lunedì, ottobre 12, 2009

Obama fra i perdenti, lo scivolone di Repubblica sul Nobel

Se la migliore ironia è quella involontaria , il quotidiano La Repubblica ha fatto la battuta migliore sul Nobel a Barack Obama.

Il primo titolo alla notizia era : “Obama come Carter e Gore”. Siamo perfettamente d’accordo, anche se alle orecchie di chi bazzica gli USA non suona certo come un complimento E’ forse per questo che il titolo sembra scomparso dalle pagine del sito. Il Presidente americano toccherebbe probabilmente ferro, sapendosi accomunato a due dei più clamorosi perdenti della storia del Partito Democratico. Jimmy Carter fu uno dei pochi presidenti in carica a rischiare di essere battuto alle primarie del proprio stesso partito e venne trombato a furor di popolo dopo un solo mandato ; si è trasformato in mediatore dai dubbi risultati , in un apostolo dell’antisemitismo soft e nel certificatore della vittoria di Chavéz in un referendum talmente dubbio che l’Unione Europea si rifiutò di monitorare, citando gli enormi vincoli sotto cui cui avrebbero dovuto lavorare . Al Gore venne sconfitto di misura in un’elezione presidenziale che in teoria avrebbe dovuto vincere con percentuali di vantaggio a due cifre, visto che partiva come vicepresidente del popolarissimo Bill Clinton; dopo anni passati nell’ombra, si è riciclato come cineasta e propagandista ambientalista ed è stato talmente fortunato da aver organizzato a New York una conferenza sul riscaldamento globale durante la peggior bufera di neve della storia moderna.

Certo, suona certamente singolare l’idea di un Nobel “preventivo”, dato sulla fiducia e in segno d’incoraggiamento, che potrebbe suonare come la sufficienza ad un alunno indisciplinato, ma promettente. IL Messia democratico merita soltanto lodi e quindi non ci permetteremo di suggerire una simile interpretazione. Non ci scandalizziamo neppure per l’assegnazione del Nobel per la Pace ad un Presidente che ha bombardato il Pakistan più volte di quante si sia dimenticato delle frodi e degli insabbiamenti perpetrati dai suoi più vicini collaboratori. In fondo, quel Nobel è già andato a Yasser Arafat, terrorista per una vita e incarnazione delle pulsioni autodistruttive della classe dirigente palestinese.

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