E finalmente siamo arrivati al punto dolente della storia d'amore fra agenzie di rating e strumenti di finanza strutturata: il punto in cui si scopre che trattavasi di amore mercenario e non romantico.
La SEC infatti ha "scoperto" l'acqua calda: le agenzie di rating offrivano servizi di consulenza per aumentare le probabilità di ottenere un rating al top della gamma per strumenti derivati complessi; il rating in quesioine viene poi assegnato dall'agenzia stessa, con evidenti rischi riguardo all'imparzialità del processo, già messa in dubbio da uno studio accademico di Joseph Mason and Joshua Rosner nel Maggio 2007 .
Il regolatore americano proporrà che tale attività venga vietata e dovrebbe anche proporre l'obbligo per le agenzie di rating di pubblicare almeno parte dei dati ottenuti durante il processo di rating, nel caso tale rating non venga pubblicato. Al momento, infatti, è facoltà dell'emittente dei bond , che paga per il rating, decidere se esso sia pubblicabile o meno. Il risultato è, ovviamente, che i rating divengono pubblici soltanto quando sono allineati o al di sopra delle aspettative dell'azienda committente.
Maggiore regolamentazione, allora? Forse, ma scordiamoci che il motivo per cui le agenzie di rating possono permettersi simili comportamenti deriva a sua volta da una regolamentazione precedente e non da un esplicito fallimento del mercato: le agenzie di rating costituiscono un oligopolio sanzionato a livello governativo, che li mette al riparo dall'emergere della concorrenza.
Esistono già agenzie di rating che vengono pagate da investitori e via "abbonamento", rendendole indipendenti dagli emittenti. ma i giudizi di tali agenzie non vengono riconosciuti dalla SEC e da altre autorità di regolamentazione.
Hat tip: Bloomberg
lunedì, giugno 09, 2008
Conflitti d'interesse in casa d'altri
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