giovedì, maggio 14, 2009

Una crociata disarmata, di solito.

Smettiamola, per favore, di dire che il Vaticano è un alleato nella battaglia per l'Occidente. E', nel migliore dei casi, un compagno di viaggio sempre in attesa di poterci gettare in pasto al primo brigante, pur di salvarsi.

"“La Terra Santa e i suoi luoghi santi appartengono al Cristianesimo, il Vero Israele“. È il 14 maggio 1948 e da quel momento in poi, la parola Israele diventa un tabù e perfino Paolo VI, primo papa in Terra Santa, riesce a non pronunciarla mai, né prima, né durante, né dopo il suo viaggio nello Stato - appunto - di Israele. La ferita è ancora fresca, diciamo."
[...]
il gesuita Samir Khalil Samir, che oggi è il più ascoltato consigliere vaticano per il Medioriente, può tranquillamente dire, nel preparare il viaggio di Benedetto XVI, che “il problema [israelo-palestinese] risale alla creazione dello stato d’Israele e alla spartizione della Palestina nel 1948, decisa dalle grandi potenze senza tener conto delle popolazioni presenti in Terra Santa. È questa la causa reale di tutte le guerre che ne sono seguite. Per porre rimedio a una grave ingiustizia commessa in Europa contro un terzo della popolazione ebrea mondiale, la stessa Europa, appoggiata dalle altre nazioni più potenti, ha deciso e ha commesso una nuova ingiustizia contro la popolazione palestinese, innocente rispetto al martirio degli ebrei“.Da Una crociata disarmata : Giornalettismo


PS: la crociata vaticana contro Israele non è sempre disarmata. Vedasi la storia di Hilarion Capucci, vescovo difensore del terrorismo arabo e mercante d'armi per conto dei palestinesi, per credere.

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