizioni" ai diktat del Bersani di turno in Parlamento.

Un approccio "bipartisan", se volesse seguire il metodo che viene definito da tale termine, implicherebbe un accordo sui singoli temi da parte dei leader di maggioranza ed opposizione. Tale accordo verrebbe finalizzato attraverso una serie di disegni di legge, presentati congiuntamente a firma di autorevoli esponenti di entrambi gli schieramenti parlamentari e votati in maniera palese dal Parlamento.
Il governo dovrebbe restarne, almeno formalmente ed almeno in Aula, al di fuori e dovrebbe ben guardarsi dal porre la fiducia. La "bipartisanship", infatti, si riferisce infatti alla sfera dell'azione parlamentare in un sistema bipolare. Parlamentare, si noti bene: avremmo un ritorno alle radici dell'istituto parlamentare, ultimamente ridotto alle funzioni di un "votificio" e che dovrebbe invece essere in teoria luogo di composizione e riconciliazione di interessi che in alcuni casi sono talmente importanti da coinvolgere gli opposti schieramenti in un sistema bipolare, fino a produrre una legislazione comune.

Un metodo di questo tipo avrebbe due enormi vantaggi: permetterebbe a maggioranza ed opposizione di dialogare, all0interno del Parlamento, su di un piano di parità, sancito in Italia anche dai numeri elettorali, senza la pressione e le "armi improprie" garantite dal controllo dell'attore governativo; eviterebbe che una delle due parti possa arrogarsi il merito delle riforme in via esclusiva, grazie alla paternità congiunta dei provvedimenti, iscritti nei termini delle leggi approvate, che renderebbe esplicito l'accordo.
Non sarebbe necessario né possibile alcun cambio di Governo: non ponendo la fiducia, l'iter della legge o del "pacchetto" di leggi non pregiudicherebbe l'esistenza del Governo; Governo che, d'altro canto, potrebbe rivendicare il merito di aver operato per favorire l'intesa e di aver successivamente applicato ed eseguito i dettati di legge in maniera efficiente, ma non potrebbe "metter cappello" sul lavoro parlamentare.

Le ipotesi previste invece da alcuni elementi nei due contrapposti schieramenti invece vanno in tre direzioni ben diverse, egualmente dannose sia per la Nazione che per le attuali tribù politiche che occupano Montecitorio.
La prima è quella della tentazione "neocentrista" o morotea: l'ennesimo compromesso storico in chiave trasformista, che sotto le spoglie dell'urgenza riformatrice celerebbe il desiderio di una modifica permanente della maggioranza parlamentare in chiave catto-socialista.
La seconda è l'ipotesi delle cosiddette "larghe intese": una Grande coalizione alla tedesca. Abbiamo visto il mediocre successo di una tale iniziativa: mischiando la necessità di un accordo su singoli provvedimenti con il controllo delle leve governative, si confondono due piani con il forte rischio di rendere il processo legislativo ostaggio degli equilibri di potere e poltrone nella sfera esecutiva.
La terza è la curiosa concezione di "collaborazione" di molti, troppi esponenti del centrosinistra: il ministro Bersani, o il Ministro Rutelli, inviano i propri piani quinquennali ehm pardon di modernizzazione al Parlamento, dove vengono entusiasticamente votati anche dall'opposizione, che, dopo aver ricevuto una pacca sulla spalla in conferenza stampa ed una grattatina mediatica dietro le orecchie, si ritira scodinzolante nelle comode cucce dell'emiciclo parlamentare.

Forse, un vero accordo bipartisan non è possibile, anche se esiste la speranza che i volenterosi ci sorprendano positivamente al riguardo. Certamente, il secondo ed il terzo degli scenari alternativi sono improponibili, mentre il primo sarebbe semplicemente una pietra tombale grande quanto lo Stivale.


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domenica, gennaio 28, 2007

Kasparov, l'Iraq e la Russia

Gary Kasparov è uno dei leader carismatici di "L'Altra Russia" , movimento di opposizione al governo Putin. L'OpinionJournal lo ha intervistato sulle condizioni dell'opposizione ad un governo conosciuto per non essere mai stato troppo tenero con i dissenzienti. L'intera intervista è abbastanza interessante, soprattutto per la maturità politica dimostrata dal grande scacchista.
Un punto singolare è stato il quesito su quale sarebbe stata la singola cosa che avrebbe maggiormente contribuito a mantenere, negli anni '90, la Russia nel sentiero della democrazia. La risposta? Abbattere Saddam Hussein nel 1991. Il messaggio ai dittatori ed agli aspiranti tiranni sarebbe stato fortissimo ed inequivocabile.
"Our hour nearly at an end, conversation drifts back to the early '90s and the discussions we used to have about Russia and its future. Is there something the U.S. might have done differently back then, I ask, that would have helped keep Russia on the path to democracy?

Mr. Kasparov gives a wry smile. 'I think the best thing [the U.S.] could have done was to get Saddam [Hussein] 15 years earlier,' he says. 'By going after Saddam in 1991, I think we could have saved Yugoslavia from a civil war and could have sent a message, a very powerful message, to many dictators. . . . In 1991, the United States was much stronger and everybody else was much weaker.'" (Fonte: OpinionJournal)

sabato, gennaio 27, 2007

Schwarzy come Bush Senior?

Su OpinionJournal di qualche tempo fa si commenta la defaillance di Arnold Schwarzenegger : di come avesse giurato e spergiurato di non aumentare mai le tasse e di come il suo nuovo piano di copertura sanitaria per i residenti californiani arrivi pericolosamente vicino alla rottura di questo impegno.
L'ultimo a violare palesemente l'impegno a non innalzare la pressione fiscale fu Bush Senior, che molto probabilmente perse di conseguenza la Casa Bianca. Visto che il Gubernator ci sta simpatico e che sembra per il momento l'unico Repubblicano in grado di tenere lo stato di Ronald Reagan nel campo "giusto", speriamo tutti che si ravveda: le esperienze in altri stati repubblicani dove si sperimentano soluzioni al problema del sistema sanitario (il bello del vero federalismo: 50 laboratori politici ed economici, 50 spaszi di libertà) dimostrano che non è necessario imporre tasse ad hoc.

giovedì, gennaio 25, 2007

Legge Mastella? Un nome, una garanzia

Chi ha già letto qualcosa in questo blog conosce la mia posizione su Israele e l'antisemitismo. Tuttavia, una proposta di legge come quella che porta il nome del ras di Ceppaloni, che propone sanzioni per i negazionisti dell'Olocausto, è tuttavia troppo pericolosa: seppellisce la stessa libertà di parola, per mano di un Governo che del concetto ha già dimostrato di avere un'idea molto confusa.
Io comprendo molte delle ragioni di chi ritiene, comunque, necessaria una legge di questo tipo, ma non posso esimermi dal ritenere che la censura per legge sia in fondo controproducente: una forma di proibizionismo, più che di proibizione.
Cosa sarebbe successo se in Italia si fossero emanate leggi simili riguardanti fascismo e lotta partigiana, leggi che sarebbero state applicate dal ceto intellettuale marxisteggiante e collettivista del che ben conosciamo? Per fare soltanto un esempio, De Felice non avrebbe subito una congiura del silenzio: sarebbe finito in galera, o probabilmente avrebbe scelto altri oggetti d'indagine e noi saremmo tutti più ignoranti.
La Storia preservata per legge diventa un testo sacro, una blasfema Bibbia o Torah. Per quanto sembri senza cuore lasciare che i negazionisti spandano il loro veleno, la risposta deve avvenire tramite la ragione, la persuasione, la verità storica, che sono dalla parte di coloro che negazionisti non sono.

Per chi , infine, invece pensa solo che la Shoah meriti uno strappo alla regola, solo perche' si trova nel novero delle "buone" cause, quelle che garantiscano il diritto di ledere la libertà altrui, quelle "di sinistra2, insomma, Libere Risonanze ha un ottimo post, con qualche esempio sul motivo per cui anche le zecchine invidiosette questa volta dovrebbero fermarsi e riflettere.


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Hat tip: Il Signore degli Anelli, Libere Risonanze, Zecchine Invidiosetta

Giovani dannunziani crescono

Complimenti, fratello, nell'Ascolano la primavera dei sensi arriva presto e bene.

martedì, gennaio 23, 2007

Una Unione in picchiata, un'altra bocciata

The Right Nation documenta il tracollo dell'Unione, almeno nei sondaggi. Il dato più interessante mostra invece la possibile irrilevanza di un'altra Unione, l'Udc, evento che potrebbe portare ad un inizio di risanamento del disastrato panorama politico italiano. La buona notizia, per il centrodestra, è che probabilmente la Casa delle libertà potrebbe togliersi di torno una serpe in seno senza quasi nulla perdere dal punto di vista elettorale.
I dati sembrano infatti bocciare il progetto neo-moroteo del "figliol prodigo" Casini: se i sondaggi Euromedia sono significativi, il 4,1% dell'Udc sarebbe inutile per il centrosinistra e superfluo al centrodestra. Buona fortuna ai volenterosi: L'Udc è il partito che mise il peggior freno alle stesse liberalizzazioni che adesso millanta di voler compiere insieme all'Unione. Con amici del genere, molto probabilmente di pura convenienza e pronti al tradimento appena messe le mani su qualche brandello di potere e visibilità, non credo servano loro nemici.

Si e' definito il progetto di Casini come "neo-moroteo" per un motivo storico: non è neppure degno di essere definito "neocentrista", termine impiegato dai DS nei loro momenti di paranoia.
De Gasperi raccoglieva voti di destra per impiegarli in un partito definito "di centro che guarda s sinistra" , operazione non molto gradevole, ma che significo' in realtà una politica centrista, moderatamente liberale in alcuni ambiti e moderatamente illiberale in altri.
Aldo Moro fece di molto peggio: convinto dell'inevitabile avvento del comunismo e mezzo socialista, pardon catto-sociale egli stesso, spianò la strada alla conquista del potere da parte delle sinistre, cercando di negoziare la resa ad un nemico che altri s'incaricarono di sconfiggere.
Casini, degenere epigono del disfattismo democristiano, prosegue nella tradizione di famiglia e si accontenta di un posto a tavola, o forse intorno alla tavola, fornito di livrea, con i nuovi padroni cattocomunisti. Se ne è soddisfatto, buon per lui.

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domenica, gennaio 21, 2007

Ragazzi in pigiama: cresciuti o fagocitati?

La Rete può davvero portare ad una rivoluzione nella comunicazione politica, nei contenuti oltre che nel puro contenitore, oppure verrà colonizzata dai "vecchi media"? Internet, negli USA, si sta consacrando mezzo primario di comunicazione politica, a pari dignità con TV e carta stampata. Questo successo nasconde tuttavia il rischio della conquista, da parte del vecchio establishment giornalistico, di una fonte di informazione che sembrava poter sfuggire all'egemonia collettivista nei media.

Hillary Clinton non è andata in televisione per annunciare la propria candidatura come pretendente del Partito democratico alla Presidenza USA; lo ha fatto tramite il proprio sito Internet: articolo e soprattutto un video per annunciare la nuova avventura.
Quasi in contemporanea, John F.Harris, il direttore della pagina politica del Washington Post, ed una pletora di commentatori politici escono da posizioni di prestigio e potere nei quotidiani, in radio e televisione, per partecipare all'avventura di The Politico, quotidiano esclusivamente politico e,per la prima volta, centrato sulla versione online - anche se vi saranno una edizione cartacea nei giornidi sedute parlamentari ed un accordo con CBS per l'impiego del materialiein TV.

Non possiamo che essere felici, ma rimane un dubbio: Saranno insomma i ragazzi in pigiama, i "citizen journalist" ad avere la prima fila nel nuovo contesto, oppure le vecchie volpi, la vecchia casta giornalistica ideologicamente modificata, si limiterà a traslocare dalla carta stampata e dalla televisione verso Internet? Il rischio a mio parere è forte, ma è e persino maggiore in Europa rispetto agli USA.
Da un lato, la migrazione di nomi celebri è una prestigiosa conferma ed aumenta esponenzialmente la credibilità di Internet. D'altro canto, uno spostamento in massa rischia di riproporre sul nuovo medium anche le dinamiche di potere, i tic e le propensioni all'autocensura emerse nel campo dei media tradizionali, spiazzando la blogosfera invece che integrarsi con essa.

Questo rischio è forte soprattutto nei Paesi dove i media tradizionali rimangono la riserva indiana di una nomenklatura che si è dimostrata nel torto ovunque ha espresso una visione, ma che rimane insuperabile nelle capacità propagandistiche e nell'autocensura.

In Italia, osserviamo attenzione alla notizia ed agli sviluppi americani; abbiamo una vibrante blogosfera ( oltre ai "soliti sospetti, abbiamo lui e lui per dare due esempi), coraggiose iniziative di citizen journalism, vuoi soprattutto politico, vuoi maggiormente generalista, addirittura di respiro internazionale, ma temo ci si ritrovi ancora troppo indietro: la politica non comprende, producendo anche troppo spesso siti Internet monchi, vetrine a malapena promozionali, presenti per volontà di pochi coraggiosi oppure pensati quali gadget necessari per non apparire "antichi". Il "big business" non è da meno: Telecom Italia subappalta il proprio sito di social news ad una gang di pur gradevoli simpatizzanti degli extraparlamentari di sinistra, che cercano di applicare istintivamente ad Internet gli stessi metodi censori appresi dai cantori dell'egemonia culturale "antropologicamente superiore".
In generale, temo che l'Italia soffra ancora dell'illusione pauperista di ottenere informazione gratuita, sia all'interno di canali generalisti che di pubblicazioni specializzate:in realtà quello che s'ottiene è, troppo spesso, propaganda; o nel migliore dei casi, pubblicazioni rese possibili da un mecenatismo politicamente schierato, che purtroppo lascia aperta la porta a guerre mediatiche sull'imparzialità degli autori e sull'influenza di fattori estranei al merito delle questioni.


Hat tip: Camillo, The Huffington Post

T'back: The Right Nation, Phastidio.net

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mercoledì, gennaio 17, 2007

Mani rosse su Tocqueville: lo sciacallaggio culturale continua.

La Rossa Bologna ha deciso d'intitolare un rosso laureificio, pardon università, ad Alexis de Tocqueville. Mi aspetto che, proseguendo in questa logica, il prossimo atto del ministro Gentiloni sia la nomina di Annamaria Franzoni al vertice di Telefono Azzurro.
Questo perché persino i nomi di Partito Democratico e di Unione avrebbero fatto incupire de Tocqueville; il programma di tale forze, poi, sembra una esposizione puntuale di ciò che l'autore de "La democrazia in America" riteneva essere nocivo ad una società libera che si volga alla democrazia. Si tratta dell'ennesima operazione di sciacallaggio culturale: per sopravvivere alla bancarotta delle proprie idee, scippano la forma, ma non la sostanza, dei pensatori che osteggiavano fino alla sconfitta.

Tocqueville non fu soltanto un accanito avversario dell'allora nascente socialismo, di cui identifico' i difetti, ben evidenti da allora; fu soprattutto un sostenitore del cosiddetto governo misto e della separazione dei poteri, non solo in termini formali, ma anche in fatto di meccanismi di selezione delle classi dirigenti, di modo da evitare tirannie di qualsiasi tipo. Fu quindi un preoccupato osservatore dell'espansione illimitata del metodo democratico ad ogni aspetto della vita civile, a discapito di altri criteri di selezione, quali il merito, la rappresentanza geografica e settoriale, l'impegno. A parer suo questa evoluzione avrebbe portato ad un dispotismo "dolce", ad una dittatura della maggioranza, o di coloro che pretendono di rappresentare la maggioranza; dittatura che, priva di freni avrebbe sepolto la società sotto una cappa di conformismo, nel migliore dei casi; sarebbe caduta preda di mode e demagoghi, nel peggiore.
Per Tocqueville, il metodo democratico era uno strumento di rappresentanza e di mediazione fra istanze interne alla società civile, non certo una panacea. Da questo punto di vista, come fu detrattore dell'ancien regime,con il suo arbitrio e l'assenza di libertà , fu anche un aspro critico della Rivoluzione Francese, che quasi si limitò a sostituire l'idolo della volontà popolare a quello della legittimità, senza per questo migliorare le prospettive della libertà.

Aquesto punto, mi sembra chiaro l'assurdo: Bologna è la città simbolo di una coalizione innamorata proprio della dittatura della maggioranza, convinta che la soluzione ad ogni problema stia in una assemblea, in infinite, estenuanti consultazioni della "ggente, adeguatamente indottrinata in anticipo; convinta che fare numero, numero spesso ottenuto tramite la sopraffazione e l'inganno, significhi possedere la verità; che la libertà personale sia un orpello superfluo.
Inutile persino discutere di comunisti e comunismo: lascio i DS alle loro menzogne riguardo al fatto che nessuno di loro fosse comunista e fossero tutti socialisti.;ammettiamo per assurdo che sia vero. Anzi, fingiamo addirittura che il socialismo (di cui il comunismo e' poco più di una fase acuta, ma non particolarmente differente nelle conclusioni e negli effetti di lungo periodo) non abbia infettato l'intera Unione e che esistano dei sinceri "democratici progressisti". Il quadro, come possiamo osservare, non cambierebbe.
Non esiste un singolo partito all'interno dell'Unione che possa permettersi di citare la lezione di Alexis de Tocqueville in onestà: perché sono gli eredi di coloro che Tocqueville temeva che potessero soffocare la allora giovane pianta della libertà. La Storia ha dimostrato che aveva pienamente ragione.
Proprio per questo la sinistra italiana cerca di ripetere l'abominio compiuto con il pensiero liberale: dopo essere andata incontro al disastro per averne ignorato la lezione, ora se ne proclama l'erede - guardandosi bene, ovviamente, dal metterne in pratica la lezione.


Hat Tip: L'Indolente, Star-sailor


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sabato, gennaio 13, 2007

Free the soliders - liberate i soldati

Invece di piangere sui poveri ayatollah iraniani o libanesi, privati almeno in parte del loro sacrosanto diritto di tagliare la gola agli infedeli, provate a ricordarvi perche' e' cominciata.
Liberateli!

martedì, gennaio 09, 2007

Habemus iPhone

iPhone, il prodotto di Apple più atteso e su cui si è fantasticato più a lungo, sino a divenire quasi sinonimo di vaporware , è finalmente fra noi. Era il 2001 quando si incominciò a parlarne, adesso è una realtà .
Non sottovalutiamo l'evento, considerandolo una notizia per "nerd": e' riuscito a smuovere gli indici di Borsa, invertendo una tendenza fino a quel momento negativa.
Sarà vera gloria? Gli scettici, almeno dal punto di vista del successo economico e finanziario, abbondano e non hanno tuti i torti: nel 2001 un iPhone sarebbe stata una idea rivoluzionaria, adesso si tratta di un prodotto che di fatto già esiste, in versioni meno raffinate. Inoltre, il settore della telefonia cellulare è persino più competitivo di quello dei PC e dei lettori Mp3, dove almeno Apple aveva un'arma unica: il design, una leva che invece nel campo dei telefonini è già stata ampiamente sfruttata. Vero , d'altro canto, che si dicevano cose simili per iPod al momento della sua uscita.

Io so soltanto una cosa: guardo iPhone e, per la prima volta, sono quasi tentato di comprare un prodotto Apple.


Update: Giuro, non l'avevo visto



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Venezuela: Chavez nazionalizza ancora, verso il socialismo

Il titolo non è una iperbole: si tratta, in un certo senso, del riassunto del discorso di investitura di Hugo Chavez.
Il presidente venezuelano, emulo ed ammiratore di Fidel Castro, vorrebbe nazionalizzare ogni impresa che operi nei settori dell'elettricità e della produzione e trasmissione di energia elettrica. Inoltre, vorrebbe vedere approvata dal Parlamento una "legge di attuazione della rivoluzione" che gli conferirebbe il potere di legiferare per decreto ed eliminare l'autonomia della Banca Centrale. Dulcis in fundo, ha chiarito che la coalizione che lo supporta dovrà riunirsi e fondersi in un partito unico.
Si tratta di misure che avrebbero effetti devastanti sulle libertà dei venezuelani, trasformando la nazione in una vera e propria dittatura anche sul piano del diritto.

Le politiche economiche di Chavez hanno già trasformato il Venezuela in una monocoltura petrolifera, un petro-califfato nel quale ogni attività economica che non sia legata all'oro nero è stata spazzata via, distrutta dalle politiche folli del socialismo "chavista", deleterie come ogni politica di questo tipo. La popolazione del Venezuela sembra ormai dividersi fra una massa di straccioni, una plebe mantenuta dal panem et circenses bolivariano; i rimasugli di una borghesia mai troppo in salute, spazzata via dal socialismo; una élite bolivariana, ossia la corte di Chavez, ex-militari ed intellettuali d'estrema sinistra, impegnati a sfasciare una nazione mentre si godono i petrodollari.
L'unica ancora di salvezza è proprio il petrolio, ma persino PDVSA, il monopolio ufficiale venezuelano nel settore, regge a fatica e peggiora le proprie performance.

Le "riforme" politiche proposte, poi, sono semplicemente incredibili in una nazione "sviluppata" all'inizio del ventunesimo secolo: equivalgono di fatto e di diritto alla sospensione delle libertà politiche dei cittadini ed alla trasformazione del Venezuela in una dittatura. Stiamo parlando di una legge che affida al Presidente (sempre lui, Hugo Chavez) il potere di governare per decreto, ossia senza il consenso del Parlamento; un Parlamento comunque sterilizzato da una strategia di "unificazione" dei partiti politici che non promette nulla di buono per l'espressione non solo del dissenso, ma anche della semplice rappresentazione degli interessi all'interno dello stesso schieramento governativo. Non per nulla, somigliano molto ai provvedimenti presi dopo la Marcia su Roma: qui siamo ormai alla pessima imitazione di Mussolini.

Pensateci, quando sentite Fausto Bertinotti, fra gli altri, cantare le lodi dell'aspirante Fidel Castro in divisa dell'esercito venezuelano. Questo è quello che ci attende tutti.

Mr. Chávez, who will be sworn in Wednesday to another six-year term, announced his plans at the swearing-in of his new cabinet to a cheering crowd of supporters [...].

American corporations, including Verizon Communications, have large stakes in Venezuela’s largest telecommunications company, CANTV, and its biggest publicly traded electricity company, Electricidad de Caracas.

“Let it be nationalized,” MSalva come bozzar. Chávez said of CANTV. “All that was privatized, let it be nationalized.”[...] Venezuela’s currency, the bolívar, fell as much as 20 percent in black market trading here on Monday, traders said.

The announcement was the latest in a series of bold steps Mr. Chávez has taken since his re-election in December to consolidate his power and move Venezuela toward what he calls a socialist revolution. Mr. Chávez said he would also seek a “revolutionary enabling law” from Congress that would allow him to approve bills by decree, as well as a measure stripping the central bank of its autonomy.

[...] Last month, Mr. Chávez announced plans to meld the broad coalition of parties that support him into a single socialist party, raising concerns that he was following in the footsteps of Fidel Castro.

On Monday, in addition to the telecommunications and electricity nationalizations, Mr. Chávez also appeared to signal that he wanted control over four multibillion-dollar oil projects in the Orinoco River basin, which he said should become “state property.”(Fonte: NYT)

lunedì, gennaio 08, 2007

Cimiteri senza Crocefisso: molto rumore per nulla

Ad Arcene, provincia di Bergamo, la giunta di centrosinistra ha ordinato la costruzione del nuovo cimitero, realizzando un famedio (la struttura dove viene deposta la bara prima della tumulazione) senza nessuna croce. Al suo posto, simboli astratti come il cerchio, il quadrato e il triangolo. Un gesto di «rispetto ai defunti non cristiani».
Qualcuno ha subito titolato "via le croci dai cimiteri". Si tratta di un atteggiamento comprensibile, ma temo tendenzioso e, secondo me, potenzialmente pericoloso per la stessa causa dell'identità europea ed occidentale.

Non consideriamo il fatto che con tutta probabilità il crocefisso puo' essere tranquillamente portato ed esposto in occasione della cerimonia.
Concordo sul fatto che vietare i simboli religiosi in un cimitero esclusivamente confessionale sarebbe abominevole. Qui tuttavia si parla di una struttura struttura di necessità comune a diverse fedi, non delle tombe o delle aree di sepoltura, nessuno toglie le croci dal cimitero vero e proprio. Altrimenti, dovremmo scandalizzarci per l'assenza di croci in alcune parti del Cimitero Monumentale di Milano, o dall'assenza d'immagini all'interno del famedio adiacente alla zona ebraica del cimitero Flaminio? Forse sarebbe stato meglio prevedere strutture separate, ma non scandalizziamoci per un gesto di tolleranza, per quanto mal pensato e probabilmente generato da gretto multiculturalismo d'accatto: uno dei motivi per cui possiamo dirci superiori è proprio per aver imparato il dovere della tolleranza, non gettiamo dalla finestra tutto questo per protesta verso intolleranti d'altre fedi.
Con questo non intendo negare che esista chi, invece, per terzomondismo o stupidità condona la barbarie di culture primitive, mentre cerca di zittire la voce della tradizione occidentale.
Al contrario: dobbiamo concentrarci su queste reali violazioni della libertà, senza lasciarci distrarre da provocazioni, volontarie o meno, che lasciano il tempo che trovano e non modificano i termini del problema.

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(Hat tip: Orpheus)

Motorola, i guai non finiscono mai?

Non c'è pace per Motorola. Dopo il capitombolo in Borsa dovuto al profit warning per il 2007, ecco una grana anche peggiore: Nokia ha presentato al CES di Las Vegas il nuovo N76, di fatto un clone, stilisticamente parlando, del Motorola Razr.
Il Razr è il telefonino che ha risollevato le sorti di Motorola, grazie alle doti estetiche ed a soluzioni tecniche all'avanguardia; il punto debole è sempre stato il software, dall'assenza del T9 alla generale lentezza e ridotta facilità d'uso.
Nokia fornisce un design virtualmente identico, aggiungendo però il miglior software in circolazione, proprio sui punti deboli del RAZR. A meno di clamorosi autogol di Nokia o di un colpo di scena, l'impressione è che non ci sarà partita.


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domenica, gennaio 07, 2007

Legge elettorale: centrodestra incoerente o rinsavito?

V'è chi critica il centrodestra per il supporto a referendum abrogativo di parti della riforma elettorale, introdotta dallo stesso centrodestra pochi mesi orsono. Qualcuno la chiama incoerenza; io sarei tentato di definirla un recupero di lucidità, un ritorno alla sanità mentale.
Il resto centrodestra ha subito, in passato, il ricatto dell'Udc, in occasione della riforma della legge elettorale, producendo la pessima legge elettorale che ci ritroviamo. Di conseguenza, gli unici incoerenti sarebbero i signori dell'Udc. Che tuttavia non sono incoerenti, sono senza vergogna: visto che con i tre voti che prenderebbero fuori dai poli non possono fermare nessuno, cercano di cavalcare di nuovo la tigre della riforma elettorale, confidando nel polverone e nella confusione per far dimenticare chi è il vero responsabile della legge esistente: Pierferdinando Casini.


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I Democratici USA contemplano la resa, Israele si prepara.

I Democratici americani ammirano davvero gli europei: la loro soluzione al problema mediorientale che sta emergendo, forse inconsciamente, sembra infatti tipica del nuovo metodo europeo per evitare un conflitto: frignare ed arrendersi.
IN apparenza, business as usual: Steny Hoyer, capogruppo del Partito Democratico alla Camera, sostiene di che un Iran dotato di armi nucleari sarebbe "inaccettabile".Rassicurante. Pecccato che non basti agitare il ditino di fronte ai cattivi ayatollah: ci provò già Jimmy Carter, che abbandonò lo Shah in quanto poco democratico e progressista, salvo ritorvarsi Khomeini davanti; non finì particolarmente bene. Saranno in grado di fare i duri? Come no.
E' bastata una intemperanza degli attivisti pacifisti, che hanno pacificamente vandalizzato una riunione democratica, per spaventarli, spingendo Nancy Pelosi prima a protestare, ed ora a suggerire un taglio dei fondi alla missione in Iraq.
Quale potrà essere, al tavolo delle trattative, la credibilità di un Governo americano che ha già segnalato di volersi ripiegare su se stesso, o meglio sui propri contribuenti? Zero, probabilmente, esattamente quanto valgono adesso le minacce ed i buffetti di Italiani e Francesi. Prima o poi capiranno che l'arena internazionale non è una riunione di parrocchia od un'assemblea del movimento studentesco, ma al massimo un corteo del 1977: spranghe e pistole.

Toccherà di nuovo agli israeliani risolvere il problema, come nel 1984, per poi ritrovarsi coperti d'insulti per anni, prima che la Storia dia loro ragione? Secondo The Sunday Times, l'aviazione israeliana starebbe addestrando uno squadrone ad una operazione del genere. Visti i precedenti, un'ottima idea, perché da queste parti l'aria di Monaco è sempre più forte.


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Libri, questi relitti: nemmeno gli scrittori scrivono più

Conversare di show televisivi è diventato più chic che parlare di libri, persino per i lettori della Sunday Book Review del New York Times? Noi italiani siamo da sempre zotici ed abbiamo sempre parlato d'altro - autori famosi compresi.
Tuttavia, l'effeto rimane inquietante: le recensioni della Domenica del modello d'oltreoceano di "Repubblica" (sinistra progressista snob insomma) contiene ben tre articoli che parlano, forse involontariamente, di corda in casa dell'impiccato.

Uno degli ultimi librai indipendenti di Princeton molla il colpo e vende ad una catena, mentre i suoi stessi dipendenti passano il tempo a parlare di TV.
La Ricchezza delle nazioni, di Adam Smith, è troppo lungo e datato? Il buon P.J. O'Rourke cerca di darne una versione sintetica e più attuale nel suo nuovo libro; il recensore non trova di meglio che definirlo "un blog in brossura con O'Rourke che parla Adam Smith". La recensione è impeccabile, ma il paragone mi ha lasciato abbastanza perplesso.

Dulcis in fundo, Richard Powers parla della fine della scrittura, persino in forma digitale. Ne parla, alla lettera, visto che racconta come un software di riconoscimento vocale ed un tablet pc gli permettano di fare a meno anche della tastiera, liberandolo dalla scrittura vera e propria, riportandolo ad un passatto fatto di autori che dettavano o declamavano a segretari. A questo punto, verrebbe da chiedersi, perché leggere? Non basterebbe alterare la voce se sgradevole, e passare il tutto su di un audiobook od un podcast? Sunday Book Review suona tanto bene...

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Se era una spia lui, chi altri lo era?

Camelot fa notare una cosuccia: se l'arcivescovo di Varsavia, un insospettabile perseguitato, confessa di essere stato al soldo del KGB, allora certe affermazioni del Presidente di una COmmisisone Parlamentare della Repubblica Italiana non sono poi così inverosimili.
Non lo sono mai stat,e per chi conosce anche solo qualche stralcio di storia italica, ma fa sempre bene avere qualcuno che ce lo ricordi



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Not there yet

Se persino Instapundit , il padre di tutti i blogger senza le zecche, colui che ha più lettori del 99 percento dei quotidiani americani, ha bisogno di Popular Mechanics per avere una suite ed un accredito per seguire il CES - il Consumer Electronic Show - di Las Vegas, significa che c'è ancora molta strada da fare. Negli USA. Qui dobbiamo ancora capire dove sia la strada...

sabato, gennaio 06, 2007

Per gli americani, i media sono disfattisti sull'Iraq

E poi sarebbero loro i creduloni, mentre noi europei saremmo quelli scafati... fino a quando cadono i Muri e i valorosi eroi, come Stalin o Khomeini, chissa' come mai non sono proprio i santi che ci avevano descritto i media progressisti.
Il 56% degli americani ritiene che i media siano poco accurati nella loro copertura degli eventi in Iraq. Solo il 36 per cento ritiene che stiano edulcorando la situazione; il 61 per cento pensa invece che diano una versione pessimista della situazione.

56% of Americans Think the Media Coverage of Iraq Is Inaccurate, according to a Gallup poll. 36 percent think it makes the situation appear to be better than it actually is, while 61 percent said it makes it appear worse. (CBS Public Eye)

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Ai Democratici americani bastano due giorni per perdere una guerra?

Due giorni. Quanto è servito ai nuovi leader Democratici del Senato e della Camera per intimare al Presidente George Bush di mollare, di rinunciare ai previsti aumenti di truppe e di togliere i militari americani dal fronte per dedicarli all'addestramento, logistica e "antiterrorismo". Non coglio neppure pensare sia bastato questo, perché sarebbe indegno persino per loro. Chi si aspettava che d'Alema e Zapatero facessero scuola negli USA? Immagino i festeggiamenti di Al-Qaida e dei baathisti sunniti, che probabilmente non credono ai loro occhi.
I nuovi "lider maximi" del centrosinistra americano sono davvero tanto ignoranti da non conoscere la Storia? La medesima politica , in Vietnam: è vero che accelerò la fine del conflitto, ma fu una delle cause della sconfitta americana, perché segnalò l'indebolimento della detemrinazione americana; la sconfitta dette ossigeno al grande nemico di allora, il movimento comunista mondiale, con la sua corte di utili ed inconsapevoli idioti. Si tratta di un errore che potrebbe ripetersi, anche se non si tratta di una minaccia immediata.
Immagino che Reid e la Pelosi fossero parte, come altri, di tali utili idioti, della quinta colonna "sinistra" antioccidentale che, inconsciamente o meno, rischiò di spianare la strada ai macellai d'Oltrecortina, ma come non comprendere che, oggi come allora, tale politica costituisce una via verso la sconfitta in Iraq, con l'aggiunta di un impatto mediatico devastante? Perché non prendersi, allora, le proprie responsabilità, risparmiare la vita a qualche soldato e chiedere l'immediato ritiro? Meglio che la Casa Bianca concluda il più rapidamente possibile la propria revisione in tema di sicurezza. Nel frattempo, Al-Qaida, un certo numero di stati canaglia ed ogni nemico della civiltà occidentale, inclusi troppi fra noi, ringraziano il ritorno degli utili idioti al potere.



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venerdì, gennaio 05, 2007

Liberation, quotidiano "proletario", salvato da un Rotschild e da un Caracciolo

Liberation, giornale quantomai sinistrorso, ha evitato la bancarotta grazie all'interessamento ed ai generosi versamenti di denaro del rampollo Édouard de Rothschild, già intervenuto al salvataggio nel 2005. Altro intervento interessante, che ha contribuito per quasi 5 milioni di euro, è quello di Carlo Caracciolo, nobilissimo (nel senso di sangue blu) ed ammanicatissimo co-fondatore de La Repubblica. Spero di non essere il solo a cogliere l'ironia di un quotidiano "del popolo" salvato da due nobili e finanzieri, vere e proprie allegorie della sinistra radical-chic.
Probabilmente Carlo Caracciolo dei Principi di Castagneto e Duchi di Melito si è almeno liberato dal senso di colpa di non aver potuto aiutare degnamente il Manifesto, analogo italiano di Libération, in grave crisi editoriale da tempo, crisi aggravata proprio dallo spostamento di Repubblica su posizioni massimaliste durante lo scorso anno.

Libération, the French newspaper, has taken a big step towards avoiding bankruptcy after lining up €15m ($20m, £10m) of fresh capital.

Edouard de Rothschild, the leftwing title's biggest shareholder, said he would inject €5.8m, with a further €5m coming from Carlo Caracciolo, co-founder of Italy's La Repubblica. (fonte: The Financial Times)

Update: The Austrian Economists si chiede se non ci sia anche lo zampino del Governo e riassume lo stato delle finanze del quotidiano, ricordando quanto sia deleteria la pratica di questo tipo di sussidi, che non puniscono i fallimenti. IMAO, un intervento governativo crea anche un evidente disincentivo a criticare gli organismi governativi, di qualsiasi colore politico: quasi nessuno morde la mano che lo nutre, a meno che non si tratti di mano liberale...

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Instant Messaging e telefonia via TV da Microsoft

Finalmente una mossa interessante ed originale da Microsoft: è stato rilasciato Windows live for TV, ovviamente in beta. Se possedete un Windows media Center, vi sarà possibile chattare e telefonare via VoIP attraverso la televisione, senza dovere schiodare le terga dal divano del salotto.
Il sottoscritto non ha una TV dal 2001, quindi non ha conflitti d'interesse al riguardo, ma pensa che si tratti di una buona idea: può avere successo od essere un flop, ma perlomeno dimostra che Microsoft si sta dando una sveglia e sta cominciando a sfruttare i propri vantaggi competitivi, invece che replicare le soluzioni della concorrenza. Google e Yahoo! possono essere più agili e competitivi in alcune parti della Rete, ma solo il Golia di Redmond può vantare una presenza significativa nel "salotto di casa", una speranza di agganciare utenti alla Rete via TV.


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(Hat tip: Read/Write Web )

giovedì, gennaio 04, 2007

Cambio di regime nel Congresso USA: Rivoluzione o Gattopardo?

Nancy Pelosi è appena diventata "Speaker" (Presidente) della Camera dei Rappresentanti USA, la prima donna ad avere l'incarico. Presiederà su di una Camera dove il suo partito pianifica un blitz legislativo nelle prime cento ore, quando non vi sono possibilità di esame attraverso comitati e commissioni, ne' emendamenti, quasi una vendetta per riprendersi anche simbolicamente un'aula rimasta "Asina" per decenni, prima della Rivoluzione Repubblicana del 1994.

Non si dovrebbero preoccupare tanto: riconquistato il potere, ai Democratici della signora Pelosi sono infatti bastati pochi minuti per scendere in basso quanto ci sono arrivati i Repubblicani in 12 anni. Per arrivare al livello di collettivismo e tendenza all'abuso del denaro dei contribuenti che sembra connaturato al partito Democratico, al partito Repubblicano, riformato da Reagan e Gingrich sono serviti 12 anni di potere e tentazioni, ma soprattutto la ferita, forse mortale, data dall'emergere di un "conservatorismo" religioso all'europea, incline alla spesa pubblica ed al socialismo, che ha sostituito l'impegno allo "Stato minimo" che aveva portato i Repubblicani al trionfo del 1994.

Uno dei campi toccati dalla maratona legislativa sara' infatti quello "etico", che rischia di trasformarsi in un campo minato. I Democratici hanno infatti avuto una spinta decisiva dalla corruzione venuta alal luce nello scandalo Abramoff; le riforme prospettate dai democratici potrebbero quindi sembrare lodevoli, se non fosse per due problemi.
Le riforme proposte avranno un solo effetto sicuro, quello di rendere difficoltosi i tagli alla spesa pubblica, mentre incerti sono i benefici; unica eccezione, paradossalmente di origine repubblicana la salutare abolizione della pratica dell'earmarking, che però non sarebbe del tutto sicura. poco male: la proposta di una moratoria sugli earmarks è stata ufficialmente adottata dalla Casa Bianca per il 2007.
Il secondo problema si chiama effetto boomerang ed ha a che fare con gli stessi compagni democratici di Mrs. Pelosi, uno dei quali si è fatto beccare con 90mila dollari nel freezer di casa.
Non è stato rieletto, per un pelo, nello Ways and Means Committee, l'equivalente della nostra Commissione Bilancio, ma si è andati molto vicino alla rivolta dei peones a favore del "reprobo". E siamo solo all'inizio.



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Democratici amici della Rete o "servi" di Hollywood?

I democratici sarebbero più interessati dei Repubblicani a promuovere la libertà su Internet?
Nei film, probabilmente, dove il bravo "hacker" tende ad essere un "antropologicamente superiore" sinistrorso, anche se mi aspetto qualche cambiamento anche in quell'ambito. Dallo stesso campo democratico, abbiamo due opinioni differenti.

Secondo il New York Times , negli USA potremmo avere una legge sulla "Net Neutrality" nei prossimi mesi. Tremo al pensiero di quello che potrebbe accadere: regolamentare un settore con lo scopo dichiarato di proteggere i piccoli è sempre stato il primo passo verso comodi oligopoli e cartelli sanzionati dalla coercizione statale; probabilmente esistono soluzioni migliori di un ulteriore aumento del potere dei burocrati ministeriali sul resto della società. Alla sinistra si può solitamente chiedere, al massimo, di iniziare i processi di deregolamentazione.

Inoltre, ricorda Lawrence Lessig, i Democratici sono messi peggio dei Repubblicani almeno in uno dei punti cruciali delle nuove tecnologie: la questione della proprietà intellettuale. Howard Berman, paladino di Hollywood, è diventato il presidente del sotto-comitato della Camera che segue la proprietà intellettuale.

In termini generali, il Partito Democratico è fortemente sostenuto dall'industria dei media, sia tramite fiumi di denaro che tramite la propaganda più o meno esplicita e più o meno cosciente che trapela da gran parte del materiale prodotto ad Hollywood e dintorni.
La digitalizzazione dei film e la banda larga rendono anche quell'angolo dell'industria dei media a rischio di erosione dei margini di profitto, soprattutto per coloro che vi lavorano, qualcosa che sinora si è verificato soltanto per l'industria musicale; aspettatevi, nei film hollywoodiani, molti più hackers nei panni del cattivo, se questo dovesse avvenire. E non aspettatevi che un certo sottocomitato intenda portare avanti una qualsiasi riforma che modifichi uno statu quo estremamente lucrativo per uno dei segmenti più filo-"democrats" d'America.
Gli attivisti Internet favorevoli ad una riforma dei brevetti, al contrario, possono soltanto offrire qualche voto in più. Nello scambio, risulta evidente chi rischia di perdere: la Rete.
Dems to the Net: “Thanks for the blogs. And please continue to get outraged by MoveOn messages. But don’t think for a second we’re interested in hearing anything beyond the charming wisdom of Jack Valenti. We appreciate your support. We appreciate your money. But come on — you’re all criminals. Don’t expect your criminal ways to be taken seriously by an institution as respected as the US Congress.”



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martedì, gennaio 02, 2007

In Italia le avrebbero intitolato una via

A giudicare da come viene trattato il tema nella cultura popolare nostrana, almeno . In Norvegia, invece, le toccherà pagare una multa.

Qualcuno avvisi ETA

Qualcuno per favore faccia sapere ai terroristi dell'ETA che staremmo "assistendo alla [sua] sepoltura". Sono certo che a Barajas saranno felici di saperlo.

MADRID, 2 GEN - Secondo il procuratore generale spagnolo Candido Conde-Punpido 'l'Eta e' sconfitta, stiamo assistendo alla sua sepoltura'. In un'intervista, il magistrato ha tuttavia ammesso che l'organizzazione indipendentista avere 'ritorni di fiamma' come l'autobomba di sabato all'aeroporto madrileno di Barajas.

Sono anche certo che saranno preoccupatissimi di sapere che :
Il procuratore ha detto che la messa al bando di Batasuna, ala politica dell'Eta, e' 'irreversibile' e il partito non potra' presentarsi alle prossime elezioni locali del 2007.
Sorprendente. A giudicare dagli ammiccamenti e dalle mossette a cui abbiamo assistito, non mi stupirei che Zapatero decidesse, invece, che l'ETA in fondo non è così male. Si capiscono le smanie del povero Bambi: in fondo, sono perfetti per la sinistra chic ed un po' snob: bombaroli, assassini, marxisti da sempre e per questo pieni di amici e sodali arabi, insieme ai quali studiavano da macellai nei campi addestramento libici e libanesi, a cui restituire favori:, sino a tempi recentissimi: il fiasco della pista "etarra" per Atocha fu favorito dalla provenienza dei materiali impiegati, stranamente simili a quelli impiegati da ETA ed alla scoperta, poco tempo prima, di un furgone ETA carico di esplosivi.
I compagni di merende ed ammazzamenti, i cattolici dell'IRA, hanno piazzato il proprio fantoccio nel governo dell'Irlanda del Nord, anche se con pochi risultati, non rappresentando che la minoranza estremista della corposa minoranza cattolica. Senza parlare della filiale italiana del Terrore sponsorizzato dall'URSS: nientemeno che attovagliata nel sottogoverno, se non quando al governo o in Parlamento.

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Quei Bravi Ragazzi

Quanto accaduto a Phastidio e' quantomeno singolare . Aderire ad una piattaforma significa firmare un accordo commerciale od uno di matrimonio? Anche nel migliore dei casi, si tratta di un passo falso per una iniziativa interessante.

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