Questo blog, nel suo piccolo, sostiene in pieno l'iniziativa di Camelot per il partito unitario di centrodestra. Non si può più tacere che il frazionamento dell'offerta politica stia disperdendo l'immenso patrimonio a disposizione di una vera classe dirigente di destra, radicata nel territorio e nella società civile, se finalmente ci degnassimo di lasciarne crescere una.
Iniziativa velleitaria? Forse, ma è ormai chiaro come sia necessario ripartire dal basso, oltre che dall'alto, nella ristrutturazione della struttura politica della destra italiana, che non soffre della carenza di numeri o di entusiasmi, ma dell'assenza di una struttura che valorizzi ed esprima in maniera coordinata tali entusiasmi, anziché disperderli o reprimerli.
Iniziativa velleitaria? Forse, ma è ormai chiaro come sia necessario ripartire dal basso, oltre che dall'alto, nella ristrutturazione della struttura politica della destra italiana, che non soffre della carenza di numeri o di entusiasmi, ma dell'assenza di una struttura che valorizzi ed esprima in maniera coordinata tali entusiasmi, anziché disperderli o reprimerli.
I freddi numeri parlano di una Casa delle Libertà in grado di catalizzare, a livello di "base", consensi e dotata, quando serve, di enormi capacità di mobilitazione. Eppure, la classe politica di centrodestra sembra essere infatti impantanata in una palude fatta di immobilismo ed apatia, priva di una direzione, dipendente dagli umori e dall'energia di un uomo solo; quando Silvio Berlusconi non può o non vuole impegnarsi personalmente, ecco che l'intero carrozzone si ferma di schianto o si perde in lotte intestine, come avviene puntualmente anche a livello locale.
Quello che possiamo vedere, anche in occasione di queste amministrative, è il ribollire di possibilità, di entusiasmo, dalla base. Purtroppo, fra queste e l'uomo solo al comando, nulla esiste. Nessun meccanismo di selezione, nessun meccanismo di raccordo interno per coordinare le iniziative e valutare meriti e priorità nell'impiego delle risorse. Peggio, l'attuale struttura del centrodestra impedisce probabilmente non solo il ricambio della classe dirigente, ma lo sviluppo di un tale meccanismo.
Il partito delle Libertà è quello che ci serve per creare tale meccanismo, che non deve necessariamente replicare le tradizionali strutture partitiche italiane.
La Casa delle libertà, Forza Italia in primis, è tendenzialmente organizzata come un comitato elettorale per la vittoria alle elezioni nazionali, sul modello dei partiti americani. Questa forma organizzativa è, a mio parere, efficiente e può sostituire la struttura partitica italiana tradizionale, a patto che venga seguita in maniera coerente su due fronti.
Il primo è la sua applicazione a livello locale, con un meccanismo per la selezione di candidati su cui successivamente vengano canalizzate risorse ed energie.
Il secondo è la necessità di curare lo sviluppo ed il coordinamento di quello che è l'altro grande pilastro di un partito leggero sul modello americano: il network di associazioni, circoli e think-tank che si impegnano stabilmente, ognuno nel proprio ambito, nello sviluppo di proposte ed iniziative a livello locale o settoriale e che "presidiano il territorio", geografico o culturale, in autonomia. A patto che venga coinvolto nel processo di selezione di cui sopra, tale network risulta essenziale anche in fase elettorale, per fornire supporto sia in termini di temi su cui impostare la campagna elettorale, sia in termini di risorse che possono essere mobilitate "sul campo".
Uno sviluppo di questo genere permetterebbe la capacità di adattare l'azione politica alle differenti realtà locali, riflettendone le particolari necessità, mantenendo tuttavia una pronta capacità di mobilitazione su temi di rilevanza generale o settoriale; una struttura di coordinamento e di selezione, anziché una basata su strutture verticistiche ed invasive tipiche di un partito tradizionale, permetterebbe un maggiore pluralismo, essenziale per far convivere le differenti anime della destra italiana, senza pregiudicarne l'unità d'azione nel momento elettorale.
Tale struttura rimane valida anche in presenza di una legge elettorale proporzionale: l'aspetto "identitario" non verrebbe espresso con la scelta di differenti partiti, ma con il sostegno a differenti iniziative all'interno dello spazio politico.
E' ovvio che tale modello debba essere adattato alla realtà italiana: la Lega Nord costituisce la principale eccezione , almeno nel breve periodo. L'esperienza della CSU costituisce un esempio di come sia possibile risolvere la questione, anche se non può essere direttamente applicata in Italia.
A questo punto, il Partito delle Libertà non è soltanto desiderabile: è necessario, se vogliamo mantenere la speranza di una società aperta e libera in Italia.
PS: Uso quando possibile il termine destra invece di centrodestra. Mi scuso, ma credo sia ora di smetterla con il feticcio centrista: sembra quasi che in Italia il principio di legittimità non provenga dalla sovranità popolare o dal merito, ma dalla provenienza da partiti di centro. Nelle nazioni civili il centro politico è terra di conquista, campo di battaglia o luogo di accordo fra i diversi schieramenti, non ventre molle e gattopardesco.
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