martedì, settembre 28, 2010

Scuole: e Superman in Italia?

Bella recensione del documentario Aspettando Superman su noiseFromAmeriKa. Si parla di un documentario sulle Charter schools, scuole finanziate tramite il buono scuola e con ampia autonomia, odiate dalla sinistra e viste come il demonio dai sindacati degli insegnanti, ma adorate dai genitori dei ragazzi poveri, perché rappresentano l'unico modo di sfuggire dalle grinfie di un sistema costruito per i comodi degli insegnanti più pigri. La proposta delle charter school e del buono scuola è una delle bandiere della destra americana da decenni, ma il documentario è diretto da Davis Guggenhheim, cineasta di sinistra ed è a favore del movimento, che ormai attrae consensi fra larghe fasce dell'elettorato progressista.
In Italia non si parla di liberalizzazione della scuola e Aldo Rustichini, autore della recensione, chiede perché non se ne parli. In realtà se ne parla eccome, ma poi si fa ben poco e i motivi mi paiono ovvi: una destra pavida ed impegnata a scimmiottare la sinistra, invece che seguire la propria vocazione liberale; una sinistra prigioniera della propria retorica e dei gruppi di interesse che la sostengono. Non solo non abbiamo un Guggenhheim, ma anche i Milton Friedman italiani , che pure esistono, non vengono ascoltati.


martedì, settembre 21, 2010

Comunismo e socialismo

Una delle migliori definizioni della differenza fra comunismo e socialismo: Sotto il comunismo, il dibattito politico comincia con una pistola puntata alla tempia. Sotto il socialismo, il dibattito politico finisce con una pistola puntata alla tempia.
In effetti, ho difficoltà a notare altre differenze, se non nel periodo più o meno breve fra l'inizio e la fine della transizione.

"The difference between communism and socialism: Under communism, politics begins with a gun in your face; under socialism, politics ends with a gun in your face.(The Politically Incorrect Guide to Socialism)"


lunedì, settembre 20, 2010

Capezzone, Akesson Separati alla nascita?


Non se se abbia proprio ragione Camillo che li dichiara gemelli o quasi, ma di certo si nota un'inquietante aria di famiglia fra il leader Democratico (di estrema destra) Jimmi Akesson e il nostro Daniele Capezzone.
Il sottoscritto ammette che per un attimo ha temuto che il leader dei Democratici Svedesi fosse un altro Akersson, Frederik, chitarrista delal band di progressive metal Opeth. Un rapido controllo ha chiarito l'equivoco, come si evince dalla fotografia qui sotto:

La descrizione squilibrata dei fanatismi

Barry Rubin via Hurricane 53:Dove il fanatico squilibrato è la regola (e dipende dai governi). Personalmente ritengo giusto avere standard più rigidi per i cittadini delle democrazie occidentali che per chi vive in un clima patologicamente deviato dalla propaganda antioccidentale. Esistono però delle soglie minime che andrebbero salvaguardate, oltre che una differenza sostanziale fra atti isolati ed espressione sistematica d'odio, qual è quella che avviene costantemente nel Medio Oriente tanto pronto ad infiammarsi per molto meno di quanto accade costantemente sotto i loro stessi occhi.

[...]


Ciò che non viene mai fatto notare è che l’equivalente del gesto minacciato dal reverendo in Florida avviene praticamente ogni giorno in decine di luoghi un po’ in tutto il Medio Oriente e nel mondo a maggioranza islamica, e non per mano di singoli svitati senza alcun seguito, bensì ad opera di personaggi influenti della politica e della religione, o di mass-media che godono di enorme seguito. Ogni giorno vengono riversate dosi massicce di menzogne, allo scopo di fomentare la
gente a odiare l’occidente. Ogni giorno vi sono buddisti, cristiani, indù ed ebrei che subiscono persecuzioni e a volte vengono fisicamente cacciati da paesi a maggioranza musulmana, senza che nessuno nel potente establishment occidentale se ne accorga, e men che meno protesti.

Purtroppo è vero che le regioni del mondo a maggioranza musulmana stanno al fanatismo razzista come l’Arabia Saudita sta al petrolio, e Hollywood sta al cinema. Avevo pensato di inserire qui qualche esempio specifico, ma i casi sono talmente tanti che preferisco rinviare il lettore alla consultazione di siti [in inglese] come MEMRI, Palestinian Media Watch, Foreign Broadcast Information Service, Survey of World Broadcasts, o all’edizione in inglese dei giornali arabi.

A proposito, secondo dati dell’FBI relativi al 2008, negli Stati Uniti si sono registrati dieci volte più manifestazioni di antisemitismo (per l’esattezza 1.013) che di pregiudizio anti-islamico (105). E quante sono state le manifestazioni di odio anti-cristiano, nel 2008, negli Stati Uniti? Solo quattro meno di quelle anti-musulmane (101). Ma non si dimentichi che negli Stati Uniti, in Europa e in Israele i comportamenti fanatici sono opera di soggetti privati:
trasmissioni radio, pastori cristiani o singoli cittadini che agiscono in nome e per conto proprio, a fronte – su questi temi – di una disapprovazione politica e sociale del 99%.
Quando invece calunnia, istigazione e odio religioso, nazionale, etnico o di altro genere si verificano in Medio Oriente, sono quasi sempre il frutto di atti dei governi, o approvati dai governi. Coloro che lo fanno sono spesso sul libro paga dei governi, hanno accesso a istituzioni controllate dallo stato e vengono ricompensati per ciò che fanno e dicono. A differenza della disapprovazione al 99% che impera in occidente per azioni e parole “di odio”, nel Medio Oriente a maggioranza islamica praticamente nessuno osa levare la voce contro questi comportamenti, ad eccezione di un minuscolo gruppo di moderati (spesso perseguitati).
[...]
Tutto questo giustifica la presenza in occidente di estremisti fanatici o del rogo del Corano? Naturalmente no. Ma c’è
qualcos’altro che tutto questo non giustifica: rifiutarsi di riportare, analizzare e condannare ciò che avviene quotidianamente nei paesi a maggioranza islamica, per di più con il sostegno del pubblico e l’approvazione ufficiale.
[...]
Barry Rubin (Da: Jerusalem Post, 13.9.10)

Problemi alla latina per il governo greco

e ultime notizie dalla Grecia non sono particolarmente positive e sottolineano la difficoltà di migrare da una economia assistenziale corporativa ad un assetto di mercato, più sostenibile.

Casa o casino delle libertà?

: Jean: L'Unione di destra?: "

Dopo il discorso di Silvio Berlusconi alla festa de 'La Destra', sembra chiaro l'intento di costruire una nuova Casa delle Libertà. Una nuova alleanza che comprenda anche micro partiti del'1%, di dubbia fedeltà e coerenza politica. Contenti voi...
"

Obama ci fa rivalutare Carter


Splendida copertina della National Review:


Nel bene e nel male, Jimmy Carter somiglia parecchio ad Obama, soprattutto per quanto riguarda la retorica. Sul piano dei fatti, sembrerà difficile da credere, ma il georgiano distrutto da Reagan dopo solo quattro anni di presidenza è stato più liberale e più efficace di Obama. Il che è tutto dire.

lunedì, settembre 13, 2010

Il Social Media Marketing de noantri

"Beth è il nostro nuovo Marketin Manager per i social media. A proposito, la società proibisce l'uso di Facebook e Twitter al lavoro. Ovviamente, fiddiciamo di chi lo usa da casa. Ehi, se blogghi di quanto siamo loffi, sarai licenziata!!"
 L'aspetto più inquietante è che sembra una situazione molto, molto plausibile. Soprattutto da questa parte dell'Atlantico.



Hat tip: OnlineRoby

venerdì, settembre 10, 2010

Milton Friedman fa ancora scuola

Dopo cinquant'anni, Milton Friedman fa ancora scuola: Lumni, una delle startup che offre microcredito per finanziare studenti in America Latina e USA, mette in pratica una delle proposte avanzate negli anni '60 da Milton Friedman per finanziare gli studi dei giovani americani senza dover ricorrere alla nazionalizzazione dell'istruzione e sostituire il sistema in vigore, che fornisce agli studenti prestiti sussidiati e garantiti dallo stato. Friedman sosteneva che non si dovessero erogare prestiti, da restituire a rate a somma fissa; era piuttosto meglio effettuare una sorta di investimento azionario: in cambio della copertura dei costi per l'istruzione, il finanziatore (pubblico o privato) avrebbe acquisito il diritto ad una percentuale dei futuri guadagni dello studente, garantendo così un allineamento migliore degli interessi di giovani e finanziatori, con meno bisogno dell'ingerenza di una burocrazia governativa.
Ci sono voluti cinquant'anni, ma qualcuno ha ascoltato.

Nicolas Sarkozy, l'esempio sbagliato

Tanto fumo, poco arrosto: l'opinione (abbondantemente motivata) che l'Economist ha di Nicolas Sarkozy consiglierebbe cautela nel citarlo ad ogni pie' sospinto.
Anche il settimanale britannico aveva appoggiato Sarkozy alle elezioni presidenziali, salvo poi rimanere deluso (come molti francesi) dalla sua incapacità di passare dalle parole ai fatti: ad una retorica muscolare, tuta legge ed ordine coniugati a liberalizzazioni, si è passati ad una pratica decisamente andreottiana, fatta di galleggiamento, di marce indietro e di ammiccamenti a sinistra. Si scorgono paralleli con il recente passato, più che una guida per il futuro prossimo.

giovedì, settembre 09, 2010

Belgio: l'Italia sarebbe potuta finire così

Se volete avere un'idea di come sarebbe potuta finire l'Italia senza la rottura maggioritaria di Segni e dei radicali, o senza la discesa in campo di Berlusconi, guardate il Belgio: il sistema politico è ancorato da un sistema istituzionale iperproporzionale e iperparlamentare. Un assetto molto simile a quello della Prima Repubblica italiana, che ne ha riprodotto molti dei vizi: la debolezza della leadership si è coniugata ad uno stato sociale pesante ed all'invadenza oppressiva della mano pubblica, uno strapotere burocratico ed una resistenza al cambiamento della struttura economica per preservare l'esistente a scapito dei nuovi settori che hanno replicato il vecchio patto sociale italiano: alte tasse, spese per proteggere gli insider a spese degli outsider.
Il Belgio si è salvato grazie ad un maggiore livello di sviluppo, ad una minore corruzione, che hanno fatto guadagnare tempo, ma soprattutto allo sviluppo delle Fiandre, tenute ai margini del precedente sistema economico. Tuttavia, lo sviluppo a nord, coniugato con la crisi del sud francofono e prima dominante hanno favorito l'emergere dei movimenti autonomisti fiamminghi, accomodato attraverso una frammentazione lungo linee economico-linguistiche ed alla balcanizzazione culturale, anche grazie ad una esasperata e malintesa correttezza politica.
Stiamo adesso arrivando al limite del modello: dopo sei mesi di crisi di governo, La prospettiva di una disintegrazione del Belgio non è più una chimera. Persino nella frazione francofona del Partito socialista, il baluardo dell'Unità nazionale, il vice primo ministro Laurette Onkelinx ha dichiarato che "bisogna cominciare a prepararsi per la fine del Belgio". E' molto probabile che si tratti di una forzatura dialettica, per ricompattare i partiti e trovare finalmente una maggioranza stabile. E' tuttavia indicativo che una figura di primo livello di un partito da sempre graniticamente favorevole all'unità rompa un tabù del genere.
La situazione italiana dei primi anni'90 aveva ovvie differenze, ma anche caratteristiche comuni. Anche in Italia domina(va?) un assetto istituzionale assembleare, unito ad una cultura assistenzialista e corporativo-sindacalista condivisa da quasi tutti i partiti "storici" ed in buona parte anche dai nuovi partiti emergenti, come la Lega. La principale differenza è il peso demografico delle regioni coinvolte dal successo dei partiti separatisti: il Nord Italia che, nel 1992, vide la Lega sfondare era limitato alle regioni "pedemontane": Lombardia, Veneto, Friuli, Piemonte, Trentino, Liguria. il 38% della popolazione, laddove i fiamminghi in Belgio costituiscono la maggioranza degli elettori. D'altro canto, l'attività economica è concentrata nelle regioni pedemontane italiane in misura molto maggiore che nelle zone fiamminghe, anche perché include sia le aree industrializzate tradizionali sia quelle a più sviluppo.
E' possibile tuttavia chiedersi per un momento cosa sarebbe accaduto se Mariotto Segni, Marco Pannella e Silvio Berlusconi avessero giocato diversamente nei primi anni '90: l'Italia sarebbe stata un Belgio più povero e molto più problematico. Uno scenario che potrebbe far piacere soltanto ai Di Pietro, ai Cirino Pomicino ed ai Vendola di questo mondo, che nello sfortunato Belgio tengono ancora banco. E, forse, ai colonnelli di Bossi, molti dei quali potrebbero finalmente sfogare le proprie pulsioni stataliste e assistenzialiste senza timori di concorrenza.

Bravo pirla, prof

Solo mezza cattedra e 600 euroal mese al miglior prof d'Italia: Ha solo 8 ore a settimana, ma ha rifiutato un'offerta dagli Usa: «Amo il mio Paese»".


Che si può dire, bravo pirla. Avrebbe mandato un segnale utile per tutti i bravi professori imasti in Italia: o pagate noi e cacciate i lazzaroni, unica soluzione ai problemi della scuola, oppure andremo da chi ci apprezza. Rimanendo qui, ha invece mandato il segnale opposto: sindacati e burocrazie scolastiche possono continuare a bistrattare i docenti come fossero servi della gleba legati alla terra, senza nessun altro posto dove andare e nessuna alternativa, che siano competenti o meno.

Per una disamina del vero problema dei docenti italiani, imperdibile Giacalone

In ferramenta

martedì, settembre 07, 2010

Stress test bacati, il segreto di Pulcinella

La manipolazione dei numeri negli stress test delle banche europee, un segreto di Pulcinella per gli addetti ai lavori, sta emergendo anche sulla grande stampa. Molte banche avrebbero giocato con i numeri, inserendo negli stress test soltanto i titoli contenuti in alcune tipologie di portafogli invece che dichiarare tutte le posizioni detenute. La reazione dei mercati è ovviamente negativa, anche se dovuta in realtà ad un accumulo di fattori più che al semplice articolo del Wall Street Journal: un pesismo dato economico tedesco e le difficoltà irlandesi nella gestione di Anglo-Irish, banca nazionalizzata, avrebbero avuto un effetto comunque negativo.
Siamo di fronte ad un mercato psicolabile, come ben lo definisce Phastidio? Ci sono parecchi dubbi che lo si possa persino definire un mercato, dato l'intervento continuo a gamba tesa di banche centrali e governi; sembrerebbe invece l'ultimo esempio completo di quell'economia corporativa tanto cara a socialdemocratici, democristiani e collettivisti di destra. E' difficile definire "capitalista" un sistema come quello bancario, dove chi comanda non sono gli azionisti, ossia i capitalisti, ma i burocrati dell'autorità di vigilanza, che selezionano quali banche e quali banchieri possano entrare nel mercato e quali possano prosperare, tramite il monopolio sulla moneta, l'oligopolio sul credito e la connivenza con la politica.



Debito, un'immagine vale mille parole


UN grafico aiuterà forse chi continua a blaterare della perfidia americana e di quanto sia soltanto colpa loro e dei loro debiti se ci troviamo nella situazione attuale: nel grafico potete ammirare l'andamento del debito totale, privato e pubblico, nell'area Euro e negli USA negli ultimi 10 anni. Come si può osservare, le differenze non sono eclatanti, sino al 2008, quando gli USA hanno cominciato un doloroso percorso di riduzione del debito, mentre l'Europa ha continuato ad aggiungere debiti. L'entità della sterzata americana è ancora più impressionante quando si considera che l'amministrazione Obama ha fatto impennare il deficit di bilancio e l'indebitamento pubblico e che, quindi, il settore privato ha ridotto i propri debiti ed aumentato il proprio tasso di risparmio in maniera ancora più marcata di quanto appaia.
Risulta evidente che il mercato immobiliare USA è stato indubbiamente la miccia che ha fatto esplodere una bolla speculativa malsana, ma che gli europei non possono certo discutere di virtù come se fossero vergini inviolate: abbiamo altrettanto debito e, paradossalmente, di qualità peggiore: essendo in forma di titoli di stato seduti nei conti delle banche, esiste un gigantesco incentivo all'ennesima distorsione del mercato per via legislativa, per impedire che venga riconosciuta la gravità del problema. Negli USA, insomma, la correzione è dolorosamente avviata; in Europa non siamo neppure all'inizio del cammino.

(si ringrazia Morgan Stanley per il grafico)

lunedì, settembre 06, 2010

MIrabile risposta

Tutta da leggere la Risposta liberaledi Liberty Soldier al discorso di Fini a Mirabello . Da queste parti si sono apprezzate due cose: la prima, l'impegno a rimanere nel centrodestra e a non cercare ribaltoni di palazzo; dall'altra, l'impegno a proseguire nell'attuazione del programma. Speriamo che si metta di urlare al tentativo di ribaltone, di cui non si vede traccia.

D'altro canto, delude il basso contenuto liberale delle proposte in tema di economia, nonché il carattere buonista e politicamente corretto, anziché pragmatico, di certe proposte su immigrazione e cittadinanza . Fini dovrebbe farsi scrivere la parte economica dei discorsi da Della Vedova e quella sull'integrazione da Tremaglia, se proprio deve e non viceversa...

venerdì, settembre 03, 2010

La carica dell'elefante, una lezione per il Caimano?

I Repubblicani statunitensi potrebbero riprendersi la Camera con una vittoria simile a quella del 1994, se non ripeteranno gli errori degli utlimi 5 anni come ben sintetizzano Peggy Noonan e Grover Norquist (l'architetto del 1994) . L'importante è smetterla di concentrarsi su grandi casi controversi, come la moschea a Ground Zero, la legge sull'immigrazione in Arizona, i dibattiti religiosi o la difesa di Bush. Con questi argomenti si soddisfa forse una parte della propria base ma sicuramente creano problemi con gli elettori indipendenti e gli indecisi; serve invece focalizzarsi su soluzioni ai problemi più rilevanti per l'elettorato con soluzioni per cui esiste un consenso valido per tutto il partito e per i Tea Parties.
Guardando a casa nostra, ci pare che la stessa raccomandazione potrebbe essere una una lezione anche per il PdL e per il governo: concentrarsi su riforme economiche liberali e su di un ripensamento dell'ingerenza dello stato nella società potrebbe portare a risultati migliori dell'attuale guerriglia etica ed il malposto coinvolgimento delle religioni nel discorso politico, con tutte le ricadute negative e gli equivoci che stanno lacerando la maggioranza, dalla sterile polemica sul ruolo degli immigrati alle questioni "etiche". E' ora di fare un passo indietro e ripensare alle parti del programma comuni a tutto il centrodestra, non alle questioni che ci dividono, questioni che di norma si riducono grandemente una volta applicati gli stessi principi liberali che dovrebbero unirci.

giovedì, settembre 02, 2010

USA: Barbour contro Obama nel 2012?

Su Pajamas Media si fanno già previsioni per la campagna presidenziale 2012. Al momento, il consenso che sembra emergere è che i candidati repubblicani più titolati verranno dalle fila dei governatori degli Stati, visto l'orientamento anti-Washington dell'elettorato. Il governatore del Mississippi Haley Barbour avrebbe le migliori chance: ha gestito benissimo i due disastri di Katrina e di Deepwater/BP, uscendone addirittura rafforzato. Un avversario perfetto contro un presidente che sembra sempre più perdersi, quando si passa dalla teoria all'azione pratica.

Oltre a Barbour, Pajamas Media discute anche del governatore dell'Indiana Mitch Daniels. Dalla sua avrebbe l'affabilità, la capacità di governare, il pragmatismo e un certo amore dei media: l'Economist, ultimamente inferocito contro quelle che vede come derive populistiche nel GOP, lo ha definito definisce la "speranza pragmatica dei repubblicani" in un articolo altamente positivo; quasi all'opposto, il Weekly Standard, bandiera dei neocon e dei repubblicani militanti, gli ha dedicato una copertina ed un servizio entusiastici. Un perfetto vicepresidente, insomma.


Template Designed by Douglas Bowman - Updated to Beta by: Blogger Team
Modified for 3-Column Layout by Hoctro. Credits: Daryl Lau, Phydeaux3