giovedì, dicembre 30, 2010

Finally!


Per gli amanti dell'iPad

Finally! a pocket that can take the iPad : Shiny Shiny


lunedì, dicembre 27, 2010

bombe alle ambasciate, ovviamente non a quella Venazuelana

Pacco bomba recapitato all'ambasciata greca a Roma. Allarme rientrato per quella venezuelana. Elementare, Watson. E rivelatore delle psicosi della sinistra. Nessuno metterebbe una bomba nell'ambasciata del Venezuela, governato da un dittatore socialista, ossia violento e squadrista. Troppo simile ai bombaroli, gente che vuole la pace a colpi di violenza codarda e la felicità del popolo tramite repressione economica che Lo ha sempre affamato e abbrutito.
Amici sinistri, smettetela d'infangare il buon nome dell'anarchia ed abbiate il coraggio di definirvi correttamente: terroristi bolscevichi, stalinisti o trotzkisti che dir si voglia.

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Come la "stabilizzazione" statalista genera instabilità

A pragCap si chiedono se contino ancora Lyr valutazioni basate sul valore: utili, flussi di cassa, redditività. I dati sintetici che distinguono nel medio periodo le aziende sane dall scommesse, insomma. La tesi di pragCap è che la "Greenspan put" abbia definitivamente alterato il mercato. In peggio, a mio parere.

Gli interventi continui delle banche centrali e dei governi vorrebbero stabilizzare il mercato, ma sembra che ottengano l'effetto opposto.
Invece di scelte che forniscono fondi ad aziende che crescono aumentando innovazione ed occupazione, veniamo premiati per anticipare il prossimo salvataggio o il prossimo stimolo.
Grazie alla Fed ed agli interventisti, non abbiamo più indicatori affidabili per l'allocazione delle risorse? se è così, siamo fregati: non esiste sviluppo senza investimento e se qualcuno trucca le carte, dagli investimenti passiamo al gioco d'azzardo. gli statalisti otterranno l'oppostodi quanto desiderano, almeno a parole. Se invece sognano di generare un fallimento di Stato da attribuire al mercato, così da giustificare ulteriore socialismo, allora sono sulla strada giusta.
EQUITY VALUATIONS ARE STRETCHED, BUT DOES IT MATTER?

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martedì, dicembre 21, 2010

I furbi bevono, gli stupidi si lasciano governare

Una ricerca pubblicata sulla Review of General Psychology smebra smentire il cliché per cui bere e fumare sarebbe segno di stupidità. I ragazzi con i migliori punteggi nei test di rilevazione del quoziente intellettivo consumano in età adulta quantità maggiori di alcool e sigarette. Non prendetelo come un invito a bere e fumare smodatamente: molte persone "intelligenti" diventano socialiste, un'abitudine con effetti ben più letali del fumo, ma che i nostri rapinatori politici non sembrano voler certo scoraggiare.

La prossima volta che qualcuno vi dice che è stupido fumare, ricordategli che non esiste alcuna correlazione. Legittimare il fasciosocialismo per cui il governo può dirvi cosa fare per il proprio bene, d'altro canto, ha dimostrabili effetti negativi sulla salute e sulla vita altrui.

Smarter people drink


Hat tip: Reason

domenica, dicembre 19, 2010

la lezione inascoltata di Dearborn: governo superfluo

Ford era a metà anni 2000 il grande malato dell'auto americana, messo peggio di GM e Chrysler. La società è rimasta privata ed ha superato la crisi senza il governo, al contrario delle due concorrenti. L'Economist ne parla oggi , in Epiphany in Dearborn. Una domanda che dovremmo porci: vista l'esperienza di Ford, era davvero necessario l'intervento del governo? Le due aziende sono comunque finite in bancarotta.

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mercoledì, dicembre 15, 2010

Moody's minaccia il declassamento della Spagna

L'agenzia di rating Moody's ha posto il rating del Regno di Spagna in lizza per il declassamento. Nulla di sconvolgente, visto che al momento i rendimenti spagnoli segnalano già un merito di credito percepito come decisamente peggiore di quello italiano, che ha un rating "ufficiale" inferiore: i BtP a 5 anni rendono in media l' 1.27% in meno dei Bonos madrileni.

Come ogni oligopolio di origine statale, le agenzie di rating sono spesso in ritardo. Per chi non lo sapesse, non esiste infatti un libero mercato per i rating: le autorità americane ed europee limitano il proprio riconoscimento dei giudizi di credito a fini di vigilanza solo ad alcune agenzie.


martedì, dicembre 14, 2010

Polidori, davvero tanto male per FLI?

Il voto della Polidori potrebbe essere un'àncora per FLI? Siamo certi che ai finiani convengano crisi e voto?

Il partito di Fini ha sempre cercato, correttamente, di proiettare l'immagine di un partito di destra leale al proprio elettorato, ma contrario alla gestione berlusconiana.
Andare alle elezioni con il marchio dei traditori non di Berlusconi, ma del centrodestra sarebbe letale. Purtroppo, il passaggio alla mozione comune con UDC ed API ha inficiato questa immagine e servirà del tempo prima di potersi riaccreditare come un partito autenticamente moderato, liberale e conservatore, alieno a inciuci centristi o peggio ancora sinistri.

A questo punto, qualsiasi evento che ritardi il voto potrebbe permettere di ricucire, riducendo le perdite e riprendendo le trattative per ricomporre lo scisma interno al centrodestra. Se FLI non riesce a riaccreditarsi come partito autenticamente a destra, rischia di essere l'ennesimo partitello centrista.

lunedì, dicembre 13, 2010

Dibble al Porro

Fa giustamente notare Nicola Porro come esistano anche vilene di Wikileaks molto positive verso il Cav, ma sono molto opportunamente scomparse dai giornali :

“Berlusconi è uno dei politici che dura da più tempo in Europa e la sua popolarità in Italia garantisce la sua influenza nel panorama politico italiano nei prossimi anni- Ha fatto terminare il periodo di governi italiani inefficienti e deboli che hanno afflitto questo paese dalla fine della seconda guerra mondiale” . E ancora: ” La nostra relazione con il Cavaliere è complessa, ci ha aiutato a sviluppare i nostri interessi su molti piani in un modo e in una dimensione che il governo precedente non era intenzionato o capace di perseguire”.


Cari Commensali, tra le centinaia di note che Miss Dibble faceva alla sua amministrazione ci sono anche quelle che ho appena citato. Ovviamente ha anche scritto della “inefficacia” del Cav e della sua vicinanza a Putin. Ma mi chiedo, senza entrare nel merito delle confidenze da canellleria, come si possa far finta che la pars construens della Dibble non sia stata praticamente riportata da nessuno? Un’ideuzza ce l’avrei.

"

lunedì, dicembre 06, 2010

dacci oggi il nostro Gary Johnson quotidiano

Il Partito Repubblicano americano dovrebbe felicitarsi ogni singolo giorno per avere una persona come l'ex governatore del New Mexico Johnson fra le sue fila. E non perché abbia fumato marijuana, come dice il titolo della sia intervista al Weekly Standard, ma per le sue posizioni Libertarian eppure pragmatiche riguardo Israele ed aborto. E, sì, perché crede che Ayn Rand abbia ancora molto da dire.
Leggete l'intervista a Gov. Gary Johnson Su The Weekly Standard

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sabato, dicembre 04, 2010

Perché una banca centrale?

Se lo chiede Gerald P. O'Driscoll Jr. sul Wall Street Journal: le banche centrali non si sono dimostrate necessarie né sufficienti per lo sviluppo di un moderno sistema finanziario. Gli USA ne hanno fatto a meno sino al 1913 ed il Canada, ad esempio, ha retto la Grande Depressione anche meglio degli USA pur non avendone una sino al 1935, quando gli venne praticamente imposta dall'esterno. Come fa notare O'Driscoll, vi sono molte proposte di riforma della Fed, ma non esiste un consenso sulle ragioni per cui essa debba esistere.
Questo non è un caso: non esiste un tale accordo, perché non è necessario avere una banca centrale. A meno, ovviamente, di essere politici alla ricerca di facili vie per drogare l'economia a fini elettorali o monetizzare il debito incorso sinora. Una banca centrale indipendente è un male minore di una asservita ai desideri politici, ma è un equilibrio instabile: la tentazione di abusare del proprio potere, dietro lo schermo di autorità "indipendenti" è eccessiva, in momenti di crisi. Esattamente come per i fondi pensione gestiti dallo stato, che vengono svaligiati appena se ne sent eil bisogno (vedi USA; Irlanda ed Argentina, in vari momenti). O si privatizza, o si abbandona.

venerdì, dicembre 03, 2010

OGM: In Vaticano qualcuno ragione

Sugli Ogm l’Accademia Pontificia delle Scienze riesce ad essere più razionale di buona parte dei nostri cosiddetti esperti. I figuri sempre pubblicati su giornali e TV ed esperti soprattutto negli stessi metodi impiegati dai venditori di metodi per vincere al Lotto fanno apparire il Vaticano un faro di progresso ed apertura al nuovo. Complimenti.


Gli Ogm sono un bene pubblico. Parola dell'Accademia Pontificia delle Scienze: "


Dopo quindici anni di strumentalizzazioni ideologiche e corporative volte a confondere consumatori e opinione pubblica sulla pericolosità del cosiddetto “frankenstein food”, il Vaticano fa luce sul delicato e controverso argomento degli Ogm. Con il documento “Transgenic Plants for Food Security in the Context of Development” l’Accademia Pontificia delle Scienze prende una posizione netta sulla questione degli organismi geneticamente modificati definendoli un “bene pubblico comune”.
"

WIkileaks e il miracolo antiamericano

WIkileaks ha compiuto il miracolo: per la sinistra italiana, da sempre antiamericana, i dispacci del governo americano sono diventati improvvisamente la fonte inoppugnabile della della verità, anche quando riportano semplici opinioni e non dati di fatto suffragati da qualsivoglia prova. Sino a pochissimi mesi fa, ogni frase scritta da uno statunitense che non avesse mai bruciato la propria bandiera era considerata inaffidabile e atto di pura propaganda interessata.
Gli ex-comunisti sono cresciuti a pane e storie di complotti CIA, pensando che gli USA manipolassero la realtà esattamente come insegnavano e praticavano i loro padroni sovietici. GLI ex-cattolici avevano la medesima attitudine scettica, nutrita dal terzomondismo ACLI. siamo felici che, anche solo per pochi istanti, ritengono l'odiato americano attendibile.
Purtroppo sappiamo perfettamente che non è la verità oggettiva a contare: il giorno in cui saranno in disaccordo, la fonte sarà di nuovo maligna, non soltanto inattendibile. E' lo stesso meccanismo per cui anche gli avversari ideologici vengono occasionalmente cooptati, se esprimono una opinione che può essere interpretata in modo da andare a supporto delle tesi in voga al momento. Sarà, ovviamente, l'unica ricordata e l'unica che avrà mai diritto di cittadinanza; il liberale che s'illudesse di poter aprire un dialogo si ritroverà sfruttato e, quando non serve più, rapidamente abbandonato prima e dileggiato poi.

giovedì, dicembre 02, 2010

Insolventi? Grecia, Irlanda, Portogallo, forse la Spagna.

Pensate che io sia eccessivamente pessimista? WIlem Buiter, ex blogger del FInancial Times appena assunto a Citigroup, è persino peggio.
Secondo Buiter, Irlanda e Portogallo sono già andati. La Grecia è in forse soltanto perché non è certo che il FMI e lA ue staccheranno la spina, faranno pagare il conto al resto dell'Eurozona (e qui concordo pienamente). La Spagna è in bilico sull0orlo del precipizio.
Le buone notizie? L'Italia dovrebbe essere al sicuro. Dovrebbe.

Personalmente, ritengo che l'intera Grecia e il sistema bancario irlandese siano ormai andati. Ogni euro prestato al governo ateniese e alle banche irlandesi serve a comprare tempo, ma non verrà quasi certamente restituito, a meno di trovare un altro pollo che presti denaro a banche e governi che hanno sprecato denaro e non hanno, n possono avere, i flussi di cassa per farcela. Accettare l'inevitabile e staccare la spina sarebbe più utile.
Al contrario, il governo irlandese ha dalla sua una nazione con una forza lavoro educata ed un'economia ancora flessibile e con del potenziale, nonostante i guasti causati dalla bolla immobiliare: la Tigre celtica, fino al 2002, era reale.
La Spagna potrebbe sopravvivere - a patto di buttare a mare la zavorra ed accettare la realtà: riforme e liberalizzazioni per aumentare le risorse in mano ai produttori di ricchezza e ristrutturazione del settore bancario delle Cajas.
Del Portogallo so troppo poco e quel poco mi preoccupa: poco flessibile, con poche industrie esportatrici, un'economia ancora rigida ed un settore finanziario opaco, una società orientata ad un corporativismo che offre pochi sbocchi.
Un'Italia in peggio, temo, anche se spero di sbagliarmi.

Hat tip:FT Alphaville

mercoledì, dicembre 01, 2010

Nuovi piani europei per il debito: un salvagente americano per l'Europa e una pietra al collo per i produttori di entrambe le sponde dell'Atlantico

Giornata di ottimismo e recuperi per il debito dei paesi periferici europei. La scintilla è arrivata dalle voci di vari interventi e da un'ondata di acquisti da parte della BCE. Questi interventi rischiano di essere deleteri nel lungo periodo, ma nel breve hanno spezzato (a caro prezzo, se attuati) il circolo vizioso e hanno ala fine ottenuto un forte rialzo dell'euro, oltre a un rimbalzo feroce dei mercati.


Le prime voci sono state quelle di un maggiore impegno della BCE, con un nuovo programma di acquisto di titoli di Stato fino a 2 triliardi di euro. Insieme sono arrivate altre dichiarazioni riguardo ad un consolidamento e rafforzamento del ruolo del fondo EFSF, che emetterebbe bond garantiti da tutti gli stati - e quindi da quelli più forti - per raccogliere risorse da distribuire agli stati meno virtuosi, evitando loro di emettere separatamente.
Questo ha scatenato le ricoperture sui mercati, scatenando gli acquisti su buona parte del mercato.

A fine giornata, sono arrivate voci anonime secondo le quali il Tesoro USA sarebbe disponibile a finanziare gli aiuti del FMI con una nuova infusione di dollari verso il fondo. Gli effetti sul cambio sono stati immediati, come si può vedere da questo grafico




Se davvero gli USA vogliono aumentare le risorse del FMI internazionale, si otterrebbe un risultato paradossale: la classe media americana, già sofferente, dovrebbe pagare non soltanto per il salvataggio di chi ha speculato e sbagliato negli USA, ma anche per chi lo ha fatto in Europa. Nessuno dei colpevoli paga, tutti gli altri soffrono.



Per quanto riguarda le altre due linee d'intervento, i rischi di medio periodo sarebbero elevati. UN piano di acquisti della dimensione prevista sarebbe una droga per il mercaot, ma aumenterebbe i rischi d'inflazione ed esporrebbe la BCE ad enormi perdite, nel caso più che probabile che banche e nazioni inefficienti od imprudenti dovessero ristrutturare il proprio debito. La Grecia è già di fatto insolvente, come il sistema bancario irlandese; comprare miliardi di obbligazioni di queste entità ne ridurrebbe gli incentivi a ristrutturare e creerebbe degli zombie, divoratori di risorse altrimenti produttive, senza alcuna garanzia di successo. Come già detto in altre occasioni, economie ed imprese malate andrebbero ristrutturate, anche dolorosamente, per farle ripartire e lasciare spazio a coloro che si sono comportati prudentemente, innescando un circolo virtuoso. Così facendo, si rischia di buttare denaro in una causa persa.

Il piano di centralizzazione dell'emissione di debito nasconderebbe le debolezze dei paesi problematici dietro al copertura delle nazioni più forti, facendo pagare ai contribuenti francesi, olandesi e soprattutto tedeschi i vizi mediterranei e le intemperanze dei banchieri tedeschi in Irlanda e Grecia, ma risolleverebbe il mercato almeno nel breve periodo. E' uno schema analogo a quello che ha dato vita a Fannie Mae e Freddie Mac, garantite dal governo e in grado di sussidiare il mercato immobiliare americano senza pesare ufficialmente sui conti pubblici, salvo implodere in maniera spettacolare con perdite per centinaia di miliardi di dollari. Analogamente, pensiamo a quanto accade nelle Regioni italiane: il governo centrale s'indebita, poi gira le risorse raccolte alle regioni in deficit, coprendone i problemi e pagando interessi e capitale con il denaro prelevato nelle aree virtuose.
In teoria, il controllo centrale dovrebbe disciplinare gli enti viziosi. In pratica, vediamo quanto male questo funzioni in Italia: pensiamo davvero che funzionerebbe meglio questo sistema, se venisse gestito dall'euroburocrazia di Bruxelles?

martedì, novembre 30, 2010

Roma come il Cile? Magari

Nichi Vendola ha appena finito di sostenere che Roma sarebbe come il Cile: repressione borghese contro la sinistra. Magari. In questa storia, la polizia si è trattenuta anche troppo, mentre ai parassiti collettivisti che si fingono studenti è stata lasciata mano libera per tarpare le libertà di lavoratori e cittadini, senza che le forze dell'ordine potessero intervenire.
Oggi si sono visti delinquenti in casco, spranghe e scudi di plastica assaltare le camionette della polizia. Grazie alla copertura politica delle cosiddette associazioni studentesche, non sono stati trattati come avrebbero meritato: con le pallottole di gomma.

Nel frattempo, orde di "studenti" conciati come dei relitti da centro sociale hanno bloccato le stazioni ferroviarie, in spregio alla libertà di movimento ed ai diritti dei viaggiatori, regolarmente paganti; paganti, al contrario di chi protesta per poter continuare a scroccare al contribuente e, soprattutto, ai veri studenti bisognosi che non ricevono sufficienti aiuti perché le risorse necessarie vengono sprecate nei corsi gratuiti a somari e figli di papà che potrebbero pagarsi il corso di lavaggio del cervello che pretendono di definiscano "studi universitari".
Sarebbe interessante sapere, nella débacle ferrroviaria, chi abbia mancato ai propri obblighi: le Ferrovie, oltre a lamentarsi a mezzo stampa, hanno chiesto l'intervento della polizia per sgombrare i binari, come avrebbero fatto per ogni altro tentativo di occupazione? Se è così, questure e politici dovrebbero rispondere della propria ignavia e del tradimento del poprio dovere di garantire la libertà ed il rispetto dei contratti.
Se non è così, se le Ferrovie sono state acquiescenti, il sindacalista Moretti è un ipocrita, oltre che l'ennesimo servo sciocco della demenza assembleare e di delittuose mitologie rivoluzionarie.
Rimanendo in tema sindacale, i nostri applausi ai sindacati che hanno ben pensato di bloccare la metropolitana milanese proprio durante la protesta, paralizzando definitivamente la città e provocando danni ulteriori ai pendolari.

In Cile, caro Vendola, sarebbe andata molto diversamente. Per fortuna: basti guardare la differenza in civiltà, prosperità e tenore di vita anche per i più poveri, rispetto a paradisi del "socialismo" come la Bolivia.

Mercati obbligazionari: Seconda giornata di panico per Italia e PIIGS

Il panico non accenna a placarsi sui mercati obbligazionari. SIa l'indice SovX che fgli spread fra BtP e bund stanno segnando nuovi massimi. La ripresa delle Borse sta tamponando l'emorragia, ma non è riuscita a riportare in territorio positivo né il mercato dei titoli di Stato né quello dei titoli societari.


CDS sovrani:

Spain 365/375
Italy 260/270
Ireland 600/625
Greece 950/970
Portugal 550/570

Quotazioni del CDS a 5 anni di alcuni emittenti italiani bps (0,01%) all'anno Acea SpA 143/153 +13 A2A 145/155 +17 Atlantia 153/158 +12 CIR SpA 559/579 +25 Edison 157/164 +8 Enel 206/216 +12 ENI 80/85 +4 Fiat SpA 382/392 +17 Finmeccanica 178/185 +21 Terna 90/100 +3 Telecom Italia 275/285 +5

Indici di credito :

Itraxx S14 Levels Nota: Gli indici di credito sono quotati in spread (rendimento), come i tassi d'interesse. Un segno negativo equivale ad un miglioramento delle valutazioni del mercato, equivalente ad una salita degli indici di Borsa. Un cambiamento positivo è un segnale di peggioramento delle condizioni, equivalente al calo di un indice di Borsa. Livello Var.ne da ieri Main 116.25 +1.5 HiVol 179 +6.0 Crossover 521 +6.0

Irlanda: mangiarsi il futuro per non ammettere il presente

Due chicche che aggiungono la beffa al danno irlandese.

La prima è la provenienza di parte del denaro che il governo di Dublino dovrà contribuire al pacchetto di salvataggio delle proprie banche: il fondo pensione nazionale. Per garantire i conti correnti, agli irlandesi viene sottratta la pensione. L'ironia sarebbe abbastanza amara, anche senza considerare che in realtà non sono i conti correnti irlandesi a correre rischi, ma il patrimonio delle lottizzatissime banche regionali tedesche.

La seconda: la Grecia ha ottenuto una estensione delle scadenze per il rimborso del proprio pacchetto di salvataggio, che adesso combaciano con quelle irlandesi. Per quale motivo? La crisi greca non dovrebbe essere legata a quella irlandese, in nessun modo, come d'altronde ribadito dagli stessi euro-gerarchi; sorge il sospetto che si tratti di un pretesto per facilitare ancora il compito ad Atene, che nessuno crede sia in grado di ripagare i propri debiti.
Proprio quello che ci voleva per aumentare la stima del mercato nei confronti degli
euroburocrati: ricordare al mondo quanto poco riuscito sia stato l'ultimo "salvataggio"
L'Irlanda non è la Grecia, ovvio: per non diventarlo, e tornare invece di nuovo sul sentiero inaugurato dalla fase della "tigre celtica", dovrebbe liberarsi del peso morto all'interno del proprio sistema bancario e non lasciare che il resto dell'isola affondi per evitare ai politici continentali l'imbarazzo della malagestione delle proprie banche.

lunedì, novembre 29, 2010

nove miliardi aiutano sempre

Recupero in volata per gli indici americani, che chiudono con un lieve ribasso dopo essere precipitati a ruota dietro a quelli europei. Al di là di molte ipotesi, rimane un fatto: la Fed oggi avrebbe dovuto acquistare altri 9 miliardi di dollari in titoli di Stato. Una dose di liquidità sicuramente utile a farsi un bel viaggio e a dimenticar ei malanni europei, almeno nel brevissimo periodo.

IL compagno Vendola è troppo collettivista persino per i compagni della Suprema Corte

Povero Vendola: pensava di potere istituire una piccola Puglia collettivista, e invece la Suprema Corte gli ha bocciato una legge dopo l'altra. Persino un rudere collettivista come la nostra Carta è troppo liberale per permettere le fughe in avanti di Nichi, che voleva nazionalizzare, pardon regionalizzare di tutto e di più, avocando all'arbitrio governativo interi settori della vita economica.
Cosa farà adesso il lìder maximo pugliese, i darà ad esternazioni simil-berlusconiane, o continuerà nella sua ipocrita sceneggiata, imitando la strategia di Obama: finto moderato nella retorica, devastane estremista di sinistra nella pratica?

Pubblico non è sinonimo di statale, non solo nell'acqua

Giordano Masini affronta bene  la vicenda dell'acqua (statale)  all'arsenico Non è la proprietà statale dell'acqua ad evitare danni ; Al contrario, indebolisce i controlli e la moltepicità degli attori  che permette pesi e contrappesi nella gestione di un bene tanto prezioso. UNa società privata sarebbe controllatamolto più severamente da una burocrazia statale, o ancora meglio da istituti di sorveglianza privati e dai media, rispetto all'attuale controllo effettuato da una branca della burocrazia su di un'altr,a con l'indipndenza che possiamo immaginarci.

Una sola nota: non usiamo più il termine "pubblico", per favore, al posto di statale: è fuorviante. Acqua "pubblica" dovrebbe solo significare disponibile a tutti coloro che la pagano, senza discriminazioni. Una società che fornisca un servizio di questo tipo potrebbe essere benissimo privata, come accade in molti altri contesti. A contare, qui, è la proprietà governativa, statale. La confusione fra i  due termini è il solito, patetico tentativo di inquinare la lingua per impedire un dibattito razionale. I collettivisti chiamano le pretese "diritti", i socialdemocratici "liberali",  e così via, per acquisire un vantaggio morale, indipendentemente dalla bontà delle posizioni che propongono.

Panico: PIGS ed Italia in affondamento nonostante il bailout

Il salvataggio irlandese, invece di ripristinare la fiducia, sembra avere dimostrato che il re è nudo. Aggiungete il risultato debole dell'asta italiana e capirete i dati qui sotto.


Dopo una mezz'ora di ottimismo, il mercato si è di nuovo girato al brutto: il salvataggio irlandese è l'ennesima minestra riscaldata e, leggendo fra le righe, si comprende che alla già "salvata" Grecia vengono concessi altri due anni di grazia sui propri prestiti. Il termine "disciplina" non sembra appartenere al vocabolario eurocratico e questo non può certo tranquillizzare gestori e banchieri.

Ecco i livelli dei CDS sulle nazioni sovrane
GREECE 925/965 -10
PORTUGAL 540/560 +40
SPAIN 340/350 +18
ITALY 230/240 +17
IRELAND 595/625 +10

Il Portogallo è ormai un obbiettivo minore: gli investitori in panico stanno vendendo anche rischio Italia e Spagna, i grandi malati. icordiamo che la Spagna è grande quanto gli altri PIGS, mentre l'Italia ha PIL e debito maggiori della somma di tutti gli altri.


Proprio l'asta del BtP italiano è stato il definitivo segnale di resa. La domanda è stata scarsina ed i rendimenti hanno fatto un balzo in avanti: 54 basis points , mezzo punto, per il decennale, ai massimi dal Giugno 2009.

Chi si illudeva di calmare il mercato con l'ennesima ripetizione retorica, si deve ricredere rapidamente.
L'unica speranza per la giornata è il POMO, la sessione di acquisto di titoli di Stato USA che la Fed terrà questa mattina: una iniezione di liquidità che potrebbe drogare il mercato e sostenerlo almeno nel breve periodo.


Ecco la tabella sui risultati delle aste del BtP . Il bid to cover, ossia il rapporto fra domanda ed offerta, è decisamente al di sotto del solito.

TIPO TITOLO CCTeu T.V. BTP 2,25 % BTP 3,75 % ISIN/TRANCHE IT0004652175/03 IT0004653108/03 IT0004634132/07 SCADENZA 15/10/2017 01/11/2013 01/03/2021 IMP.MIN/MAX OFF. 1.000/1.500 1.500/2.500 2.000/3.000 IMP. OFFERTO (mln) 1.339 2.5 2.998 IMP. RICHIESTO (mln) 1.848 3.45 3.816 IMP. ASSEGNATO 1.339 2.5 2.998 Bid to cover 1.380134429 1.38 1.272848566 PRZ. AGGIUD.NE(%) 98,12 98,35 94,79

Ed ecco il grafico dell'andamento dei tassi pagati dal BtP. Ricordiamo che i prezzi si muovono in maniera inversa rispetto ai tassi: state guardando un baratro a testa in giù (hat tip Il grande bluff)



sabato, novembre 27, 2010

DOmande e risposte

Ecco quello che succede a lasciare la bandiera liberale in mano a una masnada di ex-socialisti ed ex-comunisti che non sono neppure tanto ex-, visto quanto si vantano del proprio passato. Non dovremmo stupirci, se quella bandiera la usano prima come foglia di fico e poi come carta igienica.
La maggior parte dei nostri parlamentari è avvocato. Già questo dovrebbe farci capire che qualcosa funziona male: è come se il CdA di un ospedale fosse in maggioranza composto da esponenti delle pompe funebri. Nicola Porro realizza che abbiamo di fronte un governo Illiberale, visto che ha reintrodotto le tariffe minime per gli avvocati. Aggiungo che ha anche di di colpo riservato tutta una serie di materie agli azzeccagarbuigli, condannando alla disoccupazione stimati professionisti con vent'anni di carriera alle spalle.

Nicola si domanda:

Ma questi il mercato se lo sognano solo nei programmi elettorali?

"

Non tutti, ma troppi, sì. Ed è ora di smetterla di fare sconti agli illiberali, ai furbi, ai collettivisti ed agli arraffoni, soltanto perché si fingono "dei nostri". Non sono dei nostri, sono dei loro e non aspettano altro che pugnalarci alle spalle, per ricominciare a scroccare impunemente.

mercoledì, novembre 24, 2010

Riforme strutturali in Europa: 1 immagine vale mille parole

Qui sotto, la mappa delle riforme fatte e di quelle da fare, per nazione d'Europa.
Suggerirei umilmente al nostro centrodestra di piantarla di perder tempo con escort, svampate senili e litigate sull'eredità e darsi da fare (il nostro centrosinistra è gentilmente pregato di fare i conti con il proprio passato, una volta per tutte, prima di ripresentarsi).
Perché non c'è molto tempo: il gap è enorme e, per usar eun termine tecnico, siamo fottuti e se qualcuno se ne accorge andrà male. Male, in stile 1992.
Ricordiamoci che la Grecia è messa molto peggio di noi, ma il Portogallo e la Spagna sono al nostro livello e l'Irlanda è più avanti. La differenza è che nessuno di questi, neppure la Spagna che ora rischia, si è mangiato il futuro di un'intera generazione, ipotecato dal nostro gigantesco debito pubblico. Noi sì, senza rimorsi e con gli occhi fissi al Sol dell'Avvenire. L'avvenire è arrivato e noi siamo ancora qui, a credere ai pifferai social-collettivisti e ad additare come colpevoli i pochi chi metteva in guardia dal disastro.




Fonte: IMF Lifting Euro Area Growth: Priorities for Structural Reforms and Governance

"

martedì, novembre 23, 2010

Bravo Gianmario

Chi scrive stima Saviano. Ma non lo ritiene la Bibbia. E così certi luoghi comuni sulla sua (e la mia) terra non mi piacciono. E non mi piacciono nemmeno certi discorsi sui rifiuti tossici che i cattivoni del nord hanno portato al Sud. Si tratta di un fatto noto, avvenuto con la compiacenza di camorre locali e cittadini poco coraggiosi. Per tacere dei politici locali. Però, queste attività criminali poco o nulla c’azzeccano con la gestione ordinaria dei rifiuti, con la raccolta differenziata, l’umido, le ecoballe, i Cdr, i termovalorizzatori, le discariche. L’eterna emergenza rifiuti è colpa delle nostre amministrazioni locali, dalla Regione ai Comuni. E a noi spetta risolvere il problema che noi stessi, e solo noi, abbiamo creato. Mentre la storia dei rifiuti tossici è un problema che deve risolvere la Magistratura, che pur lentamente sta lavorando. Il resto sembra il solito scaricabarile, tipica malattia italiota.


Saviano, i rifiuti, il Nord e il Sud | Gianmario Mariniello


lunedì, novembre 22, 2010

Mai più file persi: Google fonde Office con Google Docs.

Spettacolo: Google lancia un Plugin che fonde Microsoft Office con Google Docs. Ancora in beta ed in prova, ma Google promette di far avverare un sogno a lungo accarezzato da chiunque lavori su più di un computer: avere una copia dei propri documenti a disposizione, dovunque ci si trovi, sempre aggiornata. Esistono già altri servizi, come DropBox, ma nulla di completamente immediato, integrato con Office, automatico e gratuito.

Irlanda - Bailout? Quale Bailout?

Le notizie del "salvataggio" irlandese non hanno avuto l'effetto sperato: titoli e CDS delle nazioni sovrane stanno di nuovo soffrendo.
Il CDS sull'Irlanda è in peggioramenteo per 12 basis points a 512, Spagna e Portogallo seguono a ruota ed anche l'Italia non se la cava bene, nonostante regga relativamente meglio degli altri periferici.

Di certo non aiutano le incertezze sulla struttura del pacchetto di salvataggio, ma rimane la sensazione che il rimedio sia, al momento , quasi peggiore del male: un palliativo che lascia irrisolto il gigantesco problema di un sistema bancario europeo malandato a causa, soprattutto, del suo intreccio con la politica. La bolla immobiliare e le distorsioni monetarie inflitte dai governi UE hanno minato i processi di selezione della classe imprenditoriale bancaria; in nessun luogo questo è più evidente che nel settore delle banche statali tedesche. Questo salvataggio è una manovra ipocrita, che salva proprio le banche europee fingendo di aiutare una governo che, non a caso, non aveva intenzione né necessità di un aiuto. I mercati stanno svelando questa ipocrisia, almeno sino a quando gli USA saranno in uno stato semifestivo.
Al rientro delle truppe cammellate di Bernanke, è possibile che alcune decine di miliardi di dollari di fresca stampa possano tamponare, di nuovo, il problema, trascinandoci di nuovo verso l'alto. Icaro, dove sei?

sabato, novembre 20, 2010

Obama proclama la "giornata mondiale dell'imprenditore", ma pensa solo ai faccendieri.

Barack Obama ha provlamato la giornata nazionale dell'imprenditore.

Purtroppo, sia le sue azioni che le sue amicizie sembrano indicare come non conosca la differenza fra un faccendiere ed un imprenditore. Parliamo del Presidente che ha minato la certezza del diritto commerciale, si è vantato di aver aumentato burocrazia e regolamentazioni, interferisce allegramente con il funzionamento del mercato ogni volta che può e che, dulcis in fundo, vorrebbe alzare le tasse proprio sulla classe imprenditoriale.

Sarebbe una crudele ironia, la beffa dopo l'insulto, anche senza considerare un'ipotesi ancora più inquietante: che Obama non conosca la differenza fra imprenditori e faccendieri. Gli "imprenditori" di Obama non sono i produttori di ricchezza, se non incidentalmente. Sono coloro che hanno beneficiato di aiuti di Stato, dei favori di burocrati ed amministratori pubblici, o la cui carriera si basa su "affari" all'ombra delle pressioni politiche. D'altronde, Obama si è sempre circondato ed ha fatto carriera in un ambiente ben poveri d'imprenditori, ma pieno, oltre che di terroristi e razzisti, di faccendieri come Tony Retzko, condannato di recente, o come il suo ex "zar dell'automobile", Steve Rattner, colto con le mani nel sacco a corrompere consiglieri di fondi pensione e che rischia l'interdizione a vita dall'industria finanziaria.

Hat tip (con alcunoe interessanti note storiche) su Downsizing the federal government

giovedì, novembre 18, 2010

Irlanda: la farsa continua

La farsa europea continua: siamo arrivati al paradosso per cui L'Unione Europea obbligherà l'Irlanda ad accettare un pacchetto di aiuti che il governo dell'isola non ha chiesto e non desidera. I miliardi europei non sono indispensabili per la salvezza di Dublino, ma saranno utili ad evitare problemi ad alcune banche europee ed imbarazzi alla classe politica continentale.
A pagare, inutilmente, sarà come sempre il contribuente.

Non nascondiamoci, per favore, dietro ad alti discorsi sulla stabilità del sistema e sui doveri fraterni verso l'Irlanda. La crisi celtica è ben diversa da quella greca: il governo si è sempre comportato prudentemente, al contrario di Atene. Il motivo scatenante della crisi sono i debiti bancari agli speculatori edilizi, ora in massiccia sofferenza.
Il governo irlandese, di fronte alla prospettiva di un'ondata di fallimenti, ha imprudentemente garantito tutte le passività del settore, anche se per un periodo di tempo limitato, al momento sino al 30 giugno 2011. Nel frattempo, si sta cominciando a separare i depositi dal resto delle strutture bancarie, spianando la strada per una ristrutturazione che non punisca il correntista, ma che potrebbe invece costar cara agli investitori obbligazionari.

La soluzione razionale sarebbe infatti quella di far pagare i responsabili: i dirigenti delle banche imprudenti e gli investitori nelle stesse banche, azionisti ed obbligazionsiti, nel caso fosse necessaria una ristrutturazione delle stesse per eccessive perdite, tramite procedure come il concordato preventivo italiano o il Chapter11 statunitense, per le aziende industriali. Purtroppo, il settore bancario ha caratteristiche particolari e sinora sono mancati strumenti legali adeguati, a causa del rifiuto delle autorità di regolamentazione di lasciar funzionare correttamente il meccanismo di mercato: le leggi che rendono il settore bancario un caso a parte hanno anche distorto l'evoluzione del diritto fallimentare bancario, lasciandolo arretrato rispetto a quello industriale.
Dopo anni di ostruzionismo politico, ci si sta finalmente avvicinando alla costruzione di un impianto legislativo adeguato alla realtà del sistema finanziario: il comitato di Basilea sta studiando proposte che permetterebbero di limitare l'impunità delle banche e di costruire una procedura in grado di bilanciare protezione del sistema e assunzione di responsabilità (e predite) per gli attori coinvolti, riducendo lo spreco di denaro pubblico e l'interferenza governativa.

La strada presa dall'Unione Europea è una parodia perversa dei salvataggi del passato. Come per la Grecia, il motivo di tanta sollecitudine e del desiderio di violare lo spirito dei trattai europei risiede nell'incompetenza e nella miopia della classe politica europea. Le banche regionali tedesche e le assicurazioni francesi sono fra i maggiori detentori di bond irlandesi, così come lo sono di bond greci. Una loro crisi non soltanto costringerebbe i rispettivi governi ad intervenire, ma imbarazzerebbe l'intera classe politica, data la provenienza dei dirigenti di queste istituzioni. Le Landesbank tedesche sono infatti istituzioni a proprietà e conduzione statale, per la cui inefficienza i politici sono direttamente responsabili, dato che ne nominano i vertici, scegliendoli spesso fra le proprie stesse file. Il settore finanziario ed assicurativo francese è formalmente privato, ma l'osmosi fra classe politica e grande dirigenza è totale, a partire dalle scuole frequentate, alla vita sociale ed alle frequentazioni, quando non nella stessa persona: molti dirigenti bancari sono ex politici od attivisti, laddove numerosi politici hanno avuto più di un contatto con il mondo della grande impresa, che in Francia si coordina strettamente con l'élite politica.

E' questo modello che ha prodotto banchieri ed investitori convinti di poter guadagnare senza rischi, di poter speculare senza mettere da parte riserve, di poter sempre scaricare le perdite sul contribuente e bearsi dei propri successi. Non esistono pasti gratis, se non nella mentalità di chi può permettersi, sotto la cortina fumogena del "bene comune" e di un collettivismo più o meno soft, di appropriarsi dei profitti altrui. Solo collettivisti di questo tipo potevano illudersi di stare investendo in strumenti privi di rischio, quando le cedole che venivano loro corrisposte erano nettamente superiori a quelle fornite dai titoli di Stato tedeschi o francesi. Per evitare di riconoscere il fallimento di un simile modello e ripartire con un vero mercato ed un sistema finalmente capitalistico, la nostra élite sociale, equa e solidale vuole salvare gli incompetenti banchieri irlandesi ed i loro investitori, evitando così di dover salvare, di nuovo, i propri protetti a livello domestico. La vera sorpresa è che i politici irlandesi, stavolta, rifiutino di fare la parte del capro espiatorio.

martedì, novembre 16, 2010

La nostra destra -crosspost

La nostra destra

La destra crede in una cosa sopra tutte le altre: la Libertà.

La destra vuole meno tasse. E vuole meno stato.

La destra crede negli italiani, e per questo rispetta la volontà che hanno espresso alle elezioni politiche.

La destra crede che lo stato, come il Governo, siano troppo spesso un problema. Non la soluzione dei problemi.

Per questo la destra vuole più mercato e sa bene che, anche in italiano, le parole "sono del governo e sono qui per aiutarla" suonano molto male.

La destra ritiene meritevoli di apprezzamento tutti i cittadini che fanno impresa, non solo quelli che danno da lavorare agli immigrati onesti.

La destra è orgogliosa delle proprie missioni in Kosovo, Afghanistan e Iraq perché è convinta di essere stata e di essere, come molte altre volte è accaduto, dalla parte giusta della storia. Non si vergogna di dirlo, e per questo lo ribadisce con forza. E cita tutte queste missioni di pace, non una soltanto.

La destra ricorda Falcone e Borsellino come due eroi e ricorda con altrettanta chiarezza quelli che stavano contro Falcone e Borsellino.

La destra crede che siano per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti ci sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità.

(cross-posted @ Freedomland @The Right Nation)

Fini, perché l'ammucchiata?

Jim Momo espone bene ciò che mi ha fatto salire alle stelle i miei dubbi su Fini :

Credevo che in caso di elezioni Fini sarebbe andato da solo, massimizzando la sua figura di leader, la coerenza programmatica del suo nuovo partito e la sua rivendicata identità di destra (moderna ed europea, s'intende). Pare invece intenzionato ad imbarcarsi in un'impresa terzopolista (con Udc, Api, e con l'Mpa dell'inquisito Lombardo!), che nonostante la pretesa di rappresentare un nuovo centrodestra, apparirà un'operazione centrista, centralista e meridionalista. Dovrà dividersi con Casini la leadership; dovrà spiegare ai propri simpatizzanti che l'agenda laica è rinviata a data da destinarsi; spiegare molto bene agli italiani cosa lo unisce oggi all'ex arci-nemico Rutelli; e infine spiegare come mai, dopo tutto questo casino, non sarà neanche questa volta lui (probabilmente) il candidato premier di questo Terzo polo.
Personalmente, avrei apprezzato Fini quale campione di quella parte di centrodestra insoddisfatta del poco dinamismo governativo. L'ammucchiata con le serpi neodemocristiane rinforza la sensazione di un tattico troppo raffinato per il proprio bene, perché incoerente con le proprie stesse premesse: lo stesso errore che fece D'Alema quando accettò l'abbraccio mortale dell'Udr. Possiamo solo sperare in un ravvedimento operoso da parte di quella che è e deve restare una costola della destra.

Cpme eliminare il deficit

Il blogger di EReuters James Pethokoukis lo ha azzerato il deficit di bilancio americano in meno di un minuto. E senza nemmeno impiegare metà delle proposte d'immediata efficacia che circolano da anni, senza ridurre neppure il perimetro delle attività in cui il governo interferisce al momento.
L'unico punto su cui sono scettico è quello delle spese militari, ma si tratta più di un elemento per mantenere un minimo di spirito bipartisan che di un elemento essenziale.
PEr l'Italia, credo ci vorrebbero trenta secondi. Anche soltanto impiegando alcune parti di quello che, in teoria, è il programma del nostro ex-governo; a quello del 1994 va bene, anzi8, va meglio di quello del 2008. Rimane solo da capire cosa sia successo in questi 16 anni.

COme eliminare il deficit

Il blogger di EReuters James Pethokoukis lo ha fatot in meno di un minuto. E senza nemmeno impiegar emetà delle proposte d'immediata efficacia che circolano da anni, senza ridurre neppure il perimetro delle attività in cui il governo interferisce al momento.
L'unico punto su cui sono scettico è quello delle spese militari, ma si tratta più di un elemento per mantenere un minimo di spirito bipartisan che di un elemento essenziale.
PEr l'Italia, credo ci vorrebbero trenta secondi. Anche soltanto impiegando alcune parti di quello che, in teoria, è il programma del nostro ex-governo; a quello del 1994 va bene, anzi8, va meglio di quello del 2008. Rimane solo da capire cosa sia successo in questi 16 anni.

mercoledì, novembre 03, 2010

Emergenza Maltempo, responsabilità fiscali e soluzioni possibili

Se piove non è colpa del governo, ma la nostra nazione viene depredata della metà del proprio reddito da una classe politica che pretende di farlo per i "beni pubblici essenziali", fra cui persino gran parte dei liberali inserisce almeno ordine pubblico e strade. IL risultato? Centinaia di festival culturali e le opere pubbliche languono, facendo sì che una pioggia di due giorni diventi una tragedia.


Come impedire che gli eletti estorcano denaro per un fine e lo spendano per panem et circenses, per ricomprarsi l'elezione a forza di spettacoli e belle parole? Il sottoscritto preferirebbe una soluzione libertaria, ma ve n'è una immediatamente disponibile che è almeno liberale.

Le cosiddette imposte di scopo sono una possibile soluzione al problema . Invece di lasciarsi prelevare denaro per scopi generici, cerchiamo di pretendere che i nostri soldi vadano dove ci dicono: una tassa che venga pagata per lo specifico scopo di mantenere strade , ponti e dighe in efficienza e i cui introiti non possano essere impiegati per nient'altro. Continueremo ad essere rapinati, ma almeno sarebbe più semplice verificare con mano l'entità della rapina; si renderebbe più difficile lo spreco, o meglio lo spreco sarebbe nell'ambito di lavori pubblici che comunque per i politici sarebbe indispensabile portare a termine, per continuare a ricevere denaro in maniera automatica.

venerdì, ottobre 29, 2010

Kirchner, il miglior epitaffio per il saccheggiatore dell'Argentina

L'argentino Nestor Kirchner è stato il più presentabile dell'ultima ondata populista che affligge l'America Latina. Le sue politiche hanno portato una breve ripresa, al prezzo del saccheggio dei ceti produttivi (oltre che dei fondi pensione degli argentini) e di una pesante ipoteca sul futuro della nazione, motivo dell'impopolarità della moglie, attuale presidente del paese.


La parata di presidenti e dittatori vari che si preannuncia al suo funerale è il miglior epitaffio: Evo Morales, Hugo Chavez, Rafael Correa erano i suoi più vicini confidenti. COn amici così ,l'Argentina non aveva bisogno di nemici. E' forse per questo che la notizia della sua morte, alla vigilia del tentativo di essere rieletto, è stata festeggiata in maniera euforica dalla Borsa e nei quartieri residenziali abitati dai ceti medi.

martedì, ottobre 26, 2010

The Venetian Conspiracy

The Venetian Conspiracy è una serie di post che delinea una teoria metastorica particolare sulla Repubblica di Venezia: ritenuta da sempre un faro di civiltà, qui viene rappresentata come il male che ha quasi distrutto l'Europa, il vettore di contagio del peggiore dispotismo orientale - oltre che della peste. Non concordo per nulla e ritengo che Venezia sia stata, con le sue molte luci e le sue molte ombre, un fattore positivo nella storia del continente; si tratta comunque di un esempio illuminante della differenza fra fatti ed interpretazioni - oltre che un ottimo caso di studio sulla teoria della cospirazione.
Qui la serie completa di conferenze che fa da base a questa... giudicate voi. Quante dei nostri giudizi storici sono, in realtà, pregiudizi? Dovremmo fermarci spesso e provare a confutare le nostre intuizioni, come sosteneva Popper, ma noi siamo animali che raccontano una storia ed interrompere la narrazione è talvolta impossibile, anche a costo della verità.

Il Tesoro di Geithner nasconde 40 miliardi di perdite

Altre grane per il ministro del Tesoro di Obama: il Tesoro avrebbe occultato 40 miliardi di perdite derivanti dal salvataggio del colosso assicurativo A.I.G., cambiando i parametri contabili con cui valutava l'investimento per non dover dichiarare il vero costo dell'intervento.
La fonte non è un tea-party qualsiasi, ma l'ispettore generale che sorveglia l'impiego dei fondi del TARP, il fondo impiegato per il sostegno del sistema finanziario americano durante la fase più acuta della crisi.
In queste settimane, il Tesoro e la Fed hanno citato proprio le cifre di AIG come riprova del fatto che i soldi spesi tramite il TARP fossero un buon investimento, che avrebbe portato in futuro a utili o perlomeno non avrebbe generato perdite. Dimenticandosi, si fa per dire, di 40 miliardi di buco.


lunedì, ottobre 25, 2010

La Fed imita Bernie Madoff: i dati.

A cosa servono gli interventi della Fed sul mercato? A poco, almeno per quanto riguarda disoccupazione e crescita industriale. A parecchio, se l'obbiettivo è far salire il mercato, anche quando i fondamentali non lo meriterebbero. Lo studio pubblicato su PragCap è inquietante: l'intervento della banca centrale è ormai esplicitamente diretto a "far sì che i prezzi siano più alti di ciò che dovrebbero essere". Questa è la definizione di una bolla, in generale. Operazioni come quelle condotte tramite il programma POMO avevano una tenue giustificazione in momenti di panico, dove si poteva arguire che gli investitori dovessero vendere titoli a prezzi intrinsecamente troppo ridotti a causa della totale assenza di compratori. Ora, dopo un rally e con l'economia teoricamente in via di stabilizzazione, sembrano soltanto un metodo per proteggere da perdite inevitabili e salutari il sistema bancario e gli investitori che hanno creduto alla propaganda della Fed. Così facendo, si impedisce il necessario ricambio ai vertici del sistema finanziario che una crisi genera: via i perdenti, rimangono i prudenti e coloro che sanno scegliere i propri investimenti. Al momento, invece, rimangono soltanto quelli capaci di eseguire gli ordini e di approfittare del benvolere delle autorità, che siano produttivi o no.

giovedì, ottobre 14, 2010

I minatori cileni dovrebbero ringraziare il capitalismo

Sul Wall Street Journal Daniel Henninger fa notare come i minatori cileni non sarebbero mai stati salvati senza le recenti innovazioni di aziende puramente motivate dla profitto. Allo stesso modo, è lecito pensare che la retorica e le azioni anticapitaliste di troppi politici siano un freno all'unica cura per la recessione: l'innnovazione, il lavoro e gli investimenti del settore privato. Il resto è palliativo, o peggio , artificio contabile.

lunedì, ottobre 11, 2010

Incoerenze elleniche

Quando a un debitore in difficoltà si allunga la scadenza del debito di solito lo si ritiene un sintomo di cattiva salute finanziaria. Il Fondo Monetario Internazionale, invecem, ha imbracciato le armi della propaganda e sostiene di posticipare la scadenza del rimborso dei prestiti alla Grecia in quanto il piano di rientro sarebbe "incoraggiante".
Purtroppo per tutti noi, la situazione greca è esattamente la stessa di sei mesi fa, nonostante il gigantesco tampone messovi da UE e FMI : una ristrutturazione non è una scelta, ma è un risultato inevitabile, data la situazione. L'unica speranza risiede pare un miraggio: il superamento, tramite riforme eroiche, del proprio retaggio di nazione rinchiusa in un socialismo medievale e assistenziale. Questo sembra essere il piano del FMI, il cui presidente vorrebbe estendere la linea di credito fornita durante la crisi: da biennale , diventerà perlomeno quinquennale. Il mercato chiede tassi da emergenza nazionale anche per emissioni che in teoria sono coperte dai denari del FMI, chiarendo che la Grecia non potrebbe mai finanziarsi da sola.
Il FMI preferisce farci credere che tutto vada bene, madama la marchesa e che per questo ha deciso di non rivedere i propri (nostri) denari per almeno cinque anni. Alla fine dei quali, se tutto va come previsto, saremo di fronte alla stessa scelta di inizio 2010: far pagare gli obbligazionisti , oppure lgi altri stati membri della UE. La differenza saranno le decine di miliardi di dollari che, nel frattempo, saranno stati gettati al vento , nell'indifferenza di un mercato troppo drogato dalla liquidità pomata ( e fra poco aumentata) dalle banche centrali.

lunedì, ottobre 04, 2010

Terre rare in Cina: chi di mercato ferisce, di mercato perisce

La cina ha provato ad applicare una tattica monopolistica e brutale al mercato delle terre rare.
Negli anni '80 ha quasi eliminato la concorrenza prima vendendo a prezzi stracciati ed ora sta bloccandone l'esportazione, per costringere le aziende ad alata tecnologia ad installarsi in Cina. E' stato definito altrove un caso da manuale di abuso monopolistico, uno dei casi su cui si basa la teoria per cui lo stato varrebbe diritto ad intervenire distorcendo il mercato, in questo caso protestando con la Cina.
Va notato, in primo luogo, che il colpevole non è un'azienda privata, ma un comportamento governativo: ben poco, quindi, può essere imputato agli attori di mercato. Ben poche aziende private si permetterebbero di perdere denaro pur di eliminare un concorrente, o distruggerebbero le proprie opportunità di profitto tagliando drasticamente le forniture ai propri clienti e venendo meno a precisi impegni contrattuali.

In secondo luogo, è una tattica che durerà ancora per poco: La manovra cinese ha aperto gli occhi alle aziende consumatrici, che stanno rivolgendosi altrove, causando la rinascita dei produttori al di fuori della Cina. Non appena i nuovi investimenti saranno attivi, il mercato tornerà concorrenziale e la Cina si ritroverà non solo senza monopolio, ma con una clientela che avrà imparato a diversificare le proprie fonti.

Il mercato, e non lo stato, si sta facendo carico di risolvere la situazione senza ricorrere alla coercizione.

Verdi in Brasile: successo e rischi per la lotta alla povertà

In Brasile si va a sorpresa al ballottaggio. La grande sorpresa è la candidata verde, popolare soprattutto fra gli elettori urbani e di classe medio-alta. Lula è amatissimo ed è stata la sua popolarità a trascinare Dilma Russeff al successo, ma il risultato è largamente al di sotto delle aspettative, nonostante la debolezza del candidato dell'opposizione di centrodestra. I rischi che il passaggio di consegne mini le basi del miracolo brasiliano nel medio periodo rimangono alti.
Lula ha avuto successo perché ha mischiato un certo populismo al ripudio degli ideali del proprio partito: la ripresa economica è basata sulle fondamenta delle riforme portate avanti dai precedenti governi e Lula si è ben guardato dal sostituire le politiche liberali con quelle del proprio partito dei lavoratori, anche se ha aumentato il ruolo dello stato soprattutto tramite un aumento della spesa pubblica. Il problema di Dilma Rousseff è che sembra una socialista più dottrinaria di Lula e che, anche se volesse continuare nella politica di Lula, non ne ha il carisma né la sua storia personale, che avevano permesso al presidente di far ingoiare al proprio partito anni di ortodossia economica.
Una sterzata a sinistra rischierebbe di far precipitare il Brasile nei circoli viziosi del passato e il buon risultato del candidato verde è un segnale preoccupante: il voto verde è stato forte soprattutto nelle aree urbane e più ricche, ossia dove i cittadini sono meno esposti alla realtà delle aree rurali brasiliane. Gli stati agroindustriali hanno fermamente bocciato i verdi, anche nelle aree povere: lo sviluppo negli ultimi dieci anni è fortemente basato sull'agroindustria, che è riuscita ad aumentare le rese e portare prosperità senza aumentare la spoliazione dell'Amazzonia; un cedimento alla retorica ambientalista sembra calmare la coscienza di chi non vive nelle aree agricole, ma non offre evidentemente abbastanza a chi è a contatto con i problemi che vengono denunciati.
Il risultato dei verdi evidenzia uno scollamento dalla realtà da parte dei ceti urbani che potrebbe portare a problemi seri, se unito al riemergere di un'ideologia assistenzialista che il pragmatico Lula aveva prudentemente limitato alla retorica.

I moderati brasiliani, purtroppo, sono troppo disorganizzati per poter giocare in maniera efficace contro questa doppia minaccia: manca un'opposizione chiaramente liberale e predomina il PSDB, un partito centrista non dissimile alla nostra vecchia DC, basato su di un mix di assistenzialismo, timido neoliberalismo spesso di facciata e voto regionale.

Hat tip: The Economist

venerdì, ottobre 01, 2010

Correa e il doppiopesismo "progressista"

Grande turbamento per la reazione indegna che gli scioperanti della polizia hanno avuto contro Rafaél Correa, colpevole di aver provato a ridurne i privilegi. Non si tratta di un colpo di stato, ma di anarchia all'interno della burocrazia statale.
Locke sosteneva che la rivolta contro il tiranno era necessaria per tutelare la libertà. La sinistra contemporanea è invece sempre pronta a condannare - giustamente- i tiranni non collettivisti, ma si preoccupa sempre di difendere i tiranni socialisti, eletti o meno prima di deturpare la democrazia. Salvo poi stupirsi quando scopre che le propria credibilità viene meno a seguito di questo doppiopesismo.

Difendiamo pure Correa, giustamente, da questo finto colpo di Stato, ma cerchiamo almeno di farlo turandoci il naso: a sinistra si è sempre celebrato quando dittatori di "destra" vengono spodestati, ma si festeggiano tuttora Chàvez e Castro, dittatori o quasi e ci si è stracciati le vesti quando l'esercito cerca di evitare che un'intera nazione venga tenuta in ostaggio da un demagogo come Zelaya in Honduras; un presidente che cercava d'imporre un referendum anticostituzionale; per molto meno, in Italia la stessa sinistra ha invocato colpi di mano per rovesciare il governo democraticamente eletto. Coerenza cercasi.

Google, Berlusconi e la paranoia a sinistra

Un innocente pesce d'aprile secondo il quale Google festeggia il compleanno di Berlusconi
aiuta ad illuminare l'isteria paranoide di certa sinistra:

compleanno berlusconi 300x98 Google festeggia il compleanno di Berlusconi? I sinistrati subito impazziscono


Google ieri ha dedicato un doodle per gli utenti italiani per festeggiare il compleanno di Berlusconi? Non è vero ma l’abile bufala di alcuni web designers ha fatto letteralmente impazzire tantissimi sinistri di casa nostra. Su Twitter non appena è stata lanciata la notizia subito è salita l’indignazione degli internauti di fede sinistrata: non sono mancati i “vergogna”, i “non userò più google”, i “ditemi che non è vero”, i “siamo in una dittatura” e “altro che ventennio”. La burla tra l’altro era anche più o meno facilmente smontabile ma per gli ossessionati antiberlusconiani la sola possibilità di un evento del genere è stata fonte di mal di pancia dolorosi.


Alla fine dopo ore di passaparola virale la bufala è stata scoperta e i poveri boccaloni nostrani hanno tirato un sospiro di sollievo.

Tea Party Diffamazione: il giornalismo canaglia fa scuola

Il metodo di Marco Travaglio ed altri, ossia il mix fra interpretazioni tendenziose, mezze verità ed insulti puri e semplici , non ha soltanto origini lontane (Lenin, Mussolini e Bossi), ma anche un epigono americano: Matt Tabibi, bravo scrittore e pessimo giornalista. Per Rolling Stones ci ha già regalato un pamphlet anti-Goldman Sachs che è riuscito soprattutto a dimostrare quanto sia ignorante della materia di cui ha scritto; ha colpito solo casualmente qualcuno dei molti punti su cui sarebbe giusto criticare il settore bancario, salvo poi rovinare tutto con interpretazioni fra il paranoico ed il socialista (ossia la stessa scuola di pensiero che ha creato l'humus ideale per mostro che tanto detesta.
Adesso Tabibi si è messo a scrivere di TEA Party, con lo stesso metodo: incoerente e privo di senso, più che erroneo. Arrivando alla notevole conclusione, davvero imparziale e distaccata, che "sono tutti dei pezzi di m..." .
Confidiamo in un prossimo tour in compagnia del Marco nazionale.

martedì, settembre 28, 2010

Scuole: e Superman in Italia?

Bella recensione del documentario Aspettando Superman su noiseFromAmeriKa. Si parla di un documentario sulle Charter schools, scuole finanziate tramite il buono scuola e con ampia autonomia, odiate dalla sinistra e viste come il demonio dai sindacati degli insegnanti, ma adorate dai genitori dei ragazzi poveri, perché rappresentano l'unico modo di sfuggire dalle grinfie di un sistema costruito per i comodi degli insegnanti più pigri. La proposta delle charter school e del buono scuola è una delle bandiere della destra americana da decenni, ma il documentario è diretto da Davis Guggenhheim, cineasta di sinistra ed è a favore del movimento, che ormai attrae consensi fra larghe fasce dell'elettorato progressista.
In Italia non si parla di liberalizzazione della scuola e Aldo Rustichini, autore della recensione, chiede perché non se ne parli. In realtà se ne parla eccome, ma poi si fa ben poco e i motivi mi paiono ovvi: una destra pavida ed impegnata a scimmiottare la sinistra, invece che seguire la propria vocazione liberale; una sinistra prigioniera della propria retorica e dei gruppi di interesse che la sostengono. Non solo non abbiamo un Guggenhheim, ma anche i Milton Friedman italiani , che pure esistono, non vengono ascoltati.


martedì, settembre 21, 2010

Comunismo e socialismo

Una delle migliori definizioni della differenza fra comunismo e socialismo: Sotto il comunismo, il dibattito politico comincia con una pistola puntata alla tempia. Sotto il socialismo, il dibattito politico finisce con una pistola puntata alla tempia.
In effetti, ho difficoltà a notare altre differenze, se non nel periodo più o meno breve fra l'inizio e la fine della transizione.

"The difference between communism and socialism: Under communism, politics begins with a gun in your face; under socialism, politics ends with a gun in your face.(The Politically Incorrect Guide to Socialism)"


lunedì, settembre 20, 2010

Capezzone, Akesson Separati alla nascita?


Non se se abbia proprio ragione Camillo che li dichiara gemelli o quasi, ma di certo si nota un'inquietante aria di famiglia fra il leader Democratico (di estrema destra) Jimmi Akesson e il nostro Daniele Capezzone.
Il sottoscritto ammette che per un attimo ha temuto che il leader dei Democratici Svedesi fosse un altro Akersson, Frederik, chitarrista delal band di progressive metal Opeth. Un rapido controllo ha chiarito l'equivoco, come si evince dalla fotografia qui sotto:

La descrizione squilibrata dei fanatismi

Barry Rubin via Hurricane 53:Dove il fanatico squilibrato è la regola (e dipende dai governi). Personalmente ritengo giusto avere standard più rigidi per i cittadini delle democrazie occidentali che per chi vive in un clima patologicamente deviato dalla propaganda antioccidentale. Esistono però delle soglie minime che andrebbero salvaguardate, oltre che una differenza sostanziale fra atti isolati ed espressione sistematica d'odio, qual è quella che avviene costantemente nel Medio Oriente tanto pronto ad infiammarsi per molto meno di quanto accade costantemente sotto i loro stessi occhi.

[...]


Ciò che non viene mai fatto notare è che l’equivalente del gesto minacciato dal reverendo in Florida avviene praticamente ogni giorno in decine di luoghi un po’ in tutto il Medio Oriente e nel mondo a maggioranza islamica, e non per mano di singoli svitati senza alcun seguito, bensì ad opera di personaggi influenti della politica e della religione, o di mass-media che godono di enorme seguito. Ogni giorno vengono riversate dosi massicce di menzogne, allo scopo di fomentare la
gente a odiare l’occidente. Ogni giorno vi sono buddisti, cristiani, indù ed ebrei che subiscono persecuzioni e a volte vengono fisicamente cacciati da paesi a maggioranza musulmana, senza che nessuno nel potente establishment occidentale se ne accorga, e men che meno protesti.

Purtroppo è vero che le regioni del mondo a maggioranza musulmana stanno al fanatismo razzista come l’Arabia Saudita sta al petrolio, e Hollywood sta al cinema. Avevo pensato di inserire qui qualche esempio specifico, ma i casi sono talmente tanti che preferisco rinviare il lettore alla consultazione di siti [in inglese] come MEMRI, Palestinian Media Watch, Foreign Broadcast Information Service, Survey of World Broadcasts, o all’edizione in inglese dei giornali arabi.

A proposito, secondo dati dell’FBI relativi al 2008, negli Stati Uniti si sono registrati dieci volte più manifestazioni di antisemitismo (per l’esattezza 1.013) che di pregiudizio anti-islamico (105). E quante sono state le manifestazioni di odio anti-cristiano, nel 2008, negli Stati Uniti? Solo quattro meno di quelle anti-musulmane (101). Ma non si dimentichi che negli Stati Uniti, in Europa e in Israele i comportamenti fanatici sono opera di soggetti privati:
trasmissioni radio, pastori cristiani o singoli cittadini che agiscono in nome e per conto proprio, a fronte – su questi temi – di una disapprovazione politica e sociale del 99%.
Quando invece calunnia, istigazione e odio religioso, nazionale, etnico o di altro genere si verificano in Medio Oriente, sono quasi sempre il frutto di atti dei governi, o approvati dai governi. Coloro che lo fanno sono spesso sul libro paga dei governi, hanno accesso a istituzioni controllate dallo stato e vengono ricompensati per ciò che fanno e dicono. A differenza della disapprovazione al 99% che impera in occidente per azioni e parole “di odio”, nel Medio Oriente a maggioranza islamica praticamente nessuno osa levare la voce contro questi comportamenti, ad eccezione di un minuscolo gruppo di moderati (spesso perseguitati).
[...]
Tutto questo giustifica la presenza in occidente di estremisti fanatici o del rogo del Corano? Naturalmente no. Ma c’è
qualcos’altro che tutto questo non giustifica: rifiutarsi di riportare, analizzare e condannare ciò che avviene quotidianamente nei paesi a maggioranza islamica, per di più con il sostegno del pubblico e l’approvazione ufficiale.
[...]
Barry Rubin (Da: Jerusalem Post, 13.9.10)

Problemi alla latina per il governo greco

e ultime notizie dalla Grecia non sono particolarmente positive e sottolineano la difficoltà di migrare da una economia assistenziale corporativa ad un assetto di mercato, più sostenibile.

Casa o casino delle libertà?

: Jean: L'Unione di destra?: "

Dopo il discorso di Silvio Berlusconi alla festa de 'La Destra', sembra chiaro l'intento di costruire una nuova Casa delle Libertà. Una nuova alleanza che comprenda anche micro partiti del'1%, di dubbia fedeltà e coerenza politica. Contenti voi...
"

Obama ci fa rivalutare Carter


Splendida copertina della National Review:


Nel bene e nel male, Jimmy Carter somiglia parecchio ad Obama, soprattutto per quanto riguarda la retorica. Sul piano dei fatti, sembrerà difficile da credere, ma il georgiano distrutto da Reagan dopo solo quattro anni di presidenza è stato più liberale e più efficace di Obama. Il che è tutto dire.

lunedì, settembre 13, 2010

Il Social Media Marketing de noantri

"Beth è il nostro nuovo Marketin Manager per i social media. A proposito, la società proibisce l'uso di Facebook e Twitter al lavoro. Ovviamente, fiddiciamo di chi lo usa da casa. Ehi, se blogghi di quanto siamo loffi, sarai licenziata!!"
 L'aspetto più inquietante è che sembra una situazione molto, molto plausibile. Soprattutto da questa parte dell'Atlantico.



Hat tip: OnlineRoby

venerdì, settembre 10, 2010

Milton Friedman fa ancora scuola

Dopo cinquant'anni, Milton Friedman fa ancora scuola: Lumni, una delle startup che offre microcredito per finanziare studenti in America Latina e USA, mette in pratica una delle proposte avanzate negli anni '60 da Milton Friedman per finanziare gli studi dei giovani americani senza dover ricorrere alla nazionalizzazione dell'istruzione e sostituire il sistema in vigore, che fornisce agli studenti prestiti sussidiati e garantiti dallo stato. Friedman sosteneva che non si dovessero erogare prestiti, da restituire a rate a somma fissa; era piuttosto meglio effettuare una sorta di investimento azionario: in cambio della copertura dei costi per l'istruzione, il finanziatore (pubblico o privato) avrebbe acquisito il diritto ad una percentuale dei futuri guadagni dello studente, garantendo così un allineamento migliore degli interessi di giovani e finanziatori, con meno bisogno dell'ingerenza di una burocrazia governativa.
Ci sono voluti cinquant'anni, ma qualcuno ha ascoltato.

Nicolas Sarkozy, l'esempio sbagliato

Tanto fumo, poco arrosto: l'opinione (abbondantemente motivata) che l'Economist ha di Nicolas Sarkozy consiglierebbe cautela nel citarlo ad ogni pie' sospinto.
Anche il settimanale britannico aveva appoggiato Sarkozy alle elezioni presidenziali, salvo poi rimanere deluso (come molti francesi) dalla sua incapacità di passare dalle parole ai fatti: ad una retorica muscolare, tuta legge ed ordine coniugati a liberalizzazioni, si è passati ad una pratica decisamente andreottiana, fatta di galleggiamento, di marce indietro e di ammiccamenti a sinistra. Si scorgono paralleli con il recente passato, più che una guida per il futuro prossimo.

giovedì, settembre 09, 2010

Belgio: l'Italia sarebbe potuta finire così

Se volete avere un'idea di come sarebbe potuta finire l'Italia senza la rottura maggioritaria di Segni e dei radicali, o senza la discesa in campo di Berlusconi, guardate il Belgio: il sistema politico è ancorato da un sistema istituzionale iperproporzionale e iperparlamentare. Un assetto molto simile a quello della Prima Repubblica italiana, che ne ha riprodotto molti dei vizi: la debolezza della leadership si è coniugata ad uno stato sociale pesante ed all'invadenza oppressiva della mano pubblica, uno strapotere burocratico ed una resistenza al cambiamento della struttura economica per preservare l'esistente a scapito dei nuovi settori che hanno replicato il vecchio patto sociale italiano: alte tasse, spese per proteggere gli insider a spese degli outsider.
Il Belgio si è salvato grazie ad un maggiore livello di sviluppo, ad una minore corruzione, che hanno fatto guadagnare tempo, ma soprattutto allo sviluppo delle Fiandre, tenute ai margini del precedente sistema economico. Tuttavia, lo sviluppo a nord, coniugato con la crisi del sud francofono e prima dominante hanno favorito l'emergere dei movimenti autonomisti fiamminghi, accomodato attraverso una frammentazione lungo linee economico-linguistiche ed alla balcanizzazione culturale, anche grazie ad una esasperata e malintesa correttezza politica.
Stiamo adesso arrivando al limite del modello: dopo sei mesi di crisi di governo, La prospettiva di una disintegrazione del Belgio non è più una chimera. Persino nella frazione francofona del Partito socialista, il baluardo dell'Unità nazionale, il vice primo ministro Laurette Onkelinx ha dichiarato che "bisogna cominciare a prepararsi per la fine del Belgio". E' molto probabile che si tratti di una forzatura dialettica, per ricompattare i partiti e trovare finalmente una maggioranza stabile. E' tuttavia indicativo che una figura di primo livello di un partito da sempre graniticamente favorevole all'unità rompa un tabù del genere.
La situazione italiana dei primi anni'90 aveva ovvie differenze, ma anche caratteristiche comuni. Anche in Italia domina(va?) un assetto istituzionale assembleare, unito ad una cultura assistenzialista e corporativo-sindacalista condivisa da quasi tutti i partiti "storici" ed in buona parte anche dai nuovi partiti emergenti, come la Lega. La principale differenza è il peso demografico delle regioni coinvolte dal successo dei partiti separatisti: il Nord Italia che, nel 1992, vide la Lega sfondare era limitato alle regioni "pedemontane": Lombardia, Veneto, Friuli, Piemonte, Trentino, Liguria. il 38% della popolazione, laddove i fiamminghi in Belgio costituiscono la maggioranza degli elettori. D'altro canto, l'attività economica è concentrata nelle regioni pedemontane italiane in misura molto maggiore che nelle zone fiamminghe, anche perché include sia le aree industrializzate tradizionali sia quelle a più sviluppo.
E' possibile tuttavia chiedersi per un momento cosa sarebbe accaduto se Mariotto Segni, Marco Pannella e Silvio Berlusconi avessero giocato diversamente nei primi anni '90: l'Italia sarebbe stata un Belgio più povero e molto più problematico. Uno scenario che potrebbe far piacere soltanto ai Di Pietro, ai Cirino Pomicino ed ai Vendola di questo mondo, che nello sfortunato Belgio tengono ancora banco. E, forse, ai colonnelli di Bossi, molti dei quali potrebbero finalmente sfogare le proprie pulsioni stataliste e assistenzialiste senza timori di concorrenza.

Bravo pirla, prof

Solo mezza cattedra e 600 euroal mese al miglior prof d'Italia: Ha solo 8 ore a settimana, ma ha rifiutato un'offerta dagli Usa: «Amo il mio Paese»".


Che si può dire, bravo pirla. Avrebbe mandato un segnale utile per tutti i bravi professori imasti in Italia: o pagate noi e cacciate i lazzaroni, unica soluzione ai problemi della scuola, oppure andremo da chi ci apprezza. Rimanendo qui, ha invece mandato il segnale opposto: sindacati e burocrazie scolastiche possono continuare a bistrattare i docenti come fossero servi della gleba legati alla terra, senza nessun altro posto dove andare e nessuna alternativa, che siano competenti o meno.

Per una disamina del vero problema dei docenti italiani, imperdibile Giacalone

In ferramenta

martedì, settembre 07, 2010

Stress test bacati, il segreto di Pulcinella

La manipolazione dei numeri negli stress test delle banche europee, un segreto di Pulcinella per gli addetti ai lavori, sta emergendo anche sulla grande stampa. Molte banche avrebbero giocato con i numeri, inserendo negli stress test soltanto i titoli contenuti in alcune tipologie di portafogli invece che dichiarare tutte le posizioni detenute. La reazione dei mercati è ovviamente negativa, anche se dovuta in realtà ad un accumulo di fattori più che al semplice articolo del Wall Street Journal: un pesismo dato economico tedesco e le difficoltà irlandesi nella gestione di Anglo-Irish, banca nazionalizzata, avrebbero avuto un effetto comunque negativo.
Siamo di fronte ad un mercato psicolabile, come ben lo definisce Phastidio? Ci sono parecchi dubbi che lo si possa persino definire un mercato, dato l'intervento continuo a gamba tesa di banche centrali e governi; sembrerebbe invece l'ultimo esempio completo di quell'economia corporativa tanto cara a socialdemocratici, democristiani e collettivisti di destra. E' difficile definire "capitalista" un sistema come quello bancario, dove chi comanda non sono gli azionisti, ossia i capitalisti, ma i burocrati dell'autorità di vigilanza, che selezionano quali banche e quali banchieri possano entrare nel mercato e quali possano prosperare, tramite il monopolio sulla moneta, l'oligopolio sul credito e la connivenza con la politica.



Debito, un'immagine vale mille parole


UN grafico aiuterà forse chi continua a blaterare della perfidia americana e di quanto sia soltanto colpa loro e dei loro debiti se ci troviamo nella situazione attuale: nel grafico potete ammirare l'andamento del debito totale, privato e pubblico, nell'area Euro e negli USA negli ultimi 10 anni. Come si può osservare, le differenze non sono eclatanti, sino al 2008, quando gli USA hanno cominciato un doloroso percorso di riduzione del debito, mentre l'Europa ha continuato ad aggiungere debiti. L'entità della sterzata americana è ancora più impressionante quando si considera che l'amministrazione Obama ha fatto impennare il deficit di bilancio e l'indebitamento pubblico e che, quindi, il settore privato ha ridotto i propri debiti ed aumentato il proprio tasso di risparmio in maniera ancora più marcata di quanto appaia.
Risulta evidente che il mercato immobiliare USA è stato indubbiamente la miccia che ha fatto esplodere una bolla speculativa malsana, ma che gli europei non possono certo discutere di virtù come se fossero vergini inviolate: abbiamo altrettanto debito e, paradossalmente, di qualità peggiore: essendo in forma di titoli di stato seduti nei conti delle banche, esiste un gigantesco incentivo all'ennesima distorsione del mercato per via legislativa, per impedire che venga riconosciuta la gravità del problema. Negli USA, insomma, la correzione è dolorosamente avviata; in Europa non siamo neppure all'inizio del cammino.

(si ringrazia Morgan Stanley per il grafico)

lunedì, settembre 06, 2010

MIrabile risposta

Tutta da leggere la Risposta liberaledi Liberty Soldier al discorso di Fini a Mirabello . Da queste parti si sono apprezzate due cose: la prima, l'impegno a rimanere nel centrodestra e a non cercare ribaltoni di palazzo; dall'altra, l'impegno a proseguire nell'attuazione del programma. Speriamo che si metta di urlare al tentativo di ribaltone, di cui non si vede traccia.

D'altro canto, delude il basso contenuto liberale delle proposte in tema di economia, nonché il carattere buonista e politicamente corretto, anziché pragmatico, di certe proposte su immigrazione e cittadinanza . Fini dovrebbe farsi scrivere la parte economica dei discorsi da Della Vedova e quella sull'integrazione da Tremaglia, se proprio deve e non viceversa...

venerdì, settembre 03, 2010

La carica dell'elefante, una lezione per il Caimano?

I Repubblicani statunitensi potrebbero riprendersi la Camera con una vittoria simile a quella del 1994, se non ripeteranno gli errori degli utlimi 5 anni come ben sintetizzano Peggy Noonan e Grover Norquist (l'architetto del 1994) . L'importante è smetterla di concentrarsi su grandi casi controversi, come la moschea a Ground Zero, la legge sull'immigrazione in Arizona, i dibattiti religiosi o la difesa di Bush. Con questi argomenti si soddisfa forse una parte della propria base ma sicuramente creano problemi con gli elettori indipendenti e gli indecisi; serve invece focalizzarsi su soluzioni ai problemi più rilevanti per l'elettorato con soluzioni per cui esiste un consenso valido per tutto il partito e per i Tea Parties.
Guardando a casa nostra, ci pare che la stessa raccomandazione potrebbe essere una una lezione anche per il PdL e per il governo: concentrarsi su riforme economiche liberali e su di un ripensamento dell'ingerenza dello stato nella società potrebbe portare a risultati migliori dell'attuale guerriglia etica ed il malposto coinvolgimento delle religioni nel discorso politico, con tutte le ricadute negative e gli equivoci che stanno lacerando la maggioranza, dalla sterile polemica sul ruolo degli immigrati alle questioni "etiche". E' ora di fare un passo indietro e ripensare alle parti del programma comuni a tutto il centrodestra, non alle questioni che ci dividono, questioni che di norma si riducono grandemente una volta applicati gli stessi principi liberali che dovrebbero unirci.

giovedì, settembre 02, 2010

USA: Barbour contro Obama nel 2012?

Su Pajamas Media si fanno già previsioni per la campagna presidenziale 2012. Al momento, il consenso che sembra emergere è che i candidati repubblicani più titolati verranno dalle fila dei governatori degli Stati, visto l'orientamento anti-Washington dell'elettorato. Il governatore del Mississippi Haley Barbour avrebbe le migliori chance: ha gestito benissimo i due disastri di Katrina e di Deepwater/BP, uscendone addirittura rafforzato. Un avversario perfetto contro un presidente che sembra sempre più perdersi, quando si passa dalla teoria all'azione pratica.

Oltre a Barbour, Pajamas Media discute anche del governatore dell'Indiana Mitch Daniels. Dalla sua avrebbe l'affabilità, la capacità di governare, il pragmatismo e un certo amore dei media: l'Economist, ultimamente inferocito contro quelle che vede come derive populistiche nel GOP, lo ha definito definisce la "speranza pragmatica dei repubblicani" in un articolo altamente positivo; quasi all'opposto, il Weekly Standard, bandiera dei neocon e dei repubblicani militanti, gli ha dedicato una copertina ed un servizio entusiastici. Un perfetto vicepresidente, insomma.


lunedì, agosto 30, 2010

Prodigi del collettivismo bipartisan

Il governo Berlusconi non sta dando grandi soddisfazioni al proprio elettorato liberale, ma sta paradossalmente attirando segmenti elettorali tipici della sinistra, secondo l'analisi di Luca Ricolfi. Da queste parti si è convinti che una robusta dose di libertà si ala miglior tutela anche per gli individui meno agiati, ma dubitiamo che sia questa la ragione per lo spostamento nel corpo elettorale. A questo punto, non possiamo che sottoscrivere l'esortazione di Hurricane:

Sarebbe buona cosa che il Presidente del Consiglio si ricordasse del proprio elettorato, perchè abbiamo l'impressione che i numerosi problemi di Palazzo, sembra lo abbiano un po' distratto, almeno stando a certe decisioni politiche. E qui sta la spiegazione di alcuni cali di consenso.


Dixit Ricolfi:

(...) lettura del quotidiano la Repubblica. Qui ho trovato la seguente definizione degli elettorati di destra e di sinistra: «È di destra chi vota avendo per guida i propri interessi, di sinistra chi vota pensando all’interesse collettivo» (Michele Serra). Un esempio perfetto di credenza metafisica, ossia di quel tipo di affermazioni che – non potendo essere confermate né falsificate – facevano andare in bestia il filosofo della scienza Karl Popper.


Per controllare la verità della credenza di Serra, infatti, dovremmo poter conoscere:

• qual è l’interesse collettivo (i migliori cervelli del ’900, compreso Kenneth Arrow, si sono arresi di fronte al problema);

• in che cosa consistono gli interessi di ogni individuo (ammesso che esistano, che lui li conosca, e che qualcuno li possa accertare);

• che cosa effettivamente farebbero i politici dei due schieramenti una volta al governo, e quale impatto le loro decisioni avrebbero sulle nostre vite (questioni che vanno ben oltre le capacità dei migliori analisti e futurologi).

Quel che possiamo fare, invece, è rispondere a una domanda assai meno ambiziosa: quali sono i gruppi sociali meno propensi a votare a destra (e quindi più inclini a votare Pd e Idv) e quali sono quelli più propensi a votare a destra (e quindi a scegliere Pdl e Lega)? La risposta, basata su una indagine nazionale condotta dall’Osservatorio del Nord Ovest nel 2008, è che Pd e Idv attirano laureati e diplomati, pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori con contratto a tempo indeterminato, mentre Pdl e Lega attirano lavoratori autonomi, precari, disoccupati, giovani lavoratori, casalinghe.


Tendenzialmente, il Pd rappresenta la società delle garanzie, ossia l’insieme dei soggetti che già possono contare su varie forme di tutela, e sono quindi primariamente interessati a non perderle. Il Pdl, invece, rappresenta la società del rischio, ossia l’insieme dei soggetti più deboli o più esposti alle incertezze del mercato, per lo più dimenticati dalle organizzazioni sindacali. A quanto pare, dopo un biennio (quello dell’ultimo governo Prodi) in cui tutte le attenzioni della politica governativa si sono rivolte ai già garantiti, gli esclusi e i non garantiti hanno visto nel Pdl un’occasione di riscossa. Se questa ricostruzione empirica del voto ha qualche fondamento, la credenza che il voto a sinistra sia disinteressato e quello a destra sia autointeressato si trova improvvisamente di fronte un fatto imbarazzante: i segmenti più deboli della società italiana preferiscono la destra, quelli più tutelati preferiscono la sinistra.


Conclusione logica: se il voto a destra si fonda sugli interessi, e i deboli votano a destra, vuol dire che – secondo loro – la sinistra ha smesso di tutelarli. (...)


Luca Ricolfi Il Giornale

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