domenica, luglio 12, 2009

Derivati e instupiditi

Se persino il Sole ci è cascato, un mese fa, non poteva non partire l'Espresso: si ricomincia a parlare delle "truffe" agli enti locali utilizzando i "derivati". Peccato che, scendendo nei dettagli, si comprenda come i derivati c'entrano soltanto in parte. Il problema non è specifico dei derivati, ma di tutti appalti pubblici, ossia la truffa ai danni della pubblica amministrazione. Negligenza o dolo, decideranno i giudici, ma come al solito, non è un problema di strumenti, quanto di politici e delinquenti. Però la nostra stampa finge di non vedere e preferisce trovare un comodo capro espiatorio.

la transazione più celebre riguarda l'ammortamento di una emissione obbligazionaria, dove i derivati non c'entrano per nulla; si tratta di un'operazione paragonabile ad una truffa su di un conto corrente o su di un conto di deposito. Negli altri casi, il problema sono sempre state le commissioni, fuori misura - forse perché da devolvere successivamente ai partiti politici? Questo accadeva una volta con gli appalti per le forniture o per i lavori pubblici. Adesso, la minore trasparenza dei derivati potrebbe permettere ad amministratori pubblici infedeli di distribuire denaro ai favoriti attraverso questo canale, o a "fornitori" poco scrupolosi si approfittare dell'incompetenza e dell'ingenuità dei burocrati governativi. Si tratta si un problema ben noto e si risolve sempre nello stesso modo, per quanto sgradevole per gli statalisti e certi funzionari: nel breve periodo, aumentando la trasparenza negli appalti e impiegando personale qualificato per controllare i costi; nel medio periodo, riducendo la spesa pubblica, riducendo così le opportunità di appropriazione del denaro dei contribuenti a fini politici o personali.
Se proprio volete punire le banche, concentratevi sul vero scandalo: i derivati venduti a certi clienti privati, inutili,costosi o completamente fuorvianti.

Hat tip: Hurricane_53

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