Secondo Il Filo a Piombo, i laicisti hanno fatto autogol. Non sono ben sicuro di cosa siano i laicisti, ma dopo aver visto Piazza Navona invasa di bandiere rosse ed in generale dei paramenti della "chiesa" rossa, ho qualche dubbio che vi fossero molti laici da quelle parti, almeno fra gli organizzatori. Al comando di quella manifestazione c'era un'altra aspirante teocrazia.
Piazza Navona non è stato, quindi, l'autogol dei laici o dei "laicisti", ma di coloro che si sono illusi che il socialismo e la sua variante comunista o "alternativa" non siano delle piccole Chiese, delle brutte copie di quella cattolica, oppure di poterne cavalcare la potenza organizzativa per avanzare la causa della laicità in Italia. Di chi s'illude, quindi, che per separare Stato e Chiesa si possa correre il rischio di cadere dalla padella nella brace, di consegnare lo Stato ad un altro genere di teocrazia.
Fortunatamente, per chi è laico a tutto tondo, risulta evidente quanto questa illusione sia fallace e quindi senza rischi di braci, per il momento: a sinistra si è in grado di smuovere in teoria centinaia di migliaia di persone, per i motivi più futili, eppure, per qualcosa di teoricamente "sacro" ad ogni partito della coalizione, niente indignazione epocale, niente adunate oceaniche. L'assenza delle truppe cammellate sindacali e veteropartitiche evidenzia la scarsa importanza che il tema riveste per i veri "padroni del vapore" a sinistra; si è trattato di un modo per mettere cappello sull'ennesima provincia dell'Impero politico, senza tuttavia impegnarsi troppo e senza voler compromettere ulteriormente i rapporti con la chiesa maggioritaria in questa nazione, esattamente come, per strategia, s'impone censura a coloro che vorrebbero riservare all'Islam lo stesso livello di critiche verbali rivolte alla Chiesa Cattolica.
In entrambe le manifestazioni, insomma, laicità e libertà c'entravano poco, purtroppo.
Piazza Navona non è stato, quindi, l'autogol dei laici o dei "laicisti", ma di coloro che si sono illusi che il socialismo e la sua variante comunista o "alternativa" non siano delle piccole Chiese, delle brutte copie di quella cattolica, oppure di poterne cavalcare la potenza organizzativa per avanzare la causa della laicità in Italia. Di chi s'illude, quindi, che per separare Stato e Chiesa si possa correre il rischio di cadere dalla padella nella brace, di consegnare lo Stato ad un altro genere di teocrazia.
Fortunatamente, per chi è laico a tutto tondo, risulta evidente quanto questa illusione sia fallace e quindi senza rischi di braci, per il momento: a sinistra si è in grado di smuovere in teoria centinaia di migliaia di persone, per i motivi più futili, eppure, per qualcosa di teoricamente "sacro" ad ogni partito della coalizione, niente indignazione epocale, niente adunate oceaniche. L'assenza delle truppe cammellate sindacali e veteropartitiche evidenzia la scarsa importanza che il tema riveste per i veri "padroni del vapore" a sinistra; si è trattato di un modo per mettere cappello sull'ennesima provincia dell'Impero politico, senza tuttavia impegnarsi troppo e senza voler compromettere ulteriormente i rapporti con la chiesa maggioritaria in questa nazione, esattamente come, per strategia, s'impone censura a coloro che vorrebbero riservare all'Islam lo stesso livello di critiche verbali rivolte alla Chiesa Cattolica.
In entrambe le manifestazioni, insomma, laicità e libertà c'entravano poco, purtroppo.