Forse, per una volta, non dovremo vergognarci dei nostri intellettuali, della casta di chierici che ha tradito la stessa libertà che li ha generati. Ammetto che temevo una levata di scudi a difesa di Roman Polanski, reo confesso dello stupro di una tredicenne, anche da parte dei media italiani. Il caso di Adriano Sofri e quello, più sfumato, di Cesare Battisti mi predisponevano allo scetticismo. Fortunatamente, mi sbagliavo. Almeno in parte: l'intellighentsia francese è ovviamente schierata come un sol uomo dietro a Polanski, colpevole di aver drogato e violentato una tradicenne (secondo lui consenziante) e poi fuggito in Europa. La scusa per cui la vittima si sarebbe ormai completamente ripresa e che sono passati trent'anni suona ipocrita: i difensori di Polanski sono stesse persone che applaudirono il tentato arresto di Augusto Pinochet, dittatore anticomunista amnistiato dalle proprie stesse vittime, oppure il tentativo del giudice Garzon di metter sotto processo i generali franchisti (tutti deceduti) per i crimini commessi durante la guerra civile del 1936-1939.
martedì, settembre 29, 2009
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