Il debito greco è appeso al calendario delle elezioni regionali tedesche? Il governo di Berlino non può permettersi di mostrarsi debole prima delle elezioni del 9 maggio. Ad Atene, tuttavia, servono decine di miliardi a partire dal 20 di Aprile.
In quel giorno, infatti, scadono €8.2 miliardi di titoli di stato della repubblica ellenica; il 13, 16 e 23 di Aprile vi sono aste per 1, 1.3 1.6 miliardi di titoli a breve termine, l'equivalente dei nostri BoT, aste che servono a rifinanziare debito analogo in scadenza negli stessi giorni; altri 10miliardi di titoli scadono a fine Maggio e vanno rifinanziati. Urge una soluzione che calmi i mercati prima di quella data, oppure è molto probabile che il governo greco dovrà scegliere fra tassi d'interesse a due cifre o il fallimento delle aste , con conseguente crisi fiscale. Il governo tedesco è la chiave di volta dei negoziati: Parigi esige un compromesso, ma non vuole saperne di mettere soldi sul tavolo per prima; senza Berlino, che quando si parla di Europa deve pagare la maggior parte del conto, ogni soluzione è semplicemente irrealistica.
Il governo tedesco si è dimostrato sinora ambiguo, anche nella retorica, ma non si tratta semplicemente dell'amore tedesco per il rigore. Il Cancelliere Angela Merkel deve vedersela fra due opposte necessità politiche: da un lato, evitare ulteriori perdite le banche statali tedesche, lottizzate anche dal proprio partito; dal'altro, una popolazione fortemente ostile all'idea di un salvataggio della Grecia. Purtroppo per lei, il governo greco avrà bisogno di emettere decine di miliardi di euro tre settimane prima.
Il salvataggio del governo di Atene è profondamente impopolare con l'elettorato tedesco, abituato a tirare la cinghia per mantenere finanze pubbliche in equilibrio e che ha sinora impedito persino di salvare il governo locale di Berlino dalla propria imperizia fiscale. Questo potrebbe essere un problema relativo, se non fosse che le elezioni regionali si terranno il 9 di Maggio ed il partito della cancelliera rischia grosso. Ricordiamo come i Land, le regioni tedesche, abbiano poteri rilevanti nell'assetto federale teutonico e che nominano i componenti dell'equivalente del Senato. La tornata elettorale è quindi d'importanza sostanziale per la governabilità a livello nazionale e non soltanto per gli equilibri politici interni. La popolarità della CDU è in calo e probabilmente questa volta non ci sarà l''ottimo risultato degli alleati liberali a salvare la faccia: la FDP si è dimostrata troppo accomodante e non è riuscita né ad imporre un taglio delle tasse accompagnato da una maggior disciplina fiscale, annacquando inoltre il proprio messaggio d'intransigente difesa della libertà economica oltre che civile; rischia quindi un calo consistente alle urne.
D'altro canto, il supporto tedesco alla Grecia non è, tuttavia, un puro atto di altruismo. Le Landesbank, ossia le banche regionali tedesche di proprietà dei governi locali, sono pesantemente lottizzate dai due maggiori partiti politici. Esaurita la loro ragion d'essere decenni fa, sono sopravvissute prendendo in prestito a tassi ridotti, grazie alle garanzie statali ed investendo in titoli rischiosi. Non a caso, sono state fra le maggiori acquirenti mondiali di titoli subprime, con buona pace dei sermoni della Cancelliera sugli speculatori; in precedenza, alcune di esse avevano già perso miliardi in speculazioni immobiliari ed in avventure nel mondo del private equity e della pura speculazione in derivati esotici. In pochi sono rimasti sorpresi, quindi, quando si è scoperto che i maggiori detentori di debito greco sono proprio le banche regionali tedesche, insieme ad alcune banche francesi. Volendo essere cinici, si comprendono meglio le tirate dei ministri di Parigi e Berlino a favore della Grecia: una ristrutturazione del debito esporrebbe a pesanti perdite istituti di credito immediatamente riconducibili alle élites politiche nazionali, quegli istituti dove "non si parla inglese" che anche il nostro Ministro del Tesoro vede come i pilastri del nuovo ordine finanziario mondiale, un ordine che sembrerebbe nascere con tutti i difetti del vecchio e senza alcuna garanzia di godere dei suoi pregi.
Se l'Unione Europea vuole evitare a tutti i costi il fallimento greco, non può aspettare fino a Maggio: deve accettare l'idea che questa volta qualcun altro dovrà pagare, anche prima che lo faccia Berlino. Un accordo politico nel quale non si vedano i tedeschi pagare e i francesi limitarsi a comandare ed incassare sarebbe una svolta veramente epocale, anche più del fallimento di un paese membro.