Da Broncobilly un post illuminante sul nostro povero individualismo e sul "paradosso dell'italiano", che è poi un paradosso universale: molti cinici ed "anarcoidi" non sono altro che degli statalisti nascosti, nonostante il loro monopolio su temrini che non dovrebbero neppure usare.
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Se andiamo oltre Borges, ecco presentarsi uno spiazzante paradosso: quell' intima ostilità ad ogni governo... chiede incessantemente "più Governo".
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Presso gli studiosi delle democrazie la storiella è conosciuta come "il paradosso dell' italiano": l' italiano è quello strano tipo che nutre una sfiducia atavica verso il suo governo e, contemporaneamente, accetta e chiede interventi governativi sempre più ipertrofici. Chi "disprezza" tanto alla fine "compra", forse aveva ragione la nonna.
Insomma, da noi dietro chi dice "piove, governo ladro" si nasconde quasi sempre un pianificatore incallito.
Ora si scopre che il fenomeno è pressochè universale: il cinismo è nemico della libertà. Peggio un Governo lavora e più cresce la richiesta dei suoi servigi.
Come spiegare tutto cio'? Forse la sfiducia del cinico è tale per cui solo un "unto del Signore" puo' salvarci. Il cinico pessimista puzza di scommasse pascaliane anche quando parla di politica. Se l' accentramento dei rischi per lui è razionale, quello dei poteri è la logica conseguenza.
Il cinico è un giocatore disperato: non gli resta che puntare tutto su una carta.
Soprattutto, il cinico in questione non è tanto cinico, quanto pirla: rassegnarsi allo statalismo è un conto, chiederne doppia dose è autolesionismo puro.