venerdì, ottobre 30, 2009

Aiuto, mi si e' ristretta la Spagna

Quando sentite cantare le lodi della gestione dell'economia nella Spagna zapateriana, ricordatevi questo particolare: le richieste di nuove concessioni edilizie sono scese nel mese di Agosto del 53 per cento rispetto ad un anno prima.
Per chi pensasse che il dato e' brutto, ma che maschera una ripresa gia' in atto, ricordiamo che il trend e' addirittura in peggioramento: il calo del mese precedente indicava un calo tendenziale "soltanto" del 43 per cento.
Il settore delle costruzioni e' stato il vero motore del "miracolo spagnolo" ; questo motore si e' adesso fondamentalmente grippato.
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NY-23: un campanello d'allarme per entrambi i partiti?

Entrambi i grandi partiti americani dovrebbero preoccuparsi per l'ascesa di Hoffman, ex repubblicano ribelle. Secondo The Fix, la sua ascesa non è frutto né dell'appoggio della base repubblicana, delusa da un candidato troppo a sinistra imposto dall'establishment del partito, né è soltanto un segnale ulteriore della crisi del GOP, come vorrebbero i democratici.
E' il risultato della sua presa sugli elettori indipendenti, che lo preferiscono con vantaggi abissali; tale presa è dovuta ad un messaggio molto semplice: essere al di fuori del sistema attuale. L'elettorato sembra essere preda di un desiderio di rivolta verso entrambi i partiti, che si sono dimostrati capaci soltanto a gettare denaro estorto ai contribuenti, dandolo in pasto alle proprie lobbies preferite.

mercoledì, ottobre 28, 2009

Città private, una realtà di successo per 40 milioni di americani

Il volume "Libertà e istituzioni nella città volontaria" parla delle città private, ossia di quelle comunità che si organizzano al di fuori dell'imposizione di regole di tipo statale. Recensiscono bene alla Libreria del Ponte:

Un grande successo di libertarismo applicato: l'esempio delle città private americane

Nelle nostre realtà urbane, le regole d'uso del suolo e le infrastrutture e i servizi territoriali sono stati tradizionalmente garantiti dall'amministrazione pubblica.
In tempi recenti stanno invece guadagnando sempre più spazio forme volontarie e private di organizzazione della convivenza e di fornitura autonoma di servizi comuni, che si fondano sull'accettazione volontaria di un insieme condiviso di regole per la cura del proprio ambiente di vita.Si tratta di piccoli quartieri o addirittura piccole cittadine residenziali, chiusi, all'interno dei quali l'organizzazione degli spazi, dei servizi, ecc. sono decisi dalla comunità che li abita, e non dall'amministrazione pubblica

Come è noto, questo tipo di forme associative volontarie a base territoriale si sta sviluppando soprattutto negli Stati Uniti, dove circa quaranta milioni di statunitensi vivono in comunità di questo genere.


E' ora di smetterla di fingere che lo stato sia l'unico modo per fornire beni pubblici. I privati, sia in forma cooperativa che aziendale, possono svolgere tali compiti come o meglio di una burocrazia governativa, protetta dalla politica. Esistono soluzioni migliori di quella classica, ossia abbandonare la scelta pubblica nelle mani delle decisioni di una maggioranza spesso poco informata, oppure di politici di fato irresponsabili.

Povero Marrazzo, è tutta colpa di De Sica

Il povero Piero voleva soltanto essere "moderno", come De Sica e il conte Zartolin.... da Vacanze di Natale 83

Picco o baratro?

Bill Gross, gestore del maggior fondo di reddito fisso del pianeta, sostiene che il rally sarebbe arrivato “al picco” . E non è il solo: Jeremy Grantham, guru del value investing e noto per aver pronosticato correttamente sia il grande crollo del 2008 che la ripresa di Marzo, è tornato “bearish” .

Continua su Macromonitor


Sanità di stato: più gli americani la conoscono, meno la vogliono

L'appoggio alla riforma sanitaria di Obama è in costante declino. Un numero sempre più elevato di americani comincia a capire che i problemi della sanità americana non si risolveranno lasciandola in mano agli stessi burocrati che malgestiscono il servizio postale o le ferrovie.

Ecco il grafico dei risultati al sondaggio ricorrente congiunto New York Times/CBS News; si tratta di media di centrosinistra, non certo contrari all'ObamaCare. Il quesito posto è: "Pensa che il governo federale dovrebbe garantire l'assistenza medica gratuita a tutti gli americani,o crede che non sia una responsabilità del governo federale? "


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Si noti che la domanda non menziona alcuni dei possibili difetti della soluzione proposta, ma il pubblico americano sembra esserne comunque cosciente, a giudicare dalll'andamento del dato. Molti americani sono ancora favorevoli ad una riforma del sistema sanitario, ma il supporto per una statalizzazione del sistema ha cominciato a calare non appena è iniziato il dibattito pubblico: più l'elettorato si informa sulle opzioni disponibili, meno apprezza quelle più stataliste. Dal grafico, fornito da Gallup, l'appoggio ad una garanzia statale obbligatoria è sceso dal 64 per cento di giugno al 51 per cento a Settembre, nonostante la pesante campagna propagandistica della Casa Bianca. Durante l'estate il Presidente Obama ha tenuto comizi in Maryland e Minnesota ed un discorso di fronte al Congresso, eventi che avevano goduto di una copertura estremamente favorevole da parte dei media; allo stesso tempo, l'amministrazione aveva attaccato aggressivamente gli oppositori della riforma, arrivando ad istituire una sorta di gogna mediatica ed accusandoli di mentire e falsificare i dati. L'attivismo sui media ed i tentativi di delegittimazione degli avversari non sono bastati a contrastare il peso degli argomenti antistatalisti.

Un'ultima curiosità: il sondaggio è molto difficile da trovare sul sito del New York Times, che pure lo aveva inizialmente sponsorizzato. Evidentemente, il risultato non è di gradimento ai socialdemocratici che si hanno scippato il termine "liberal" negli USA.

Per una prospettiva più generale sulla popolarità della riforma sanitaria, si può il grafico di Pollster.com, che tiene traccia di tutti i sondaggi su tutte le varianti della riforma presentate in Congresso — il trend è ancora decisamente negativo e i contrari sono addirittura superiori ai favorevoli:





Il sistema sanitario americano ha sicuramente difetti che diventa sempre più urgente correggere. Il pubblico americano, tuttavia, è più abituato di quello europeo alla fornitura di beni pubblici da parte di attori non statali e sembra cosciente del fatto che è possibile riformare la sanità senza dover per questo adottare un modello dominato dall'intervento governativo, che rischia di creare più problemi di quanti ne risolva.

martedì, ottobre 27, 2009

La censura di Obama fa bene agli ascolti di Fox

Nei giorni scorsi l'amministrazione Obama aveva bollato l'emittente conservatrice Fox News come "un partito politico" ed aveva annunciato che sarebbe stata trattata come una parte politica ostile. Una strategia mai vista negli USA . La strategia si è rivelata un boomerang: non soltanto l'autorevole Washington Post l'ha deifnita "bambinesca", ma ha anche causato un aumento considerevole negli asoclti di Fox News . Avanti così, presidente.

L’ambientalismo che non piace agli ambientalisti

Il G20 di Pittsburgh ha portato ad una importante dichiarazione di principio per l’eliminazione del 10 per cento delle emissioni di gas serra. Facendo risparmiare miliardi di dollari ai paesi poveri. Allora perché i politici ambientalisti sono chiusi in un fragoroso silenzio?

La riunione del G20 di Pittsburgh non passerà probabilmente alla storia e gli ambientalisti non le hanno certamente dedicato particolare attenzione.: per la galassia ecologista, il vero summit sarà quello sul cambiamento climatico, che si terrà a Copenhagen. Forse anche per questo, i leader mondiali hanno finalmente preso una decisione poco eclatante, ma potenzialmente vitale: nella dichiarazione finale si sono impegnati eliminare i sussidi ai combustibili fossili nel medio termine. Potrebbe trattarsi dell’ennesima, vuota promessa, ma la sua sola presenza è stata una sorpresa. Nei giorni precedenti l’unica questione ambientale sul tavolo sembrava fosse quella delle sovvenzioni che i paesi sviluppati avrebbero dovuto pagare per favorire la transizione delle nazioni povere verso l’energia verde, l’unico modo per convincere le nazioni in via di sviluppo a partecipare a Copenhagen. Ma dietro le quinte, sono andati avanti i colloqui su di una misura favorevole all’ambiente, senza per questo richiedere nuove burocrazie od ulteriori sacrifici da parte dei contribuenti. Al contrario.

INIQUI, COSTOSI, NOCIVI, STATALI - Le nazioni che compongono il G20 producono l’80% delle emissioni mondiali di gas serra e la maggior parte delle emissioni proviene dalle nazioni a basso e medio reddito. Si tratta delle stesse nazioni dove la benzina non soltanto non viene tassata, ma viene addirittura venduta a prezzi inferiori a quelli di mercato: il governo acquista benzina e diesel ai prezzi correnti e lo distribuisce in perdita. L’Agenzia internazionale dell’energia calcola che i paesi poveri, definiti come quelli al di fuori dell’OCSE, spendono 310 miliardi dollari l’anno in sussidi ai combustibili, soprattutto alla benzina. In nazioni come In teoria si tratta di un supporto agli strati più poveri della popolazione, ma i sussidi avvantaggiano soprattutto le classi medie urbane; i poveri delle campagne usano ben pochi combustibili fossili. Il denaro speso per far costare quasi nulla la benzina potrebbe essere usato per aiutare i poveri in modi più efficaci. Sovvenzionare il consumo di benzina è una pessima idea, eppure è pratica comune. I combustibili importati possono aumentare la dipendenza di un paese dall’estero, incrementando il rischio di una crisi nella bilancia dei pagamenti. Nei grandi paesi produttori, come Iran, Arabia Saudita e Venezuela, i sussidi sono particolarmente elevati. Sono un peso morto gigantesco sulle casse pubbliche e incoraggiano lo spreco di benzina, visto il suo basso costo, generando ulteriore inquinamento. Anche i paesi ricchi sovvenzionano i combustibili fossili, ma molto meno: la stima dell’OCSE è di circa 20-30 miliardi di dollari all’anno. Un rapporto del think-tank Environmental Law Institute sostiene che l’America ha speso 72 miliardi dollari nel periodo 2002-2008, ma si tratterebbe di somme legate al rimborso fiscale delle royalties pagate sul petrolio estratto all’estero:una disposizione al fine di evitare la doppia imposizione. Gli altri contributi, come ad esempio il pagamento dell’olio combustibile destinato a famiglie povere, sono più difendibili, ma potrebbero essere facilmente sostituite con altre forme di sostegno. In Europa, il problema non si pone. L’uso di combustibili fossili è già tassato come e più di un vizio dannoso alla salute. L’AIE, insieme con l’OCSE, calcola che l’eliminazione dei sussidi ai combustibili comporterebbe una riduzione del 10% a livello mondiale delle emissioni di gas serra entro il 2050. Dato l’ampio consenso sulla necessità di ridurre le emissioni del 50% entro quell’anno per limitare il riscaldamento globale a circa 2°C, il mondo ha l’opportunità di raggiungere un quinto dell’obbiettivo e, nel contempo, eliminare un sussidio costoso, che incoraggia lo spreco di combustibili fossili ed è socialmente iniquo.

SILENZIO VERDE - Dati i numerosi vantaggi e la quasi totale assenza di svantaggi per i cittadini in genere, ci si potrebbe chiedere come mai nessun movimento ambientalista abbia rivendicato il successo; l’indubbia abilità mediatica dei verdi ci fa escludere l’ipotesi che l’avvenimento sia passato inosservato. Politicamente, il diavolo si trova nei dettagli. Nel 2008, tra alti prezzi del petrolio, paesi come l’Egitto, l’India e l’Indonesia hanno cercato di tagliare i sussidi, ma l’aumento dell prezzo della benzina ha scatenato proteste di piazza e laminaccia di sconvolgimenti politici. Negli USA, le modifiche legislative necessarie richiedono l’approvazione del Congresso, contro l’opposizione della lobby petrolifera. In teoria, tutti i paesi del G20 dovrebbero presentarsi alla riunione in Canada nel 2010 con un piano d’azione e per allora la dichiarazione potrebbe essere stata svuotata di ogni reale significato. con prvovvedimenti puramente cosmetici. I sussidi hanno i loro difensori e spesso appartengono alla sinistra dello schieramento politico, ossia vicini a gran parte dei politici che sfruttano i movimenti ambientalisti come base di potere e che non si sono mai creati problemi ad appartenere a schieramenti politici che comprendevano gli eredi ed i sostenitori dei peggiori inquinatori del pianeta, i regimi del”socialismo reale” sovietico. L’abolizione dei sussidi ai combustibili fossili non è conforme al luogo comune del libero mercato nemico dell’ambiente: è la dimostrazione che il governo lo è altrettanto e che le distorsioni al funzionamento di un’economia libera sono dannose all’ambiente, oltre che agli individui. Ammetterlo risulta forse sgradevole ai verdi in politica, ormai abituati a vedere nel mercato e nel settore privato il solo nemico, e nel governo l’unico sostegno alla difesa dell’ambiente. In questo modo viene forse giustificata la colpa di avere compagni di strada tanto poco ecologici. Per molti politici ambientalisti politici è più semplice e vantaggioso pretendere di salvare l’ambiente cercando d’ingrandire il governo e creando una burocrazia pronta ad assumere, piuttosto che porre il problema ambientale minimizzando le intrusioni nella libertà dei propri concittadini.

lunedì, ottobre 26, 2009

Il Compagno Obama non ha tempo per il muro di Berlino.

Barack Obama volerà ad Oslo per ricevere il premio Nobel per la Pace. Non avrà tempo, invece, per presenziare ai festeggiamenti per il crollo del Muro. Evidentemente il Compagno Presidente non trova nulla da festeggiare nella maggiore vittoria della libertà e degli USA, allineandosi a molti altri ex-comunisti, collettivisti e compagni di strada assortiti.

Il sospetto che l'attuale Presidente americano sia molto più a sinistra di quanto si creda è sempre stato presente. Fra i propri maggiori consiglieri spiccano figure quali l'ex terrorista Bill Ayers, il comunista dichiarato Van Jones e la "maoista" Anita Dunn; il sostegno alle cause antiamericane e l'odio per la difesa della libertà individuale sono una costante nelll'ambiente delle associazioni no-profit e ONG come ACORN, che prosperano distribuendo denaro pubblico in cambio di appoggi clientelari; questo è l'ambiente dove Obama è cresciuto professionalmente e che lo hanno sostenuto durante la campagna elettorale.
Poche settimane fa, il Presidente aveva deciso di festeggiare l'anniversario dell'invasione sovietica della Polonia con l'eliminazione dello scudo missilistico sopra l'Europa del'Est: il presidente di quello che una volta era il mondo libero marcava i settant'anni dall'inizio della riduzione in schiavitù di metà del continente europeo con un gesto di acquiescenza verso le mire espansionistiche della Russia, uno stato al cui vertice segue un apologeta del tiranno Stalin. Alla luce delle preferenze culturali dei suoi collaboratori e delle scelte in questi mesi, non ci si sorprende di chi si diverte a disegnare Barack Obama come un nostalgico del socialismo. Un motivo in più per essere amato da quei nostalgici che in fondo non si danno ancora pace per la fine del più tirannico e criminale dei regimi moderni e che preferivano la bugia di un mondo di eguali nella miseria, rispetto alla promessa di una libertà in cui ognuno è responsabile delle proprie scelte.

sabato, ottobre 24, 2009

Marrazzo, chi di scandalo ferisce

Nella Gran Bretagna degli anni '90 si scherzava sulla serie di scandali politici sostenendo che il vizio dei conservatori era la lussuria, possibilmente a sfondo sadomaso, mentre quello dei laburisti fosse l'avidità, con annessa vendita di pubblici onori. L'Italia è nazione trasversale anche in questo: corrotti e gaudenti si trovano in entrambi gli schieramenti. L'unica differenza è che a sinistra sono politicamente corretti e probabilmente si spingono più frequentemente alle curiosità transessuali. Immaginiamo il fiorire di teorie del complotto , gli stessi che hanno cavalcato per mesi storielle piccanti prive di qualsiasi altro risvolto. Grazie ad essi, quello che sarebbe dovuto rimanere un problema personale fra Marrazzo e sua moglie rischia di trasformarsi in un boomerang per la sinistra moralista, a meno che il centrodestra non riesca a mantenere la calma, conquistando così il vantaggio morale di chi non infierisce. Repubblica si limiterà a censurare, ma l'elettorato apprezzerà sicuramente la coerenza e lo stile, comparato soprattutto con l'ipocrisia di chi vede soltanto i peccati del vicino.

Personalmente, non sono molto interessato alle scappatelle extraconiugali del governatore Marrazzo, così come non ho mai avuto grande curiosità riguardo alle abitudini sessuali di Silvio Berlusconi: la simmetria fra comportamenti privati ed efficacia dell'azione politica è quantomeno dubbia, anche senza voler giungere alla battuta di Steve Martin "se non lo fanno alle proprie mogli lo fanno alla nazione" . Purtroppo, la campagna stampa su "papi" ha definitivamente travolto le regole della buona educazione e del rispetto dell'intimità dei partecipanti al teatrino politico; a sinistra, dopo aver applaudito ciecamente il lavoro demolitorio di Repubblica e Di Pietro, stanno accorgendosi delle conseguenze inattese delle proprie azioni: abbandonare le buone maniere in una discussione è rischioso, perché c'è c'è sempre qualcuno più bieco di te.

venerdì, ottobre 23, 2009

Cineserie alla Krugman

Persino Paul Krugman ci è arrivato: il governo cinese sta manipolando i tassi di cambio, impedendo una rivalutazione che in presenza di cambi liberi aiuterebbe a correggere gli attuali squilibri commerciali, senza ridursi a tattiche protezionistiche fallimentari nel lungo periodo. Essendo Krugman e quindi cieco ai fallimenti dello Stato, non si accorge di quanto la situazione sia il frutto di una distorsione di mercato ad opera di un governo e non un fallimento del meccanismo competitivo che tanto detesta, ma ci rassegniamo. Questa distorsione è vecchia di anni e, in tandem con l'eccesso di liquidità generato dalle politiche della Federal Reserve, ha giocato anche un ruolo derivante nella nascita ed espansione della bolla speculativa che ha portato a questa crisi. Ovviamente, propone la soluzione sbagliata (che renderebbe gli USA più simili alla Cina che tanto detesta), ma il problema esiste e si sta aggravando.

Amen

LibertyFirst su Giornalettismo: "Il Papa dice che l’Europa ha radici cristiane, e questo è sicuramente vero, come il fatto che abbia radici ebraiche, greche, latine, germaniche. La Chiesa ha giocato un ruolo importante, e non raramente positivo (la Scuola di Salamanca, la riscoperta del concetto di diritto naturale), nella Storia europea. E quindi? Dobbiamo veramente credere che il più grande problema dell’Europa al giorno d’oggi sia che lasciamo la libertà alle donne di fare ciò che vogliono col loro utero, o il diritto di farsi aiutare agli uomini incapaci di porre fine da soli alle proprie incurabili sofferenze? In un continente con delle autorità politiche che non rendono conto a nessuno (quelle europee), che sfama decine di milioni di parassiti coi soldi del contribuente, che ha decine di milioni di disoccupati, che cresce e innova meno delle altre macroaree mondiali, che dipende energeticamente da un paese inaffidabile come la Russia, e che ha un sistema previdenziale che potrebbe crollare, dobbiamo sul serio preoccuparci di aborto ed eutanasia?"
Io personalmente non riesco a stimare una dottrina morale che consideri l’obbedienza una virtù anziché un vizio, e che stigmatizzi lo spirito critico chiamandolo “orgoglio”, perlomeno quando va contro i dettami delle autorità religiose. E non vedo cosa imparare sulla tolleranza da chi fino a poco più di cent’anni fa costringeva gli ebrei a sorbirsi i sermoni e i valdesi all’inferiorità giuridica. Ho paura che un’Europa culturalmente, intellettualmente e moralmente debole sia incapace di difendersi da tali paralogismi.

mercoledì, ottobre 21, 2009

In Vaticano rileggono Marx

Il Vaticano: "Sul lavoro rileggiamo Carl Marx"
Suggerirei Groucho Marx: più divertente e senza rischi di provocare qualche altro centinaio di milioni di morti.

Hat tip: Libere Risonanze

martedì, ottobre 20, 2009

Il piano nel cassetto? qualcuno avvisi Tremonti

Secondo Mario Sechi, Silvio Berlusconi penserebbe ad un rilancio della flat tax: stavolta potremmo assistere davvero al famoso taglio delle tasse. Non bestemmiamo, chiamandola rivoluzione reaganiana; con un collettivista come Tremonti al governo, possiamo sperare in una tregua temporanea, prima che il Leviatano statale torni a chiedere denaro per sussidiare caste e burocrazie assortite.
Banca del Sud, meno mobilità sociale, protezionismo, un settore bancario a sovranità limitata. Giulio Tremonti si sta ponendo sempre più apertamente come il successore di ALberto Beneduce, ex-socialista poi fascista, fondatore dell’IRI ed apostolo del corporativismo che tanti danni ha provocato all'Italia. Speravamo che quella razza si fosse estinta con il suo ammiratore cattolico, Amintore Fanfani.
Una riduzione del carico fiscale è una componente necessaria, ma non sufficiente dell'azione politica di un uomo liberale ed è utile allo sviluppo nazionale soltanto nel breve e brevissimo periodo. Le ultime uscite di Tremonti sono di segno opposto a quello che ogni liberale e conservative vorrebbe sentire dal ministro dell'Economia di un governo che talvolta si definisce ancora di centrodestra e la presa di posizione di Brunetta compensa soltanto parzialmente la deriva socialisteggiante e sinistra di questo governo.
Vorremmo ricordare quanto la "rivoluzione reaganiana" di cui si parla incluse anche una sostanziale riforma del codice fiscale ed il tentativo di ridurre drasticamente il peso dello Stato. nell'economia; un tentativo valoroso e lungimirante: ricordiamo di nuovo che . La deregolamentazione e la liberalizzazione dei mercati ebbero un enorme successo , ma l'idea di tagliare le tasse per imporre un taglio delle spese non funzionò: si dette la stura, involontariamente, ad una nuova variante della peste keynesiana. Invece di affamare la bestia, si aprirono voragini nel bilancio che il Congresso, in mano ai democratici, si guardò bene dal chiudere. Ronald Reagan s'illuse che i politici di sinistra avrebbero tenuto fede alle proprie promesse di rettitudine fiscale; se ne fregarono e lasciarono esplodere il deficit, pur di non far mancare sussidi ed assistenzialismo al proprio bacino elettorale.
Nel caso italiano, abbiamo un ministro attento al bilancio nel breve periodo, ma pronto a distruggere le basi stesse della libertà nel lungo periodo.

Non posso che associarmi all'analisi di Simone e dell'Oggettivista. Qualcuno, per favore, dica faccia qualcosa veramente di destra, invece che qualche scimmiottamento nazional-socialista.

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No, non è un refuso. Ormai il centrodestra non governa più e le parole di Giulio Tremonti oggi sanciscono la fine del sogno liberale di guidare questo paese. Ci avevano avvisato, amici più o meno vicini alla nostra parte politica, che questo era un governo fin troppo di centrosinistra anche per palati non raffinati come i nostri.

Oggi Tremonti annuncia urbi et orbi che crede nel posto fisso e che rifugge la peste terribile chiamata “mobilità, variabilità del posto di lavoro”. Va bene, accettiamo anche questo, come una sorta di atto di chiarezza per dire a tutti che quel sogno, noi, l’abbiamo riposto nel cassetto e abbiamo pure buttato via la chiave.


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Summa cum laude

clipped from atroce.blogspot.com
Volete illudervi di avere finalmente trovato il politico bravo, buono e onesto? Prego, accomodatevi. Io non ho più tempo e voglia di "fidarmi". Giacchè, nonostante gli sforzi di Grillo, Travaglio & C., il bollino dell'onestà non esiste, meglio un governo di disonesti con poco potere, che un governo di onesti con molto potere.
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lunedì, ottobre 19, 2009

Volete dire che Augias l'ha fatto gratis?

Credo che l'enigma non sia se Corrado Augias fosse una spia cecoslovacca. L'enigma è il motivo per cui Augias si sia bevuto e abbia propalato decenni di propaganda sovietica, se non ne ha avuto in cambio nulla. Salvo, probabilmente, lavoro e carriera da parte di coloro che volevano sentir suonare una certa musica da intellettuali e giornalisti. Troppa gente in Italia si è comportata, non da spia, ma da collaborazionista, in cambio di un piatto di lenticchie.

Corrado Augias si è indignato per le accuse rivoltegli a mezzo articolo del Giornale. Non voglio entrare nella presunta complicità di Augias con una nazione allora nemica e sottoposta alla dittatura sovietica, Vedere in fondo le sue dichiarazioni, in ogni caso si deve dire che le accuse ad Augias non provengono da fonti giornalistiche, ma da ex membri dei servizi di sicurezza cecoslovacchi...

Di sicuro molti membri del Pci furono cooptati dai sovietici. L'impero sovietico in quegli anni era potentissimo, soprattutto nel settore dei media. Vladimir Bukovskij nel suo saggio "Gli archivi segreti di Mosca" (Spirali) fornisce il verbale di una seduta del Politburo del 5 V 1974, intitolato Sull'aiuto speciale fornito al Pci.
Al punto 1 si riferisce:
Soddisfare la richiesta del Gruppo dirigente del Partito Comunista italiano e accogliere in URSS 19 comunisti italiani per la frequenza ai corsi di addestramento speciale, e in particolare 6 uomini al corso di addestramento nelle radiocomunicazioni presso la stazione radio BR-3u e nella cifratura (durata tre mesi); due istruttori per il corso di radiotelegrafisti e cifristi (durata tre mesi), 9 uomini ai corsi di tecnica di partito (2 mesi); due uomini ai corsi di tecnica di travestimento (2 settimane); uno specialista per la consulenza sulle questioni organizzative dei sistemi di comunicazione interna"... (p. 46).
Al punto 3 (p. 48) si parla della "...trasmissione radio unilaterale di telegrammi circolari ai centri regionali 13-16 del PCI, e di provvedere ai documenti cifrati per la decodificazione delle radiotrasmissioni bilaterali.

Al punto 4 si parla di
"Soddisfare la richiesta del Gruppo dirigente del PCI e approntare 500 passaporti italiani in bianco e 50 completi di dati (per i membri del direttivo del PCI) e altrettante carte di identità; approntare inoltre una scorta di 50 passaporti e carte di identità francesi e altrettanti svizzeri..."
Al punto 5 si conclude di
"Approvare il testo del telegramma al residente del KGB in Italia" (p. 48). N.B. Gli "uffici" del Kgb venivano definiti "residenture".

Nel saggio L'archivio Mitrokhin, di Christopher Andrew e Vasilij Mitrokhin, sono documentati centinaia di casi di soggezione involontaria, e magari non pagata, da parte di quotidiani e personaggi occidentali nei confronti del comunismo del Komintern. Ad esempio (p. 112) si ricorda che "nel 1976 il New York Times dedicò 66 articoli sulle violazioni di diritti umani in Cile, contro i 4 dedicati alla Cambogia. La difficoltà di trovare informazioni sulla Cambogia non basta a spiegare questa straordinaria diversità di trattamento". Si pensi a personaggi collegati col Kgb quasi geneticamente, come il terrorista Carlos lo Sciacallo. (p.297). Ilic Ramirez Sanchez, detto Carlos, fece irruzione con terroristi tedeschi e palestinesi nella sede viennese dell'Opec (dicembre 1975). "Era il viziatissimo figlio di un milionario comunista venezuelano che aveva dato ai suoi tre figli i nomi di Vladimir, Ilic e Lenin...". Il KGB di New York (p. 414) bombardò i diplomatici africani alle Nazioni Unite con "corrispondenza piena di insulti razziali che proveniva in apparenza da sostenitori americani della razza bianca".
Nell'aprile 1961 il KGB riuscì a piazzare sul quotidiano italiano filo-sovietico "Paese Sera" un articolo che suggeriva il coinvolgimento della CIA nel fallito colpo di Stato organizzato da quattro generali francesi contro i tentativi di pace di De Gaulle con l'FNL (p. 411).

Anche la fondazione de L'Espresso sarebbe avvenuta col contributo diretto (in denaro) della residentura del Kgb di Roma. Il dossier Mitrokhin riporta infatti: "La rivista politica l'Espresso era stata pubblicata e finanziata dal Kgb in Italia dal giugno del 1962".
Un numero molto alto di giornalisti italiani è risultato a libro paga dei sovietici, in seguito alla pubblicazione degli archivi, alcuni di loro hanno ammesso i rapporti.


domenica, ottobre 18, 2009

Ora d'Islam? Una modesta proposta alternativa

Adolfo Urso vorrebbe espandere l'ora di religione anche all'Islam, per assicurare parità di trattamento. I cattolici sono divisi, ma tendenzialmente contrari; eppure le voci di un appoggio Vaticano alla proposta non sono di oggi. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, visto l'appoggio dato dalle gerarchie alle intemperanze fondamentaliste in nome del diritto di ogni religione alla persecuzione del proprio prossimo; non parliamo dell'untuosa ipocrisia degli appelli per il multiculturalismo e l'accoglienza degli immigrati. Il bilancio statale è in profondo rosso.

Esiste una misura che porterebbe sollievo sia alle inquietudini cattoliche, che al desiderio di parificazione degli islamici, che alle casse dello Stato: abolire l'ora di religione, accorpandola ad educazone civica.
I risparmi per il bilancio statale sono evidenti, dat al apossibilità di giubilare gli insegnanti i un'intera materia. I cattolici hanno finalmene una ragione per riflettere, prima di levarsi ciecamente in difesa dell'ora di religione, in spregio ad ogni pretesa di laicità. Non è più garantito che l'ora di religione sia un'ora di propaganda cliericale o cattosocialista. Gli islamici, dal canto loro, hanno l'occaisone di mostrare il grado di laicità ed integrazione che si vantano d'aver ragigunto: un'abolizione dell'ora di religione li porrebbe allo stesos piano delel altre religioni praticate in Italia, senza costringere lo stato a mantenere un numero imprecisato di imam ed insegnanti di Islam.
Gli Italiani, in generale, potrebbero giovarsi dell'esperienza per realizzare, una volta di più, che "pubblico" non significa necessariamente "statale" e che si può sviluppare una cultura anche nel terreno che il Leviatano, ritirandosi, lascia libero.

venerdì, ottobre 16, 2009

Banca del Mezzogiorno: onestà cercasi

Crosspost from Giornalettismo

Riproporre un modello fallimentare dandogli una mano di vernice non risolverà i problemi del credito nel mezzogiorno.

Giulio Tremonti ha ottenuto in consiglio dei ministri il via libera per il ritorno al passato: quello privo degli orridi “mercatisti” che tanto detesta, ma affollato dei fantasmi dei disastri statali nel Meridione d’Italia. La Banca del Mezzogiorno arriverà al voto in Parlamento nei prossimi giorni e già Tremonti si sta impegnando in acrobazie verbali per deviare le perplessità in materia. Il primo scoglio da superare è evidente: già il nome, Banca del Mezzogiorno, evoca la sciagurata esperienza della Cassa del Mezzogiorno, un vero buco nero capace di inghiottire migliaia di miliardi delle vecchie lire, lasciando in eredità impianti industriali cadenti, devastazione ambientale e disagio sociale. Il risultato dell’intervento nel Mezzogiorno tramite la Cassa era una tragedia evitabile: Luigi Einaudi fece notare per tempo che sarebbe stato molto meglio favorire la vocazione turistica ed agroindustriale del Sud d’Italia, invece d’incentivare un processo d’industrializzazione pesante per cui le regioni meridionali non avevano i vantaggi comparati di altre zone dello Stivale. Luigi Einaudi, varrebbe notarlo, non era un inascoltato accademico, ma un economista ed opinionista di fama europea e fu Presidente della Repubblica; la scelta per la strada peggiore non fu quindi inevitaible o frutto d’ignoranza. La nuova Banca del Mezzogiorno è un’altra evitabile tragedia, se soltanto questo governo ricordasse le parole di uno dei suoi padri nobili.

STATALE O PARASTATALE? - Secondo il ministro, non si tratterebbe di una banca statale, ma di un’istituzione “disegnata dallo stato” , ed affidata ai privati. Purtroppo non si vedono al momento soggetti privati con un minimo di entusiasmo per il progetto: nonostante le agevolazioni fiscali che vengono promesse alla nuova entità. Il ministro starebbe quindi facendo pressione per una partecipazione delle Poste, ossia di una entità statale, nonché delle Casse di Risparmio e delle fondazioni bancarie, tutte entità parastatali controllate dalla classe politica locale. Il mondo delle banche di credito cooperativo sembra essere reticente, almeno alle attuali condizioni; il sistema delle BCC ha già i suoi problemi e le sue opportunità con l’espansione dei propri bilanci ed il supporto alle piccole e medie imprese nelle proprie aree di competenza. D’altronde, il modello citato ad esempio è quello del Crédit Agricole: una banca che di privato ha davvero poco, controllata com’è da una costellazione di banche cooperative. Un colosso funzionante grazie ad una dirigenza che talvolta finge di non ascoltare i propri referenti politici e, soprattutto, alle facilitazioni fiscali ed al trattamento estremamente benevolo in tema di antitrust e trattamento dei consumatori che il governo francese accorda alla “Banca Verde”. Un modello da valutare attentamente, per una nazione dove le grandi banche già non coccolano il picoclo risparmiatore. Per inciso, vanteria secondo la quale nella neonata banca “non si parla inglese” suona inquietante. Il ministro dimentica forse che i maggiori critici degli eccessi degli ultimi anni sono stati proprio alcuni fra i più accesi liberisti di lingua inglese, mentre i maggiori sostenitori della grande bolla sono stati i governi più interventisti. La crisi finanziaria nasce da abusi che le banche italiane praticano assiduamente da decenni senza nessun bisogno di lezioni dall’estero: obbedire ai politici ed ai propri padrini, nascondere i problemi sotto il tappeto e ricorrere al contribuente quando questo non è più possibile; vantarsi di non guardare alle esperienze anglosassoni significa semplicemente applicare la politica dello struzzo. Ricordiamo infatti che il Sud non è privo di banche per la cattiveria della finanza milanese, ma perché le banche meridionali sono affondate una dopo l’altra sotto il peso di pratiche scandalose e di gestioni antiquate. E’ avvenuto sia per il Banco di Napoli e per il Banco di Sicilia, di proprietà del governo centrale, sia per le casse di risparmio meridionali, istituzioni mutualistiche di fatto controllate dai notabili locali.

CRACK NAPOLETANI Il salvataggio del Banco di Napoli è costato alle casse statali ed al sistema bancario qualcosa come 3,7 miliardi di euro; il Banco di Sicilia venne acquisito dal Mediocredito Centrale quando era sull’orlo della bancarotta. Le casse di risparmio meridionali confluite in Carime vennero tutte salvate da Cariplo dietro ordini diretti di Banca d’Italia, ma riuscirono successivamente ad affondare i conti di BancaPopolare Commercio e Industria. Chiunque si lamenti del colonialismo bancario settentrionale dovrebbe cominciare con il riconoscere che l’alternativa era, in ogni caso, un fallimento che avrebbe condotto a perditeingenti. Sono state tutte realtà devastate non da avventure finaziarie globali, ma da un rapporto perverso con il territorio, lo stesso tipo di rapporto che si vorrebbe ora esaltare: il denaro raccolto dai depositanti viene prestato a tassi d’interesse troppo bassi rispetto ai rischi effettivi dell’investimento in loco. Il risultato è uno squilibrio gestionale, perché gli interessi sui prestiti ad aziende meritevoli non bastano a coprire le perdite su quelli non andati a buon fine. Aggiungiamo a questo le pratiche clientelari endemiche di una gestione dominata da imperativi di natura politica ed è semplice comprendere i rischi di un progetto come quello tremontiano, dove questi problemi si riproporranno in maniera drammatica. Il coordinamento del progetto è poi stato affidato al ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola. Ci si permetta di avere perplessità sul ruolo di sorvengliante della costruzione di una banca che si vorrebbe indipendente dal governo e, si spera, dalle manipolazioni politiche: oltre ad una ben pubblicizzata nostalgia per le partecipazioni statali, ha anche un certo pénchant per iniziative quali lo stanziamento di un milione di euro per ripristinare il volo Roma-Albenga, che per una curiosa coincidenza è l’aeroporto più vicino ad Imperia, residenza del ministro. Non vediamo perché gruppi privati potrebbero entrare nella compagine societaria di una istituzione di questo genere, se non dietro promessa di una contropartita, esplicita od implicita, da parte governativa. A questo punto, rischieremmo di nuovo un copione già visto: socializzazione delle perdite, privatizzazione dei profitti, da parte di soggetti privati che non andrebbero definiti imprenditori, ma prestanome o meglio ancora favoriti del principe. Esistono alternative migliori: ad esempio, l’ipotesi di una no-tax area permetterebbe di incentivare lo sviluppo locale senza distorcerlo, mentre un maggiore investimento in sicurezza ed una politica liberale sulle infrastrutture permetterebbero un maggiore coinvolgimento di capitali privati. Una strada forse rischiosa, ma sicuramente una novità rispetto a grandiosi piani burocratici che si rifanno al passato e che rischiano di tramutarsi , di nuovo, nella solita grande abbuffata a spese del contribuente."

Lode A D'alema, utilizzatore finale

Franco Bechis espone una certa ipocrisia "democratica"
Chissà se D’Alema ha mai letto le carte del mini processo che gli ha fatto il 3 novembre 2008 la commissione giuridica del Parlamento europeo guidata da Klaus- Hiener Lehne. Processo fortunato, perché di fronte alle pretese del tribunale di Milano che chiedeva l’autorizzazione a procedere per utilizzare le intercettazioni telefoniche D’Alema-Consorte nell’inchiesta sui furbetti del quartierino, la sentenza è stata la rigorosa applicazione del “lodo-Strasburgo”: a quel paese i giudici, non si toglie l’immunità a D’Alema. Ma se il leader del Pd avesse letto quelle carte, sarebbe trasalito: perché per non mandarlo in pasto ai giudici come un qualsiasi cittadino italiano, i suoi colleghi di Strasburgo hanno fatto riferimento ai privilegi concessi da una legge italiana: la legge 20 giugno 2003, n. 140. E sapete come si chiama in altro modo quella legge? Lodo Schifani.
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giovedì, ottobre 15, 2009

South Park ed ACORN

A South Park hanno deciso di fare una sana pernacchia ad ACORN:




Lo scandalo ACORN è l'ennesimo scheletro nell'armadio dell'AMministraiozne Obama che nessuno voleva raccontare: la brutta storia di una associazione filantropica che paga la campagna elettorale di Obama in violazione delle leggi sul finanziamento ai partiti, ma lo nega; che ottiene miliardi di dollari dal pacchetto di stimolo dell'economia e viene beccata ad impiegare quel denaro per finanziare inquilini morosi da anni, immigrati illegali, delinquenti e, dulcis in fundo, due attivisti travestiti da sfruttatori della prostituzione ansionsi di aprire un bordello con minorenni importate dal sudamerica. Il Presidente Obama, pur avendo lavorato per un'organizzazione affiliata ad ACORN ed averne elogiato il lavoro in numerosi comizi, nega ora di conoscerli. Un po' come Veltroni, che nega di essere mai stato comunista dopo aver passato vent'anni ad elogiare il comunismo mondiale dai vertici delle Botteghe Oscure. Ovviamente, i grandi giornali americani hanno cercato di insabbiare ripetutamente la storia. Se non ti chiami Bush, al New York Times non interessi, esattamente come in Italia: ai nostri santoni della libertà di stampa, la tua vita interessa soltanto se sei di centrodestra. Altrimenti, puoi tranquillamente stuprare ragazzine ed essere applaudito.

Hat tip:Hot Air

mercoledì, ottobre 14, 2009

Hilton al popolo

Chavez nazionalizza l'hotel Hilton: Chavez deve avere apprezzato la struttura, che ha ospitato settimana scorsa il summit dei paesi sudamericani ed africani : ne ha ordinato l'esproprio. La Gazzetta Ufficale venezuelana l'ha definita una «Acquisizione urgente». Immaginiamo quanto i venezuelani comuni di potranno godere il nuovo buen retiro bolivariano.

Travaglio il perseguitato

LA libertà d'opinione è davvero in pericolo in Italia, la stampa viene davvero imbavagliata? Esulando dallo strapotere dei comici antiberlusconiani, concentriamoci sul povero Marco Travaglio:


"Il Gruppo editoriale Mauri Spagnol sta per acquisire il 35 per cento della Fazi editore. Aumenta la quota di mercato di questa cordata che comprende editori importanti come Garzanti, di cui nei giorni scorsi è stato nominato presidente l’ex giudice di Mani pulite Gherardo Colombo.
Il gruppo controlla anche il 49 per cento di Chiarelettere, la casa editrice nella quale spadroneggia il giustizialismo di Marco Travaglio. A sua volta Chiarelettere è tra principali finanziatori del quotidiano - avviso di garanzia in servizio permanente effettivo Il Fatto diretto da Antonio Padellaro.
L’antiberlusconismo editoriale si organizza. Con giornali e case editrici il gruppo Mauri Spagnol lancia la sfida al mercato, mettendo sotto lo stesso tetto Gherardo Colombo e Marco Travaglio.
Il primo della classe di Annozero, che ogni giovedì indisturbato su Raidue legge agli italiani il bollettino delle procure amiche, può contare sull’appoggio di un gruppo editoriale in forte crescita per raccontare i pericoli che nel nostro paese corre la libertà d’informazione."


Matteotti si sta rivoltando nella tomba.

Hat tip: Nel verso giusto

Grandi momenti della medicina statalizzata

Barack Obama ha espresso il desiderio di veder gestire il sistema sanitario come viene gestito il servizio postale. Scartiamo gli esempi di malasanità nostrana, come esempi dei rischi che verrebbero corsi dai pazienti americani; vero è che Krugman ha già detto che si può vivere benissimo con livelli di debito pubblico all'italiana, ma sembrerebbe ingiusto fare paragoni con il nostro scassatissimo SSN. Ecco allora cosa accade nel Regno Unito: lo NHS, il Servizio Sanitario Nazionale locale, ha lasciato morire un anziano 76enne, sostenendo che fosse vittima di un ritorno del cancro a cui era sopravvissuto. Si trattava invece di una una polmonite.
Il paziente è stato posto nel cosiddetto "sentiero della morte", la direttiva dello NHS che stabilisce le linee guida per interrompere le cure ai pazienti anziani con malattie difficilmente curabili: oltre una certa soglia d'età ed a determinate condizioni, i medici possono sospendere la somministrazione di farmaci, acqua e cibo. Vengono forniti soltanto antidolorifici e sedativi.
Triste, ma comprensibile, se fosse il paziente a chiedere di interrompere l'accanimento terapeutico. In quanti dei ventimila casi in cui la direttiva è stata applicata il paziente non era d'accordo? Ed in quanti di tali casi la diagnosi era errata?
clipped from www.dailymail.co.uk

A grandfather who beat cancer was wrongly told the disease had returned and left to die at a hospice which pioneered a controversial 'death pathway'.

Doctors said there was nothing more they could do for 76-year- old Jack Jones, and his family claim he was denied food, water and medication except painkillers.

He died within two weeks. But tests after his death found that his cancer had not come back and he was in fact suffering from pneumonia brought on by a chest infection.

To his family's horror, they were told he could have recovered if he'd been given the correct treatment.

Yesterday, after being given an £18,000 pay-out over her ordeal, his
widow Pat branded his treatment 'barbaric' and accused the doctors of
manslaughter.

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lunedì, ottobre 12, 2009

Un buon motivo per rivalutare Dan Brown: alla Dowd non piace

Maureen Dowd è la versione americana di certa sinistra intellettuale italiana: apocalittica, antiliberale, arrogante, populista quando le fa comodo e radical-chic in ogni momento. Un misto fra Di Pietro e Sabina Guzzanti. Se Lost Symbol, l'ultimo libro di Dan Brown le è indigesto come dice, dev'essere un cumulo di ciarpame migliore del precedente. Non tutto il male vien per nuocere

Obama fra i perdenti, lo scivolone di Repubblica sul Nobel

Se la migliore ironia è quella involontaria , il quotidiano La Repubblica ha fatto la battuta migliore sul Nobel a Barack Obama.

Il primo titolo alla notizia era : “Obama come Carter e Gore”. Siamo perfettamente d’accordo, anche se alle orecchie di chi bazzica gli USA non suona certo come un complimento E’ forse per questo che il titolo sembra scomparso dalle pagine del sito. Il Presidente americano toccherebbe probabilmente ferro, sapendosi accomunato a due dei più clamorosi perdenti della storia del Partito Democratico. Jimmy Carter fu uno dei pochi presidenti in carica a rischiare di essere battuto alle primarie del proprio stesso partito e venne trombato a furor di popolo dopo un solo mandato ; si è trasformato in mediatore dai dubbi risultati , in un apostolo dell’antisemitismo soft e nel certificatore della vittoria di Chavéz in un referendum talmente dubbio che l’Unione Europea si rifiutò di monitorare, citando gli enormi vincoli sotto cui cui avrebbero dovuto lavorare . Al Gore venne sconfitto di misura in un’elezione presidenziale che in teoria avrebbe dovuto vincere con percentuali di vantaggio a due cifre, visto che partiva come vicepresidente del popolarissimo Bill Clinton; dopo anni passati nell’ombra, si è riciclato come cineasta e propagandista ambientalista ed è stato talmente fortunato da aver organizzato a New York una conferenza sul riscaldamento globale durante la peggior bufera di neve della storia moderna.

Certo, suona certamente singolare l’idea di un Nobel “preventivo”, dato sulla fiducia e in segno d’incoraggiamento, che potrebbe suonare come la sufficienza ad un alunno indisciplinato, ma promettente. IL Messia democratico merita soltanto lodi e quindi non ci permetteremo di suggerire una simile interpretazione. Non ci scandalizziamo neppure per l’assegnazione del Nobel per la Pace ad un Presidente che ha bombardato il Pakistan più volte di quante si sia dimenticato delle frodi e degli insabbiamenti perpetrati dai suoi più vicini collaboratori. In fondo, quel Nobel è già andato a Yasser Arafat, terrorista per una vita e incarnazione delle pulsioni autodistruttive della classe dirigente palestinese.

Laurea facilitata per i sindacalisti

Le gioie del sindacato: a Napoli la tessera della UIL vale 60 crediti scolastici, quasi un anno di studi in giurisprudenza.

Avviene all’Università Parthenope, già fulgido esempio di trasmissione ereditaria del rettorato e di commistione fra politica ed educazione: l’attuale rettore è il genero del precedente, attualmente vicepresidente della giunta provinciale di Napoli con delega alle politiche scolastiche. Ovviamente, il sindacato giudicherà anche della bontà di eventuali esami sostenuti altrove e del riconoscimento dei requisiti per ottenere lo “sconto “: non sia mai che l’amministrazione universitaria debba faticare troppo o, peggio, questionare i sacrosanti diritti dei lavoratori, soprattutto dotati di tessera ed amici alla UIL. Non disperino i tesserati delle altre sigle: possono godere degli stessi vantaggi, purché scelgano università convenzionate con il proprio sindacato. La tessera sindacale si mostra sempre di più un vero passaporto: non soltanto i sindacalisti possono assentarsi a volontà pur godendo del pieno stipendio, pagato dalle aziende in cui sono “occupati”. Adesso, possono anche evitare di sprecare tempo libero per lo studio. I sindacati sostengono di essersi sempre battuti per i “diritti”, senza mai chiarire chi paghi per garantire questi diritti, oppure sostenendo che sarebbero i datori di lavoro o , più in generale, i ricchi, a pagare per tutti. La realtà è poco importa chi sia tenuto legalmente a pagare: il costo del lavoro, per un’azienda, è la somma di tutte le voci necessarie per ottenere le prestazioni di dipendente; include non soltanto lo stipendio versato al lavoratore che le tasse versate allo stato, ma anche i maggiori costi derivanti dalle regolamentazioni imposte dal sindacato. Un’azienda che non comprendesse tali voci nei propri calcoli economici verrebbe rapidamente messa in condizioni di redditività inferiore, mettendo a rischio la propria posizione competitiva e riducendo le risorse disponibili per investimenti in cpacità produttiva e tecnologia. Sono i lavoratori a pagare per tutto quello che il sindacato ottiene: che lo desiderino o meno, tocca a loro pagare il conto anche per ciò che non vogliono e per ciò che beneficia soprattutto le burocrazie sindacali ed i loro addentellati politici.

In questo caso non ci sono poi veli dietro ai quali nascondersi: qui pagheranno tutti gli studenti di giurisprudenza dell’Università Parthenope, che vedranno il valore del proprio pezzo di carta ulteriormente degradato dalla presenza di laureati con un anno di studio in meno del loro e che ne subiranno la concorrenza nel mercato del lavoro. I lavoratori saranno anche tutti uguali, ma agli occhi del sindacato alcuni sono più uguali degli altri.

mercoledì, ottobre 07, 2009

libertà di stampa e autocensura

Caro Roberto, non so se hai notato anche tu che la libertà di stampa in italia è proprio negata. Chi voleva sapere notizie dello stupratore seriale responsabile di oltre 15 violenze, tale Luca Bianchini, nonchè coordinatore del circolo del PD del Torrino all'Eur, (sospeso dal partito) dovrà aspettare ancora. Che fine ha fatto il bravo coordinatore del PD che nel tempo libero stuprava? Sulla vicenda è sceso un silenzio così rumoroso che desta qualche sospetto. Che sia perchè è di sinistra? O, forse, perchè non era un cineasta?
Però è strano, il Berlusca che si tromba una zoccola barese - dunque consenziente - tiene banco per mesi sulla stampa sinistrosa, un coordinatore del circolo Pd romano che stupra a iosa, dopo un giorno di palcoscenico mediatico sparisce come una meteora. Perché l'utilizzatore finale dei processi o la Gabanelli non fanno una bella inchiesta anche su Bianchini? C'è stampa e stampa.
Un lettore dal Profondo Nord padano. (
Dagospia)
Hat tip: Paolo

La bicicletta è pericolosa

clipped from www.corriere.it


LA VICENDA - Ernesto Ferrero, 76 anni, si era intromesso in una discussione in difesa della autista del mezzo pubblico che aveva ripreso il giovane, salito sul bus con una bici che ostruiva il passaggio. La donna aveva detto che avrebbe chiesto ai suoi superiori se era possibile salire con la bicicletta e che nel frattempo il passeggero sarebbe dovuto scendere. Questa frase ha scatenato il giovane con insulti e imprecazioni nei confronti della giovane autista. Era intervenuto Ferrero, ex tranviere in pensione, ma era stato colpito da due pugni. Arrivato in ospedale, le sue condizioni non sembravano gravi ma poco dopo il suo arrivo era stato colpito da un ictus e lunedì pomeriggio è deceduto.

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Kindle arriva in Italia. Amazon ancora no

Dal 19 Ottobre Kindle arriva in Italia. Il gioiellino di Amazon serve a scaricare in tempo reale libri e riviste ed assicura, in teoria, una leggibilità simile a quella cartacea. Per ora, niente libri in italiano: Amazon non esiste nel nostro paese. ci dovremo accontentare di titoli in inglese e di quotidiani e riviste in italiano, ovviamente a pagamento. Visti i prezzi , non sembra un affarone.

Afghanistan, la battaglia delle idee

Le idee hanno conseguenze. Ed al centro del dibattito strategico sull'Afghanistan vi sono al momento due libri che studiano fasi differenti della guerra del Vietnam, da cui si traggono indicazioni di segno diametralmente opposto. Barack Obama sta ovviamente leggendo quello sbagliato.

clipped from online.wsj.com

WASHINGTON -- The struggle to set the future course of the Afghan war is becoming a battle of two books -- both suddenly popular among White House and Pentagon brain trusts.

The two draw decidedly different lessons from the Vietnam War. The first book describes a White House in 1965 being marched into an escalating war by a military viewing the conflict too narrowly to see the perils ahead. President Barack Obama recently finished the book, according to administration officials, and Vice President Joe Biden is reading it now.

The second describes a different administration, in 1972, when a U.S. military that has finally figured out how to counter the insurgency is rejected by political leaders who bow to popular opinion and end the fight.

It has been recommended in multiple lists put out by military officers, including a former U.S. commander in Afghanistan, who passed it out to his subordinates.

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martedì, ottobre 06, 2009

Battaglie autolesionistiche

Forse ha ragione mariosechi.net e questa sarà la madre di tutte le battaglie per Berlusconi, ma mi pare che sia una guerra che poteva essere tranquillamente evitata, se il premier avesse seguito i suoi stessi precetti. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Una battaglia liberale per limitare certi "poteri forti", tramite riforme volte a ridurre le rendite garantite da leggi dello stato e dalla protezione delle burocrazie, avrebbe avuto il sostegno popolare e l'assenza di sospetti di giocare per puro interesse personale o sete di potere. Purtroppo i mezzi impiegati dal premier e da Giulio Tremonti sono stati illiberali, facendo sorgere il dubbio che non si desiderasse un'evoluzione liberale, ma che le casematte del privilegio cadessero intatte nelle proprie mani.
Come si è già scritto, invece di tuonare contro le banche e poi cercare d'asservirle, sarebbe stato preferibile riformarne lo status di privilegio e cessare di proteggerne quote di mercato e rendite di posizione. Lo stesso discorso vale per la stampa o per la magistratura. Qui si tifa soprattutto per il centrodestra, e quindi, per ora, anche per Berlusconi. E' ora però di combattere con strumenti che garantiscano un'evoluzione liberale della nazione, altrimenti vinceremo ogni battaglia, per perdere la guerra.

sabato, ottobre 03, 2009

Gli abbagli dell'Economist

A cadenze irregolari, il prestigioso settimanale The Economist se la prende con Berlusconi e il suo dominio sui media. Sulla questione ragiona bene il democratico Antonio Polito (via DAW), che fa notare come Berlusconi abbia perso due elezioni su tre e che i giornali non siano pieni che di attacchi al "regime", senza alcun bavaglio. Nel frattempo, nessuno ricorda che i veri recordman di querele contro la libertà di stampa sono lorsignori a sinistra. La chiave, forse, andrebbe cercata in un'altra lampante anomalia: il normalmente liberale Economist ha avuto per anni corrispondenti dall'Italia così imparziali da farsi eleggere deputati per gli ex-comunisti, come Tana de Zulueta. Se volessimo ragionare con lo stesso livello di paranoia di certi personaggi sinistri, staremmo già sostenendo che la candidatura in un seggio sicuro sia stata una ricompensa per i servizi di propaganda. Forse ci si dovrebbe interrogare sul tipo di filtro che viene imposto prima che arrivino in lingua inglese, oltre che di quello che verrebbe filtrato sui telegiornali italiani.

venerdì, ottobre 02, 2009

Marchionne agnellizzato

Sergio Marchionne avrebbe dovuto essere il redentore della FIAT. Ci ha provato, ma recentemente ha scoperto i vantaggi dello stile Agnelli, quella versione con l'erre moscia del chiagni e fotti che tanto piace agli italiani e, forse, agli americani tendenza Obama. Marchionne ha sicuramente cambiato il volto di FIAT, ma è ormai evidente che anche FIAT lo sta cambiando e non in meglio. La sua ultima dichiarazione è un vero esempio dello stile di cui sopra, la capacità di rivestire d'arroganza una richiesta d'elemosina degna del più ambiguo dei mendicanti. Da un lato, ci si vanta della propria quota di mercato arrivata al 9 per cento; dall'altra, ecco la richiesta di proroga degli 'incentivi, inclusa relativa minaccia:  altrimenti vi sarebbero "fabbriche a rischio". Delle due l'una: se la crescita delle quote di mercato è solo frutto degli incentivi, allora il successo di FIAT esiste soltanto perché il contribuente europeo ed americano viene rapinato sistematicamente per sostenere un settore che distrugge ricchezza invece di crearne. E' un successo artificiale quanto la finta industrializzazione sovietica, o la farsa siderurgica e chimica  perpetrata dalle Partecipazioni statali italiane negli anni'70. Se FIAT puo' reggersi da sola, sino a cercare di comprarsi Opel e gestire Chrysler, lo faccia. Altrimenti, la nostra opinione non cambia: il vero know-how del gruppo non risiede nelle automobili, ma nell'abilità di scroccare denaro e raggirare burocrati e politici, a spese nostre. Se è questo che stiamo esportando, uno stile marcio fino al midollo quanto quello della Juventus di Moggi, stacchiamo la spina: stiamo soltanto danneggiando noi stessi e gli altri. Esistono modi migliori di sprecare soldi.

PROVACI ANCORA SERGIO -Il dubbio era già sorto al momento del'affare Chrysler: il salvataggio si è trasformato in una bancarotta, che si è risolta in un affare per i sindacati e, forse, per la FIAT; l'intimidazione dei creditori in diretta televisiva, le minacce telefoniche ai consulenti che seguivano il caso, la connivenza della magistratura nella sovversione di parti rilevanti del diritto commerciale americano ne hanno danneggiato la sua reputazione di equidistanza e l'immagine degli USA come una nazione in cui vigono regole certe nel mondo degli affari. Si sta anche trasformando in una solenne fregatura per il bilancio del governo americano, che nel frattempo si è anche bevuto la palla degli incentivi alla rottamazione e lo trasformava , con un colpo del market geniale che ha fatto grande una certa America, nel "cash for clunkers" in favore dell'ambiente. Sino a quando le speranze per FIAT risiedevano nel turnaround, Marchionne è stato quello di sempre: un ottimo dirigente, sensato ed attento ai costi; è stato abile ad imporre disciplina ad un'azienda che somigliava più ad un insieme di baronie feudali che ad una multinazionale dell'automobile e a portare quindi  l'azienda al passo coi tempi. Ha anche saputo valorizzare i punti di forza del marchio e quelli tecnologici: nulla di eccezionale, ma comunque in grado, in alcuni segmenti, di competere con le altre case, anche dopo anni di abbandono. Il rifiuto degli  aiuti di Stato fra il 2001 ed il 2006 da parte del  governo Berlusconi si è rivelata la scelta giusta: ha finalmente spronato l'azienda al cambiamento; la clamorosa fregatura rifilata alle banche tramite il  convertendo e il ricatto a General Motors hanno procurato a Marchionne le risorse necessarie per finanziare il rilancio, oltre ad una sequela di denunce per il ruolo di IFIL nel bidone. La crisi del 2008 ha però riportato in auge gli aiuti di stato,  e questa volta il fenomeno è avvenuto su scala mondiale. Il  ministro Scajola, sempre pronto a gettare soldi pur di emulare i bei tempi della competizione DC-PCI nello spreco clientela,  ne ha approfittato per rinverdire i fasti del pentapartito ed accodarsi. Marchionne, da uomo d'affari, non si è limitato ad incassare e ringraziare. Ha compreso che gli USA erano un mercato vergine: non per le automobili, ovviamente, ma per il vero prodotto di punta di casa Agnelli, ossia  il capitalismo parassitario tipico delle economie "miste", parasocialiste. Grazie a Barack Obama la più grande democrazia ancora liberale, perlomeno a parole, comincia a seguire la peggiore Europa su questa strada, fingendo d'ignorare il declino che ha causato all'Europa. Il vecchio continente è sopravvissuto nonostante lo statalismo imperante, proprio dall'esistenza di una grande economia libera oltreoceano, su cui si sono appoggiati per avere supporto finanziario e, soprattutto, un laboratorio d'innovazione e sviluppo. Gli americani non avranno questa fortuna.

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