Crosspost da Giornalettismo.
La sinistra del Partito Democratico americano ha sostenuto per anni che dietro la guerra in Iraq vi fosse soltanto il petrolio. Quando è stato il loro turno, pare che siano riusciti a fare di peggio.
Alcuni giorni fa, il governo scozzese ha deciso di liberare il mandante dell’attentato di Lockerbie, il dignitario libico Abdelbaset Al Megrahi, che stava scontando una condanna all’ergastolo; il terrorista, una volta rientrato in Libia, ha ricevuto una accoglienza da eroe. La liberazione ha scatenato uno scandalo enorme sulle due sponde dell’Atlantico: il perdono di un noto terrorista, responsabile della morte di 270 persone e per nulla pentito delle sue gesta, non poteva non infuriare l’opinione pubblica angloamericana.
La mossa si è trasformata in un gigantesco boomerang, che sta devastando l’immagine pubblica del governo autonomo scozzese, diretto dal partito indipendentista e socialista SNP, quella del governo laburista di Gordon Brown ed ora, pare, quella dell’amministrazione Obama, sempre che l’aura di santità obamiana presso i media non riesca ad arginare il danno. Il rilascio è stato giustificato inizialmente per ragioni umanitarie: Megrahi è malato di cancro alla prostata; il ministro della giustizia scozzese si è assunto la piena responsabilità, ha dichiarato di non essersi consultato con nessuno e ha sostenuto che la clemenza mostrata non aveva nulla a che fare con le negoziazioni che l’inglese BP stava conducendo con il regime libico di Gheddafi. Con il passare dei giorni, tuttavia, questa versione comincia a mostrare delle crepe. Il primo di settembre, il governo scozzese e quello inglese hanno rivelato la corrispondenza che rivela come la Libia avrebbe avvisato Londra che la liberazione di Megrahi era essenziale per un miglioramento delle relazioni (leggi: i contratti petroliferi di Shell e BP). Jack Straw, segretario alla giustizia inglese, ha immediatamente scritto alla controparte scozzese per perorare la causa della liberazione del terrorista. Il governo di Gordon Brown avrebbe quindi scambiato un terrorista condannato per strage in cambio della benevolenza del raìs di Tripoli. Peggio ancora, sembrava che fosse avvenuto violando gli accordi con gli USA al riguardo, che prevede la consultazione fra i due governi in questi casi. Oltre, quindi, al tradimento dell’etica e della giustizia, che il moralista Brown non manca di omaggiare a parole, vi sarebbe stato anche il tradimento dell’alleato americano, che ha perso 189 cittadini nell’attentato di Lockerbie. Le reazioni dell’Amministrazione Obama sono state immediate e violente, con un crescendo di dichiarazioni scandalizzate e di prese di posizione smepre più decise.
Washington sostiene quindi di essere stata tenuta all’oscuro di essere stata ingannata dai laburisti. Purtroppo, anche questa parrebbe essere una menzogna, imbastita allo scopo di non imbarazzare Obama ed il suo ministro degli esteri, Hillary Clinton. Secondo il quotidiano inglese Daily Mail, infatti, autorevoli fonti del ministero degli esteri inglese sostengono che gli accordi fra Regno Unito e Stati Uniti siano sem stati rispettati: Hillary Clinton e Barack Obama sarebbero stati tenuti al corrente durante ogni fase della vicenda e non avrebbero mai posto obiezioni. Se fosse vero, si tratterebbe dei un esempio devastante d’incompetenza, o peggio, di una resa nei confronti del primo satrapo mediorientale di turno. Incompetenza, petrolio o volontà di pace a tutti i costi, anche a costo di sacrificare giustizia e dignità sull’altare del rapporto con il mondo arabo? L’amministrazione Bush, invadendo l’Iraq, aveva perlomeno l’alibi delle armi di distruzione di massa, della detronizzazione di un dittatore e dell’esportazione della democrazia. I feroci critici di tale intervento, i democratici, hanno sempre sostenuto che fosse soltanto per il petrolio. Adesso, l’amministrazione democratica si sarebbe invece resa complice dell’abdicazione alla volontà di un altro dittatore, pur di ottenere vantaggi petroliferi. Un bel passo avanti.