venerdì, dicembre 12, 2008

nemmeno le macchinine per voi

Leggendo le dichiarazioni di certi politici, si deve sperare che stiano semplicemente in completa malafede e che mentano sapendo di mentire.L'alternativa è troppo sconfortante: ignoranza completa o stupidità permanente. Dovrebbero tornare a giocare con le macchinine.

Secondo Dana Perino, portavoce dell'amministrazione Bush, il salvataggio di General Motors e Chrysler sarebbe essenziale per evitare di perdere un milione di posti di lavoro, a rischio in caso di amministrazione controllata.

Tralasciamo la tristezza di dover ascoltare il portavoce di un'amministrazione liberista e conservatrice parlare come se si fosse iscrtitta all'Internazionale socialista; da almeno tre anni è evidente quanto qesta Casa Bianca sia reaganiana soltanto a parole e democristiana nei fatti. Nel merito, la dichiarazione è quantomeno esagerata, in quanto implica che il Chapter 11 equivarrebbe al licenziamento in massa di gran parte della forza lavoro non solo delle aziende automobilistiche vere e proprie, ma anche delle aziende dell'indotto dell'auto.
Si confonde insomma la protezione dalle richieste dei creditori e la sospensione dei pagamenti di interessi con la liquidazione integrale e la chiusura definitiva di un'azienda.
Le conseguenze più probabili per le maestranze di GM e Chrysler non riguarderanno il numero di occupati, ma la revisione dei contratti blindati che i sindacati dell'auto hanno imposto anni orsono ai big di Detroit. Il collasso dell'auto, infatti, è dovuto ad un connubio di cattivo management, stupidità degli investitori, arroganza intellettuale e connivenza totale del sindacato, che ha barattato il futuro dell'azienda ed il proprio silenzio in cambio di contratti molto vantaggiosi per i propri iscritti: salari multipli della media, benefici sanitari e pensionistici estesi ai familiari, ma soprattutto il diritto di veto alla chiusura di ogni impianto e di ogni singola linea produttiva da parte delle sezioni locali del sindacato. Una serie d contratti tanto vantaggiosi quanto onerosi, che hanno affondato Detroit per avidità e miopia, in maniera speculare ai difetti del top management.

E' ora che i responsabili, manager, sindacalisti e azionisti, paghino i propri errori. Non porterà a milioni di disoccupati, la contrario degli aumenti di tasse necessari a finanziare il bailout. Un bailout, dulcis in fundo, inutile per risollevare la competitività americana: in una spirale della morte simile a quella che avviene nelle guerre commerciali, anche gli europei si preparano a regalare soldi ai manager dell'auto continentale.

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