mercoledì, settembre 30, 2009

Rutelli e Veltroni: non è mai troppo tardi?

Francesco Rutelli e Walter Veltroni si accorgono che il socialismo è in crisi. Sono alcuni anni in ritardo, ma non potevamo certo pretendere che se ne accorgessero se non per via delle proprie poltrone traballanti causa disastro elettorale continentale. IN fondo, la crisi del socialismo era stata preconizzata e spiegata soltanto da decenni, ma non si può pretendere che a sinistra se ne fossero accorti: per i nostri sinistri, nulla esiste se non viene scippato da un pensatore progressista e quindi nessuno ha mai preso in considerazione, da Pareto ad Hayek, le confutazioni del collettivismo. Dopo vent'anni in cui è la pura la realtà a prenderli a calci in faccia, stanno cominciando a comprendere; aspettiamoci quindi l'annuncio che non solo Veltroni non è mai stato comunista, ma che non è mai stato Justify Fullsocialista ed anzi, che ha sempre teorizzato la morte del socialismo.

Personalmente, non credo alla "Morte del socialismo". Sono sempre i migliori che se ne vanno e questo da solo dovrebbe garantire che l'atavismo socialista rimarrà fra noi a lungo. Il suo appeal, si basa sul prevalere sull'istinto del branco, una pulsione animalesca e difficilmente sopprimibile attraverso l'uso della ragione, sull'illusione infantile che si possa ottenere ciò che si vuole soltanto deisderandolo a sufficienza e sul desiderio di avere un capro espiatorio, qualcuno a cui dar ela colpa di tutto. Nella sua versione socialdemocratica, non ha certo lo stesso potere di seduzione delle varianti totalitarie naziste e comuniste, dove si aggiungeva il potere catartico della violenza più animalesca, ma è sufficiente per garantirci la sua sopravvivenza per il futuro.

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