mercoledì, aprile 02, 2008

Regolare serve davvero?

Le Borse festeggiano ed il mercato del credito mette a segno performance da record; la speranza è che gli ultimi eventi ad UBS, Lehman e Deutsche Bank segnalino non soltanto la presa d'atto della crisi, ma anche le misure drastiche richieste per correggere le storture del sistema. Questo, insieme alle misure eccezionali prese dall'autorità monetaria, potrebbe finalmente sbloccare il mercato del credito e fornire di nuovo fiato all'economia, impedendo una recessione causata da eccessi monetari e conseguenti cattivi investimenti, bolla, crisi e razionamento del credito, del tipo descritto mirabilmente dagli economisti della Scuola Austriaca. Non si tratterebbe della fine, ma dell'inizio della fine della crisi. Sorgono a questo punto tre interrogativi.

Il primo è se l'inizio della fine non stia arrivando troppo tardi . Ben Bernanke, governatore della Fed, ha ammesso oggi che gli USA sono probabilmente già in recessione. Il Fondo Monetario internazionale ha limato le stime di crescita delle economie asiatiche, che sembrano essere ancora dipendenti dalla crescita USA. I dati macroeconomici sono poco incoraggianti e quelli delle singole aziende industriali o di settori ciclici, sono sinora deludenti. Il rischio è che il razionamento del credito posto in atto dalle banche per riparare i propri bilanci abbia danneggiato irreparabilmente le prospettive di crescita del settore aziendale non finanziario dell'economia, l'unico relativamente in buona salute.

Il secondo è se ci dobbiamo davvero augurare che la crisi sia già finita. Non sono una Cassandra e non godo certo nel vedere le sventure abbattersi sul mondo del credito, ma è purtroppo vero che vi sono stati eccessi, dovuti alla relativa "infanzia" di determinate categorie di prodotti e del loro uso scriteriato. L'attuale crisi dovrebbe servire almeno a ripulire il mercato da questi cattivi investimenti e da coloro che li hanno fatti e non a salvarli a spese del bilancio pubblico; questo, per il momento, non è ancora completamente avvenuto.

Nel settore finanziario, infatti, è stato bloccato a colpi di regolamentazioni e salvataggi uno dei principali meccanismi di autoregolazione del mercato, il fallimento di coloro che sbagliano, ma paradossalmente, quando gli effetti di tale blocco si manifestano in termini di crisi ricorrenti, ci lamenta del "mancato funzionamento" del mercato, quel mercato che si è bloccato e distorto in ogni maniera.
Questo ci porta dritti al terzo interrogativo, ossia se dobbiamo rallegrarci del modo in cui sia finita, sempre che sia finita, questa crisi: con un coinvolgimento tanto pesante delle autorità statali ed una prospettiva di ulteriore regolamentazione dle mercato finanziario. La mia opinione, come già scritto altre volte, è che la radice del problema non stia nella eccessiva libertà lasciata agli intermediari finanziari, ma al contrario, la eccessiva regolamentazione di alcuni di essi, coniugata ad eccessive tutele alla loro operatività.

E' stata infatti la protezione delle banche centrali a permettere alle banche di raccogliere denaro e prestare utilizzando pochissimo capitale proprio: la promessa implicita di salvataggio ha permesso alle banche di estendere credito agli intermediari non bancari senza dover prendere in considerazioni tutti i rischi collegati ed ha permesso agli investitori in cpaitale azionario di banche, in depositi presso le banche ed in obbligazioni bancarie di non dover esercitare o quasi alcun controllo, perché certi dell'operato della banca centrale. La regolamentazione che in teoria avrebbe dovuto tenere al sicuro le banche e, di fatto , sostituire la disciplina di mercato, è stata aggirata tramite veicoli fuori bilancio.

Quella degli attuali statalisti bancari è pura ipocrisia o miopia: i "colpevoli" della crisi non sono da ricercare negli intermediari finanziari non regolati, quali hedge fund o fondi di private equity, ma nelle banche, regolamentate e sottoposte a vigilanza e regolamentazione; ossia, la stessa medicina che si vorrebbe estendere ad altri, la stessa che mostra ogni volta di non funzionare e che ogni volta viene prescritta a dosi sempre più massicce. Perché, per una buona volta, lasciamo fare al mercato, quello vero, possibilmente?


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