In una intervista televisiva il leader di Hezbollah in Libano, Hassan Nasrallah, si è premurato di demolire ogni argomentazione del nostro Ministro degli Esteri a favore di Hezbollah ed Hamas, che Massimo d'Alema vorrebbe coinvolgere nelle trattative diplomatiche e politiche come forze democratiche e stabilizzatrici della regione.
La realtà è all'opposto delle illusioni di D'Alema: Nasrallah ha esplicitamente ammesso di voler impedire che il governo libanese democraticamente eletto possa estendere la propria autorità su tutto il territorio nazionale e, quindi, obbligare Hezbollah a divenire un normale partito politico e non un esercito fondamentalista dedito alla conquista territoriale ed all'instaurazione di uno stato islamico. Questo sarebbe uno dei motivi per cui Hezbollah ha scatenato la guerra dell'anno scorso: l'atacco ad Israele e la manipolazione della propaganda sino ad invertire la realtà riguardo i motivi e l'estensione della reazione militare, è riuscito a ridurre l'ostilità della maggioranza dei libanesi nei confronti del fondamentalismo e ad indebolire il prestigio del governo libanese, scosso dall'invasione.
Questo è il "partito politico" dai cui esponenti il nostro Ministro degli Esteri si è fatto accompagnare durante una sua visita in Libano; questo è il partito-fratello di Hamas, che d'Alema sosteneva si dovesse inculder enei processi di pace, proprio mentre i fondamentalisti trasformavano una vittoria elettorale locale nell'occasione per un golpe.
Forse il nostro Ministro degli Esteri ha un pregiudizio naturalmente positivo, dettato dalla nostalgia, verso guerriglieri appoggiati da Stati esteri che hanno come obiettivo l'imposizione di un regime totalitario e terrorista: forse pensa che siano gli eredi dei Viet Cong, dei barbudos cubani, dei cinesi di Mao o dei comunisti che, spalleggiati dall'Armata Rossa, organizzarono il colpo di stato di Praga del 1948, perché delusi dal rifiuto dei cecoslovacchi di votare per il partito "giusto". Altrimenti, si hanno serie difficoltà a comprendere come qualcuno possa pensare che interlocutori del genere possano essere ritenuti credibili per una pace duratura.
E, per favore, non impieghiamo la scusa per cui non esisterebbero alternative democratiche: ilLibano è una democrazia, sebbene una democrazia illiberale, dove la magigranza della ppolazione non vuole Hezbollah fra i piedi, ma che subisce le angherie di una milizia finanziata dla precedente occupante, la Siria. In Palestina, i moderati sono sempre stati ignorati in un'Europa ammaliata prima da Arafat ed ora da Hamas, ma esistono.
Adesso, l'UNIFIL sta per pagare care le ambiguità della propria missione: Hezbollah si sta riarmando e potrebbe decidere di spazzare via il contingente ONU, nel caso non servisse più ai propri scopi. Potrebbe, perché siamo certi che il Ministro D'Alema non avrebbe difficoltà a spiegarci perché la missione andrebbe smantellata molto prima di giungere alle armi, dopo aver svolto egregiamente il proprio compito: permettere ai fondamentalisti di riorganizzarsi e riarmarsi in pace, in modo da poter prendere il potere in Libano od aggredire di nuovo Israele.
La realtà è all'opposto delle illusioni di D'Alema: Nasrallah ha esplicitamente ammesso di voler impedire che il governo libanese democraticamente eletto possa estendere la propria autorità su tutto il territorio nazionale e, quindi, obbligare Hezbollah a divenire un normale partito politico e non un esercito fondamentalista dedito alla conquista territoriale ed all'instaurazione di uno stato islamico. Questo sarebbe uno dei motivi per cui Hezbollah ha scatenato la guerra dell'anno scorso: l'atacco ad Israele e la manipolazione della propaganda sino ad invertire la realtà riguardo i motivi e l'estensione della reazione militare, è riuscito a ridurre l'ostilità della maggioranza dei libanesi nei confronti del fondamentalismo e ad indebolire il prestigio del governo libanese, scosso dall'invasione.
Questo è il "partito politico" dai cui esponenti il nostro Ministro degli Esteri si è fatto accompagnare durante una sua visita in Libano; questo è il partito-fratello di Hamas, che d'Alema sosteneva si dovesse inculder enei processi di pace, proprio mentre i fondamentalisti trasformavano una vittoria elettorale locale nell'occasione per un golpe.
Forse il nostro Ministro degli Esteri ha un pregiudizio naturalmente positivo, dettato dalla nostalgia, verso guerriglieri appoggiati da Stati esteri che hanno come obiettivo l'imposizione di un regime totalitario e terrorista: forse pensa che siano gli eredi dei Viet Cong, dei barbudos cubani, dei cinesi di Mao o dei comunisti che, spalleggiati dall'Armata Rossa, organizzarono il colpo di stato di Praga del 1948, perché delusi dal rifiuto dei cecoslovacchi di votare per il partito "giusto". Altrimenti, si hanno serie difficoltà a comprendere come qualcuno possa pensare che interlocutori del genere possano essere ritenuti credibili per una pace duratura.
E, per favore, non impieghiamo la scusa per cui non esisterebbero alternative democratiche: ilLibano è una democrazia, sebbene una democrazia illiberale, dove la magigranza della ppolazione non vuole Hezbollah fra i piedi, ma che subisce le angherie di una milizia finanziata dla precedente occupante, la Siria. In Palestina, i moderati sono sempre stati ignorati in un'Europa ammaliata prima da Arafat ed ora da Hamas, ma esistono.
Adesso, l'UNIFIL sta per pagare care le ambiguità della propria missione: Hezbollah si sta riarmando e potrebbe decidere di spazzare via il contingente ONU, nel caso non servisse più ai propri scopi. Potrebbe, perché siamo certi che il Ministro D'Alema non avrebbe difficoltà a spiegarci perché la missione andrebbe smantellata molto prima di giungere alle armi, dopo aver svolto egregiamente il proprio compito: permettere ai fondamentalisti di riorganizzarsi e riarmarsi in pace, in modo da poter prendere il potere in Libano od aggredire di nuovo Israele.
tag: Libano, Israele, Hezbollah, Hamas, d'Alema, Prodi, Unifil