venerdì, febbraio 26, 2010

La Destra sociale e vizi socialisti

L'inchiesta su Di Girolamo arriva a lambire gli ex-AN legati alla destra sociale di Alemanno. Sapevamo che i sociali erano di fatto socialisti in tema di politiche economiche e assistenziali; le indagini confermano la somiglianza con PSI e compagni quando si tratta di codice penale. Il socialismo e' criminogeno anche a basso dosaggio?

giovedì, febbraio 25, 2010

A400M, Antonio Martino ci aveva visto giusto

Antonio Martino avrebbe reso all'Italia un miglior servigio da ministro dell'Economia che da Ministro della Difesa, ma anche in questo ruolo ci ha evitato un disastro da 11 miliardi.
la sua opposizione alla partecipazione italiana nel progetto dell'aereo da trasporto A400M era dettata da preoccupazioni economiche e tattiche: perche' spendere miliardi per sviluppare un aereo quando esisteva gia' un ottimo prodotto, testato da decenni?
I sostenitori del progetto paneuropeo parlarono immediatamente di sudditanza agli USA, di incoffessabili legami e soprattutto della cecita' strategica di Martino: il progetto avrebbe garantito lavoro e trasferimenti di tecnologia per le nazioni partecipanti.
Dopo 10 anni, il risultato e' sulle prime pagine dei giornali ( http://bit.ly/bYm0on): l'A400M e' in ritardo di anni, minaccia la sopravvivenza stessa di EADS, l'azienda che lo sta portando avanti e per finire costera' almeno 11 miliardi in più' del previsto; un conto salato per posti di lavoro che rischiano di sparire rapidamente e per un aereo che per ora non si e' materializzato.
La scelta di Antonio Martino, in fondo, non pare tanto dilettantesca.

lunedì, febbraio 22, 2010

AIG rischia perdite anche dalla Grecia?

Le banche statali tedesche hanno sempre mostrato una raffinata capacità di comprare il bond sbagliato al momento sbagliato, come dimostrato dai miliardi di deuro persi investendo nei mutui subprime americani, La signora Merkel, quando accusa la malafinanza americana, troppo spregiudicata, dovrebbe ricordarsi dei danni giganteschi che le Landesbank son oriuscite a combinare, pur essendo statali al cento per cento e governate da dirigenti di nomina politica.
Nella débacle greca, quindi , è stato dato per scontato che le banche europee sarebbero state le maggiori perdenti. Adesso pare che siano in compagnia di un'altra vittima designata: l'americana AIG, nazionalizzata dopo le perdite per scommesse miliardarie in un mercato che non comprendevano, ma che poterono prendere grazie alla garanzia implicita fornita dalle autorità di regolamentazione americane. Le stesse che, a danno avvenuto, hanno accusato il settore privato, dimenticandosi delle conseguenze "inattese" della propria autorità.

Hat tip: Credit Writedowns

Soros si è svegliato

Geroge Soros ha blaterato di Grecia per giorni dicendo una sola cosa giusta: che le nazioni dell'Unione Europea avrebbero ceduto al ricatto, per ragioni politiche e per assenza di spina dorsale. Adesso sostiene che l'unione monetaria avrebbe :altri difetti fondamentali. Splendida dimostrazione d'incoerenza, da parte di chi non s'accorge che i difetti dell'Eurozona sono esattamente quelli che egli stesso deifnisce pregi altrove.

IL malanno economico giapponese passa al prossimo stadio

Masaaki Shirakawa, il governatore della banca centrale giapponese, ha annunciato che ricomincerà a stampare moneta a pieno regime e che riaprirà le operazioni di prestito a brevissimo termine che tanto hanno contribuito alla bolla finanziaria.
L'obbiettivo dichiarato è quello di una lotta alla deflazione, nella classica retorica keynesiana della benefica "fornitura di liquidità"; quello ufficioso è provocare una svalutazione del tasso di cambio senza dover ricorrere a strumenti ufficiali che scatenerebbero una corsa alla svalutazione dalla quale il Giappone uscirebbe perdente. Questa soluzione non ha funzionato negli ultimi vent'anni e non riusciamo a vedere come potrebbe funzionare ora: una fluttuazione del tasso di cambio non è una cura, ma una soluzione temporanea che permette di guadagnare tempo, mentre l'economia reale si aggiusta alel modifiche di domanda ed offerta. Se il cambio viene manipolato, si rimane con una struttura industriale immutata, una maggiore inflazione e ridotti incentivi a migliorare la competitività dei setoori economici meno efficienti.

Il problema giapponese sta proprio, invece, in quello che Keynes ed i keynesiani hanno sempre finto di non vedere: nei bilanci, non nella spesa. L'assunto keynesiano è che si deve sostenere la domanda, di qualsiasi genere esso sia e che gli investimenti siano sempre positivi. Ma la bolla finanziaria degli anni '80 è nata proprio da una bolla immobiliare e finanziaria dovuta ad errori di politica governativa. Allo scoppio della bolla, il governo dsi è rifiutato di accettare il rientro alla normalità, con il ritorno dell'attività economica a livelli inferiori ed il riconoscimento del calo dei prezzi dei beni patrimoniali. Al contrario, ha continuato nella negazione della realtà: alle banche è stato permesso di occultare le perdite su crediti, mentre programmi di spesa in deficit hanno simulato che il problema fosse temporaneo. Nel frattempo, tuttavia, veniva erosa la fiducia nel funzionamento del mercato: consumatori e produtttori erano coscienti dello stato reale dell'economia e quindi si rifiutavano di investire, o di fidarsi d'intermediari finaznairi decotti. Nel frattempo, le aziende sussidiate diventavano degli zombie, che impedivano alle nuove imprese innovative di crescere.

Una riproposizione dello stesso modello che ha fallito negli ultimi vent'anni non risolverà nulla, purtroppo. Quello che è inquietante è che USA ed Unione Europea si stanno orientando verso la stessa strada, invece di lasciare operare il mercato, rimuovendo gli ostacoli al funzionamento del mercato: quello che ci serve è una migliore procedura per la ristrutturazione di banche e grandi aziende inefficienti, che porti immediatamente alla luce i problemi, costringa alle dimissioni il management incompetente, azzeri gli azionisti e lasci in controllo i creditori, che verranno penalizzati per le proprie scelte imprudenti. Servono insomma una normativa fallimentare migliore e la volontà di lasciar fare, insomma, non un grandioso piano di spreco di denaro pubblico.

Purtroppo, si tratta esattamente del tipo di soluzione che non prevede per i politici alcuna opera da inaugurare, nessuna comparsata televisiva, nessuna opportunità di voto di scambio a colpi di fondi pubblici e di nminacce di persecuzione giudiziaria. Di conseguenza, dubitiamo che verrà mai approvata. Accontentiamoci della gogna e dei soliti, vecchi metodi, che massimizzano l'utilità per gli "unti dal popolo" a spese dei cittadini.


Hat tip: ZeroHedge

lunedì, febbraio 15, 2010

Dubai: rimborso al 60% dei debiti, ossia un fallimento pilotato

L'emirato -stato di Dubai avrebbe presentato ai creditori una proposta di ristrutturaiozne del debito che si avvicina pericolosamente ad un fallimento di fatto, se non di diritto. Le banche creditrici si vedrebbero restituire soltanto il 60% dei prestiti in scadenza nelle prossime settimane erogati a Dubai World, holding di partecipazione della famiglia regnante. In alternativa, riceverebbero altre obbligazioni a scadenza settennale, non più garantite dallo stato del Golfo, ma soltanto dalal proprietà delle isole artificiali costruite da Nakheel, l'immobiliare all'epicentro del disastro di Dubai. Il mercato azionario di Dubai è prontamente collassato. Si tratta di un'altra doccia fredda per chi crede che basti prendere tempo, mettere censura e mordacchia a stampa e mercati ed inveire contro gli "speculatori"per risolvere gli errori di una gestione finanziaria imprudente. Purtroppo, contro le illusini di Paul Krugman e dei politici europei servirà ben altro di una semplice doccia fredda; tanto, pagherà sempre qualcun altro.

venerdì, febbraio 12, 2010

Grecia, sole e e tarocco statistico

Altre notizie poco rassicuranti dal fronte dell'economia greca: non soltanto la recessione persiste, al contrario che nel resto d'Europa; i dati per i trimestri precedenti sono stati rivisti al ribasso. Cose che capitano anche ami migliori, ma date le notizie di occultamento del debito e di utilizzo di derivati per nascondere passività, degne di un assessore regionale italiano, ci si permetta di essere scettici sulla natura accidentale dell'errore.

* Economy shrank more than expected by 0.8 pct in Q4
* Quarterly revisions spell deepening recession
* Data calls into question govt deficit measures

(Updates with quotes, background)
By George Georgiopoulos and Daniel Flynn
ATHENS, Feb 12 (Reuters) - Greece's economy contracted more
than expected in the fourth quarter and downward revisions to
the rest of 2009 made its recession the worst since 1987,
threatening the government's plan to set its finances straight.
With world financial markets focused on Greece's efforts to
stabilize its 250 billion euro economy, the national statistics
agency said gross domestic product (GDP) contracted by 0.8
percent in the fourth quarter, far deeper than the 0.5 percent
forecast of a Reuters survey.
While other euro zone partners are shakily exiting
recession, the data suggested Greece's downturn actually picked
up speed from a revised 0.5 percent in the third quarter,
casting doubt over government estimates of a return to growth in
the second part of this year.
"The Greek government's (growth) forecast is far too
optimistic," said Ben May of Capital Economics. "This is going
to be another factor making the fiscal adjustment Greece is
trying to achieve very difficult."
(For a graphic on Greece's GDP revisions click on
http://graphics.thomsonreuters.com/0210/GR_GDP0210.gif)
On a year-on-year basis, the economy shrank 2.6 percent in
the fourth quarter following a revised fall of 2.5 percent in
the third, which had first been put at 1.7 percent.
The sweeping revision showed Greek GDP contracted by 2
percent in 2009 as a whole, far below the government's 1.2
percent estimate, making it the worst recession in nearly 30
years. Economists also said the latest in a series of changes to
data further undermined the government's economic credibility.
"This renewed revision is not pleasant. Data revisions
happen often everywhere, but Greece is under the spotlight and
they should avoid doing too many of them in such a short space
of time," said Burkhard Allgeier at bank Hauck & Aufhaeuser.

SHOCKING REVISIONS
The Socialist government shocked investors shortly after
winning power in October by revealing that its 2009 budget
deficit would be 12.7 percent of GDP, more than twice the size
indicated by the previous conservative administration.
Government pledges to cut this ratio by 4 percentage points
this year and below the 3 percent EU limit by 2012 hinge on
returning to solid economic growth.
Friday's data, which coincided with worse-than-expected GDP
figures from some other euro zone countries, sent Greece's stock
market and bond prices lower amid concern over its debt
troubles, which have spread to other euro members.
European leaders sought to prop up Greece with words of
support at a summit on Thursday but failed to offer concrete
proposals to help the country tackle its debt crisis, prompting
a negative market reaction. [ID:nLDE61A0W2]
Greece makes up just 2.5 percent of the euro zone economy
but is seen as representing a contagion risk for other states.
Economists said the data left Greece trapped between a rock
and a hard place, with the government's deficit-cutting strategy
likely to plunge Greece further into a recession, which would in
turn weaken tax revenues.
"Fiscal tightening is likely to increase the downward
pressure on growth," said Juergen Michels, economist at
Citigroup. "It's not easy to get out of this difficult situation
that Greece is in right now."
The downward revision to three sets of quarterly growth
figures may once again call into question Greece's bookkeeping
as the government tries to rebuild its credibility with
financial markets.
Greece's frequent statistical revisions have irked the EU
statistics agency and prompted legal action from the Commission.
Greece last revised GDP three months ago, to reveal the economy
had been in recession since the fourth quarter of 2008.
An NSS spokeswoman said the revision was due largely to
tourism statistics. Greece had said in September that
second-quarter tourism sales increased 15.7 percent year on
year, but it revised this to a 4.6 percent contraction.

((For an Interactive Factbox on Greece and its economy please
click on http://link.reuters.com/xyb57h; for more stories on
Europe's fight with debt, click on [ID:nEUROPEAND]; for a
factbox on Greece's tax and wage bill click [ID:nLN227866]))

(Additional reporting by Ingrid Melander, Renee Maltezou and
Harry Papachristou; writing by Daniel Flynn, editing by Patrick
Graham)
((daniel.flynn@thomsonreuters.com; +39 06 8522 4394; Reuters
messaging: daniel.flynn.reuters.com@reuters.net, Rome Newsroom))
Keywords: GREECE GDP/

mercoledì, febbraio 10, 2010

A giugno il nuovo iPhone - ed Apple si scopre ancora più dipendente dal telefonino

A Giugno uscirà il nuovo iPhone e già si scatenano le voci sulle nuove funzionalità e sui miglioramenti che verranno inclusi nella nuova versione - ad esempio una camera degna di questo nome.
L'iPhone è d'altronde diventato il prodotto più importante per Apple, più dei PC: la riclassificazoine dei bilanci di Apple per renderli comparabili con altre società di elettronica di consumo mostra come l'iPhone sia responsabile per il 36% del fatturato, più dei PC e dell'iPod. Questi dati rendono ancora più evidente come Apple non sia più un azienda informatica, ma una società attiva nell'elettronica di consumo, come d'altronde si poteva evincere già dall'attenzione al design ed alla facilità d'uso a discapito dell'innovazione tecnologica.

Dubai al fallimento , di nuovo

La Grecia è forse riuscita a mendicare un salvataggio, ma sbaglieremmo a credere che sia la fine. E' soltanto l'inizio. Ad esempio, Chi pensava che il "caso Dubai" fosse storia vecchia si è sbagliato, come, forse, chi pensa che basti una garanzia ad Atene per risolvere i problemi strutturali che hanno portato la Grecia sull'orlo del baratro.

Dubai World, il veicolo societario dell'emirato, starebbe per chiedere una moratoria su 22 miliardi di dollari del proprio debito. Siamo di nuovo sull'orlo del baratro, come a Dicembre 2009, quando i problemi finanziari di Dubai avevano creato tensioni sul mercato del credito. L'intervento dell'emirato di Abu Dhabi aveva tamponato la situazione, ma evidentemente non l'aveva risolta. Risulta evidente che chi sosteneva che bastasse un salvataggio per risolvere il problema e che sino a pochi giorni fa sosteneva che Dubai fosse "storia vecchia" (Libero, ad esempio) si sbagliava: senza un aggiustamento drastico, i problemi sono soltanto rimandati; questo vale per Dubai come per il prossimo ed apparentemente inevitabile salvataggio della Grecia: se fatto senza infliggere la necessaria, dolorosa correzione, i problemi di fondo rimarranno irrisolti e trasformeranno la Grecia in una perenne fonte di perdite per gli altri membri dell'Unione. Per chi fosse ancora scettico, ricordiamo l'esperienza del Mezzogiorno italiano per capire come i finanziamenti a pioggia servano a ben poco, in certi casi.

martedì, febbraio 09, 2010

Bernabei e la nostaglia per il Piccolo Fratello

Bernabei fa l'amarcord della "sua" RAI, che sarebbe servita a “Confortare e arricchire la gente comune” ed aggiunge:

" Non a caso tutti i Paesi dell’Europa occidentale, dovendo iniziare un servizio quotidiano di comunicazione televisiva, scelsero l’organizzazione pubblica più o meno direttamente partecipata dallo Stato."


La scelsero anche i Paesi dell'Europa Orientale, schiacciati sotto allo stivale chiodato russo ed i razzisti del Sudafrica dell'apartheid; vista la compagnia, non ne menerei vanto così rapidamente. La qualità della TV americana , tutta privata, non era certo inferiore alla TV statale degli europei durante gli anni di Bernabé - e almeno propagandava le gesta del Grande Fratello collettivista senza far pagare le spese ai propri sudditi.

Hat tip: malvino

venerdì, febbraio 05, 2010

Austerity all'aglio

Bisogna ammettere che le vicende greche e portoghesi hanno un certo sapore d'amarcord, per noi italiani. La risposta dei due paesi europei meridionali alla crisi creditizia e ai dubbi verso la loro capacità di rifinanziare il proprio debito è infatti qualcosa che avremmo definito "all'amatriciana" non poco tempo fa e tipica di una classe politica impregnata di di un mix terrificante di populismo, ignoranza e malafede, gli stessi difetti che caratterizzarono l'Italia del triopolio DC-PCI-PSI, della competizione a colpi di spesa pubblica, assistenzialismo dissennato e collettivismo rampante.
La Grecia è al momento la medaglia d'oro: il governo greco ha risposto alla richiesta europea di tagliare gli stipendi pubblici (dopo anni di aumenti a due cifre percentuali) con un sano aumento delle pensioni agli statali. Immaginiamo quanto questo abbia aiutato nell'aprovazione di un piano di aiuti di cui Atene ha disperatamente bisogno. Ieri, poi, il ministro delle finanze aveva tuonato che la Grecia "non sarà ostaggio dei suoi creditori" e che "ha diritto al proprio futuro". Forse avrebbe dovuto pensarci prima di spendere tanto liberamente denaro altrui, che i cattivi "creditori" si limitano a rivolere indietro secondo quanto pattuito. Buona parte di tali perfidi capitalisti sono risparmiatori greci, ma tali quisquilie non interessano politici educati al sociaismo panellenico, non più di quanto ai loro equivalenti italiani venga in mente che la libertà non si difende a colpi di irregimentazioni stataliste.

giovedì, febbraio 04, 2010

Il falso individualismo degli "anarchici" latini

Da Broncobilly un post illuminante sul nostro povero individualismo e sul "paradosso dell'italiano", che è poi un paradosso universale: molti cinici ed "anarcoidi" non sono altro che degli statalisti nascosti, nonostante il loro monopolio su temrini che non dovrebbero neppure usare.

[...]
Se andiamo oltre Borges, ecco presentarsi uno spiazzante paradosso: quell' intima ostilità ad ogni governo... chiede incessantemente "più Governo".
[...]
Presso gli studiosi delle democrazie la storiella è conosciuta come "il paradosso dell' italiano": l' italiano è quello strano tipo che nutre una sfiducia atavica verso il suo governo e, contemporaneamente, accetta e chiede interventi governativi sempre più ipertrofici. Chi "disprezza" tanto alla fine "compra", forse aveva ragione la nonna.

Insomma, da noi dietro chi dice "piove, governo ladro" si nasconde quasi sempre un pianificatore incallito.

Ora si scopre che il fenomeno è pressochè universale: il cinismo è nemico della libertà. Peggio un Governo lavora e più cresce la richiesta dei suoi servigi.

Come spiegare tutto cio'? Forse la sfiducia del cinico è tale per cui solo un "unto del Signore" puo' salvarci. Il cinico pessimista puzza di scommasse pascaliane anche quando parla di politica. Se l' accentramento dei rischi per lui è razionale, quello dei poteri è la logica conseguenza.

Il cinico è un giocatore disperato: non gli resta che puntare tutto su una carta.


Soprattutto, il cinico in questione non è tanto cinico, quanto pirla: rassegnarsi allo statalismo è un conto, chiederne doppia dose è autolesionismo puro.

Un brutto primato per la capitale

Nella Top 10 italiana degli hotel più sporchi secondo TripAdvisor, il più grande sito di recensioni di viaggio del mondo, 5 sono a Roma. E ci stupiamo se chi visita la Città Eterna tende a non ritornarci?


* 1. Villaggio Club Porto Ainu, Budoni, Italia
* 2. Repubblica Hotel, Roma, Italia
* 3. La Pace Hotel, Tropea, Italia
* 4. Hotel Nizza, Roma, Italia
* 5. Hotel Center 2, Roma, Italia
* 6. Villaggio Gioca in Birdi, Aglientu, Italia
* 7. Hotel terme parco eco, Forio, Italia
* 8. Rubino, Roma, Italia
* 9. Park Hotel Blanc et Noir, Roma, Italia
* 10. Concorde Hotel, Firenze, Italia"

mercoledì, febbraio 03, 2010

Skype è diventato il maggior operatore telefonico internazionale

Quando si tratta di telefonate oltrefrontiera, Skype ha sorpassato gli operatori di telefonia tradizionale .
In base alla ricerca di TeleGeopgraphy, società specializzata nel settore, Skype è ormai il primo operatore nel campo delle telefonate internazionali, superando le società telefoniche. In gran parte, questo è dovuto al carattere gratuito delle telefonate da PC a PC, ma anche le tariffe di Skype verso i telefoni sono imbattibili: la società offre telefonate ai fissi di tutta Europa per 4 euro al mese e nel resto del mondo per pochi euro, senza considerare il vantaggio di poter chiamare tramite PC da ovunque si disponga di una connessione Internet. Le tariffe stracciate fanno sì che il fatturato dell'azienda non sia eclatante: soltanto 500 milioni di euro, con l'obbiettivo di arrivare ad un miliardo fra due anni. I risparmi sono andati, di fatto, ai consumatori.
Skype è un'azienda svedese con forti radici in Estonia e base operativa, per la parte telefonic,a in Lussemburgo. Immaginiamo quale sarebbe stato il suo fato se avesse dovuto svilupparsi in Italia, fra tasse astronomiche e operatori di telefonia più bravi a intentar cause e a sfruttare la normativa antitrust a proprio vantaggio che ad innovare.

martedì, febbraio 02, 2010

A good point

Come Ayn Rand risponderebbe al Papa su Termini Imerese

E’ giusto che un uomo aspiri a trovare un lavoro? Certamente. E’ altrettanto giusto che qualcun altro gli fornisca il lavoro che richiede? No, esattamente come non sarebbe giusto imporre a un potenziale cliente di comprare il pane da un determinato panettiere. Ma il secondo esempio (sul panettiere) si coglie al volo, il primo (sul datore di lavoro) no. Eppure l’unica differenza fra i due è numerica. I lavoratori che reclamano un posto e uno stipendio sono una massa considerevole di individui. Se si aggiungono le loro famiglie, la massa diventa ancora più grande. Da qui nasce il discorso di “classe”: la “classe” proletaria è percepita come numericamente maggioritaria ed economicamente più svantaggiata.

Per evitare il conflitto, la posizione più “ragionevole”, per un politico, consiste nell’accontentare questo potenziale esercito di insoddisfatti per evitare un futuro conflitto civile. Ayn Rand, per descrivere lo Stato Sociale, usa giustamente la metafora di “guerra civile fredda”: lo Stato distribuisce soldi e benefici a una classe a scapito di altre per evitare che la guerra fredda diventi calda. Come in guerra, però, non vince il più giusto, ma il più forte e il più organizzato. Lo sa il Papa che sta legittimando la legge della giungla? Ma il conflitto, viene da chiedersi, è inevitabile? Se un uomo ottiene un posto di lavoro e l’altro no, i loro due interessi sono in conflitto? Non necessariamente.

Riotta e la legge elettorale USA: lo strabismo italiano

Gianni Riotta ha definito la recente sentenza della Corte Suprema USA come una riapertura della politica alle lobby. In realtà la sentenza ci si limita a stabilire che il governo non ha il diritto di censurare il dissenso prendendo la legge elettorale come pretesto.
Come abbiamo già scritto, la legge attuale ha creato un sistema distorto a favore di politici, grande stampa, sindacati e grandi corporations, a discapito dei gruppi d'interesse più piccoli e delle semplici associazioni di cittadini: sindacati e media tradizionali hanno il diritto di fare le campagne che vogliono e di spendere quanto vogliono per sostenere i propri candidati, sino al paradosso per cui fra i dieci maggiori contribuenti alle campagne elettorali, sette sono organizzazioni sindacali. Le grandi aziende, dal canto loro, hanno la possibilità di assumere legali specializzati nell'aggirar ela legge attuale senza eccessive difficoltà. Come in Italia, insomma.
Chi rimaneva escluso ed , anzi , rischiava condanne penali sono i piccoli uomini d'affari e le organizzazioni anche senza scopo di lucro, alle quali vengono imposti limiti draconiani. La Corte Suiprema, con il suo verdetto, ha dato ragione ad una piccola organizzazione conservatrice, colpevole di aver prodotto un (pessimo) documentario contrario a Hillary Clinton e di aver cercato una rete via cavo che lo trasmettesse. La reazione del governo fu quella di minacciare multe e galera a chiunque avesse osato renderlo pubblico. Con la sentenza non viene vietato al Congresso di regolamentare le spese elettorali, né di vietare, come avviene già ora, ad aziende straniere di contribuire alle campagne politiche.
Più in generale, si dovrebbe notare che il legame fra lobbies e corruzione politica è estremamente tenue, almeno negli USA e nel mondo anglosassone. Anche il New York Times è entrato in lutto per la sentenza, eppure secondo uno articolo pubblicato dallo stesso quotidiano progressista , non vi sono prove di legami significativi fra le leggi sulle campagne elettorali a livello locale e il livello di corruzione politica da parte di gruppi d'interesse.
Numerosi studi hanno messo a confronto Stati, che hanno scarsa regolamentazione , come la Virginia, con stati come il Wisconsin, con regole molto rigide e non ha trovato molta differenza nei livelli di corruzione o di fiducia del pubblico. Jeff Milyo, economista presso l'Università del Missouri, ha messo a confronto gli Stati con rigidi divieti sui contributi delle imprese ai partiti politici e coloro senza limiti a tutti: "Non vi è alcuna prova rilevante che le leggi sul finanziamento delle campagne elettorali abbiano conseguenze rilevanti sulla corruzione effettiva".

Il direttore del Sole 24Ore forse non ha avuto il tempo di approfondire i difetti della legge elettorale americana attuale, o forse insiste nella vecchia abitudine italiana di prendere per oro colato qualsiasi editoriale del New York Times, imparziale di norma quanto lo sono Repubblica o il Fatto. Se si volesse essere maliziosi, si potrebbe notare come Riotta difenda una legge che rende il sistema americano più simile a quello italiano, un sistema di ipocriti vincoli che finiscono per favorire i politici già al potere e poche lobby organizzate a discapito di chiunque altro. Il piccolo particolare che il Sole24Ore sia di proprietà di una delle poche lobby autorizzate a godere di questa situazione, ossia Confindustria, e che Riotta ne sia il direttore, è sicuramente un particolare del tutto accidentale.

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Modified for 3-Column Layout by Hoctro. Credits: Daryl Lau, Phydeaux3