mercoledì, giugno 30, 2010

Clown e agenzie di rating

 La migliore della nottata: l'agenzia di rating Standard And Poor's ha posto in osservaizone il rating di Moody's, l'altra  grande societò di rating USA.  Il motivo: "Crediamo che vi saranno rischi aggiuntivi per Moody's e per le agenzie basate negli USA, dopo la recente legislazione statunitense che  potrebbe portare ad una riduzione dei margini  ed aumentare i costi legali per i futuri contenziosi . In pratica, S&P sminaccia di declassare Moody's per esattamente i  problemi che stanno entrambe avere, dato che si trovano nella medesima situazione. Un commentatore l'ha paraagenzia, è retrocessione Moody's, una agenzia di rating del credito, sulla regolamento preoccupazioni finanziarie, si comprometta di rating del credito agenzie. E 'come quella vecchia scenetta dove un clown si punta una  pistola alla testa e urla "Smettetela o sparo!"

martedì, giugno 29, 2010

Grecia chiama CGIL: sciopero di 24ore

I sindacati greci mostrano una notevole somiglianza con quelli italiani. La reazione ad ogni problema, a quanto pare, è di scioperare: un dirigente sindacale  ha appena annunciato la convocazione di uno sciopero generale ad inizio luglio per protestare  contro la riforma delle pensioni, quellla riforma che porterebbe i greci a non poter più godere di una trentina d'anni di pensione in cambio di un paio di decenni di contributi.  Quello che non vogiono capire, ovviamente, è che le proteste sono inutili : serviranno soltanto ad affossare ancora di più un'economia sull'orlo della bancarotta ed un governo che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non è illiquido, ma insolvente. Il fallimento, pardon la ristrutturazione, è quasi inevitabile a meno di sforzi eroici. Da quel che vediamo, la tragedia si sta già trasformando in farsa, anche se dubitiamo che alcun sindacalista d'ascendenza FIOM e di discendenza comunista riuscirà mai a cogliere l'amara ironia di un sindacato che sta devastando il futuro dei lavoratori.

Debacle dei titoli di stato periferici e BCE

Ulteriori segnali di fragilità del mercato: La BCE conferma la chiusura di uno dei programmi di finanziamento straordinario per le banche ed il mercato vira al peggio.

Continua

lunedì, giugno 28, 2010

Un Tea (party) a Roma

Veni, vidi , vici? La strada è lunga, ma i primi passi sono stati fatti: sabato abbiamo avuto la soddisfazione di vedere il primo Tea Party a Roma, nonostante una meteorologia inclemente con tanto di pioggia monsonica ed una burocrazia altrettanto capricciosa (e per fortuna che, nominalmente, siamo tutti a destra).  In fondo, il semplice fatto che si sia tenuto un Tea Party a Roma, normalmente considerata città-simbolo dello statalismo, non può che essere di buon auspicio.
Oltre a Roma, questa settimana ha visto i Tea Party di Aversa  ed Alessandria. Avanti così, per ricordare alla nostra classe politica un fatto  semplice quanto scomodo: i livelli attuali di esazione fiscali non sono soltanto immorali e deleteri per i cittadini, ma anche dannosi per gli stessi politici. Una volta rovinati i contribuenti, di cosa pretenderà di nutrirsi l'ipertrofica macchina statale?

Italian American


Su CafePress

Pere di saggezza

Non siamo mai stati dei fan sfegatati di Marcello Pera, laico fulminato a suo tempo sulla via di San Pietro, ma l'analisi che presenta nella sua intervista sul La Stampa (via Clandestinoweb) è centrata, anche se pessimista: gli italiani non vogliono una rivoluzione liberale e Berlusconi si è adeguato, non essendo né un Reagan né una Thatcher e valutando la popolarità nel breve periodo al di sopra di ogni considerazione da statista. Rimane il problema: le scelte alternative a Berlusconi sono apparse, nell'ultimo quindicennio, persino peggio dell'uomo di Arcore. Faute de mieux...

Per una vera destra d'impronta liberale in senso classico ci servirebbe qualcuno come Margareth Thatcher, in grado di accettare una temporanea impopolarità mentre dimostra che il mercato può fornire la soluzione che, erroneamente, si ritiene possa essere fornita soltanto dallo statalismo. Essendo questa l'Italia, non credo sarebbe impossibile, come pensa Pera, ma certamente difficile. Il periodo d'impopolarità non sarebbe brevissimo e vi sarebbe molto da spiegare: come ha ben detto Camelot, questa nazione ha conosciuto in un secolo una sola politica economica, quella statalista e corporativa. Purtroppo per noi, è ormai evidente che il termine "impopolare" è bestemmia nel vocabolario berlusconiano e si preferisce galleggiare, a destra come a sinistra, accanandosi a mantenere in vita quello che Antonio Martino ha precisamente  definito lo stato sociale catto-comunista.A spese nostre, s'intende.

sabato, giugno 26, 2010

Basta debito: come tutte le droghe, sta smettendo di funzionare

La ripresa sembra indebolirsi. Significa che la Fed dovrebbe ricominciare ad acquistare debito pubblico e privato, pompando liquidità e sostenendo i livelli attuali di debito e tassi? Da Annaly Capital Management ecco un'ottima sintesi dei motivi per cui sarebbe un errore devastante, simile a quello già compito dai giapponesi. Non soltanto si tratta di un'operazione dannosa nel lungo periodo, ma l'efficacia della droga debitoria diminuisce ad ogni successivo stimolo e quindi rischierebbe di risultare inutile anche nel breve termine.


(Hat tip: PragCap)


By Annaly Capital Management:

Some recent economic data (like today’s downwardly-revised “final” reading on 1Q 2010 GDP) have suggested that the economic recovery is waning. Not surprisingly, talk of additional stimulus has started to show up. A widely circulated column from today’s UK Telegraph titled “Ben Bernanke Needs Fresh Monetary Blitz as US Recovery Falters” theorizes that the Fed is debating further asset purchases. The rationale is that since there is reduced appetite for further fiscal stimulus, the Fed will pick up the baton and expand its balance sheet, possibly to $5 trillion.


Our modest proposal? Don’t.


The Fed should certainly do its part to facilitate the orderly functioning of financial markets, through the various lending facilities it has already set up (and in some cases shut down). But more asset purchases? What is the point? The 10-year Treasury is already approaching 3%, and corporate borrowing rates are more than reasonable on an absolute basis. 30-year fixed mortgage rates are already at brand new lows, and this is after the Fed concluded its Agency MBS purchase program.


Click Here to Enlarge Chart


There is an iron-clad law in economics called the law of diminishing marginal returns, which usually refers to labor. The more workers you continue to add, holding all other inputs constant, the less productive are those additional new workers. As we’ve already seen by looking at the money multiplier, the Fed’s balance sheet is also subject to diminishing marginal returns. The Fed’s expansion of the monetary base is having a smaller and smaller effect on the overall money supply. We believe further growth of the Fed’s balance sheet will have an even smaller effect than the first expansion, which seems to have only given us a ripping year-long rally in risk assets.


In the light of calls for new government stimulus, we should point out that the same law of diminishing marginal returns applies to total debt outstanding in the economy. As the total amount of debt to GDP has grown, the marginal return of an additional dollar of debt has shrunk dramatically. The chart below breaks out by decade the addition to GDP per each additional dollar of credit market debt outstanding.


Click Here to Enlarge Chart


To construct this chart, we looked at the nominal growth in GDP and divided it by the nominal growth in total credit market debt outstanding. As you can see, in the 1960s each additional dollar of debt created just over $0.65 of GDP. The 1980s saw this ratio cut in half to $0.34 dollars of marginal GDP per $1 of marginal debt, and we have since cut that in half again to $0.18 of GDP per $1 of debt created. We seem to be quickly approaching a level of total debt outstanding where additional indebtedness doesn’t add to economic growth at all. And the Fed has already reached a level in its Federal Funds Rate where it can’t cut any lower.


Attempts to stop a deleveraging economy with quantitative easing and government deficit spending have reached a point of no (marginal) return. Recessions, though painful, have the effect of purging the economy’s excesses and setting the stage for future growth. Preventing this process often causes more problems than it solves. Just ask the Japanese.

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Obiettivo Lavoro e gli azzurri

Uno degli sponsor della Nazionale è Obiettivo Lavoro, una ex-cooperativa attiva nel collocamento, lavoro interinale e formazione, il cui motto è "Il lavoro sicuro e giusto"
Piacerebbe a tutti noi che dovessero occuparsi del ricollocamento di una dozzina abbondante di brocchi di ritorno dal Sudafrica: il loro lavoro non è stato giusto e speriamo non sia sicuro.

A margine, è singolare la lieve ipocrisia di una società che proclama di essere "il Gruppo italiano specializzato in Qualità dell'offerta e Responsabilità sociale" e che impiega però la stessa retorica di coloro che vorrebbero eliminare anche le poche libertà recuperate al mercato del lavoro. La responsabilità sociale di un imprenditore è quella di portare ottimi prodotti a prezzi competitivi e di svolgere bene il proprio lavoro, non di scusarsene e foraggiare chi nega loro cittadinanza sociale. Con imprenditori tanto coraggiosi ed orgogliosi del proprio lavoro, a chi servono gli apologeti del collettivismo?

giovedì, giugno 24, 2010

Tea Party per la libertà

Perché manifestare contro le tasse, nonostante la crisi economica e le  "necessità di bilancio" che ci vengono smepre spacciate come essenziali e imprescindibili? Come ogni liberale dovrebbe credere, la libertà non è vera libertà se non puoi disporre liberamente di ciò ch ehai guadagnato o se devi ottenerle approfittando dele estorsioni a danno di qualcun altro. Da oggi cominciamo a poterci tenere i frutti del nostro lavoro invece di doverli cedere al Moloch statale, ma gli effetti del conttinuo drenaggio di risorse che vengono spesso sprecate si fa sentire tutto l'anno: la macchina statale è quasi  priva di quasi ogni vincolo alla spesa grazie alla retorica per cui ogni attività gestita dalla burocrazia è essenziale e quindi la nuova spesa viene sempre finanziata con nuove tasse, senza valutare la razionalità di tale spesa e senza pensare di tagliare i livelli di spesa pregressi. 


Per questo è ora di dire basta: non siamo il gregge, da tosare a piacimento del pastore. Siamo individui, ed è giusto che chi pretende di governarci sappia che non può mettere impunemente le mani nelle nostre tasche. Possiamo farlo Sabato a Roma, o Domenica ad Alessandria .


lunedì, giugno 21, 2010

Il mito californiano delle "tasse troppo basse"

La crisi californiana non si è risolta, ma lo strapotere del complesso sindacal-progressista che l'ha prodotta sta contaminando il quadro nazionale.

La crisi fiscale californiana è uscita dai riflettori, grazie anche ai travagli in Grecia e ad una manovra di bilancio che ha tappato le peggiori falle, ma i problemi rimangono e sono drammatici. La lettura della situazione sposata dai media tradizionali è quella che alla radice del problema vi sia la Proposition 13,  il referendum che negli anni'80 tagliò le imposte immobiliari e rese molto più difficile alzarle di nuovo. Si sostiene, soprattutto da sinistra, che legar ele mani ai politici avrebbe portato alla crisi, perché le entrate statali non sarebbero sufficienti per erogare i servizi essenziali; la crisi è stata anche impiegata come parabola per dimostrare come il supposto estremismo del movimento TEA-Party potrebbe portare al disastro fiscale il governo federale; questa è un'obiezione classica anche in Europa: non si possono ridurre le tasse, perché già così non vi sono sufficienti fondi per garantire il funzionamento della macchina statale. Questo argomento, tuttavia, dimentica che il problema è spesso proprio nelle dimensioni e nell'efficienza di un governo che spende per servizi che che potrebbero essere forniti meglio e con meno costi dal settore privato.
Sul City Journal vi sono due articoli che smontano la falsa accusa alla Proposition 13 e sulla vera causa del disastro fiscale californiano: lo strapotere dei sindacati nel settore pubblico.  
 La California, infatti, non ha né una spesa pubblica né, soprattutto, un livello di entrate fiscali pro-capite inferiore alla media americana o a quella degli stati con la medesima configurazione demografica, come si evince dal grafico riportato qui a lato.
Il governo del "Golden State," teoricamente ala fame a causa della Proposition 13, raccoglie  a vario titolo 12.776 $  da ognuno dei suoi cittadini nel 2007. Tale importo è stato il quinto più alto degli USA e  il secondo tra i dieci stati più popolosi (vedi il grafico sopra). Il carico fiscale che grava sulle spalle dei californiani ha recentemente superato i livelli che avevano scatenato la battaglia culminata nel referendum,   quindi la Proposition 13 ha a malapena impedito che il carico fiscale esplodesse. Il problema è il livello di spesa e la qualità dei  risultati ottenuti: nel caso dell'istruzione, ad esempio,  la California spende come la media nazionale ed ha gli insegnanti più pagati d'America, ma i suoi studenti ottengono risultati pessimi. Gli elettori, per una volta, sembrano razionali a rifiutarsi di pagare di più per pessimi servizi, anche se rimane dubbio se riusciranno a rompere il gigantesco conflitto d'interessi che genra l'apparente schizofrenia politica californiana: una base elettorale che rifiuta di pagare maggiori tasse, ma che poi elegge politici di sinistra e dediti al tassa e spendi. Si tratta di un paradosso che potrebbe essere spiegato dal dominio politico degli stessi corresponsabili del collasso fiscale: i sindacati del settore pubblico.
Lo strapotere sindacale ha innescato un circolo vizioso: salari altissimi,  dipendenti in eccesso,qualità bassa. Grazie alle risorse derivanti dai contributi obbligatori ed alla pratica di esigere prestazioni "volontarie" più o meno retribuite, i sindacati sono diventati i maggiori donatori per le campagne politiche nello stato, sia in termini di denaro che di militanti e sono fra i maggiori acquirenti di spazio sui media. Il risultato è un potere di manovra tale da dominare i politici che dovrebbero controllare la macchina amministrativa l'appoggio dei sindacati viene offerto ai candidati di sinistra più attivi nelle tematiche classiche della sinistra postcomunista, utili a distrarre l'elettorato con slogan alla moda e, poi, a restituire il favore sottobanco nella gestione ordinaria della burocrazia statale.  

L'aspetto più inquietante è che l'elezione di Obama sta portando questo modello fallimentare a livello nazionale: i sindacati sono stati i grandi elettori di Obama, che proviene da una città, Chicago, dove la commistione fra attivisti, sindacati e politici è corroborata da un'ancora elevata propensione al voto di scambio e alla corruzione vera e propria. Invece di preoccuparsi degli effetti della Proposition 13, gli americani dovrebbero preoccuparsi dei danni che i collettivisti in salsa californiana hanno prodotto nonostante tutto.

(Illustrazini tratte da City Journal)

sabato, giugno 19, 2010

Praticamente una vittoria nel regno della palla ovale

Tralasciando il calcio e parlando di cose serie, Il Sudafrica è l'attuale detentore della Coppa del Mondo di rugby . Considerando che i blasonatissimi francesi si sono fatti asfaltare 42-17 pochi giorni fa, si può dire che L'Italia del rugby ha fatto un figurone con il nostro 29-13 . Siamo arrivati a vincere un tempo, per la prima volta, contro gli Springboks
Avanti così!

venerdì, giugno 18, 2010

91 Banche USA non pagano il Tesoro

L'amministrazione Obama ha sempre sostenuto che il TARP, il programma di assistenza alle banche, sarebbe stato un successo finanziario per il contribuente. Si sono celebrati con rande fanfara le prime vendite di azioni e warrant con un utile per il Tesoro, ma si continua a trascurare l'andamento delle banche e degli investimenti che non si riesce a liquidare. Che vi siano problemi, risulta evidente anche da piccoli segnali, come ad esempio il fatto che 91 banche hanno mancato i pagamenti degli interessi al Tesoro nell'ambito del TARP. Di fatto, sono di nuovo inadempienti e non riescono o non vogliono neppure pagare gli interessi sul debito contratto con il governo. Siamo sicuri che tutto stia davvero andando come previsto?

Liberali, liberal e socialisti italioti

Spiace contraddire Enzo, ma purtroppo i liberali pro-spesa pubblica non sono una specie tutta italiana. Si chiamano "liberal" e sono socialisti che si nascondono dietro un termine che hanno violentato dopo averlo scippato ai veri liberali, esattamente come sta succedendo in Italia. Pirla noi liberali veri che abbiamo lasciato fare dai tempi di Zanone, passando per d'Alema per arrivare a Tremonti prime ed agli innumerevoli socialisti non pentiti che infestano la destra italiota.

Sanità, grimaldello per la spesa

LA diligenza non è ancora partita, ma l'assalto è già cominciato. Contro le ipotesi di taglio di una delle grandi fabbriche di sottogoverno,sprechi e rendite parassitarie, ecco levarsi la voce dell'ennesimo ministro preso in ostaggio da coloro che dovrebbe controllare, se non dirigere: Fazio spera di evitare il blocco del turn over nella sanita', oltre che un sano emendamento sui precari del settore. Prima dovrebbe spiegarci in cosa un burocrate dell'ASL sia differente da uno al ministero, o perché i "precari " della sanità siano superiori a quelli altrui. Altrimenti, questo sarò soltanto l'inizio della fine per quel poco di disciplina imposto alle centrali di spesa.

giovedì, giugno 17, 2010

L'ipocrisia di Obama su BP

Il comportamento di Obama durante la tragedia BP è quanto di meno americano si possa immaginare: ideologico, populista ed ipocrita. 
Da un lato, l'amministrazione ha lasciato che i propri legami con i sindacati e le proprie antipatie politiche rallentassero drammaticamente gli aiuti e impedissero l'accesso alla migliore tecnologia per contenere il disastro. Dall'altro, si  è inutilmente trasformata BP in un capro espiatorio, danneggiando la reputazione degli USA e facendo compiere al governo americano un altro passo verso l'eurosclerosi. 

BP ha enormi responsabilità ed è certo che dovrà pagare. Fortunatamente, negli USA esistono  leggi specifiche ed esistono i tribunali, notoriamente poco inclini a lasciar correre. Esiste anche una legione di avvocati specializzati nel mungere le multinazionali  per le cause più assurde, che non  avranno alcuna difficoltà nel costringere  BP a pagare, di fronte a cotanto disastro. Non serve che il presidente degli USA si debba comportare come i un gangster di Chicago e cercare qualcuno da "prendere  a calci in culo", come ha dichiarato recentemente. Non si vede alcuna necessità per la quale un governo debba effettuare un intervento extra-legale, come sta avvenendo in questi giorni.  Si tratta di una reazione che sa di tattica elettorale disperata, diseducativa e deleteria per gli interessi americani all'estero: il prossimo demagogo che deciderà di espropriare o mungere un'azienda occidentale potrà sostenere di essersi ispirato al compagno Barack Obama, con tanti saluti alla Rule of Law ed alla certezza del diritto.

La necessità di trovare un capro espiatorio è urgente, a causa di una gestione dell'emergenza a dir poco criticabile, tanto da essere considerata dai residenti della Lousiana  peggiore della gestione dell'uragano Katrina .  L'ipocrisia dell'amministrazione Obama è ancora più ecidente se si considera come non  abbia "trovato tempo "per autorizzare i governatori repubblicani ad impiegare i volontari della Guardia Nazionale per intere settimane e come si sia rifiutata di sospendere il Jones Act, una norma protezionistica che impedisce a navi straniere o con marinai non americani di navigare nelle acque interne USA e che ha costretto l'amministrazione a rifiutare inizialmente l'offerta olandese di navi attrezzate con barriere di contenimento e di attrzzature per sifonare il petrolio. E' una legge che è stata sospesa durante l'uragano Katrina, ma che viene difesa dai sindacati, i maggiori finanziatori e sostenitori della campagna elettorale di Obama . Il fatto che alla Casa Bianca si pensa che irritare i sindacati sia peggio che lasciare coprire il Golfo del Messico da una marea nera la dice lunga sulle priorità di questa amministrazione.

Per Obama i sindacalisti sono più importanti del disastro nel Golfo

Barack Obama  ha recentemente sostenuto che "non accetterà di non fare nulla" riguardo al disastro del Golfo. Eppure si è rifiutato di sospendere una norma protezionista  per non irritare i sindacati, impedendo così l'impiego di tecnologie e mezzi vitali per ridurre il disastro ambientale. L'amministrazione Bush non esitò a sospendere la legge nel 2005, per permettere agli aiuti internazionali di arrivare dopo l'uragano Katrina, ma evidentemente era più interessato al benessere degli elettori rispetto a quello dei sindacalisti. La stessa cosa non si può dire per questo Presidente.

Il Jones Act  è una norma degli anni '20  che vieta la navigazione interna negli USA a navi che non siano costruite e possedute da statunitensi ed impone che l'intero equipaggio sia composto di cittadini e di residenti USA. Per colpa di questa legge, le società che stanno cercando di contenere il disastro hanno dovuto rifiutare le offerte d'aiuto prvenienti dall'Olanda, che avrebbe potuto fornire  vascelli in grado di stendere barriere protettive e pompare petrolio dalla superifice. 
E' una legge che viene difesa dai sindacati, i maggiori finanziatori della campagna elettorale di Obama e le organizzazioni che hanno fornito il maggior numero degli pseudo-volontari a pagamento che i telegiornali italiani hanno sempre finto di non vedere; se durante l'emergenza Katrina l'0amministrazione Bush non ebbe alcun problema ad ottenere una sospensione della legge, non si vede perché l'amministrazione Obama dovrebbe averne, se non per motivi puramente politici: meglio ritardare gli aiuti e trovare un capro espiatorio, piuttosto che irritare i propri compagni di merende, pardon, di "hope and change".

mercoledì, giugno 16, 2010

Economia sociale ? Socialista

Altro che economia sociale di mercato, come ironizzano Libertiamo.it: sono troppo gentili con lorsignori in Parlamento. In Italia stiamo sperimentando quella che definirei economia socialista con elementi parodistici di mercato; non offendiamo il povero Erhard, che inventò la definizione di "economia sociale di mercato"; rispetto ai nostri politici sembrerebbe un incrocio fra Ron Paul e Mrs. Thatcher. Nella nostra povera penisola, abbiamo prima avuto la gioia della "terza via" corporativa, poi la "terza via" della cosiddetta economia mista, con i risultati che tutti conosciamo: lo spreco dell'occasione storica del miracolo economico, l'arricchimento di una vasta classe di sottogoverno e di faccendieri dediti alla raccolta di rendite parassitarie o quasi ed erroneamente definiti "imprenditori", l'impoverimento e la sclerosi di una nazione intera. Prima di blaterare di mercatismo, dovremmo smetterla d'illuderci di aver trovato terze vie, chimere che permetterebbero ai politici di avere la botte piena da spartire con le proprie clientele e la moglie ubriaca che lavora in maniera efficiente.

Sondaggi: Obama peggio di Bush nella gestione dell'emergenza nel Golfo

Per gli abitanti della Lousiana, definire il disastro del Golfo "La Katrina di Obama" comincia a sembrare un Complimento. Ad Obama: secondo alcuni sondaggi, la maggioranza ritiene che (persino) Bush Jr. abbia fatto un lavoro migliore durante Katrina, rispetto a quello che Obama sta facendo adesso.
Non si tratta di semplice frustrazione verso tutti i politici coinvolti: il governatore della Lousiana, il repubblicano Bobby Jindal viene giudicato positivamente dal 65 percento degli intervistati.
D'altronde, la Casa Bianca si è rifiutata di autorizzare alcune delle misure richieste dal governatore Jindal più di un mese fa, per motivi ancora da chiarire; se fossimo di sinistra, staremmo suggerendo oscuri complotti per screditare il l'indiano e repubblicano Jindal, astro nascente del panorama conservatore. I metodi da gang della Chicago anni'30 che l'amministrazione ha impiegato verso gli avversari interni al partito, dalle minacce alla promessa di poltrone statali, potrebbero far sospettare.
Essendo liberali ma non liberal, ci limitiamo tuttavia a considerare un'ipotesi più semplice: incompetenza organizzativa di una macchina che, in poche settimane, ha già collezionato un numero impressionante di "zar" e commissari straordinari.


Hat tip: The corner

L'FMI arriva in Spagna?

Il presidente del FMI Dominique Strauss-Kahn sarà in visita da Zapatero venerdi'.
Nonostante il rally dei mercati, la fragilità della situazione è evidenziata dal fatto che la notizia ha immediatamente generato voci di un piano da 250miliardi per aiutare Madrid. Le voci sono state smentite dalla Commissione Europea, ma la situazione è talmente seria da far sospettare che il piano esista, ma che non si vogliano spaventar ei mercati discutendone apertamente. La Spagna ha un serio problema di deficit pubblico, un debito in rapido aumento, un sistema bancario in crisi ed un'economia in profonda crisi, legata ad un mercato immobiliare che mostra ben pochi segni di ripresa e con ben pochi settori in grado di avvantaggiarsi della debolezza dell'euro in maniera abbastanza significativa da far uscire la nazione dalla recessione. Per il momento, le aste dei titoli di Stato stanno avendo successo, ma non è chiaro quanto questo sia il risultato della fiducia degli investitori o invece della moral suasion della banca centrale spagnola verso le "proprie" banche, incentivate ad acquistare titoli, per non parlare delle operazioni di acquisto diretto di obbligazioni da parte della BCE.
Le grandi aziende spagnole, nelle parole del presidente del colosso bancario BBVA, stanno avendo sempre più difficoltà a finanziarsi sui mercati esteri, uno sviluppo comprensibile data la pessima reputazione della nazione che le ospita e la concorrenza sempre crescente del debito pubblico sovrano. La difficoltà di finanziarsi toglie ulteriormente ossigeno ai piani di investimento e sviluppo del settore privato, riducendo le probabilità di una forte ripresa indispensabile per un rientro dall'emergenza fiscale.
Come abbiamo scritto più volte, è la Spagna il vero problema dei cosiddetti PIGS, non la Grecia. E la struttura della SPV alla base del progetto di salvataggio paneuropeo , con tutti i suoi problemi, sta per essere seriamente messa alla prova.

Immobiliare ad Hong Kong: la bolla scoppia?

Per la prima volta, la società immobiliare Henderson ha annunciato di aver dovuto cancellare la vendita di 24 appartamenti ad Hong Kong. La società aveva già messo a bilancio le transazioni, ma gli acquirenti hanno preferito pagare la penale e non concludere l'affare. Potrebbe trattarsi di una coincidenza, oppure di un segnale sul prossimo scoppio della bolla immobiliare, che ad Hong Kong come nel resto della Cina è ancora viva e vegeta? Nel frattempo, in Europa stiamo convivendo conle conseguenze della nostra bolla: in questi giorni è il turno della Spagna,  il vero grande malato europeo quando si parla di bolle.

martedì, giugno 15, 2010

War accounting

LibertyFirst spiega brillantemente perché l'idea che le guerre si fanno "per rubare risorse" e per fare soldi è una stupidaggine , impiegando l'esempio della guerra in Iraq.

Paradossi intercettatorii


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Il pm di Trani, Michele Ruggiero, ha posto sotto indagine per rivelazione del segreto istruttorio il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, il cui telefono era sotto intercettazione, per aver rivelato a Paolo Bonaiuti, portavoce del presidente del consiglio, i contenuti dell’interrogatorio cui era stato sottoposto come testimone per l’inchiesta Rai-Agcom.

Il pm di Trani, Michele Ruggiero, potrebbe essere posto sotto indagine per rivelazione di segreto istruttorio per aver comunicato gli stessi contenuti dell’interrogatorio di Augusto Minzolini ad una giornalista del Corriere del Mezzogiorno. Sfortunatamente avendo utilizzando il telefono del tenente colonnello della GdF Salvatore Paglino, tenuto a sua volta sotto intercettazione per un’indagine relativa a fughe di notizie relative alle inchieste su Giampaolo Tarantini.

[...]

PS: Il colmo è che Michele Ruggiero si era dimostrato “molto fermo” nel mantenere il suo segreto istruttorio su quella inchiesta persino nei confronti degli ispettori del Ministero di Giustizia: “Tutto quello che non e’ stato resonoto agli indagati non sarà reso noto agli ispettori”


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Hat tip : DAW, Nemesi

giovedì, giugno 10, 2010

Mavi Marmara e pallottole vaganti

Nella Presunta aggressione alla flottiglia della pace, qualcosa non quadra: il calibro delle pallottole non è quello principalmente usato dalle armi in dotazione alla marina israeliana. E', invece, quello delle armi che hanno sparato verso gli israeliani.


"Il quotidiano britannico Guardian, ripreso in Italia sia dal Corriere della Sera che dà la Repubblica ci racconta che gli attivisti imbarcati sulla Marmara sono stati uccisi con colpi in testa a bruciapelo, questo secondo le autopsie svolte in Turchia.

Si tratterebbe di pallottole da 9 millimetri, e secondo il medico legale turco che ha effettuato gli esami necroscopici Ibrahim Bilgen, 60 anni, è stato colpito per ben quattro volte alla tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. [...]

Altri due uomini sarebbero stati uccisi da almeno quatto colpi ciascuno e cinque delle vittime hanno ricevuto proiettili nella schiena.

In mezzo a tutti questi particolari ce ne è uno che getta un cono d'ombra sulla precisione delle notizie e pone interrogativi inquietanti: "pallottole calibro 9 millimetri".

Quasi sicuramente i militari israeliani avevano nelle fondine delle pistole di questo calibro, ma nel momento dell'aggressione, quando si sono trovati a dover fronteggiare decine di persone armate di bastoni spranghe e coltelli, e qualcuno anche di bombe Molotov; dovendo difendere la loro vita in quegli istanti concitati, cosa sarebbe stato più logico usare: i fucili mitragliatori che avevano già in mano e probabilmente pronti all'uso, oppure andare ad aprire le fondine estrarre le pistole ed armarle prima di fare fuoco?
[...]

Considerando che i fucili mitragliatori in dotazione alle truppe d'assalto della marina israeliana sono i Colt M16 calibro 7X21 e non gli UZI calibro 9X18, arma non adatta ai compiti istituzionali della marina militare, da dove sono arrivati, eventualmente, i proiettili che hanno ucciso gli "attivisti"?

Considerando che due dei cinque soldati israeliani ricoverati dopo l'assalto erano feriti proprio da armi da fuoco di quel calibro, non è possibile pensare che nella bagarre chi ha sparato con pistole verso i militari israeliani che scendevano dagli elicotteri non si sia curato molto di chi c'era sulla linea di fuoco?


Perle da Tea-Party

Dall'intervista de l'Occidentale, "L'Italia del Tea Party vuole meno tasse e più libertà"


A proposito di movimenti, nel Nord-Est le "Tute Bianche" sono contro le tasse che deprimono l'iniziativa e la creatività individuale

Sono contento che Luca Casarini se ne sia accorto. Forse dopo aver fatto l'estremista ha finalmente iniziato a lavorare, provando sulla propria pelle che vuol dire cavarsela da soli.

Anche la Lega si batteva contro un fisco troppo oppressivo

Fino a quando non è diventata forza di governo.



Ricordiamo ai quattro gatti che ci leggono e che possono (al contrario di chi scrive), che a Roma il 26 di Giugno il Tea Party Italia sarà in piazza a protestare per l'eccesso di Stato nella vita dei cittadini e a distribuire i moduli per richiedere al datore di lavoro il proprio stipendio lordo, abolendo quella servitù feudale che è il sostituto d'imposta.

Fidenato , Santoro e la RAI

Bello vedere come la RAI abbia finalmente concesso spazio a Giorgio Fidenato, alla sua battaglia libertaria ed alla sua critica a tutto tondo verso la finzione che i collettivisti di vario colore ci vorrebbero far passare per realtà. Intristisce il pensiero che l'unico a dargli spazio sia stato Santoro, su AnnoZero, con pura finalità di strumentalizzazione: temiamo che il contenitore santoriano non screditi il contenuto.

HT: Phastidio

Pallywood 2 maritime edition

Ci risiamo: Reuters rinverdisce i fasti della propaganda filofondamentalista degli anni scorsi e ricomincia a taroccare fotografie ad uso e consumo del popolo "progressista" e di quello islamista. Questa volta, si tratta di immagini dell'operazione sulla Mavi Marmara, da cui nella versione Reuters spariscono i coltelli impiegati dai "pacifisti" palestinesi per aggredire gli israeliani, oltre al sangue israeliano versato nel loro entusiastico impiego.
Gli stessi che, poco prima, avevano risposto alla richiesta di fermare i motori per evitare l'arrembaggio con un gentile invito a "tornare ad Auschwitz".

Hat tip: The Right Nation

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