Sono più che propenso a vivere e lasciar vivere in tema di scelte sessuali: discriminare qualcuno soltanto perché gay è stupido, prima ancora che criminale. La polemica sul matrimonio gay mi è poi sempre sembrata un modo per portare acqua al proprio mulino, piuttosto che il tentativo di risolvere le limitazioni alla libertà individuale che il nostro ordinamento contiene - se non si fosse voluto segnare il punto dal punto di vista ideologico, da una parte e dall'altra, sarebbe bastato appoggiare il progetto di Alfredo Biondi, teso a togliere allo Stato la facoltà di discriminare in tema di eredità ed altri diritti e quindi lasciando libere le coppie omosessuali o quelle che non desiderano un matrimonio, di ricreare per via contrattuale e testamentaria le stesse garanzie alla libertà fornite dall'istituto definito "matrimonio".
Detto questo, il Gay Pride mi ha sempre lasciato alquanto perplesso; l'intento mi sembra lodevole, la sua applicazione pratica mi sembra controproducente rispetto all'obbiettivo dichiarato dalla manifestazione.
Il punto è che, come scrive A Conservative Mind, non esiste un diritto all'esibizionismo:
"Se qualcuno allestisse una manifestazione nella quale ragazzi eterosessuali si mostrassero come mamma li ha fatti, al pari dei simpatici omo che si sono fatti immortalare davanti al Colosseo, organizzatori ed esibizionisti finirebbero davanti al magistrato, processati per direttissima. [...] È una delle tante novità del politicamente corretto: se una donna mostra le tette in mezzo alla strada finisce al commissariato, ma se a sfoderarle (finte) è un travestito siamo davanti a un gesto profondo, di affermazione della propria libertà ed identità, e guai al fascista che si azzarda a dirgli qualcosa."Siamo davvero sicuri che, nella sacrosanta ricerca della libertà e della rimozione degli ostacoli che il governo pone a tale ricerca, si debba ricorrere a certi eccessi? Siamo sicuri , soprattutto, che sia utile a convincere i propri concittadini?
PS: detto questo, A Conservative Mind non ha tutti i torti, almeno nel particolare. D'altro canto, Buraku ha invece del tutto ragione quanto ricorda come il "matrimonio" fra persone dello stesso sesso non si può discriminare per mere ragioni economiche. La soluzione , tuttavia, non sta certo nella estensione di un modello statolatrico di matrimonio, ma nella sua radicale delegificazione.