lunedì, agosto 30, 2010

Prodigi del collettivismo bipartisan

Il governo Berlusconi non sta dando grandi soddisfazioni al proprio elettorato liberale, ma sta paradossalmente attirando segmenti elettorali tipici della sinistra, secondo l'analisi di Luca Ricolfi. Da queste parti si è convinti che una robusta dose di libertà si ala miglior tutela anche per gli individui meno agiati, ma dubitiamo che sia questa la ragione per lo spostamento nel corpo elettorale. A questo punto, non possiamo che sottoscrivere l'esortazione di Hurricane:

Sarebbe buona cosa che il Presidente del Consiglio si ricordasse del proprio elettorato, perchè abbiamo l'impressione che i numerosi problemi di Palazzo, sembra lo abbiano un po' distratto, almeno stando a certe decisioni politiche. E qui sta la spiegazione di alcuni cali di consenso.


Dixit Ricolfi:

(...) lettura del quotidiano la Repubblica. Qui ho trovato la seguente definizione degli elettorati di destra e di sinistra: «È di destra chi vota avendo per guida i propri interessi, di sinistra chi vota pensando all’interesse collettivo» (Michele Serra). Un esempio perfetto di credenza metafisica, ossia di quel tipo di affermazioni che – non potendo essere confermate né falsificate – facevano andare in bestia il filosofo della scienza Karl Popper.


Per controllare la verità della credenza di Serra, infatti, dovremmo poter conoscere:

• qual è l’interesse collettivo (i migliori cervelli del ’900, compreso Kenneth Arrow, si sono arresi di fronte al problema);

• in che cosa consistono gli interessi di ogni individuo (ammesso che esistano, che lui li conosca, e che qualcuno li possa accertare);

• che cosa effettivamente farebbero i politici dei due schieramenti una volta al governo, e quale impatto le loro decisioni avrebbero sulle nostre vite (questioni che vanno ben oltre le capacità dei migliori analisti e futurologi).

Quel che possiamo fare, invece, è rispondere a una domanda assai meno ambiziosa: quali sono i gruppi sociali meno propensi a votare a destra (e quindi più inclini a votare Pd e Idv) e quali sono quelli più propensi a votare a destra (e quindi a scegliere Pdl e Lega)? La risposta, basata su una indagine nazionale condotta dall’Osservatorio del Nord Ovest nel 2008, è che Pd e Idv attirano laureati e diplomati, pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori con contratto a tempo indeterminato, mentre Pdl e Lega attirano lavoratori autonomi, precari, disoccupati, giovani lavoratori, casalinghe.


Tendenzialmente, il Pd rappresenta la società delle garanzie, ossia l’insieme dei soggetti che già possono contare su varie forme di tutela, e sono quindi primariamente interessati a non perderle. Il Pdl, invece, rappresenta la società del rischio, ossia l’insieme dei soggetti più deboli o più esposti alle incertezze del mercato, per lo più dimenticati dalle organizzazioni sindacali. A quanto pare, dopo un biennio (quello dell’ultimo governo Prodi) in cui tutte le attenzioni della politica governativa si sono rivolte ai già garantiti, gli esclusi e i non garantiti hanno visto nel Pdl un’occasione di riscossa. Se questa ricostruzione empirica del voto ha qualche fondamento, la credenza che il voto a sinistra sia disinteressato e quello a destra sia autointeressato si trova improvvisamente di fronte un fatto imbarazzante: i segmenti più deboli della società italiana preferiscono la destra, quelli più tutelati preferiscono la sinistra.


Conclusione logica: se il voto a destra si fonda sugli interessi, e i deboli votano a destra, vuol dire che – secondo loro – la sinistra ha smesso di tutelarli. (...)


Luca Ricolfi Il Giornale

Dopo trent'anni, Guardian e Corsera ancora al fianco di Cernenko contro Mrs. Thatcher

Speriamo vivamente che nessuno, nel 2010, possa ritenere credibile la storia sottostante allo "scoop" del Guardian: non tanto che Margareth Thatcher bloccò aiuti sovietici ai minatori britannici in sciopero , ma che i sindacati russi fossero "indipendenti" e il milione di dollari che i sindacati russi pare fossero pronti a versare fosse "spontaneamente" versato dai lavoratori. Il Guardian scrive ed il Corriere riporta, senza fare commenti, quasi avallando la panzana. Ricordiamo come l'URSS, ancora negli anni'80, rispondesse alle proteste dei minatori a colpi di carrarmato e deportazioni nei gulag e che l'indipendenza dei sindacati russi nei confronti del partito fosse pari a zero. Quel milione era una semplice mossa provocatoria dei leader dell'URSS, ma evidentemente c'è ancora chi vuole credere alla menzogna comunista a discapito delle innumerevoli prove della mostruosità del regime sovietico.
Pur d'insultare Margareth Thatcher, a quanto pare, ogni riciclaggio è buono.

In quanti da Glenn Beck?

Lasciamo l'analisi dell'oceanica riunione tea-party organizzata dalla parte più socialmente conservatrice del poliedrico movimento a chi ne ha visto e a chi vi ha meditato più di noi. Faccimo notare come, in ogni caso, i media tradizionali abbiano pubblicato stime totalmente irrealistiche ed al ribasso riguardo al numero di partecipanti. Pajamas Media ha fatto alcuni calcoli, in maniera alquanto prudente ed il risultato è un multiplo di quello della TV mainstream ( e un po' sinistrorsa) CBS . A voi il giudizio sulla precisione dei calcoli, ma la conclusione rimane valida : "da qui si vede novembre2 , ossia l'ampiezza della mobilitazione antigovernativa che potrebbe causare sconquassi alle elezioni di Novembre.

Follie sussidiate

Secondo Robert Barro, estendere la durata dei sussidi di disoccupazione è stata una "follia" costata tre punti percentuali. Barro non è un estremista politico, ma un rispettato professore di macroeconomia più volte considerato come vicino al Nobel.

Pecunia non olet, anche per Nichi

La doppia morale è una caratteristica dei vecchi comunisti e Nichi Vendola pare non fare eccezione: vorrebbe lo stato onnipotente, ma poi tocca affidarsi ai (finti) privati per far funzionare la baracca sanitaria, malgestita dai burocrati pubblici. Palmiro Togliatti faceva votare per la costituzionalizzazione del concordato, amnistiò i gerarchi fascisti che sino ad un secondo prima voleva tutti al muro e prese in considerazione l'ipotesi di sostenere l'opzione monarchica, in barba alla coerenza con i propri principi. Nel caso di Togliatti, erano scelte di vita o di morte, nel caso di Vendola, si parla d'interessi di bottega. D'altronde, anche il buon Marx sosteneva che la storia si ripete sempre: la prima volta in forma di tragedia. Oggi si assiste alla farsa, anche perché Vendola non ha l'abilità acrobatica di Togliatti nel giustificare i propri voltafaccia.

Hat tip il Fazioso:

Su internet è scoppiata una polemica a sinistra a proposito dei finanziamenti della giunta vendoliana in Puglia. Il punto è che Vendola sta concedendo, senza gara pubblica, un mega appalto per un ospedale a Taranto alla fondazione San Raffaele di Don Verzè. Insomma fa affari con un berlusconiano doc e socio d’affari del premier. Il bello (o la normalità se volete) è che il tutto è nascosto, censurato, smentito (anche se non è possibile smentire) perchè non può passare l’idea che un comunista vecchio stampo come Vendola possa favorire la sanità privata e soprattutto un amico di Berlusconi.

Vendola, tramite il suo blog, ha risposto alle domande di chi ha scoperto questa situazione con la solita fuffa e addirittura alla domanda 10 (Signor governatore sa che il suo amico don Verzé è socio d’affari di Berlusconi?) è riuscito incredibilmente a rispondere “No” e basta… Tra l’altro Vendola indirettamente fa capire che, nelle emergenze, è necessario bypassare l’iter lunghissimo della burocrazia italiana. Stile “emergenza-grandi appalti” per intenderci…

Incentivi, il cavallo non beve. Per fortuna

Il cavallo no beve: Dalla cucina agli elettrodomestici per i bonus c'è ancora posto: secondo il Sole24Ore viene utilizzato solo il 58% dei fondi messi a disposizione dal ministero... Per fortuna, ci verrebbe da dire: gli incentivi sono semplicemente uno stratagemma per modificare il profilo di spesa, incentivando il consumatore ad anticipare spese già programmate. Il costo per il bilancio pubblico è occulto e nel futuro, come molte altre manovre a debito ed i benefici sono molto ridotti: gli incentivi avrebbero un senso solo se si credesse che la crisi della domanda sia un fenomeno destinato a finire in pochi mesi e ad essere seguito da una fase di domanda elevata e superiore alle capacità produttive italiane; una traslazione della domanda aiuterebbe a bilanciare il carico produttivo ed anche in questo caso, le spese per questo bilanciamento sarebbero a carico del contribuente, mentre i vantaggi andrebbero alle imprese domestiche, anche se il 24Ore, organo confindustriale, dimentica di farlo notare.
La condizione attuale non ha nessuno di questi prerequisiti: la crisi è strutturale, non temporanea, non si vedono vie d'uscita veloci né rischi di carenza di capacità produttiva nell'immediato futuro; l'unico rischio, semmai, è per un ulteriore aumento dell'indebitamento delle famiglie. D'altronde, si tratta dello stesso errore che porta le banche centrale a riproporre la stessa medicina nonostante la mancanza d'efficacia. Non si vedono quindi le condizioni per cui gli incentivi siano utili a qualcuno di differente da un ristretto numero d'industriali troppo pigri o troppo indebitati per reagire innovando, oppure ad ad una classe politica schiava di palliativi e di dichiarazioni magniloquenti, incapace d' intraprendere serie, dolorose riforme volte a ridurre la mano morta governativa e dei finti capitalisti che protegge.

Template Designed by Douglas Bowman - Updated to Beta by: Blogger Team
Modified for 3-Column Layout by Hoctro. Credits: Daryl Lau, Phydeaux3