Una elaborazione sul post precedente e' "capitata" su Giornalettismo ;-)
All’inizio ci avevano raccontato che a pagare sarebbero state le banche, ma si era intuito quasi da subito che c’era dietro un trucco. E invece ce ne sono due, perché qualcuno i vostri debiti se li è comprati convinto che in questo paese variabili fossero i tassi. E non le regole del gioco.
L’accordo fra ABI e governo non è ancora definitivo, ma nella sua versione attuale si presentano già due notevoli nodi da sciogliere. Il primo deriva dall’assenza di dettagli riguardo alle modalità di calcolo dell’entità del conto accessorio e del rientro al regime di tassi variabili. Una definizione di tali modalità sarebbe superflua nel caso si rimuovessero invece gli ostacoli alla surrogazione del mutuo, che porrebbe il consumatore nella posizione di compiere una scelta fra molteplici offerte, invece di una “ossimorica fidelizzazione della clientela“. Dato l’attuale approccio dirigistico, invece, si delineano due scenari egualmente indesiderabili.
NIENTE CONCORRENZA, PLEASE - Da un lato l’assenza di una normativa, unita all’assenza di concorrenza nella fase di rinegoziazione, offrirebbe alle banche l’ennesima opportunità di lauti profitti, ben nascosta agli occhi del pubblico. Dall’altro abbiamo la proposta di una normativa dirigistica e pauperistica del genere adombrato dalle associazioni di “tutela” dei consumatori che porterebbe a sussidiare i mutuatari. Una operazione iniqua nei confronti di coloro che hanno scelto la rata a tasso fisso quando hanno potuto, sobbarcandosene i maggiori costi iniziali; una soluzione che spegnerebbe definitivamente ogni spinta alla crescita dell’informazione finanziaria in Italia, garantendo che qualsiasi speculazione andata male possa trovare un’ancora di salvataggio nel dichiararsi fessi e appellandosi al Governo per far fessa la controparte in un contratto.
CARTOLARIZZAZIONE MON AMOUR - Il secondo problema è l’impatto che l’accordo avrà sulle cartolarizzazioni dei mutui. Potenzialmente, un impatto devastante su un segmento del mercato dei capitali che, al di là della bolla finanziaria, ha permesso la grande espansione del credito di questi anni e, di conseguenza, l’accesso alla proprietà della casa a molte famiglie di reddito medio e basso. Lo strumento delle cartolarizzazioni è stato demonizzato dalla stampa, ma nella realtà si tratta di una tecnologia finanziaria che ha migliorato l’efficienza del sistema creditizio e dell’allocazione del credito. Tale tecnologia si basa sulla possibilità di assemblare i mutui erogati in portafogli che vengono poi ceduti a società veicolo che ne finanziano l’acquisto tramite l’emissione di obbligazioni particolari, vendute ad investitori istituzionali. Tali obbligazioni possono essere costruite “su misura” in base al profilo rischio-rendimento desiderato dalle differenti categorie di investitori e forniscono, almeno in teoria, una maggiore diversificazione ed una maggiore trasparenza riguardo al genere di attivo nel quale si investe rispetto al semplice acquisto di azioni od obbligazioni bancarie. Il rischio in capo all’investitore, inoltre, è soltanto quello relativo all’insolvenza dei mutui in portafoglio, indipendentemente (o quasi) dall’andamento della banca che li ha originati. Una volta eseguita la cessione, la banca che ha originato i mutui ceduti ha di nuovo le risorse per procedere ad ulteriori erogazioni, mentre in precedenza avrebbe dovuto obbligatoriamente reperire nuovo capitale, di rischio e di debito, prima di poter espandere le proprie attività.
AH! NON LE AVEVO DETTO CHE… - La bozza di accordo, di fatto, minaccia di modificare i contratti di mutuo contenuti nei portafogli cartolarizzati, alterandone arbitrariamente il profilo finanziario e scardinando proprio la certezza e la trasparenza dell’attivo delle società-veicolo. L’agenzia di rating Fitch ha già espresso alcune considerazioni al riguardo e Governo ed ABI sembrano coscienti della questione, a giudicare dal testo della dichiarazione: si è stati bene attenti a chiarire che la ristrutturazione avverrà tramite l’aggiunta di un nuovo contratto e non la modifica del vecchio. Tale precauzione non mette tuttavia al riparo le cartolarizzazioni esistenti dall’aumento dei rischi dovuti alla nascita di discrepanze fra il nuovo profilo finanziario dei mutui e il “vecchio” profilo delle obbligazioni emesse per finanziarli. Se i mutui divengono a tasso fisso e durata variabile, e non più a rata variabile ma scadenza fissa, cosa accade alle obbligazioni garantite da tali mutui, costruite di solito basandosi sui flussi di cassa dei mutui sottostanti? Le banche potrebbero intervenire vendendo alle società veicolo dei derivati che assicurino da tale rischio, ma in questa maniera si passerebbe da un rischio di tasso e di liquidità ad un rischio di controparte: se la banca controparte finisse in cattive acque, saremmo di nuovo punto e a capo. In ogni caso, il profilo di rischio si modifica drasticamente dal punto di vista degli investitori fra i quali, giova ricordarlo, troviamo moltissimi fondi pensione, assicurazioni vita e fondi comuni detenuti dai risparmiatori.
CHI PAGA? - Ammesso e non concesso che nessuno si rivolga al Tribunale, quale credibilità avrebbe il mercato italiano delle cartolarizzazioni, dopo un evento di questo tipo? Quanti investitori comprerebbero le prossime emissioni? Ben pochi, chiudendo un importante canale di finanziamento per gli istituti di credito e quindi riducendo il credito disponibile alle famiglie.