lunedì, aprile 23, 2007

Tasse sull'impresa in calo in Europa: realtà o cosmesi?

Negli ultimi anni, la tassazione nominale sulle imprese nell'Unione Europea sarebbe scesa al 26% in media, rispetto al 30&% di media in Asia ed al 40% negli USA. Come direbbe uno dei pochi sinistri degni di rispetto, "i numeri parlano chiaro" allora? Tutt'altro: la realtà è decisamente diversa dall'apparenza. Anche se forse qualcosa si comincia a muovere, il fisco europeo continua ad essere vorace ed involuto, pur milgiorando dal punto di vista del marketing e dell'immagine.

I numeri possono parlare chiaro, ma un solo numero può dare un'immagine limitata e potenzialmente distorta: in questo caso, se è vero che l'aliquota fiscale nominale è calata, è anche vero che l'aliquota effettiva, ossia la percentuale realmente versata all'erario imprese, non si è mofdificata, se non in casi sporadici.
I governi europei, infatti, hanno ridotto le aliquote nominali massime; nello stesso momento, tuttavia, hanno eliminato esenzioni ed incentivi che permettevano alle imprese di ridurre il carico fiscale effettivo. L'effetto netto è stato di conseguenza limitato.

A livello aggregato, una semplificazione del sistema fiscale sarebbe comunque un obiettivo desiderabile: la ridotta complessità riduce i costi relativi alle incombenze burocratiche, ma soprattutto le parcelle versate a commercialisti ed avvocati esperti nel navigare un codice tributario complesso, spesso vera barriera all'entrata per piccole e medie imprese di nuova formazione.

Purtroppo, il caso inglese dimostra che l'attitudine alla discriminazione fiscale continua a persistere e anzi potrebbe aggravarsi. Gordon Brown, Cancelliere dello Scacchiere, ha infatti ridotto l'aliquota nominale sulle imprese. Ha tuttavia finanziato l'operazione tramite una riduzione della deducibilità degli ammortamenti di stabilimenti industriali. In questo modo, si è introdotta una discriminazione a favore delle aziende con minori immobili e strutture fisiche e quindi maggiormente a rischio di delocalizzazione: le aziende industriali tradizionali stanno di fatto sussidiando la finanza, per fare un esempio. Può trattarsi di un favoritismo sensato, nell'era della globalizzazione, ma di certo si tratta anche di un comportamento discriminatorio e dal vago sapore dirigista, con tutti i rischi di inefficienza (chi decide il settore su cui puntare?) e distorsione sulle scelte degli individui che questo comporta.

clipped from online.wsj.com

Nominal tax rates on corporate income in the European Union average 26%, compared with 30% in the Asian-Pacific region and nearly 40% in the U.S. The latest moves by European governments suggest business taxes in the EU will fall further in coming years.

Still, companies aren't seeing their tax bills decline by as much as all the rate cutting might suggest. Despite their fears of losing investment and jobs to lower-cost countries, European governments have been recouping much of their tax cuts by reducing businesses' tax exemptions and allowances.

While lowering its overall rate, Britain also reduced tax allowances for the depreciation of industrial buildings. Some manufacturers could face more taxes under the new rules, while other sectors -- including financial-services companies -- could gain. These winning sectors tend to be businesses that could move more easily to other locations because they have fewer physical assets in the United Kingdom, tax specialists said.


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