sabato, agosto 26, 2006

Necrologio per i quotidiani. Ma in Italia nascono gia' morti

La prima pagina dell'Economist sembra eloquente:"Who killed the Newspaper?", ossia: chi ha ucciso i giornali? Internet sta lentamente conquistando il mercato degli annunci a pagamento, la gallina dalle uova d'oro per i quotidiani, dopo che la TV aveva ridotto drasticamente il numero di lettori. La reazione e’ sinora timida ed inadeguata. La crisi economica sta incidendo maggiormente proprio sui quotidiani “seri”, mentre prosperano ancora i giornali popolari, interessati soprattutto a pettegolezzi e notizie scandalistiche. L’evoluzione e’ chiara: piu’ media, piu’ intrattenimento, meno notizie.

Il periodico inglese si chiede, in particolare, quali saranno gli effetti di tale crisi sulla tradizione del giornalismo investigativo, tipica dell'anglosfera: soprattutto nelle nazioni di lingua inglese la stampa ha rilevanza quasi-costituzionale, tanto da essere definita il "quarto potere" (accanto ai tre poteri costituzionali, esecutivo, lgislativo e giudiziario), grazie alla capacita' di controllare e criticare l'operato della classe politica; in questo senso, la stampa e’ uno dei baluardi di un sistema politico liberale, insieme alle garanzie costituzionali esplicite contro gli abusi del governo.

La conclusione dell’Economist e’ che la carta stampata rischia probabilmente di perdere il proprio ruolo privilegiato nella societa’ occidentale, ma che Internet sta gia’ fornendo alternative in grado di colmare un eventuale vuoto lasciato dai quotidiani “tradizionali”: le iniziative di giornalismo investigativo da parte dei blogger (quali il ReutersGate ed il RatherGate ) ne sono un primo esempio; la nascita e lo sviluppo degli aggregatori di news mostrano una modalita’ alternativa di diffusione delle notizie rilevanti. La forma probabilmente cambiera’, ma la sostanza potrebbe permanere.

La situazione italiana e’ almeno in parte differente: una stagnazione od un calo delle vendite saranno virtualmente inevitabili, data la caratteristica del mercato italiano di offrire una pluralita' di quotidiani generalisti, i piu' vulnerabili sotto i profilo della concorrenza con Internet. Tuttavia, in Italia partiamo gia' da percentuali molto ridotte di lettori - la TV in Italia ha probabilmente sottratto paia d'occhi all'analfabetismo, non a quotidiani da sempre poco letti; si potrebbe sostenere che una certa stampa italiana si stia suicidando da molto tempo prima di Internet.

I giornali italiani hanno spesso esercitato soltanto il ruolo di megafono, raramente quello di cane da guardia nei confronti dei potenti e dell'opinione pubblica. Si e’ spesso addotta, quale scusante di tale dipendenza, la mancanza di lettori, che impedirebbe ad un quotidiano di sopravvivere a meno di non avere appoggi economici conquistati a prezzo della propria indipendenza.

Si tratta a parer mio di una scusa; credo che la radice del problema stia altrove:la stampa e’ concentrata di fatto sui gusti e sui tic di un solo segmento demografico, una certa borghesia metropolitana progressista in calo demografico e d' importanza, come dimostrano l'assenza di giornali popolari e la sostanziale omologazione dei contenuti fra le maggiori testate. Il resto d’Italia dovrebbe adeguarsi ad un prodotto pensato per una minoranza e quindi, giustamente, lo rifiuta.

La mancanza di lettori potrebbe essere quindi fittizia: mancano i lettori perche’ per troppo tempo nessuno si e’ curato di offrire un prodotto adeguato a quegli Italiani che non si riconoscono nella “borghesia illuminata e progressista”, sperando invece che a furia di propaganda e di virtuale monopolio dell’informazione si potesse indottrinare ogni italiano fino a trasformarlo in un piccolo comunis... ehm girotondino.


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