La cina ha provato ad applicare una tattica monopolistica e brutale al mercato delle terre rare.
Negli anni '80 ha quasi eliminato la concorrenza prima vendendo a prezzi stracciati ed ora sta bloccandone l'esportazione, per costringere le aziende ad alata tecnologia ad installarsi in Cina. E' stato definito altrove un caso da manuale di abuso monopolistico, uno dei casi su cui si basa la teoria per cui lo stato varrebbe diritto ad intervenire distorcendo il mercato, in questo caso protestando con la Cina.
Va notato, in primo luogo, che il colpevole non è un'azienda privata, ma un comportamento governativo: ben poco, quindi, può essere imputato agli attori di mercato. Ben poche aziende private si permetterebbero di perdere denaro pur di eliminare un concorrente, o distruggerebbero le proprie opportunità di profitto tagliando drasticamente le forniture ai propri clienti e venendo meno a precisi impegni contrattuali.
In secondo luogo, è una tattica che durerà ancora per poco: La manovra cinese ha aperto gli occhi alle aziende consumatrici, che stanno rivolgendosi altrove, causando la rinascita dei produttori al di fuori della Cina. Non appena i nuovi investimenti saranno attivi, il mercato tornerà concorrenziale e la Cina si ritroverà non solo senza monopolio, ma con una clientela che avrà imparato a diversificare le proprie fonti.
Il mercato, e non lo stato, si sta facendo carico di risolvere la situazione senza ricorrere alla coercizione.