giovedì, aprile 15, 2010

La vera lezione del decreto salvaliste

La totale disattenzione alla tecnica della politica si è ritorta clamorosamente contro il premier: il decreto salvaliste, su cui Berlusconi si era speso personalmente non è passato alla Camera.
Il risultato, più che di uno sgambetto, sembra dovuto ad un'evidente incompetenza da parte dei capigruppo: basterebbe fare i conti e imporre maggiore disciplina, ma evidentemente qualcuno, a Montecitorio, tratta la carica di capogruppo come una sinecura senza alcuna reale funzione. E' inaccettabile che Fabrizio Cicchitto si ricordi dei suoi doveri di capogruppo parlamentare con due anni e mezzo di ritardo e che si ricordi soltanto adesso di dovere imporre disciplina. Suona anche meschino che si cerchi di addossare tutta la colpa su Bocchino, supplente in assenza di Cicchitto: è implausibile che i parlamentari ragionino come un branco di studentelli, che fa chiasso quando c'è il supplente e non il professore di ruolo. Nel caso lo facessero, ci si dovrebbe chiedere perché pensano di poterlo fare impunemente: forse perché sono abituati a farlo, visto l'andazzo corrente, dettato dallo stesso capogruppo che adesso fa la voce grossa?

Ben vengano la gogna pubblica e l'esclusione dalle liste dei parlamentari assenteisti, ma siamo due anni in ritardo: il governo è finito in minoranza troppe volte, per illudersi che si tratti di un caso isolato. Insieme all'immondo pasticcio sulle candidature, sembra più la dimostrazione di una colpevole di attenzione alla qualità dei quadri dirigenti del partito. Ci sono ancora due anni e mezzo per dimostrare che ci sbagliamo, ma non vorremmo aspettare tanto a lungo.

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