venerdì, ottobre 29, 2010

Kirchner, il miglior epitaffio per il saccheggiatore dell'Argentina

L'argentino Nestor Kirchner è stato il più presentabile dell'ultima ondata populista che affligge l'America Latina. Le sue politiche hanno portato una breve ripresa, al prezzo del saccheggio dei ceti produttivi (oltre che dei fondi pensione degli argentini) e di una pesante ipoteca sul futuro della nazione, motivo dell'impopolarità della moglie, attuale presidente del paese.


La parata di presidenti e dittatori vari che si preannuncia al suo funerale è il miglior epitaffio: Evo Morales, Hugo Chavez, Rafael Correa erano i suoi più vicini confidenti. COn amici così ,l'Argentina non aveva bisogno di nemici. E' forse per questo che la notizia della sua morte, alla vigilia del tentativo di essere rieletto, è stata festeggiata in maniera euforica dalla Borsa e nei quartieri residenziali abitati dai ceti medi.

martedì, ottobre 26, 2010

The Venetian Conspiracy

The Venetian Conspiracy è una serie di post che delinea una teoria metastorica particolare sulla Repubblica di Venezia: ritenuta da sempre un faro di civiltà, qui viene rappresentata come il male che ha quasi distrutto l'Europa, il vettore di contagio del peggiore dispotismo orientale - oltre che della peste. Non concordo per nulla e ritengo che Venezia sia stata, con le sue molte luci e le sue molte ombre, un fattore positivo nella storia del continente; si tratta comunque di un esempio illuminante della differenza fra fatti ed interpretazioni - oltre che un ottimo caso di studio sulla teoria della cospirazione.
Qui la serie completa di conferenze che fa da base a questa... giudicate voi. Quante dei nostri giudizi storici sono, in realtà, pregiudizi? Dovremmo fermarci spesso e provare a confutare le nostre intuizioni, come sosteneva Popper, ma noi siamo animali che raccontano una storia ed interrompere la narrazione è talvolta impossibile, anche a costo della verità.

Il Tesoro di Geithner nasconde 40 miliardi di perdite

Altre grane per il ministro del Tesoro di Obama: il Tesoro avrebbe occultato 40 miliardi di perdite derivanti dal salvataggio del colosso assicurativo A.I.G., cambiando i parametri contabili con cui valutava l'investimento per non dover dichiarare il vero costo dell'intervento.
La fonte non è un tea-party qualsiasi, ma l'ispettore generale che sorveglia l'impiego dei fondi del TARP, il fondo impiegato per il sostegno del sistema finanziario americano durante la fase più acuta della crisi.
In queste settimane, il Tesoro e la Fed hanno citato proprio le cifre di AIG come riprova del fatto che i soldi spesi tramite il TARP fossero un buon investimento, che avrebbe portato in futuro a utili o perlomeno non avrebbe generato perdite. Dimenticandosi, si fa per dire, di 40 miliardi di buco.


lunedì, ottobre 25, 2010

La Fed imita Bernie Madoff: i dati.

A cosa servono gli interventi della Fed sul mercato? A poco, almeno per quanto riguarda disoccupazione e crescita industriale. A parecchio, se l'obbiettivo è far salire il mercato, anche quando i fondamentali non lo meriterebbero. Lo studio pubblicato su PragCap è inquietante: l'intervento della banca centrale è ormai esplicitamente diretto a "far sì che i prezzi siano più alti di ciò che dovrebbero essere". Questa è la definizione di una bolla, in generale. Operazioni come quelle condotte tramite il programma POMO avevano una tenue giustificazione in momenti di panico, dove si poteva arguire che gli investitori dovessero vendere titoli a prezzi intrinsecamente troppo ridotti a causa della totale assenza di compratori. Ora, dopo un rally e con l'economia teoricamente in via di stabilizzazione, sembrano soltanto un metodo per proteggere da perdite inevitabili e salutari il sistema bancario e gli investitori che hanno creduto alla propaganda della Fed. Così facendo, si impedisce il necessario ricambio ai vertici del sistema finanziario che una crisi genera: via i perdenti, rimangono i prudenti e coloro che sanno scegliere i propri investimenti. Al momento, invece, rimangono soltanto quelli capaci di eseguire gli ordini e di approfittare del benvolere delle autorità, che siano produttivi o no.

giovedì, ottobre 14, 2010

I minatori cileni dovrebbero ringraziare il capitalismo

Sul Wall Street Journal Daniel Henninger fa notare come i minatori cileni non sarebbero mai stati salvati senza le recenti innovazioni di aziende puramente motivate dla profitto. Allo stesso modo, è lecito pensare che la retorica e le azioni anticapitaliste di troppi politici siano un freno all'unica cura per la recessione: l'innnovazione, il lavoro e gli investimenti del settore privato. Il resto è palliativo, o peggio , artificio contabile.

lunedì, ottobre 11, 2010

Incoerenze elleniche

Quando a un debitore in difficoltà si allunga la scadenza del debito di solito lo si ritiene un sintomo di cattiva salute finanziaria. Il Fondo Monetario Internazionale, invecem, ha imbracciato le armi della propaganda e sostiene di posticipare la scadenza del rimborso dei prestiti alla Grecia in quanto il piano di rientro sarebbe "incoraggiante".
Purtroppo per tutti noi, la situazione greca è esattamente la stessa di sei mesi fa, nonostante il gigantesco tampone messovi da UE e FMI : una ristrutturazione non è una scelta, ma è un risultato inevitabile, data la situazione. L'unica speranza risiede pare un miraggio: il superamento, tramite riforme eroiche, del proprio retaggio di nazione rinchiusa in un socialismo medievale e assistenziale. Questo sembra essere il piano del FMI, il cui presidente vorrebbe estendere la linea di credito fornita durante la crisi: da biennale , diventerà perlomeno quinquennale. Il mercato chiede tassi da emergenza nazionale anche per emissioni che in teoria sono coperte dai denari del FMI, chiarendo che la Grecia non potrebbe mai finanziarsi da sola.
Il FMI preferisce farci credere che tutto vada bene, madama la marchesa e che per questo ha deciso di non rivedere i propri (nostri) denari per almeno cinque anni. Alla fine dei quali, se tutto va come previsto, saremo di fronte alla stessa scelta di inizio 2010: far pagare gli obbligazionisti , oppure lgi altri stati membri della UE. La differenza saranno le decine di miliardi di dollari che, nel frattempo, saranno stati gettati al vento , nell'indifferenza di un mercato troppo drogato dalla liquidità pomata ( e fra poco aumentata) dalle banche centrali.

lunedì, ottobre 04, 2010

Terre rare in Cina: chi di mercato ferisce, di mercato perisce

La cina ha provato ad applicare una tattica monopolistica e brutale al mercato delle terre rare.
Negli anni '80 ha quasi eliminato la concorrenza prima vendendo a prezzi stracciati ed ora sta bloccandone l'esportazione, per costringere le aziende ad alata tecnologia ad installarsi in Cina. E' stato definito altrove un caso da manuale di abuso monopolistico, uno dei casi su cui si basa la teoria per cui lo stato varrebbe diritto ad intervenire distorcendo il mercato, in questo caso protestando con la Cina.
Va notato, in primo luogo, che il colpevole non è un'azienda privata, ma un comportamento governativo: ben poco, quindi, può essere imputato agli attori di mercato. Ben poche aziende private si permetterebbero di perdere denaro pur di eliminare un concorrente, o distruggerebbero le proprie opportunità di profitto tagliando drasticamente le forniture ai propri clienti e venendo meno a precisi impegni contrattuali.

In secondo luogo, è una tattica che durerà ancora per poco: La manovra cinese ha aperto gli occhi alle aziende consumatrici, che stanno rivolgendosi altrove, causando la rinascita dei produttori al di fuori della Cina. Non appena i nuovi investimenti saranno attivi, il mercato tornerà concorrenziale e la Cina si ritroverà non solo senza monopolio, ma con una clientela che avrà imparato a diversificare le proprie fonti.

Il mercato, e non lo stato, si sta facendo carico di risolvere la situazione senza ricorrere alla coercizione.

Verdi in Brasile: successo e rischi per la lotta alla povertà

In Brasile si va a sorpresa al ballottaggio. La grande sorpresa è la candidata verde, popolare soprattutto fra gli elettori urbani e di classe medio-alta. Lula è amatissimo ed è stata la sua popolarità a trascinare Dilma Russeff al successo, ma il risultato è largamente al di sotto delle aspettative, nonostante la debolezza del candidato dell'opposizione di centrodestra. I rischi che il passaggio di consegne mini le basi del miracolo brasiliano nel medio periodo rimangono alti.
Lula ha avuto successo perché ha mischiato un certo populismo al ripudio degli ideali del proprio partito: la ripresa economica è basata sulle fondamenta delle riforme portate avanti dai precedenti governi e Lula si è ben guardato dal sostituire le politiche liberali con quelle del proprio partito dei lavoratori, anche se ha aumentato il ruolo dello stato soprattutto tramite un aumento della spesa pubblica. Il problema di Dilma Rousseff è che sembra una socialista più dottrinaria di Lula e che, anche se volesse continuare nella politica di Lula, non ne ha il carisma né la sua storia personale, che avevano permesso al presidente di far ingoiare al proprio partito anni di ortodossia economica.
Una sterzata a sinistra rischierebbe di far precipitare il Brasile nei circoli viziosi del passato e il buon risultato del candidato verde è un segnale preoccupante: il voto verde è stato forte soprattutto nelle aree urbane e più ricche, ossia dove i cittadini sono meno esposti alla realtà delle aree rurali brasiliane. Gli stati agroindustriali hanno fermamente bocciato i verdi, anche nelle aree povere: lo sviluppo negli ultimi dieci anni è fortemente basato sull'agroindustria, che è riuscita ad aumentare le rese e portare prosperità senza aumentare la spoliazione dell'Amazzonia; un cedimento alla retorica ambientalista sembra calmare la coscienza di chi non vive nelle aree agricole, ma non offre evidentemente abbastanza a chi è a contatto con i problemi che vengono denunciati.
Il risultato dei verdi evidenzia uno scollamento dalla realtà da parte dei ceti urbani che potrebbe portare a problemi seri, se unito al riemergere di un'ideologia assistenzialista che il pragmatico Lula aveva prudentemente limitato alla retorica.

I moderati brasiliani, purtroppo, sono troppo disorganizzati per poter giocare in maniera efficace contro questa doppia minaccia: manca un'opposizione chiaramente liberale e predomina il PSDB, un partito centrista non dissimile alla nostra vecchia DC, basato su di un mix di assistenzialismo, timido neoliberalismo spesso di facciata e voto regionale.

Hat tip: The Economist

venerdì, ottobre 01, 2010

Correa e il doppiopesismo "progressista"

Grande turbamento per la reazione indegna che gli scioperanti della polizia hanno avuto contro Rafaél Correa, colpevole di aver provato a ridurne i privilegi. Non si tratta di un colpo di stato, ma di anarchia all'interno della burocrazia statale.
Locke sosteneva che la rivolta contro il tiranno era necessaria per tutelare la libertà. La sinistra contemporanea è invece sempre pronta a condannare - giustamente- i tiranni non collettivisti, ma si preoccupa sempre di difendere i tiranni socialisti, eletti o meno prima di deturpare la democrazia. Salvo poi stupirsi quando scopre che le propria credibilità viene meno a seguito di questo doppiopesismo.

Difendiamo pure Correa, giustamente, da questo finto colpo di Stato, ma cerchiamo almeno di farlo turandoci il naso: a sinistra si è sempre celebrato quando dittatori di "destra" vengono spodestati, ma si festeggiano tuttora Chàvez e Castro, dittatori o quasi e ci si è stracciati le vesti quando l'esercito cerca di evitare che un'intera nazione venga tenuta in ostaggio da un demagogo come Zelaya in Honduras; un presidente che cercava d'imporre un referendum anticostituzionale; per molto meno, in Italia la stessa sinistra ha invocato colpi di mano per rovesciare il governo democraticamente eletto. Coerenza cercasi.

Google, Berlusconi e la paranoia a sinistra

Un innocente pesce d'aprile secondo il quale Google festeggia il compleanno di Berlusconi
aiuta ad illuminare l'isteria paranoide di certa sinistra:

compleanno berlusconi 300x98 Google festeggia il compleanno di Berlusconi? I sinistrati subito impazziscono


Google ieri ha dedicato un doodle per gli utenti italiani per festeggiare il compleanno di Berlusconi? Non è vero ma l’abile bufala di alcuni web designers ha fatto letteralmente impazzire tantissimi sinistri di casa nostra. Su Twitter non appena è stata lanciata la notizia subito è salita l’indignazione degli internauti di fede sinistrata: non sono mancati i “vergogna”, i “non userò più google”, i “ditemi che non è vero”, i “siamo in una dittatura” e “altro che ventennio”. La burla tra l’altro era anche più o meno facilmente smontabile ma per gli ossessionati antiberlusconiani la sola possibilità di un evento del genere è stata fonte di mal di pancia dolorosi.


Alla fine dopo ore di passaparola virale la bufala è stata scoperta e i poveri boccaloni nostrani hanno tirato un sospiro di sollievo.

Tea Party Diffamazione: il giornalismo canaglia fa scuola

Il metodo di Marco Travaglio ed altri, ossia il mix fra interpretazioni tendenziose, mezze verità ed insulti puri e semplici , non ha soltanto origini lontane (Lenin, Mussolini e Bossi), ma anche un epigono americano: Matt Tabibi, bravo scrittore e pessimo giornalista. Per Rolling Stones ci ha già regalato un pamphlet anti-Goldman Sachs che è riuscito soprattutto a dimostrare quanto sia ignorante della materia di cui ha scritto; ha colpito solo casualmente qualcuno dei molti punti su cui sarebbe giusto criticare il settore bancario, salvo poi rovinare tutto con interpretazioni fra il paranoico ed il socialista (ossia la stessa scuola di pensiero che ha creato l'humus ideale per mostro che tanto detesta.
Adesso Tabibi si è messo a scrivere di TEA Party, con lo stesso metodo: incoerente e privo di senso, più che erroneo. Arrivando alla notevole conclusione, davvero imparziale e distaccata, che "sono tutti dei pezzi di m..." .
Confidiamo in un prossimo tour in compagnia del Marco nazionale.

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