Che se in questo paese un'intera generazione di ex niente, né ex democristiani, né ex socialisti, né ex comunisti, ha creduto di poter fare politica è perché un bel giorno un signore è andato in tv a pronunciare le parole "rivoluzione liberale". C'abbiamo creduto, e pazienza se siamo a lungo passati per illusi o, peggio, per servi di qualcuno.
C'abbiamo creduto, e ci crediamo oltre Silvio Berlusconi. Ma è giusto dire che ci è stata data la possibilità, concretamente, di crederci perché c'è stato Silvio Berlusconi. E non staremo qui a citare il rapporto con gli Stati Uniti, l'appoggio alle missioni in Afghanistan e Iraq, la Legge Biagi, il tentativo (almeno quello) di riformare la scuola e l'università, il coraggio di dire la verità su una piccola minoranza di giudici militanti o l'intuizione di non mettersi in mezzo mentre Marchionne salvava Mirafiori e Pomigliano dal virus italico del sindacalismo fine a sé stesso.
"Il cuoco ritiene più grave che il Cav non abbia abbassato le tasse, stia facendo un orrenda riforma dell’avvocatura, non abbia liberalizzato le professioni del fatto che il medesimo Cav faccia baldoria (e qualcosa di più a casa sua)"
Terzo, un pensierino personale. Non so se rimpiangeremo Berlusconi. Ma di certo non rimpiangeremo i suoi avversari e molti dei suoi alleati. Perché Silvio Berlusconi ha avuto il successo che ha avuto anche grazie al fatto, innegabile, allo spettacolo desolante dei suoi avversari.