lunedì, marzo 01, 2010

A Taiwan nessuno vuole farsi annettere dalla Cina comunista. Come piacerebbe ad Obama.

La presidenza dell'isola può anche essere tornata al rappresentante del partito nazionalista, ma questo non vuol dire che gli elettori di Taiwan vogliano sottomettersi al regime di Pechino ed abbandonare il proprio regime - che non sarà eccessivamente liberale, ma li ha serviti infinitamente meglio della dittatura comunista. La vittoria del Kuomintang nel 2008 aveva illuso la dirigenza del partito di avere un mandato per negoziare legami sempre più stretti con la "madrepatria", mentre il risultato era probabilmente dovuto ai difetti dell'avversario: il partito indipendentista è stato travolto da un'ondata di scandali e corruzione ed aveva già visto indebolirsi il proprio consenso a causa di politiche troppo socialdemocratiche per un elettorato che preferisce il libero mercato. Una conferma della miopia dei nuovi vertici taiwanesi è giunta dalle urne, dove i nazionalisti hanno appena incassato una bruciante sconfitta. Un monito per chi è stato eletto perché il meno peggio ed ha creduto di poter vendere l'isola ai cinesi; un monito anche all'amministraizone Obama, che troppo spesso sembra orientata ad abbandonare Taiwan al proprio destino per compiacere Pechino.

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