Le banche d'affari americane stanno cercando di raccogliere denaro per ricapitalizzarsi e, questa volta, lo cercano anche fra i "vicini di casa", realizzando forse che i fondi d'investimento sovrani non portano soltanto denaro, ma in futuro anche qualche problema.
Per gli azionisti, il segnale potrebbe essere positivo: gli stranieri non "accompagnati" da investitori locali di solito investono quando il fondo è ancora ben lontano; il fatto che siano in compagnia di "insider" ben introdotti nei circoli finanziari newyorchesi porta a pensare che a Wall Street si crede che il peggio, se non proprio passato, non dovrebbe passare fra molto tempo.
Il fondo pensioni del New Jersey e il gigante dei gestori di fondi comuni T.Rowe Price sarebbero nel gruppo dei nuovi investitori in Citigroup.
I governi di Corea del Sud, Kuwait o Abu Dhabi non sono certo Venezuela o, nel suo piccolo, Singapore,dove la politica prende il sopravvento sulla razionalità economica, ma vale sicuramente la pena diversificare la propria base di grandi azionisti, per due ragioni fondamentali.
La prima è che la reputazione di una banca d'affari potrebbe soffrire dall'eccessivo legame con un investitore particolare, come un fondo "sovrano". Le banche d'affari statunitensi possono sopportare di essere viste come intermediari egoisti, intenti a fare prima i propri interessi e poi quelli del cliente, a spillare fino all'ultimo centesimo da entrambe le parti in causa in un affare; ciò che sarebbe letale è la sensazione di avere un padrone, un terzo attore in grado di condizionarle sino ad alterare il risultato del gioco e non solo l'assegno per l'intermediazione.
La seconda è molto più "tecnica": si tratta di un segnale di fiducia nelle proprie prospettive. Fregare lo straniero facoltoso è una lunga e onorata tradizione nel mercato dei capitali; fregare il tuo vicino lo è molto meno, se non altro per prudenza.
Ne sanno qualcosa i cinesi di Citic, entrati alcuni mesi fa in Bear Stearns e già seduti su una discreta montagna di perdite. Fregare il fondo pensione di uno Stato americano o uno dei maggiori clienti americani delle banche d'affari semplicemente non è concepibile, a meno di voler fare una fine ingloriosa.
LA partecipazione di T.Rowe Price, del fondo pensione del New Jersey e di una serie di altri investitori istituzionali, che sino ad ora si erano tenuti alla larga dal settore, fa supporre che anche coloro che conoscono la situazione dall'interno siano disposti ad investire e a far investire coloro ai quali non vogliono far perdere denaro, siano insomma convinti che l'uscita dal tunnel non sia troppo lontana. Potrebbero sempre sbagliarsi clamorosamente, s'intende.
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Per gli azionisti, il segnale potrebbe essere positivo: gli stranieri non "accompagnati" da investitori locali di solito investono quando il fondo è ancora ben lontano; il fatto che siano in compagnia di "insider" ben introdotti nei circoli finanziari newyorchesi porta a pensare che a Wall Street si crede che il peggio, se non proprio passato, non dovrebbe passare fra molto tempo.
Il fondo pensioni del New Jersey e il gigante dei gestori di fondi comuni T.Rowe Price sarebbero nel gruppo dei nuovi investitori in Citigroup.
I governi di Corea del Sud, Kuwait o Abu Dhabi non sono certo Venezuela o, nel suo piccolo, Singapore,dove la politica prende il sopravvento sulla razionalità economica, ma vale sicuramente la pena diversificare la propria base di grandi azionisti, per due ragioni fondamentali.
La prima è che la reputazione di una banca d'affari potrebbe soffrire dall'eccessivo legame con un investitore particolare, come un fondo "sovrano". Le banche d'affari statunitensi possono sopportare di essere viste come intermediari egoisti, intenti a fare prima i propri interessi e poi quelli del cliente, a spillare fino all'ultimo centesimo da entrambe le parti in causa in un affare; ciò che sarebbe letale è la sensazione di avere un padrone, un terzo attore in grado di condizionarle sino ad alterare il risultato del gioco e non solo l'assegno per l'intermediazione.
La seconda è molto più "tecnica": si tratta di un segnale di fiducia nelle proprie prospettive. Fregare lo straniero facoltoso è una lunga e onorata tradizione nel mercato dei capitali; fregare il tuo vicino lo è molto meno, se non altro per prudenza.
Ne sanno qualcosa i cinesi di Citic, entrati alcuni mesi fa in Bear Stearns e già seduti su una discreta montagna di perdite. Fregare il fondo pensione di uno Stato americano o uno dei maggiori clienti americani delle banche d'affari semplicemente non è concepibile, a meno di voler fare una fine ingloriosa.
LA partecipazione di T.Rowe Price, del fondo pensione del New Jersey e di una serie di altri investitori istituzionali, che sino ad ora si erano tenuti alla larga dal settore, fa supporre che anche coloro che conoscono la situazione dall'interno siano disposti ad investire e a far investire coloro ai quali non vogliono far perdere denaro, siano insomma convinti che l'uscita dal tunnel non sia troppo lontana. Potrebbero sempre sbagliarsi clamorosamente, s'intende.
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