Un gran bel post di Florian che espone le storture della visione dominante su Cultura conservatrice e cultura “di destra” (hat tip:FalcoDestro) e ricostruisce invece un sommario atlante della cultura di destra in Italia, o meglio, dei suoi sforzi per uscire da un ghetto dove è finita per due motivi. Da un lato, la propaganda di sinistra e la visione tendenziosa, riduttiva e talvolta completamente inventata da parte dei media tradizionali; dall'altro, l'acquiescenza al sequestro del termine da parte delle sue frange meno raccomandabili e la complicità nella sua demolizione da parte del mondo cattolico, ansioso di dirottare i voti di destra per i propri scopi politici, non certo coerenti con la tradizione della destra storica.
SI tratta di un ottimo post, anche se capisco poco perché si debba trasformare Fini nel capro espiatorio dei problemi di costruzione di una destra che finalmente non si vergogni di se stessa e ritrovi le proprie radici liberali e conservatrici.
Dell'idea "finiana ella Destra mi piaceva poco lo scetticismo verso il libero mercato, implicito nell'amore per il gollismo e per Sarkozy, ben poco liberali da quel lato; questo scetticismo si è tuttavia parzialmente corretto di recente.
Non vedo alcuna deriva a "sinistra" per chi si rifà a pensatori che non possono non essere definiti di destra, come Prezzolini, Longanesi e Montanelli: è sgradevole vederli elogiati a sinistra, ma hanno semplicemente ribadito le origini laiche di tanta destra italiana. Non vedo alcun revisionismo delle posizioni di Prezzolini o Montanelli, se non nelle accuse da parte di certi cascami della destra rautiana, come fa notare Florian; questi cascami sono tuttavia ben incistati nella "destra sociale" passata ai teocon, non nella pattuglia finiana. Lo stesso Gianfranco Fini è stato di tutto, ma non un "sociale", da quanto ricordo.
Dovremmo impegnarci, tutti, a riprenderci il termine "destra", anche talvolta a costo di evidenziare le caratteristiche liberali dei nostri autori preferiti. Può essere l'unico modo per far cessare l'occupazione abusiva dello spazio politico liberale e conservatore, ossia della destra, da parte di chi non vi appartiene se non marginalmente, come gli epigoni del socialismo in salsa fascista e nazista, o parzialmente, come nel caso dei "nazional-patriottici" volkisch e dei cattolici integralisti, che dovrebbero essere considerati dei compagni di viaggio, al massimo, o delle deviazioni eccentriche nei casi peggiori.
martedì, luglio 07, 2009
Riflessioni sullo scippo della cultura “di destra”
Posted by J.C. Falkenberg at 7:20 PM |
Labels: conservatori , Cultura , Destra , Liberalismo
lunedì, gennaio 19, 2009
Un modello per il centrodestra italiano? Forse. Magari.
Ancora una volta, sottoscrivo molto di quello che scrivono Phastidio e Benedetto Della Vedova, ma temo cheil tempo a disposizione per trarne la corretta lezione si riduca di giorno in giorno.
Le elezioni in Assia dimostrano l'enorme potenziale di una coalizione fra conservatori e liberali/libertari. Le vicende di casa nostra, invece, dimostrano il potenziale di rincitrullimento, con contorno di rischio di suicidio elettorale, per chi non riesce a pensarci e si rifugia nel più becero galleggiare. Perché non omaggerò del termine nobile di "conservatori" chi si è lasciato allucinare da una squallida riedizione del peggior compromesso clerico-socialista. Riciclare la sbobba collettivista che ha distorto e forse privato l'Italia e mezza Europa di un futuro di libertà non è degno neppure dei nostalgici del Mascellone: non c'è nulla di antico, tradizionale o "rivoluzionario", soltanto molto di vecchio.
Posted by J.C. Falkenberg at 7:25 PM |
Labels: Assia , conservatori , della vedova , libellaismo , Liberalismo , Politica