Letto sottoscritto e copiaincollato:
Come è possibile, allora, che un sistema così vuoto non crolli? Regge, finché regge, perché l’Italia è ricca. E perché Berlusconi è stato capace di dare un’interpretazione originale dei tempi e della situazione, offrendo a tutti, e principalmente agli avversari, una ragione per continuare a esistere. Credo noi si abbia ancora molte forze, da mettere in gioco, ma ce le giochiamo, se non si esce da questo stagnare di furibonda inconcludenza.
Gianfranco Fini ha delle ragioni, dalla sua parte. Anche nei sistemi presidenziali, anche in quelli spiccatamente leaderistici, la politica è il frutto del sommarsi d’idee e sensibilità diverse. La ricerca culturalmente libera, come anche l’iniziativa politica indipendente (ma coerente), devono essere viste come un bene, non come un fastidio. Una forza politica non può non avere sedi di collegialità e discussione. Ma ha accumulato anche torti non indifferenti. Non puoi passare mesi a far solo il controcanto, non puoi pensare di differenziarti su tutto, non puoi concentrarti nella gara a una successione che non c’è e non ci sarà, non puoi pensare di spingere il trasformismo al punto di smentire te stesso su quasi tutto, indossando i panni dell’opposto. Essersi accorto che Mussolini non era il più grande statista del secolo e che le leggi razziali furono un’infamia vergognosa è cosa buona e giusta, ma continuare a cercare di scandalizzare i radicali per eccesso di disinvoltura libertaria rischia di buttare tutto in farsa.
Lo scontro fra Berlusconi e Fini terrà banco ancora per un po’, ma è meno interessante e rilevante di quel che appare. Il tema vero è: porre fine all’agonia e restituire effettività ai ruoli e poteri istituzionali. Non sembra vi sia la consapevolezza di questa necessità, e il cielo non voglia che, in queste condizioni, i morsi della crisi rivelino a troppi che la nostra ricchezza non è un diritto acquisito nascendo nella parte giusta del mondo, ma un risultato conquistato con il rischio, il lavoro e il buon governo.