mercoledì, maggio 19, 2010

Il libertario Rand Paul vince la nomination. Un nuovo 1994?

Rand Paul è il vincitore, quasi a sorpresa, della nomination repubblicana per uno dei due seggi da senatore nel Kentucky.  Ha tutto per piacere al popolo dei Tea Party americani, a partire dal (sopran)nome e cognome: e' il figlio di Ron Paul, repubblicano libertario famoso per l'opposizione inflessibile a qualsiasi  aumento della mano statale sia in economia che in campo etico; in maniera più' controversa, ha votato contro ogni intervento militare USA al di fuori del territorio nazionale. Il soprannome che si e' scelto, Rand, e' una storpiatura intenzionale del proprio nome di battesimo intesa come omaggio ad Ayn Rand, l'autrice di Atlas Shrugged, celeberrimo romanzo filosofico in difesa della liberta' e del capitalismo quale sua incarnazione e baluardo.

Ci piacerebbe pensare che sia tutto merito del Tea Party e che siamo alla vigilia di un nuovo 1994, quando i rpeubblicani strapparono ai democratici il Congresso per la prima volta in 50 anni. Purtroppo e' solo parzialmente vero: il vento che soffia è  soprattutto quello antipolitico e il giovane Rand si è battuto contro Trey Grayson, candidato ufficiale dell'estabilishment del partito; qualcosa di simile sta avvenendo anche all'interno del partito democratico, anche se a livello aggregato i repubblicani dovrebbero guadagnarne, essendo il partito all'opposizione.
Il movimento del Tea Party ha avuto grande peso e ha restituito energia alla componente libertaria  e fiscalmente conservatrice del GOP, una componente essenziale per vincere ma che spesso ha meno voce di quella socialmente conservatrice. La sua struttura, non completamente assimilata a quella del partito, potrebbe evitare che la vittoria venga sprecata come accadde 15 anni fa. Allora, la carica riformatrice annegò nelle paludi di Washington fino a produrre la versione "democristiana" del Partito Repubblicano, fatta di spesa pubblica e appiattimento sulle istanze religiose,  che lo ha portato al disastro. 

Il Mastella americano perde il posto. Almeno lui.

Dalle primarie americane, il segnale più' chiaro e' quello della rivolta contro i soliti noti, in entrambi i partiti. E il volto più' noto di tutti e' ormai l'ex ragazzo prodigio Barack Obama. 

Arlen Specter e' il senatore repubblicano che nel 2009 ha pensato bene di saltare il fosso e di schierarsi con i democratici. La motivazione e' sempre stata chiara: potere. Specter e' un centrista la cui unica preoccupazione e' sempre stata la rielezione e non l'ha mai nascosto e la vittoria di Obama del 2008 gli ha fatto credere che i democratici avrebbero dominato per anni. E' quindi passato ai democratici durante la battaglia per la sanita' , fornendo quindi un voto cruciale; in cambio aveva ottenuto da Obama e dai big del partito la promessa del pieno appoggio per la sua ricandidatura al proprio seggio senatoriale, stavolta come democratico.
Fortunatamente per gli USA, il meccanismo delle primarie ha bloccato questa gradevole imitazione della casta italiota, privando Specter della nomination: gli elettori democratici si sono ribellati all'imposizione centralista ed hanno nomionato  Joe Sestak, parlamentare  e democratico di lungo corso.

Prima o poi capiremo anche in Italia che le primarie, prima che un'applicazione del feticcio assembleare, sono uno strumento per limitare il potere delle élites di partito quando si sono allontanate dalla propria base. Anche quando, dall'altra parte, c'è il Capo.

Italia e Germania, la fuga dalla realtà

Le autorità tedesche ed italiane hanno deciso che , se la realtà non è di loro gradimento, deve essere vietata.  Questo è unico risultato utile delle regolamentazioni appena escogitate, tant'è vero che, invece di stabilizzare i mercati, stanno scatenando il panico. 
I divieti implementati in Germania si limitano a nascondere sotto il tappeto i sintomi del problema, vietando ai partecipanti al mercato di prendere una posizione pessimista sull'andamento dell'area euro. Non risolve certo i problemi di bilancio dei governi europei e quelli delle banche del continente, che ne hanno seguito i dettami.  Ricordiamo infatti che i cosiddetti "short" non sono soltanto speculativi: per la maggior parte si tratta di operazioni a copertura di altre operazioni "lunghe", ossia positive su altri rischi. Vietare ad una metà el mercato di funzionare limita l'efficienza dell'intera struttura senza limitare i danni: coloro che hanno rischio Europa hanno infatti reagito vendendo massicciamente l'euro, ovviando così all'impossibilità di coprirsi con strumenti idonei. L'unica possibilità, a questo punto, sarebbe quella di reintrodurre controlli dei capitali, tornando indietro di 30 anni e devastando il commercio internazionale; per punire immaginari "speculatori" , si produrrebbe così un danno  molto maggiore. 

In Italia, invece, abbiamo vietato la contabilità. Alle banche sarà infatti concesso di non contabilizzare le perdite su titoli di Stato. Si tratta di un enorme regalo sia per le banche stesse, che  sono d'altronde piene di titoli di Stato a causa della regolamentazione di vigilanza precedente. In base alla normativa vigente, infatti, detenere titoli di Stato non richiede che si ponga capitale a garanzia di eventuali perdite, mentre ciò deve essere fatto per ogni altro genere di investimento, incluso quello tipico delle banche commerciali. Adesso, alle banche viene concesso anche di non dover riportare perdite sui titoli di Stato scesi di valore, inclusi quelli greci. E' un gigantesco tappeto dietro il quale si nascondono i problemi, invece id affrontarli. Le banche italiane potranno continuare a finanziarsi a tassi quasi zero dalla BCE per poi acquistare titoli di Stato . L'unica preoccupazione in questa operazione era la volatilità dei prezzi dei titoli, una volatilità che da oggi non deve più esser eriportata a bilancio, mentre ovviamente e cedole incassate verrano portate come utili. I governi, soprattutto quello italiano, ringraziano: in questo modo si assicurano un canale per piazzare la quantità sempre maggiore di titoli di stato che dovranno emettere. Il particolare che , visto il meccanismo, sia la BCE a finanziare di fatto i governi stampando moneta,  è l'ennesimo fatto sgradevole da nascondere sotto il tappeto.

La crisi non è responsabilità degli indici sul credito o del mark-to-market nei bilanci bancari. E' colpa delle eccessive spese statali e di una regolamentazione che ha selezionato banche e banchieri non in base alla propria capacità di gestire il rischio, ma di fare gli interessi delle autorità  di vigilanza e della classe politica. Sino a quando non accetteremo la realtà e le sue implicazioni, i sogni collettivisti e solidaristici degli europei si continueranno a trasformare in incubi.

lunedì, maggio 17, 2010

Quando i servizi italiani coprivano le stragi dei palestinesi

Un mattone del muro di gomma a difesa degli atti terroristici palestinesi sta cominciando a crollare disinformazione : Furono i palestinesi ad uccidere i giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo

Il Sismi di allora - dicono i familiari che hanno potuto accedere a parte delle carte segrete dell’Aise, il servizio l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna - con Stefano Giovannone e Giuseppe Santovito fece operazioni di copertura a favore dell’Olp. Non abbiamo però prove sul movente né sul gruppo che effettuò gli omicidi. In sede giudiziaria George Habbash (Fplp) venne indicato come il mandante, ma poi fu assolto per insufficienza di prove" (fonte: LiberaliPerIsraele).


Chissà cosa ne pensano i molti giornalisti italiani e le strutture dell'informazione in Italia, abituate a scambiare la propaganda palestinese per una fonte attendibile, come nel caso dei falsi nella guerra del 2006, che portarono ad un repulisti nelle file di Reuters, oppure per i falsi contenuti in documentari come "Jenin, Jenin". Per troppo tempo i media italiani hanno vissuto in una realtà parallela nella quale i palestinesi sono sempre innocenti, anche quando stanno installando una bomba ,si vantano degli eccidi commessi, prendono di mira i giornalisti , si ingegnano ad usare i civili come scudi umani od impiegano le scuole e le moschee come arsenali e fabbriche d'armi, protestando poi quando vengono bombardate.

giovedì, maggio 13, 2010

I Greci peggio dei nostri fannulloni?

Ecco Altri dettagli sugli sperperi greci (HT La pulce di Voltaire). Paolo si stupisce, ma buona parte di questi comportamenti sono simili a quelli italiani dei bei tempi consociativi andati.

Gli stipendi dei dipendenti pubblici rappresentano il 40% del pil. Questo sarà il primo settore in cui tagliare drasticamente. in alcuni settori, oltre alla tredicesima e quattordicesima, ci sono bonus e premi ridicoli. uno fra tutti: il bonus per chi arriva puntuale al lavoro;

•alcuni extra hanno poi dell'assurdo. i forestali per esempio ricevono un'indennità per lavoro all'aria aperta. ma forse la più clamorosa è la questione delle "zitelle d'oro": le figlie nubili dei dipendenti pubblici hanno diritto a una pensione ereditaria di mille euro al mese. sono 40mila e costano allo stato 550 milioni l'anno;
•per non parlare poi delle pensioni anticipate, fissate a
50 anni per le donne e 55 per gli uomini. Sono previste per 600 categorie ritenute usuranti, tra cui spiccano i parrucchieri, per i danni derivati dalle tinte, i musicisti che suonano uno strumento a fiato, i presentatori televisivi, per gli effetti nocivi dei microfoni sulla salute;
•gli enti inutili non si contano. il più clamoroso è quello per la
salvaguardia del lago Kopais, un lago che si è prosciugato nel 1930. (da


Per chi volesse continuare la poco edificante lista, il Toronto Star sparge altro sale sulle ferite

Potevano almeno innamorarsi di Socrates

Il primo ministro portoghese, non quello spagnolo. Per entrambe le nazioni della penisola iberica, comunque, La festa è finita. Per il Portogallo di Socrates, potrebbe bastare. Per la Spagna di Zapatero, siamo soltanto all'inizio:

C’è da notare che Zapatero pare aver scelto di usare la scure sulla spesa pubblica senza mettere mano alle due aree di crisi dell’economia spagnola: riforme strutturali del mercato del lavoro per innalzare il potenziale dell’economia, e risolvere la bomba di debito contenuto nelle Cajas, le casse di risparmio. Triste destino, quello della sinistra italiana: si innamora sempre delle persone sbagliate, solo per farsi travolgere dalle dissonanze cognitive, di cui notoriamente le corna sono una sottospecie.


(Phastidio.net)

In Cina, finti divorzi per speculare sulle case.

l boom immobiliare in Cina è ormai ufficialmente entrato in fase di bolla speculativa. Se l'evidenza empirica non fosse sufficiente, basterebbero aneddoti come questo per confermare che la situaiozne è siile a quella americana del 2003-2005.
Per  calmare la speculazione, il governo cinese ha imposto limiti alla possibilità di acquistar eseconde case per le famiglie cinesi, imponendo un anticipo minimo più elevato rispetto a quello dell'acquisto di una seconda casa. Pare che, in conseguenza, un numeo crescente di coppie fingano di divorziare, per otere così acquistare una casa a testa a condizioni più favorevoli . I numeri sono ridotti, ma evidenziano la frenesia del momento.

Ruberie sindacali trasversali

Da Giustizia Giusta - Quando il sindacato aiuta a rubare

Secondo una notizia giornalistica di qualche giorno fa, metà dell’affitto (500.000 Lire) della casa che l’allora vice-presidente della Regione Emilia Romagna, Pierluigi Bersani aveva a Bologna, era pagato dallo I.A.L. (Istituto Addestramento Lavoratori) facente capo alla C.I.S.L., ed ampiamente sovvenzionato con fondi C.E.E.
Il fatto è inquietante, al di là della questione, certo non commendevole, del “vizietto” che sembra colpire molti uomini politici, relativo a strani privilegi in fatto di case. Oltre tutto, infatti, la C.I.S.L. era certamente allora (1991) di “area” diversa da quella di Bersani. Misteri della trasversalità di privilegi e generosità di chi maneggia denaro pubblico.

[...]in Commissione Lavoro si stava in gran fretta discutendo (si fa per dire) in sede legislativa una strana legge di “interpretazione autentica della D.L.L. 29 luglio 1947 n. 804 sull’istituzione dei Patronati dei Lavoratori”.
[...]
si intendeva togliere ai Patronati dei lavoratori, che oramai ogni Sindacato aveva istituito come sua emanazione, dopo la scissione di quello unico C.G.I.L. del 1948, e con effetto retroattivo, il carattere di ente pubblico per salvare da un’accusa di peculato, pendente alla Procura della Repubblica di Roma, pressoché tutti i segretari delle Confederazioni sindacali, che avevano fatto, a quanto si diceva, man bassa dei soldi dei “rispettivi” Patronati.
[...]La legge, manco a dirlo, passò, credo all’unanimità.

martedì, maggio 11, 2010

L'Italia deve 81 miliardi di euro per il fondo anticrisi. Ottantuno.

Su di un totale di 660 miliardi di euro che i singoli stati dovrebbero contribuire al fondo di stabilizzazione, Italia e Spagna dovrebbero contribuire rispettivamente per 81 miliardi e 53 miliardi di euro.Il problema è che Madrid e, in misura minore, Roma sono proprio i più probabili beneficiari di un tale fondo. A Bruxelles se ne  rendono conto? 

Nel caso entrambi i paesi sperimentassero difficoltà, le dimensioni del fondo sarebbero immediatamente ridotte  di 130 miliardi, proprio quando ve ne sarebbe maggior bisogno . Nel caso uno dei due entrasse in crisi di liquidità, è improbabile che  potrebbe sborsare decine di miliardi di euro per aiutare l'altro. Se ad avere problemi fosse la sola Madrid, ad esempio, l'ammontare dell'esborso sarebbe tale da richiedere alla Repubblica italiana un pagamento di decine di miliardi di euro, che probabilmente metterebbe a sua volta l'Italia sotto i riflettori dei mercati obbligazionari, alimentando ulteriormente il contagio. Si aggiunga il fatto che non esiste una garanzia congiunta dei governi per le attività del fondo di stabilizzazione:  se un governo nazionale non potesse o volesse contribuire, non esisterebbe alcun obbligo , da parte degli altri governi, di versare la quota dell'inadempiente.

Le perplessità dei mercato riguardo al "salvataggio" cominciano a non sembrare  troppo infondate.

Italian Tea Party: libertà si, stato no. Finalmente.




Arriva anche in Italia il Tea Party: libertà si, stato no: un movimento che si propone di contrastare la pretesa dei gruppi di pressione e della classe politica di disporre del nostro portafoglio come se fosse il loro. Un atteggiamento non soltanto deleterio dal punto di vista economico, ma letale per la libertà individuale: le risorse che vanno allo stato , infatti, riducono le nostre opportunità di perseguire i nostri fini nel modo che più preferiamo. Non importa quanto fintamente libertarie siano le leggi a sfondo etico o sociale: un governo che mette impunemente le mani nel nostro portafoglio, troverà sempre un modo per entrare prima o poi nelle nostre camere da letto, per non parlare del resto della nostra vita.

Primo appuntamento, l'ostica Prato. In bocca al lupo!





Hat tip: Camelot

Ricapitolando

Da Ventinove Settembre un riassunto sintetico delle cause della crisi greca ed europea. Che ha poco a che fare con il capitalismo o con gli speculatori e molto, molto a che fare con i politici. Da Phastidio, si ribadiscono i rischi dell'approccio per cui la soluzione a problemi di eccessivo debito sarebbe altro debito.
Problema identificato in pieno. Complimenti per la sintesi. L'unica, vera soluzione sarebbe stata l'imitazione delle procedure fallimentari, pardon, di concordato preventivo che si sono evolute nel diritto privato, ma questo avrebbe privato i politici di un'ottima occasione di sprecare soldi dei cittadini per accrescere il proprio potere, trovandosi un conveniente capro espiatoriio in fantomatici "speculatori" .

lunedì, maggio 10, 2010

Vota Antonio

FInalmente arrivato per la nostra gioia Il blog di Antonio Martino

La BCE interviene sul mercato , salvando gli speculatori

La Banca Centrale Europea ha iniziato ad acquistare titoli dei paesi della periferia dell'area euro per sostenerne i prezzi. Per evitare che la manovra produca liquidità , l'istituto di emissione ha annunciato che non finanzierà gli acquisti stampando moneta, ma vendendo sul mercato titoli di stato tedeschi e francesi.
Non è sicuro chela BCE riesca a contenere le ricadute inflazionistiche e l'impatto sull'euro. Come minimo, la manovra riduce la qualità del portafoglio della BCE: l'euro verrà garantito da riserve investite in titoli di bassa qualità invece che di massimo merito di credito. Inoltre, buona parte delle banche coinvolte utilizzerà i titoli ricevuti mettendoli a garanzia delle nuove linee di credito a breve termine fornite dalla banca centrale stessa, che da ieri garantisce di fatto liquidità illimitata a chiunque sia detentore di titoli di stato. E la banca centrale non può certo drenare questa liquidità.
L'impatto sui prezzi interni dovrebbe rimanere moderato, sino a quando permane un eccesso di capacità produttiva, ma data la ripresa industriale in alcune aree d'Europa tale eccesso sembra ridursi, anche grazie all'indebolimento dell'euro conseguente prima alla crisi ed ora, forse, alle misure prese per fornire liquidità.
L'impatto sull'euro dipende anche dalle politiche delle altre banche centrali: l'impressione è che le maggiori banche centrali stiano parlando molto di stabilità, ma poi prendano spesso provvedimenti con effetti negativi per la propria divisa, come nel caso giapponese la scorsa settimana, o in quello europeo.

L'effetto positivo della manovra si vedrà sui bilanci bancari: ancora una volta le banche sono state salvate dalle proprie scommesse sbagliate, ma molto utili per i governi che devono batter cassa, con il denaro dei contribuenti e, in questo caso, con il rischio della perdita di potere d'acquisto per i risparmiatori europei. La colpa, ovviamente, è stata addossata a "misteriosi" speculatori, dimenticando che i maggiori di essi hanno speculato proprio sul salvataggio, e non sul fallimento, dell'euro .

Siamo tutti speculatori adesso

I politici europei e la banca centrale si illudono di poter stabilizzare l'euro impiegando le stesse tecniche che hanno affondato i peggiori speculatori: quelli parastatali, che hanno creato la bolla e che adesso siamo chiamati a salvare, con la scusa della stabilità dell'euro. Buona fortuna.
L'aiuto alla Grecia verrà erogato tramite un'entità fuori bilancio, che si indebiterà sul mercato approfittando delle garanzie congiunte dei vari paesi europei. Di fatto, si cerca di risolvere il problema sperando che nessuno testi ili meccanismo di protezione; nel caso avvenisse, si sposterebbe il peso del debito dalle spalle di greci e spagnoli a quelle degli incolpevoli contribuenti del resto d'Europa, salvando nel frattempo la faccia ed il bilancio delle banche e delle assicurazioni spinte dalle regole di vigilanza europea ad acquistare titoli di stato a scapito dei prestiti alle imprese.

Lo strumento rientra nello stesso genere di finanza creativa che ha permesso alle banche commerciali di godere della protezione statale per i depositi e nel frattempo investire in attività rischiose senza doverle imputare a bilancio, creando le condizioni per la bolla finanziaria successiva. Bolla che, ovviamente, è stata apprezzata dai governi, felicissimi di finanziarsi a basso costo ed drogare la crescita economica tramite un eccesso di credito. Gli "speculatori" che vengono attaccati non sono , ovviamente, le banche parastatali che si sono riempite di titoli a prezzi assurdi, ma gli investitori che si sono incaricati di dimostrare l'infondatezza delle sue basi.

Adesso, la classe politica cerca di ricostruire l'edificio della stabilità europea impiegando lo stesso genere di strumenti e sperando che la "speculazione" ricominci , di fatto, a lavorare a favore di una nuova bolla. Il fine giustifica i mezzi, anche se tali mezzi sono controproducenti?


venerdì, maggio 07, 2010

Voci di bailout BCE per tutte le banche europee

Voci sul mercato del credito: la BCE starebbe preparando un piano di prestiti da 600 miliardi di euro all'1 percento per un anno, prestando in garanzia qualsiasi genere di titolo di Stato in possesso delle banche europee. Sarebbe questa la causa del miglioramento dell'umore di mercato.
Quello che lascia perplessi e' la risalita dell'euro, visto che 600 miliardi di euro verrebbero stampati dalla banca centrale per orchestrare la fine della svendita di titoli governativi; il sollievo per ora oscura le menti.
Significa inflazione e svalutazione, ma non sia mai che le banche, acquirenti più' o meno forzati di btp e bond greci, debbano pagare per i propri errori e smettere di finanziare le spese pazze dei governi, invece di sostenere investimenti produttivi privati.

Potenza della tecnologia

Nei giorni del panico più totale, la Borsa di Milano chiude per "problemi tecnici". Complimenti ragazzi, avanti così. I ocmplottisti saranno felici, i nostalgici dell'economia corporativa, che non parla inglese e dove si nasconde tutto sotto il tappeto fino a quando non prende fuoco stanno sicuramente sorridendo. Senza capire, ovviamente, che vivono già nel sistema dei loro sogni, qui in Europa ed è proprio quel sistema che ci sta regalando quest'incubo.

Mercati del credito 7 Maggio 2010: passo falso della BCE, il contagio greco diventa globale « Macromonitor.net

Le ultime speranze di una facile soluzione della crisi del debito sono tramontate dopo che la BCE ha annunciato di non aver preso in considerazione l’acquisto in massa di titoli di stato. I mercati americani ed asiatici hanno proseguito il crollo dopo il bagno di sangue in Europa. I mercati europei aprono di nuovo in pesante ribasso.
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Macromonitor

mercoledì, maggio 05, 2010

Crescita non drogata cercasi

I recenti dati sui consumi confermano un trend preoccupante: la ripresa crescita americana dipende di nuovo soltanto dai consumi individuali, sussidiati tramite i provvedimenti assistenziali del governo.
La crescita dei consumi è infatti più rapida di quella del reddito. Si ricomincia, quindi, con la spirale che ha contribuito alla crisi: il consumatore americano spende denaro che non ha. Solo che questa volta non si tratta di denaro preso personalmente a prestito, ma elargito dallo Zio Sam, ossia dai contribuenti e soprattutto dai creditori che finanziano il deficit federale.
Tremiamo al pensiero di quello che accadrà quando il deficit andrà ridotto: crollo dei consumi, debito ancora fra noi.
Nel frattempo, l'amministrazione Obama può continuare a fingere che le cifre che spende in panem et circenses siano un segno di salute economica e non un sintomo del malessere.

lunedì, maggio 03, 2010

Bailout Song (Trillion Dollar Economy Songs- Ron Paul- Peter Schiff- Jim...

Best line
"Tell the folks who make the laws /Uncle Sam ain't Santa Claus"
Dite a quelli che fanno le leggi / Che lo Zio Sam non è Babbo Natale

Ok, panico.

Metà del debito estero italiano è in mani francesi. La tentazione è forte...
Piigs:Europe’s Web of De

La Grecia e il sacco di Bruxelles

Quello greco non è un fallimento, anche se  forse sarebbe meglio che lo fosse. Politici e "banchieri" parastatali stanno infliggendo al contribuente europeo una replica dell'inutile rapina perpetrata ai danni di quello statunitensi. 

Il piano di salvataggio per la Grecia presenta numerose zone d'ombra. Anche se fosse perfetto, tuttavia, sarebbe  controproducente almeno per uno degli obbiettivi che si prefigge:  quello di scoraggiare i comportamenti che ci hanno portato a questo punto.  
 La severità delle condizioni imposte alla Grecia potrebbe risolvere uno dei punti critici di cui si era già parlato:  scoraggiare gli stati più indebitati dell'Unione a cercare il salvataggio a spese europee. Impieghiamo il condizionale perché il piano di rientro greco è severo, ma non certo eccezionale e, quindi, potrebbe non essere un deterrente sufficiente. L'Irlanda ha tagliato del 12% per cento le retribuzioni pubbliche, senza avere chiesto aiuti all'estero. La Lettonia ha attuato misure paragonabili , quando  l'anno scorso ha chiesto aiuto ad IMF ed Unione Europea. Rimane quindi da vedere se altri governi non troveranno politicamente più accettabile passare il conto a Bruxelles, invece di tagliare e riformare per conto proprio. Il denaro dell'IMF arriva immediatamente, le promesse di riforme economiche possono essere poi trattate come promesse elettorali, quando la nazione debitrice è sufficientemente importante da minacciare di trascinare il sistema con sé in caso d'insolvenza. 

Il punto cruciale, al momento, è il gigantesco regalo ai creditori di Atene.  Nel piano di salvataggio, infatti, pagano tutti, con una eccezione. I contribuenti dell'Unione europea forniranno il denaro fresco; i greci pagheranno rinunciando a parte del tenore di vita di cui hanno sinora goduto a credito. Chi non paga, per il memento, sono gli investitori che si sono illusi potesse esistere rendimento senza rischio; quegli investitori, che hanno acquistato debito greco solo perché rendeva di più di quello tedesco ed era denominato nella stessa divisa, preferendo dimenticarsi di analizzare a fondo le differenze fra le varie nazioni e sperando che la Germania, garante politico dell'Unione, sarebbe divenuto anche garante economico in caso di problemi. Una speculazione che è andata bene agli stessi politici tedeschi, fino al punto che i maggiori creditori esteri di Atene sono proprio banche ed istituzioni finanziarie francesi e tedesche, in gran parte d'origine parastatale. 

Per evitare una magra figura ai politici lottizzati che gestiscono le Landesbanken, o agli amici degli amici nel giro delle grandi scuole francesi, si preferisce invocare l'emergenza assoluta e la maligna speculazione tipica dei mercati selvaggi del capitalismo anglosassone. Peccato che qui,  di mercato, se ne veda poco: gli attori sono tutti o quasi politici, o politicizzati. Il mercato bancario è tutto, fuorché un mercato libero: la politica, nella sua accezione pura o in quella mediata dalle autorità di vigilanza, impone i propri obbiettivi, decide i partecipanti al mercato e decide il prezzo e la quantità della liquidità disponibile, attraverso l'attività della  Banca Centrale. In un mercato più libero, come quello degli hedge fund, chi si comporta in maniera tanto sconsiderata di solito salta, lasciando spazio a concorrenti più abili nella gestione del rischio. In quello bancario, invece, la classe politica corre al salvataggio, a spese del contribuente, come sta avvenendo in Grecia e come già avvenuto nel caso delle banche USA, dove i creditori sono stati inutilmente salvati. 

Nei giorni precedenti all'intervento del FMI si era cominciato a discutere di un'opzione che avrebbe obbligato i creditori a sopportare parte del peso della ristrutturazione: estendere la scadenza dei titoli di stato, riducendo il peso immediato delle scadenze più imminenti dal bilancio statale greco. Una ristrutturazione  del genere avrebbe causato una perdita economica di circa il venti percento del valore dei titoli, allineandolo ai prezzi di mercato, prevalenti; al contrario di una dichiarazione di fallimento vera e propria, avrebbe permesso di continuare a  impiegare i titoli greci come garanzia per i prestiti in banca centrale e di non realizzare immediatamente a bilancio le perdite accumulate. Si tratta di una manovra analoga alle proposte di John Taylor per la riforma finanziaria americana: niente bailout, ma un regime di amministrazione controllata che allinei le procedure legali  alla realtà finanziaria, permettendo di risolvere le insolvenze bancarie in maniera analoga a quelle industriali senza per questo danneggiare l'intero sistema economico e lasciando che le perdite vengano ripartite fra gli investitori.


Nel caso di uno stato sovrano, esistono paralleli con la situazione attuale.  Il più recente  è quello dell'Uruguay nel 2003, che  poco dopo un intervento del FMI ha proposto uno scambio simile a quello discusso nei riguardi della Grecia. La differenza è che i creditori non erano creature politiche della nazione che fornisce la maggior parte dei fondi e che non vuole rivelazioni sul pessimo funzionamento del proprio sistema bancario che non parla inglese. Fra due anni, forse, anche noi arriveremo ad una soluzione simile, ma nel frattempo i cittadini europei, greci o meno, avranno pagato e sofferto molto più del necessario.


Update: ci segnalano che, per una volta,  anche i media italiani si sono accorti che esistono soluzioni diverse dal salvataggio a spese nostre. Ode a Luigi Zingales.

Delirante per chi?

Dispiace vedere baruffa fra due blogger che si apprezzano.  1972 accusa  altri di avere "coda di paglia" ,  a causa di un post phastidioso colpevole di aver fatto notare come il quotidiano Il Fatto parrebbe essere un successo anche economico, laddove i "nostri" giornali non possano essere certo considerati paragoni di oculata gestione. Diciamo che si è caduti in un equivoco: non ci pare che far notare come un quotidiano possa funzionare senza sussidio pubblico significhi sposarne le idee; la miglior performance economica non è una manifestazione di superiorità culturale della propria parte politica, altrimenti a Repubblica non avrebbero parteggiato per una lunga serie di perdenti cronici. Siamo certi che non sia questo il senso del post e quindi ci pare difficile interpretarlo, come fa 1972, come una accusa alle idee di centrodestra.

E'  sicuramente un'accusa a Vittorio Feltri, ovviamente: si tratta di una oggettiva prova a sfavore della retorica feltrina, teoricamente liberista che si abbevera alla fonte dei sussidi pubblici tanto retoricamente disprezzati; la tesi per cui sarebbe l'unico modo di fare giornalismo è smentita dai fatti, anzi, dal Fatto. Un colpo di fortuna, forse, o una momento transitorio derivante dalla novità e dal progresso tecnologico; tuttavia rimane il sospetto che si potrebbe fare di più per non dover predicare bene e razzolare male. Personalmente si vorrebbe che i conti del Fatto li potessero mostrare Il Giornale o Libero, visto che qui si continua a sposarne le idee, al di là delel campagne ad personam; l'equilibrio economico sarebbe un forte sostegno alle idee liberali che teoricamente sposano. In mancanza di coerenza, si potrebbe adottare maggior buon gusto e far notare le giravolte finiane senza ricorrere ad argomenti degni di Novella 2000, visto che mancano sia i numeri che l'innocenza. Forse anche le vendite milgiorerebbero ed in alternativa il direttore avrebbe più tempo per trovarsi un amministratore degno di questo nome: l'esperienza insegna che ottimi direttori possono essere pessimi manager.

1 Maggio - miglior aforisma

Far fare la festa del lavoro ai sindacati è come far fare la festa della salute al virus HIV. 29Settembre

Quanti spifferi nel PdL

Di fatto nel PdL, oltre a quella di Fini, ci sono almeno altre 9 correnti. Senza contare quelle sommerse, come quella vaticana. Fini ha gravi colpe nella gestione della polemica, ma la sostanza è evidente. Meglio riconoscerla e accettare il dibattito, invece di pugnalarsi nell'ombra.

Barack, impara da Clemente (Mastella)

La spese pazze dell'Amministrazione non convincono gli elettori. Molti elettori democratici stanno festeggiando tutti quei grassi assegni arrivati grazie al buon Barack nel loro distretto: non è un segreto che lo "stimulus" sia stato ritagliato a misura di aree ad elevata densità Democrat. Per loro lo stimolo funziona, alla faccia di chi pagherà il conto. Il problema è che il resto della popolazione non si lascia abbindolare tanto facilmente.

Secondo l'ultimo sondaggio di Pew Research, il 62% dei cittadini americani (contro il 33%) pensa che lo “stimulus” non abbia avuto alcun effetto positivo sull'occupazione. Di questa opinione sono il 79% dei repubblicani, il 69% degli indipendenti e il 42% dei democratici. (The Right Nation)

Barack Obama dovrebbe studiare meglio l'esempio di Clemente Mastella, quando si tratta di assistenzialismo: ha cominciato bene, imitando l'IRI dello sfascio italiota e le ultime stupidaggini rottamatorie, ma per arrivare ad eguagliare i maestri del voto di scambio ci vuole parecchio tempo e molto più impegno nel lavaggio del cervello dell'elettore medio. L'unica speranza per i democratici è che i repubblicani perdano di nuovo la testa e ritornino a comportarsi come nell'era Bush. ossia ad imitare i nostri democristiani: spesa pubblica e ipocrisia sociale a sfondo pseudoreligioso.

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