giovedì, agosto 30, 2007

Hedge fund, i padroni del merrcato?

Uno studio di Greenwich Associates (riportato dal WSJ) ha cerato di fare luce sull'affermazione secondo la quale sarebbero oramai gli hedge fund ad essere i "padroni" del mercato, spodestando il cosiddetto "real money", ossia gli investitori istituzionali teoricamente abituati a pensare in maniera più conservativa ed orientata al lungo periodo.
I dati raccolti dalla società di consulenza americana sono eclatanti, a prima vista: il 30% dei volumi scambiati sul mercato del reddito fisso americano sarebbero da riportare all'attività degli hedge fund, con punte fino all'85% in alcuni ambiti. Se si considerano gli strumenti derivati e non i titoli veri e propri, la percentuale generale sale al 55%.

Si tratta di uno studio che darebbe ragione a coloro che sostengono che siano tali fondi speculativi a generare instabilità? Non necessariamente.

Analizzando i dati, bisogna innanzitutto notare come il dato si riferisca ai volumi scambiati, ben diverso dal volume di strumenti detenuti. Gran parte degli hedge fund seguono strategie che tendono a modificare il proprio portafoglio di investimenti molto più spesso rispetto agli investitori istituzionali tradizionali e di conseguenza, ad effettuare operazioni molto più frequenti, evidenziando .

In secondo luogo, gli hedge fund stessi garantiscono spesso una funzione essenziale, ossia quella di provvedere liquidità sul mercato, una funzione che beneficia anche gli investitori tradizionali. Molti di essi si concentrano in attività di arbitraggio,nello sfruttare a proprio vantaggio ed eliminare inefficienze temporanee di mercato. Le lamentele sull'aumento di volatilità generato dagli hedge fund significano anche che adesso esiste un mercato funzionante, anche se volatile, per titoli e per assett classes che in precedenza, molto semplicemente, non ne avevano e quindi erano impossibili o quasi da vendere, una volta acquistate.

In terzo luogo e più in generale, molti investitori "tradizionali" stanno a loro volta investendo in hedge fund: questo significa che, invece di operare direttamente sul mercato del reddito fisso, acquistano quote di fondi che a loro volta investono sui mercati. Funzioni e strategie che prima venivano eseguite sempre dai medesimi attori adesso vengono semplicemente svolte da veicoli d'investimento separati e specializzati.

Gli hedge fund, come i fondi di private equity, non sono una moda passeggera od un sistema per truffare l'investitore; sono uno strumento innovativo, spesso impiegato in modo improprio ed anche abusato per fini truffaldini, come qualsiasi innovazione, ma sono qui per restare: si tratta di un altro aspetto della sorta di "rivoluzione industriale" che ha rivoluzionato la finanza negli ultimi decenni, grazie al mutamento tecnologico che ha permesso una nuova divisione e specializzazione del lavoro. Come in ogni industria relativamente giovane ed in espansione, stiamo assistendo ad eccessi di entusiasmo e di capitale a disposizione del settore, che finanzierà anche troppi operatori privi della qualità per sopravvivere nel lungo periodo e interessati soltanto a sfruttare quanto più possibile il momento favorevole. In questo senso, gli attuali problemi del settore sono più un effetto dell'eccesso globale di liquidità, che ha portato a finanziare anche gestori mediocri; più che una delle cause dell'instabilità finanziaria, un sintomo di problemi nati altrove.

mercoledì, agosto 29, 2007

Evasori, elusori e grassatori

I miei complimenti al governo Prodi ed alla sua maggioranza, che hanno "dimenticato" di eliminare lo scandalo delle esenzioni dall'ICI per gli immobili in cui la Chiesa cattolica e le ONLUS svolgono attività commerciali, con il risultato di finire sotto inchiesta dalla Commissione Europea per aver violato le norme sulla concorrenza sleale. Non si parla delle opere di beneficenza: nessuno contesta l'utilità di non tartassare attività sussidiarie a funzioni che lo stato pretende proprie, ma soltanto che tali privilegi non dovrebbero essere estesi alel normali attività commerciali di tali istituzioni.
D'altronde, è quasi inutile stupirsi di tale favore: viviamo in una nazione che permette ai soliti noti, grandi aziende in testa, di eludere le tasse autoriducendosi il carico fiscale quasi a piacimento, ma pretende di vessare chiunque altro con una tassazione effettiva dal 50 al 70% del proprio reddito. ci si chiede se sia il concetto di concorrenza sleale a mancare alla nostra classe politica, o semplicemente quello di concorrenza, che non sia quella fra amici degli amici per spartirsi il bottino fiscale e per comprarsi greggi di voti.
Siamo davvero una Repubblica democratica fondata sul lavoro - degli altri.


HT: DAW,Dottorando,radicali.it, Metilparaben

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martedì, agosto 28, 2007

Palazzo Chigi , Africa

Veltroni sostiene che a Palazzo Chigi ci andrà solo se eletto: niente sostituzioni "in corsa" con Prodi. Ammirevole, soprattutto con la popolarità del governo in caduta libera, ma sarebbe interessante cosa accadrà alla prima occasione in cui gli verrà offerto il posto di premier.
Il sindaco di Roma, infatti , non è esattamente nuovo a improvvise amnesie: dopo aver annunciato il suo ritiro dalla politica per andarsene in Africa, lo ritroviamo candidato unico alla segreteria del Partito Democratico.
Adesso che il suo obiettivo è "consolidare Prodi e non sostituirlo", ci dispiace quasi per il destino del "povero" Romano.


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domenica, agosto 26, 2007

Quando Cesare ci restituirà quel che non è di Cesare?

Oscar Giannino su Libero del 25 Agosto parla dell'altra faccia del pianeta tributario: i crediti vantati dai contribuenti nei confronti dell'erario, una somma che potrebbe facilmente arrivare a 26 miliardi di euro.
I decenni necessari per ottenere un rimborso, il paradosso della necessità di prestare garanzie per poter presentare domanda di rimborso, gli interessi irrisori sulle somme ingiustamente trattenute, se comparati a quelli dovuti in caso di debiti fiscali: quando si tratta di gestione delle materie fiscali, è proprio il governo il primo a predicar bene ed a razzolare malissimo, a dare un pessimo esempio di comportamento moroso ed arrogante, quasi a rimarcare continuamente quanto il contribuente italiano sia un suddito, non un cittadino.
Perché non cominciare a correggere questa palese ingiustizia, destinando il nuovo "tesoretto" al ripianamento di parte dell'ingente debito che lo Stato ha nei confronti del popolo italiano?


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Hedge fund pericolosi per l'economia? Le banche potrebbero essere peggio

Uno degli editoriali della rivista Barron's identifica la domanda di cui vorremmo avere tutti la risposta: Anche se il mercato evita una crisi di liquidità (ossia fiducia) nell'immediato, la fine del credito facile condurrà ad una riduzione dell'attività economica tale da portare ad un crollo dei profitti aziendali?
Significherebbe la rimozione del maggior fattore rimasto a sostenere i mercati in questo momento, ossia la convinzione che, per quanto le decisioni di credito siano state eccessivamente ottimistiche, le prospettive di crescita economica reale siano ancora relativamente robuste e quindi, in fondo, gli investimenti finanziati con tale debito siano in fondo sani.

Una grossa, grossa domanda. Sino a poche settimane fa, la risposta avrebbe potuto essere positiva, almeno al di fuori degli USA, dove la crisi dei subprime potrebbe essere letta come un un sintomo delle difficoltà del mercato immobiliare in generale e non la causa del problema. Negli ultimi giorni, invece, sta forse emergendo un elemento da prendere in maggiore considerazione di quanto sia stato fatto sinora: la scoperta delle dimensioni delle scommesse effettuate con debito a brevissimo termine da consociate bancarie sta creando problemi maggiori del previsto.
Non dobbiamo temere gli hedge fund, ma le solite, vecchie, tradizionali banche commerciali?

Secondo l'opinione prevalente, l'improvvisa carenza di liquidità avrebbe dovuto portare soltanto a perdite nel mondo hedge fund, disperdendo così il danno su numerosi attori del mercato, ma contenendo i danni all'economia reale che non si sarebbe ritrovata con un sistema dei pagamenti e di finanziamento dell'attività commerciale danneggiato.
In realtà, moltissime banche tradizionali, soprattutto tedesche, hanno impiegato delle strutture fuori bilancio, poco visibili in tempi di calma, per finanziare investimenti rischiosi, altamente speculativi e a lungo termine con denaro preso a prestito a brevissimo termine sul mercato della cosiddetta commercial paper, impiegata anche dalle grandi aziende per finanziare il proprio capitale circolante.

La conseguenza inattesa delle perdite sui subprime è stata quindi quello di gettare nel panico uno degli angoli più tranquilli del mercato, chiudendolo sia ai veicoli dell'ingegneria finanziaria che alle tradizionali aziende industriali e commerciali. Tali aziende si stanno rivolgendo ora alle proprie banche per ottenere tali finanziamenti a breve, aggravando ulteriormente il problema della scarsa liquidità a disposizione del sistema bancario, che deve ora sostenere i propri clienti e finanziare da solo investimenti che non avrebbe dovuto neppure avere in bilancio; oppure stanno riducendo l'attività economica, colpendo l'economia reale.
Il danno potrebbe essere soltanto temporaneo, ovviamente: una uscita ordinata e rapida dei debitori speculativi dal mercato riporterebbero la calma anche in quest'angolo del mercato; eppure si tratta di un ulteriore canale di trasmissione di crisi che rischia di essere regolarmente trascurato, creando danni maggiori del previsto.

Ironia della sorte: se, paradossalmente, il processo di disintermediazione bancaria fosse davvero arrivato al punto temuto dalla BIS o dalla Fed, le preoccupazioni a medio termine degli eccessi sul mercato del credito sarebbero state molto minori.
Le istituzioni finanziarie preposte a regolare i marcati hanno passato anni a preoccuparsi del fatto che l'innovazione finanziaria non portasse soltanto ad una utile diversificazione, riducendo il rischio sul sistema bancario in senso stretto, ma che il rischio finanziario divenisse anche troppo disperso, finendo in mani poco esperte.
Un ulteriore danno all'economia reale, forse quello decisivo, potrebbe invece arrivare non dai selvaggi speculatori degli hedge fund, ma proprio da quei banchieri tradizionali che hanno voluto giocare, al riparo da occhi indiscreti, con quei rischi che avrebbero dovuto capire meglio degli altri.


HT: The Big Picture,wsj (su Sachsen LB)

Persino l'Espresso ?

L'Espresso s'accorge come il cibo organico non sia una cura miracolosa per i mali del mondo, ma possa essere un rischio globale. Strano come certi giornali siano pronti a tradurre e pubblicare entro poche ore trafiletti di cronaca dell'Economist se parlano male dell'odiato Berlusconi, ma si lascino sfuggire per mesi ponderosi reportage in prima pagina, quando ciò che non rientra nella visione del mondo "antropologicamente superiore" della sinistra di Capalbio.
Movimenti ed associazioni organici, "equi e solidali" sono sicuramente pieni di buone, ottime intenzioni, ma troppo spesso appaiono ciechi alle conseguenze inattese del proprio comportamento e troppo pronti a scomunicare coloro che puntano il dito sulle contraddizioni di una visione utopica che talvolta sembra sostituire la scienza, nella difesa delle ragioni del biologico, che in fin dei conti può avere successo quale tecnica, non certo come teologia.

Hat tip:A Conservative Mind

giovedì, agosto 23, 2007

Tutto il mondo è paese. Dei Cachi

Scandalo in Turchia per il "risotto del peccato". Vedo con piacere che i turchi stanno adeguando gli standard di comportamento dei loro uomini politici a quelli europei: ancora un po' d'impegno nel fare fesserie e potrebbero avvicinarsi agli eccelsi livelli dei nostri parlamentari e ministri.


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mercoledì, agosto 22, 2007

Disneyworld? tutto il mondo è paese

Problemi di reperibilità dei brambilliani ad Agosto? Forse, ma non credo che una telefonata al Botteghino od in una qualsiasi altra sede di partito italiano, centrale o periferica, farebbe trovare granché. Alcune parti d'Italia chiudono ancora, del tutto, ad Agosto. Purtroppo, a Settembre riaprono.

martedì, agosto 21, 2007

Liquidity daily

il problema della liquidità è che non c’è mai quando ti serve. Fra il generale nervosismo, si moltiplicano le iniziative di alcuni dei partecipanti al mercato per ridurre limitare i danni dovuti all’improvviso inaridimento delle fonti di finanziamento a breve termine, con le quali avevano effettuato investimenti a lungo termine: la cosiddetta trasformazione delle scadenze, tipica attività bancaria che ha già causato più di una crisi finanziaria.

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Mai svegliare il can che dorme

Ieri, il punto più attivo del mercato obbligazionario americano è stato l’angolino solitamente più tranquillo: il mercato monetario. Non si tratta, ovviamente, di un buon segnale, nel breve termine, soprattutto se sommato alle disavventure del sistema bancario tedesco (forse soltanto agli inizi) e ai preparativi “americani” di Deutsche Bank, KKR e Goldman Sachs, che indicano la possibilità del protrarsi di condizioni creditizie difficoltose.

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La democrazia serve a qualcosa. Non a questo.

Bossi annuncia un referendum sullo sciopero fiscale. Buon colpo di teatro, anche se vagamente contraddittorio: lo sciopero fiscale serve proprio quando i produttori di ricchezza sono ridotti in minoranza, rispetto ai consumatori di ricchezza e non sono più in grado di controllare il risultato del sistema elettorale in campo fiscale, lasciando campo libero alla rapina, pardon, redistribuzione sociale.
Non sono certo, viste le posizioni leghiste sulla previdenza e sui servizi pubblici locali, che il risultato del referendum sarebbe del genere preferito dagli amanti del laissez-faire; il dubbio che mi resta è se siano soltanto gli istinti di buona parte del vertice ad essere statalisti, o se lo sia anche la base, soprattutto quella militante; in quel caso, purtroppo, la resistenza fiscale apparirebbe soltanto come un pretesto, o come un'arma da brandire contro il nemico di turno, non come uno strumento per ampliare la libertà dei cittadini.


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sabato, agosto 04, 2007

Ciao Ciao

Via, via dalla pazza folla. A risentirci dal 20 Agosto

Lo chiamano tesoretto, ma si scrive bottino . O riscatto.

SI continua a definire "tesoretto" quello che governo, sindacati e cosche varie insediate nell'attuale Parlamento si sono spartiti dopo una gazzarra degna di una sceneggiata napoletana (le mie scuse a Mario Merola ed ai napoletani per essere stati paragonati ai notir parlamentari).

L'oggetto del contendere andrebbe chiamato bottino o refurtiva. Ci si spartisce, infatti, il bottino di una rapina o di uno scippo e questo è, in effetti il frutto di una doppia rapina: quella dello Stato verso i contribuenti, triste certezza della vita italica; quella dell'attuale maggioranza verso il governo precedente, villipeso per quei condoni che hanno allargato la base imponibile e per il presunto "buco" che si è rivelato un piccolo pozzo di petrolio, prontamente dilapidato.

giovedì, agosto 02, 2007

Gregari di lusso e partiti al condizionale

Joey lo ha giustamente definito un "gregario di lusso": Antonio Martino è un bravissimo oratore, un esempio da seguire in fatto di equilibrio e decisione, una miniera di buone idee, un grande liberale, nel senso pieno e classico del termine; eppure il partito di cui ha la tessera n.2 lo riverisce, ma non lo ascolta.

Proprio per questo, la sua vicenda all'interno di Forza Italia getta luce sul problema maggiore del partito: la differenza fra ciò che potrebbe essere e quello che è. Se soltanto l'élite del partito "azzurro" si sforzasse di seguire non dico i propri ideali, ma di dare retta ad una frazione della propria stessa retorica, di sfruttare le risorse di cui abbonda, sarebbe il miglior partito di centrodestra possibile in Italia.
In questo senso, Forza Italia rappresenta un "partito al condizionale" : potrebbe e dovrebbe essere, ma ancora non è.



Hat Tip : AtrocePensiero

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Oste, com'è il vino? Blackstone e le sue banche

Una parte degli scandali di Borsa che seguirono lo scoppio della bolla, nel 2000, era collegata al ruolo degli analisti, che molto spesso pubblicavano giudizi molto più correlati con le posizioni della propria banca che con le genuine opinioni su di un titolo od un'azienda.
A quanto pare, il lupo ha perso il pelo, ma non il vizio: mercoledì scorso era la prima giornata nella quale gli analisti delle banche d'affari potevano, legalmente, pubblicare giudizi su Blackstone, la società di gestione di fondi di Private equity appena sbarcata in Borsa. Il titolo è stato gratificato da da una lunga serie di "buy" e di lodi sperticate. Peccato che ad essere ottimisti siano stati soprattutto gli analisti delle numerose banche che hanno collaborato all'IPO .
Gli unici a nutrire qualche scetticismo sembrano essere gli analisti delle poche banche non coinvolte in affari con Blackstone - e gli investitori, che hanno visto l'azione perdere il 23% in poche sedute. Complimenti per l'indipendenza di giudizio.

Fonte: DealBook - New York Times

The Blackstone Group has been feeling a chill on many fronts lately — from Capitol Hill, labor unions and the stock market, just to name a few. But the private equity giant got a big batch of love letters Wednesday from the research departments at investment banks, which initiated coverage on Blackstone en masse with droves of “buy” ratings.

Banks say that their equity research is unaffected by their underwriting business. So Wednesday’s wave of optimism was theoretically unrelated to the fact that nearly every major Wall Street firm, and many minor ones, were on the team that helped sell Blackstone’s $4.7 billion offering to the public in June.

The highly anticipated offering not only raised billions for Blackstone, which buys companies in hopes of turning them around and selling them at a profit, but also allowed many of the firm’s insiders to cash out part of their stakes.

However, for many who bought the new shares — including the government of China — the I.P.O. has been a money-losing proposition.

Shares of Blackstone have declined 23 percent from their offer price, making it one of the year’s worst-performing I.P.O.’s. [...]

Reuters on Wednesday ticked off the banks issuing ratings of “buy”, “overperform” or “overweight” on Blackstone: Merrill Lynch, Citigroup, Lehman Brothers, Morgan Stanley, Deutsche Bank, Credit Suisse, and Banc of America Securities. All the banks had some role in the I.P.O., which was led by Morgan Stanley and Citi.

One of the few outliers was Wachovia Securities, where analyst Douglas Sipkin rated Blackstone’s shares a more-tepid “market perform.”


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mercoledì, agosto 01, 2007

Prodi Savonarola

Romani Prodi si chiede perché nelle omelie non si dica mai una parola sulle tasse. Anch'io me lo chiedo, ma penso che le parole di qualche parroco non piacerebbero per nulla al nostro premier.
Tralascio la grande laicità di un premier che ne parla in continuazione quando è il centrodestra ad a cercare- sbagliando - di arruolare i vescovi o di nascondersi sotto le oro sottane; so che la coerenza non è affare dei politicanti.
Tuttavia, tirare in ballo il clero sulla decima da versare alla Repubblica italiana non mi pare una scelta felice; qualche sacerdote potrebbe ricordare dal pulpito come il livello di tassazione italiano, aumentato da questo stesso Governo, sia uno scandalo agli occhi di Dio, soprattutto visto il livello pessimo dei servizi offerti in cambio dei nostri soldi.
Non so se l'evasione fiscale sia peccato, ma l'ultima volta in cui ho controllato (molto, molto tempo fa), "non rubare" era un precetto citato alquanto esplicitamente nella Bibbia. Non ricordo esenzioni alla regola, anche nel caso in cui il ladro si autodefinisca mio signore e padrone.


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Indulto: quasi un successo?

Dopo un anno, ne sono rientrati 4. 523 su 26. 609, il 17%. Molto meglio della recidiva per chi esce "normalmente" dal carcere, di olito intorno al 68%. Sono abbastanza perplesso rispetto a numero che ricordavo più alti, ma tant'è.

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