Il piano di salvataggio per la Grecia offre ricorda quello di Fannie Mae e Freddie Mac, finito in lacrime amare per i salvatori e con larghi sorrisi per molti, tropi fra i salvati. Al momento, infatti, nell'accordo raggiunto all'Eurogruppo la carota è evidente, ma il bastone è quasi assente.
Da un lato, i paesi membri dell'Unione Europea si sono accordati su di un piano per garantire una rete di sicurezza nel caso Atene non riuscisse più ad accedere al mercato dei capitali. Al contrario di quanto riportano alcuni media tradizionali non sono previsti prestiti immediati, politicamente impossibili per la Germania sino a Maggio. I governi europei si sono invece impegnati in una garanzia: presteranno denaro tramite prestiti bilaterali, insieme al FMI, qualora il mercato dei capitali non sottoscrivesse più i bond greci. Quello che nessuno ha voluto chiarire sono i dettagli vitali del piano, a partire dalle condizioni per le quali scatterebbe la garanzia e le concessioni che Atene dovrebbe fare per essere salvata.
Secondo le dichiarazioni tedesche, non vi sarà necessità di prestiti fino a quando i mercati continueranno a prestare denaro ad Atene: non importa quanto onerose le condizioni e le cedole che la Repubblica Ellenica dovrà pagare, la garanzia è, secondo Berlino, da impiegare soltanto in casi disperati. Si vedrà fra poche settimane se la disciplina tedesca funzionerà oppure se farà la fine dei criteri di Maastricht, spesso disattesi nel silenzio generale.
Ricordiamo che non sarebbe difficile, per il governo greco, far scattare le garanzia. Il ministro delel finanze da qualche giorno ha già smesso di parlare di sopravvivenza ed è passato invece a lamentarsi dei tassi d'interesse che la Grecia deve pagare, a suo dire troppo onerosi. Se il ministero del Tesoro si rifiutasse di pagare i rendimenti richiesti dagli investitori internazionali per compensare il rischio greco, le aste dei titoli di stato elelnici andrebbero deserte ed Atene potrebbe invocare l'esecuzione del piano di garanzia.
Il percorso rischia di essere simile a quello avvenuto per Fannie Mae e Freddie Mac: una serie di garanzie statali che nessuno si aspetta di dover pagare, ma che ala fine hanno obbligato il governo americano ad assumere il controllo delle due agenzie, al costo di centinaia di miliardi di dollari: esattamente il risultato che si voleva evitare.Se la Grecia fosse un'azienda, un simile comportamento porterebbe all'amministrazione controllata, alla ristrutturazione del debito ed al licenziamento dei suoi dirigenti.
Essendo uno Stato sovrano, il commissariamento sarebbe improbabile, lasciando quindi Francia e Germania con un conto salato da pagare e quasi nessun modo per imporre alla Grecia un percorso di risanamento: la retorica nazionalista è già elevata, con il vice primo ministro greco che un mese fa dava dei "nazisti" ai tedeschi, colpevoli di voler imporre condizioni prima di ripagare i debiti contratti da Atene.
Da un lato, i paesi membri dell'Unione Europea si sono accordati su di un piano per garantire una rete di sicurezza nel caso Atene non riuscisse più ad accedere al mercato dei capitali. Al contrario di quanto riportano alcuni media tradizionali non sono previsti prestiti immediati, politicamente impossibili per la Germania sino a Maggio. I governi europei si sono invece impegnati in una garanzia: presteranno denaro tramite prestiti bilaterali, insieme al FMI, qualora il mercato dei capitali non sottoscrivesse più i bond greci. Quello che nessuno ha voluto chiarire sono i dettagli vitali del piano, a partire dalle condizioni per le quali scatterebbe la garanzia e le concessioni che Atene dovrebbe fare per essere salvata.
Secondo le dichiarazioni tedesche, non vi sarà necessità di prestiti fino a quando i mercati continueranno a prestare denaro ad Atene: non importa quanto onerose le condizioni e le cedole che la Repubblica Ellenica dovrà pagare, la garanzia è, secondo Berlino, da impiegare soltanto in casi disperati. Si vedrà fra poche settimane se la disciplina tedesca funzionerà oppure se farà la fine dei criteri di Maastricht, spesso disattesi nel silenzio generale.
Ricordiamo che non sarebbe difficile, per il governo greco, far scattare le garanzia. Il ministro delel finanze da qualche giorno ha già smesso di parlare di sopravvivenza ed è passato invece a lamentarsi dei tassi d'interesse che la Grecia deve pagare, a suo dire troppo onerosi. Se il ministero del Tesoro si rifiutasse di pagare i rendimenti richiesti dagli investitori internazionali per compensare il rischio greco, le aste dei titoli di stato elelnici andrebbero deserte ed Atene potrebbe invocare l'esecuzione del piano di garanzia.
Il percorso rischia di essere simile a quello avvenuto per Fannie Mae e Freddie Mac: una serie di garanzie statali che nessuno si aspetta di dover pagare, ma che ala fine hanno obbligato il governo americano ad assumere il controllo delle due agenzie, al costo di centinaia di miliardi di dollari: esattamente il risultato che si voleva evitare.Se la Grecia fosse un'azienda, un simile comportamento porterebbe all'amministrazione controllata, alla ristrutturazione del debito ed al licenziamento dei suoi dirigenti.
Essendo uno Stato sovrano, il commissariamento sarebbe improbabile, lasciando quindi Francia e Germania con un conto salato da pagare e quasi nessun modo per imporre alla Grecia un percorso di risanamento: la retorica nazionalista è già elevata, con il vice primo ministro greco che un mese fa dava dei "nazisti" ai tedeschi, colpevoli di voler imporre condizioni prima di ripagare i debiti contratti da Atene.