lunedì, aprile 19, 2010

Vigilanza bancaria: i pompieri con il napalm

Krugman sostiene che la Fed sarebbe come i vigili del fuoco, ma nessun vigile ha mai regalato del napalm a un piromane e poi ha chiesto poteri eccezionali per domarne l'incendio.
(continua)


In uno dei suoi ultimi editoriali, il professore universitario divenuto attivista politico ha abbandonato le argomentazioni razionali per dedicarsi alla costruzione di allegorie a scopo propagandistico. Il cuore dell'articolo era l'accusa, quantomeno labile dal punto di vista logico, che i repubblicani si opporrebbero ai piani di salvataggio delle grandi banche a spese del contribuente per favorire le banche stesse. La parte che ha suscitato più interesse (il progressista New Yorker ci ha persino disegnato una vignetta) è una metafora diretta contro i libertari: rifiutare maggiori poteri alla Fed sarebbe come rifiutare poteri ai vigili del fuoco in caso d'incendio, perché non sono stati in grado di prevenirlo.
Questa metafora è tendenziosa e fallace: per usare la stessa immagine, i vigili del fuoco non sono mai stati accusati di avere regalato napalm ai piromani che l'hanno impiegato per appiccare l'incendio doloso per il quale si chiede di dare ai vigili del fuoco potere di vita o di morte sul vicinato.
Molti libertari e conservatori si oppongono a concedere maggiori poteri alle autorità di vigilanza a causa dell'effetto perverso dei precedenti interventi di quelle stesse autorità, non in base ad un pregiudizio non basato sui fatti o per connivenza con le banche, come insinua Krugman. La politica di tassi bassi e i sussidio al credito che sono state politica ufficiale dell'establishment hanno distorto il mercato, trasformando un normale ciclo economico in una gigantesca bolla speculativa; è quindi lecito dubitare che una ulteriore espansione dei poteri di quegli stessi attori politici e burocratici possa portare automaticamente ad un assetto economico migliore.
A queste perplessità si può rispondere in molti modi. Rispondere come ha fatto Paul Krugman , senza argomenti, ma con il dileggio e una metafora tendenziosa, è degno di un agitatore politico e non certo di un vincitore del Nobel.

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