Sarebbe buona cosa che il Presidente del Consiglio si ricordasse del proprio elettorato, perchè abbiamo l'impressione che i numerosi problemi di Palazzo, sembra lo abbiano un po' distratto, almeno stando a certe decisioni politiche. E qui sta la spiegazione di alcuni cali di consenso.
(...) lettura del quotidiano la Repubblica. Qui ho trovato la seguente definizione degli elettorati di destra e di sinistra: «È di destra chi vota avendo per guida i propri interessi, di sinistra chi vota pensando all’interesse collettivo» (Michele Serra). Un esempio perfetto di credenza metafisica, ossia di quel tipo di affermazioni che – non potendo essere confermate né falsificate – facevano andare in bestia il filosofo della scienza Karl Popper.
Per controllare la verità della credenza di Serra, infatti, dovremmo poter conoscere:
• qual è l’interesse collettivo (i migliori cervelli del ’900, compreso Kenneth Arrow, si sono arresi di fronte al problema);
• in che cosa consistono gli interessi di ogni individuo (ammesso che esistano, che lui li conosca, e che qualcuno li possa accertare);
• che cosa effettivamente farebbero i politici dei due schieramenti una volta al governo, e quale impatto le loro decisioni avrebbero sulle nostre vite (questioni che vanno ben oltre le capacità dei migliori analisti e futurologi).Quel che possiamo fare, invece, è rispondere a una domanda assai meno ambiziosa: quali sono i gruppi sociali meno propensi a votare a destra (e quindi più inclini a votare Pd e Idv) e quali sono quelli più propensi a votare a destra (e quindi a scegliere Pdl e Lega)? La risposta, basata su una indagine nazionale condotta dall’Osservatorio del Nord Ovest nel 2008, è che Pd e Idv attirano laureati e diplomati, pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori con contratto a tempo indeterminato, mentre Pdl e Lega attirano lavoratori autonomi, precari, disoccupati, giovani lavoratori, casalinghe.
Tendenzialmente, il Pd rappresenta la società delle garanzie, ossia l’insieme dei soggetti che già possono contare su varie forme di tutela, e sono quindi primariamente interessati a non perderle. Il Pdl, invece, rappresenta la società del rischio, ossia l’insieme dei soggetti più deboli o più esposti alle incertezze del mercato, per lo più dimenticati dalle organizzazioni sindacali. A quanto pare, dopo un biennio (quello dell’ultimo governo Prodi) in cui tutte le attenzioni della politica governativa si sono rivolte ai già garantiti, gli esclusi e i non garantiti hanno visto nel Pdl un’occasione di riscossa. Se questa ricostruzione empirica del voto ha qualche fondamento, la credenza che il voto a sinistra sia disinteressato e quello a destra sia autointeressato si trova improvvisamente di fronte un fatto imbarazzante: i segmenti più deboli della società italiana preferiscono la destra, quelli più tutelati preferiscono la sinistra.Conclusione logica: se il voto a destra si fonda sugli interessi, e i deboli votano a destra, vuol dire che – secondo loro – la sinistra ha smesso di tutelarli. (...)
Luca Ricolfi Il Giornale