Non stupiamoci se c'è chi pensa che sia giunta l'ora di abbattere il tiranno: "Vogliamo invece scrivere la storia dei rapporti tra il Pci, i suoi tanti corifei e il Quirinale? Antonio Segni fu accusato di preparare una svolta autoritaria. Giuseppe Saragat era quotidianamente oggetto della satira pungente di Fortebraccio sulla prima pagina dell’Unità, con l’accusa esplicita di essere un ubriacone. Giovanni Leone fu costretto alle dimissioni e alla morte civile, benché fosse assolutamente estraneo ai traffici del caso Lockeed. Ma il Pci ne chiese la testa in cambio del suo sostegno ai governi di solidarietà nazionale. E la Dc gliela consegnò su di un piatto d’argento nello stesso momento in cui Aldo Moro gridava in Parlamento che il suo partito “non si sarebbe fatto processare nelle piazze”. Infine, Francesco Cossiga rischiò l’impeachment soltanto perché – come si diceva allora - “picconava” le istituzioni (in verità, sollecitava le Camere ad attuare quelle riforme che oggi tutti riconoscono essere urgenti e necessarie). All’opposto, nessun ex Pci invocò l’autonomia della magistratura quando un presidente della Repubblica in carica andò in tv ad auto-assolversi con il famoso “io non ci sto !”.
La logica è sempre quella: per gli ex comunisti e i loro “compagni di strada” occasionali gli avversari politici sono dei delinquenti comuni, mafiosi, camorristi, malfattori e quant’altro. E’ sempre stato così."
venerdì, dicembre 18, 2009
Il vizietto della memoria
Posted by J.C. Falkenberg at 1:43 PM
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