Chavez nazionalizza l'hotel Hilton: Chavez deve avere apprezzato la struttura, che ha ospitato settimana scorsa il summit dei paesi sudamericani ed africani : ne ha ordinato l'esproprio. La Gazzetta Ufficale venezuelana l'ha definita una «Acquisizione urgente». Immaginiamo quanto i venezuelani comuni di potranno godere il nuovo buen retiro bolivariano.
mercoledì, ottobre 14, 2009
lunedì, luglio 06, 2009
Honduras redux
Si era già parlato, in chiave ironica, del pasticcio honduregno. Paolo ne parla in maniera più documentata, descrivendo gli errori golpisti, ma soprattutto quello che l astampa italiana si è "dimenticata" di riportare: i retroscena dittatoriali ed il tentativo di golpe bianco del Presidente in carica, contro cui la Corte Suprema ed i militari hanno reagito.
La conclusione è esemplare:
"l'Honduras è strozzato da due pitoni, ma forse il chavismo è un pitone velenoso, cioé tra i due mali è il peggiore."
lunedì, maggio 11, 2009
Chavez ed Obama, la via nazionalizzatrice alla povertà
Chavéz nazionalizza per coprire i suoi precedenti errori, in una spirale discendente; Obama comincia sulla stessa strada.
Se volete vedere il nostro futuro socialista, non serve neppure che leggiate dei crimini del comunismo, dei genocidi di Pol Pot, della repressione dietro la Cortina di Ferro o dei macellai nei gulag. Basta leggere i giornali: Chavez ha mandato l'esercito a prendere il controllo dellae aziende che forniscono servizi alle aziende petrolifere.
Il dittatore pardon presidente perpetuo venezuelano ha già di fatto nazionalizzato quel poco d'industria petrolifera privata che esisteva in Venezuela ed ha militarizzato la compagnia statale, riuscendo a diventare il primo leader socialista che si ritrova i sindacati all'opposizione. Adesso, visto il crollo verticale della produttività nelle capaci mani statiste, vuole controllare l'intera filiera produttiva, illudendosi che questo ridurrà i costi e riporterà efficienza. Ovviamente il risultato sarà simile a quello ottenuto nelle altre aziende nazionalizzate: fine degli investimenti, fine dell'innovazione, caduta della redditività e quindi delle risorse indispensabili a pagare stipendi ed investimenti.
Chavéz proclama di essere soltanto l'inizio di una rivoluzione socialista e, guardando quello che Barack Obama sta facendo in America, non so come gli si possa dar torto: il presidente americano ne sta seguendo le orme.
La Casa Bianca ha calpestato le norme di una società liberale, pur di garantire un presente di predominio ai propri alleati, FIAT e soprattutto i sindacati, suoi grandi elettori, a costo del futuro degli USA come patria della libertà: per risolvere il contenzioso Chrysler - e fra poco quello di GM - ha imposto d'arbitrio, a colpi di minacce degne di Vito Corleone, una riorganizzazione aziendale che ha letteralmente calpestato ogni regola ed ogni contratto in essere, salvo quelli sindacali.
Il corollario è che ben poche banche e nessun investitore vorrà più prestare denaro ad aziende in difficoltà con un qualche aggancio politico, per timore che un intervento governativo cambi le carte in tavola: un conto è fare una scommessa ad alto rischio, un altro è farla senza conoscere neppure la posta in palio o le regole del gioco. Ma questo non è un problema: significa soltanto che il governo "dovrà" intervenire in ogni altro fallimento di grandi dimensioni, fingendosene costretto, aumentando il proprio potere e la propria influeznza sul settore aziendale, creando così nuove leve per controllare l'economia e nuovi spazi per la burocrazia, per concedere posti e prebende agli amici fedeli. Lo Stato, come al solito, finge di intervenire per risovlere problemi che esso stesso ha creato.
Come Chavéz, Obama non comprende il risultato delle proprie azioni? Oppure il motivo è più sinistro: dal punto di vista del team presidenziale, come del caudillo che tanto apprezzano, la distruzione dell'assetto liberale e della base delle prosperità è un piccolo prezzo da pagare, se in cambio si possono sia compiere passi verso il socialismo, che trovare nuovo bottino da spartire con i propri complici.
Posted by J.C. Falkenberg at 10:10 AM |
Labels: Chavez , Chrysler , Fiat , Socialismo
martedì, gennaio 09, 2007
Venezuela: Chavez nazionalizza ancora, verso il socialismo
Il presidente venezuelano, emulo ed ammiratore di Fidel Castro, vorrebbe nazionalizzare ogni impresa che operi nei settori dell'elettricità e della produzione e trasmissione di energia elettrica. Inoltre, vorrebbe vedere approvata dal Parlamento una "legge di attuazione della rivoluzione" che gli conferirebbe il potere di legiferare per decreto ed eliminare l'autonomia della Banca Centrale. Dulcis in fundo, ha chiarito che la coalizione che lo supporta dovrà riunirsi e fondersi in un partito unico.
Si tratta di misure che avrebbero effetti devastanti sulle libertà dei venezuelani, trasformando la nazione in una vera e propria dittatura anche sul piano del diritto.
Le politiche economiche di Chavez hanno già trasformato il Venezuela in una monocoltura petrolifera, un petro-califfato nel quale ogni attività economica che non sia legata all'oro nero è stata spazzata via, distrutta dalle politiche folli del socialismo "chavista", deleterie come ogni politica di questo tipo. La popolazione del Venezuela sembra ormai dividersi fra una massa di straccioni, una plebe mantenuta dal panem et circenses bolivariano; i rimasugli di una borghesia mai troppo in salute, spazzata via dal socialismo; una élite bolivariana, ossia la corte di Chavez, ex-militari ed intellettuali d'estrema sinistra, impegnati a sfasciare una nazione mentre si godono i petrodollari.
L'unica ancora di salvezza è proprio il petrolio, ma persino PDVSA, il monopolio ufficiale venezuelano nel settore, regge a fatica e peggiora le proprie performance.
Le "riforme" politiche proposte, poi, sono semplicemente incredibili in una nazione "sviluppata" all'inizio del ventunesimo secolo: equivalgono di fatto e di diritto alla sospensione delle libertà politiche dei cittadini ed alla trasformazione del Venezuela in una dittatura. Stiamo parlando di una legge che affida al Presidente (sempre lui, Hugo Chavez) il potere di governare per decreto, ossia senza il consenso del Parlamento; un Parlamento comunque sterilizzato da una strategia di "unificazione" dei partiti politici che non promette nulla di buono per l'espressione non solo del dissenso, ma anche della semplice rappresentazione degli interessi all'interno dello stesso schieramento governativo. Non per nulla, somigliano molto ai provvedimenti presi dopo la Marcia su Roma: qui siamo ormai alla pessima imitazione di Mussolini.
Pensateci, quando sentite Fausto Bertinotti, fra gli altri, cantare le lodi dell'aspirante Fidel Castro in divisa dell'esercito venezuelano. Questo è quello che ci attende tutti.
Mr. Chávez, who will be sworn in Wednesday to another six-year term, announced his plans at the swearing-in of his new cabinet to a cheering crowd of supporters [...].
American corporations, including Verizon Communications, have large stakes in Venezuela’s largest telecommunications company, CANTV, and its biggest publicly traded electricity company, Electricidad de Caracas.
“Let it be nationalized,” MSalva come bozzar. Chávez said of CANTV. “All that was privatized, let it be nationalized.”[...] Venezuela’s currency, the bolívar, fell as much as 20 percent in black market trading here on Monday, traders said.
The announcement was the latest in a series of bold steps Mr. Chávez has taken since his re-election in December to consolidate his power and move Venezuela toward what he calls a socialist revolution. Mr. Chávez said he would also seek a “revolutionary enabling law” from Congress that would allow him to approve bills by decree, as well as a measure stripping the central bank of its autonomy.
[...] Last month, Mr. Chávez announced plans to meld the broad coalition of parties that support him into a single socialist party, raising concerns that he was following in the footsteps of Fidel Castro.
On Monday, in addition to the telecommunications and electricity nationalizations, Mr. Chávez also appeared to signal that he wanted control over four multibillion-dollar oil projects in the Orinoco River basin, which he said should become “state property.”(Fonte: NYT)
Posted by Unknown at 1:30 PM |
Labels: Castro , Chavez , Socialismo , Venezuela