ANSA: Alemanno: Lega non e' nemica Roma
A futura memoria, camerata...
sabato, aprile 26, 2008
Questa me la segno
Posted by Unknown at 10:44 AM |
domenica, aprile 20, 2008
Direi
http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/elezioni-2008-quattro/flussi-voto/flussi-voto.html
Un po a sorpresa il centrodestra vince il confronto anche fra coloro che sono in possesso di un titolo di studio superiore: Lega e Pdl hanno il 44,2 per cento contro il 34,3 per cento del Pd e il 4,7 di Di Pietro. Veltroni riesce a primeggiare solo fra studenti e impiegati.
Ottima risposta per tutti quelli che dicono che a sinistra c'è più cultura."
Sono antropologicamente superiori, un titolo di studio sarebbe superfluo
HAt tip: Parbleu! , Batcaverna.
Posted by Unknown at 4:26 PM |
giovedì, aprile 10, 2008
Ippica
Su www.rightnation.it. una molto interessante cronaca "ippica"...
Posted by Unknown at 11:46 PM |
Toh
Sorpresa, sorpresa...
Personality Quiz Results and Comments: Quanto odi il potere?
Quanto odi il potere? My Result: Libertario | |||||||||
|
Hat tip: Calamity Jane
Posted by Unknown at 11:39 PM |
Speriamo bene
Perché se non è come dice Mithrandir, le speranze di rinnovamento sono poche. Soprattutto vista l'altra formazione politica, il trionfo del falso allo stato puro, a cominciare dal suo leader - il comunista che non è mai stato comunista, il vicepremier di PRodi che si propone come la rottura e l'alternativa a Prodi stesso, l'ambientalista con Bassolino a carico.
Il Popolo della Libertà fa respirare l'aria del '94. Lo spirito di chi, spavaldamente e coraggiosamente, pretende di cambiare gli scenari della politica. Farà bene a Forza Italia, che potrà emanciparsi dal centro democristiano meno intraprendente; e farà bene ad Alleanza Nazionale, che, libera da molti residui fascistoidi, potrà ultimare il cammino di avvicinamento verso il popolarismo europeo.
Sarà un partito destinato a divenire la costola italiana del Partito Popolare del vecchio continente, magari con una spruzzatina del repubblicanesimo americano, per il quale chi scrive ha un vero e proprio debole. Sarà quello che Forza Italia sarebbe dovuta essere ed è stata solo in parte. Non solo un partito dalle idee liberali, intendiamo anche qualcosa in più. Deve essere il luogo di ritrovo per chi ha l'ambizione di cambiare, ammodernare e migliorare questo paese. Più liberale, certo, ma anche e soprattutto più decisionista e coraggioso. Ed è un peccato che sia nato in questa stagione balorda, fatta di qualunquismo e antipolitica.
Lo so cosa staranno pensando tanti lettori. Che è l'ennesima promessa vuota, di chi strepita per la libertà e poi non fa nulla per difenderla. Che lascia a casa tanti individui innovativi e liberali, imbarcando vecchi tromboni democristiani e/o statalisti. Ma al di là di tutto questo c'è un fatto. Per come è nato, il Popolo della Libertà è il contenitore ideale per le idee di chi la pensa come noi. Senza gli opposti estremismi dei ciarlatani della discontinuità, questo partito ha un substrato culturale da creare. Proprio ora che muove i rimi passi, ha bisogno della buona volontà e dell'innovazione di persone disposte a fare il bene di questa nazione. Poi verranno le tasse da tagliare, il nucleare da rilanciare, la spesa pubblica da ridimensionare, la politica estera. Prima, però, servono idee.
Posted by Unknown at 11:01 PM |
Labels: Italia , Liberalismo , Partito Democratico , PdL , Politica
lunedì, aprile 07, 2008
L'Economist, quando scrive di ciò che conosce
In fondo, è soltanto dagli anni 40 che Friedrich Von Hayek ci spiega perché centralizzare le scelte in capo ad un decisore unico sia sempre una soluzione inferiore aduno strumento quale il mercato, che ridistribuisce ed elabora l'informazione diffusa fra i suoi partecipanti: il decisore unico dovrebbe essere onnisciente ed onnipotente, qualcosa che soltanto un socialista (od un tipo particolarmente degenerato di credente) può credere quando si parla di politicanti o tecnocrati.
Posted by Unknown at 10:53 PM |
Labels: Socialismo
domenica, aprile 06, 2008
Blog till u drop?
clipped from www.nytimes.com
pressure even gets to those who work for themselves — and are being well-compensated for it |
Posted by Unknown at 3:40 PM |
Tebani, ornitorinchi e generali democratici
Fra le tre categorie di cui nel titolo, la più improbabile e sgraziata è quella cui appartiene il Generale Del Vecchio. Complimenti all'ornitorinco che gil da' una lezione di storia.
Chissà che al generale non venga voglia di leggere anche un po' di storia contemporanea e, magari, di sentirsi lievemente a disagio, candidato come foglia di fico con le stellette in mezzo a gente che sulle forze armate sputava sino a ieri , oppure era troppo vigliacca per spendere una sola parola in loro difesa, mentre ne spendeva sangue ed onore.
Posted by Unknown at 10:38 AM |
Labels: Forze Armate , Omosessualità , Partito Democratico , Propaganda
sabato, aprile 05, 2008
Piccolo sfogo su piccolo sfogo
Nicola Porro definisce "meraviglioso" Giuliano Ferrara.
Io apprezzo moltissimo Nicola Porro per come e per cosa scrive, ma questa volta rimango perplesso: per assurdo, anche Hitler e Lenin dividevano, ma facevano pensare; anche loro erano scintille di vita in un panorama politico poco incoraggiante. Mal ce ne incolse.
giovedì, aprile 03, 2008
Good times, bad times
Posted by Unknown at 5:33 PM |
Labels: agora11 , Bernanke , Credito , Deustche Bank , Finanza , Lehman , Macromonitor
mercoledì, aprile 02, 2008
Regolare serve davvero?
Il primo è se l'inizio della fine non stia arrivando troppo tardi . Ben Bernanke, governatore della Fed, ha ammesso oggi che gli USA sono probabilmente già in recessione. Il Fondo Monetario internazionale ha limato le stime di crescita delle economie asiatiche, che sembrano essere ancora dipendenti dalla crescita USA. I dati macroeconomici sono poco incoraggianti e quelli delle singole aziende industriali o di settori ciclici, sono sinora deludenti. Il rischio è che il razionamento del credito posto in atto dalle banche per riparare i propri bilanci abbia danneggiato irreparabilmente le prospettive di crescita del settore aziendale non finanziario dell'economia, l'unico relativamente in buona salute.
Il secondo è se ci dobbiamo davvero augurare che la crisi sia già finita. Non sono una Cassandra e non godo certo nel vedere le sventure abbattersi sul mondo del credito, ma è purtroppo vero che vi sono stati eccessi, dovuti alla relativa "infanzia" di determinate categorie di prodotti e del loro uso scriteriato. L'attuale crisi dovrebbe servire almeno a ripulire il mercato da questi cattivi investimenti e da coloro che li hanno fatti e non a salvarli a spese del bilancio pubblico; questo, per il momento, non è ancora completamente avvenuto.
Nel settore finanziario, infatti, è stato bloccato a colpi di regolamentazioni e salvataggi uno dei principali meccanismi di autoregolazione del mercato, il fallimento di coloro che sbagliano, ma paradossalmente, quando gli effetti di tale blocco si manifestano in termini di crisi ricorrenti, ci lamenta del "mancato funzionamento" del mercato, quel mercato che si è bloccato e distorto in ogni maniera.
Questo ci porta dritti al terzo interrogativo, ossia se dobbiamo rallegrarci del modo in cui sia finita, sempre che sia finita, questa crisi: con un coinvolgimento tanto pesante delle autorità statali ed una prospettiva di ulteriore regolamentazione dle mercato finanziario. La mia opinione, come già scritto altre volte, è che la radice del problema non stia nella eccessiva libertà lasciata agli intermediari finanziari, ma al contrario, la eccessiva regolamentazione di alcuni di essi, coniugata ad eccessive tutele alla loro operatività.
E' stata infatti la protezione delle banche centrali a permettere alle banche di raccogliere denaro e prestare utilizzando pochissimo capitale proprio: la promessa implicita di salvataggio ha permesso alle banche di estendere credito agli intermediari non bancari senza dover prendere in considerazioni tutti i rischi collegati ed ha permesso agli investitori in cpaitale azionario di banche, in depositi presso le banche ed in obbligazioni bancarie di non dover esercitare o quasi alcun controllo, perché certi dell'operato della banca centrale. La regolamentazione che in teoria avrebbe dovuto tenere al sicuro le banche e, di fatto , sostituire la disciplina di mercato, è stata aggirata tramite veicoli fuori bilancio.
Quella degli attuali statalisti bancari è pura ipocrisia o miopia: i "colpevoli" della crisi non sono da ricercare negli intermediari finanziari non regolati, quali hedge fund o fondi di private equity, ma nelle banche, regolamentate e sottoposte a vigilanza e regolamentazione; ossia, la stessa medicina che si vorrebbe estendere ad altri, la stessa che mostra ogni volta di non funzionare e che ogni volta viene prescritta a dosi sempre più massicce. Perché, per una buona volta, lasciamo fare al mercato, quello vero, possibilmente?
Posted by Unknown at 10:15 PM |
Labels: agora11 , Banche , Fed , Regolamentazione , Statalismo