domenica, luglio 19, 2009

Riflessioni mercatiste

Si continuano a sentire invettive contro i "mercati" che non funzionerebbero, ma talvolta mi cchiedo chi le pronuncia abbia mai controllato contro cosa si scaglia.
Il problema è che siamo abituati a chiamare "mercato" qualcosa che invece vengono manipolate a scopi politici e redistributivi, oppure non sono un mercato se non nel nome.
Il meccanismo di mercato funziona, sempre, ma è necessario che esista un mercato, un'arena dove una pluralità di compratori e venditori può interagire, senza coercizione. Quando osserviamo da vicino i cosiddetti "fallimenti di mercato, non è un caso che si scopra come siano invece frutto di pesanti interventi politici, sussidi e trattamenti di favore che hanno bloccato o distorto il funzionamento del mercato. E adesso, per "correggere" tali difetti, non si cerca di riparare il meccanismo, ma di distorcerlo ulteriormente, con il rischio che si infranga del tutto.
Prendiamo il caso dlela crisi dei mercati finanziari: si accusano la "speculazione" e i titoli tossici, ma chi è che ha sofferto di più? Proprio le istituzioni più sorvegliate e regolate dal governo, che hanno lavorato male, prendendosi rischi assurdi in base ad assunzioni errate. Tanto, sapevano perfettamente che il governo le avrebbe salvate, date le dimensioni e le garanzie implicite della regolamentazione bancaria.
Ricordiamocelo, la prossima volta che un Krugman o un Mucchetti qualsiasi blatereranno d'aumento dell'intervento pubblico: sono i politici ad aver creato, per stupidità, questa bolla. Dar loro ancora più potere garantisce soltanto che il danno sarà intenzionale e non accidentale, come la triste storia dell'economia europea è qui a dimostrare.

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